venerdì 24 febbraio 2017

Che occhi erano

Dal Cd " Vegliando le stelle". Una canzone che scrissi per il grande Papa Giovanni Paolo II. Lui è stato il prescelto per preparare l'umanità agli ultimi tempi così scriveva suor Faustina nel suo diario:

“Una volta che pregavo per la Polonia, udii queste parole: « Amo la Polonia in modo particolare e, se ubbidirà al Mio volere, l’innalzerò in potenza e santità. Da essa uscirà la scintilla che preparerà il mondo alla Mia ultima venuta »” (Diario Santa Faustina Kowalska – maggio 1938 – Q. VI, n.1732) (fonte: https://oracolocooperatoresveritatis.wordpress.com/2015/04/03/santa-faustina-kowalska-le-profezie-dimenticate/)

Dunque, se lo è scelto proprio Gesù, daltronde la sua elezione fu una grande novità. Fu il primo Papa straniero, dopo secoli in cui venivano sempre scelti italiani. 
(Papa dal 22/10/1978 al 02/04/2005 ).
"Nato a Wadovice, in Polonia, è il primo papa slavo e il primo Papa non italiano dai tempi di Adriano VI. Nel suo discorso di apertura del pontificato ha ribadito di voler portare avanti l'eredità del Concilio Vaticano II. Il 13 maggio 1981, in Piazza San Pietro, anniversario della prima apparizione della Madonna di Fatima, fu ferito gravemente con un colpo di pistola dal turco Alì Agca. Al centro del suo annuncio il Vangelo, senza sconti. Molto importanti sono le sue encicliche, tra le quali sono da ricordare la "Redemptor hominis", la "Dives in misericordia", la "Laborem exercens", la "Veritatis splendor" e l'"Evangelium vitae". Dialogo interreligioso ed ecumenico, difesa della pace, e della dignità dell'uomo sono impegni quotidiani del suo ministero apostolico e pastorale. Dai suoi numerosi viaggi nei cinque continenti emerge la sua passione per il Vangelo e per la libertà dei popoli. Ovunque messaggi, liturgie imponenti, gesti indimenticabili: dall'incontro di Assisi con i leader religiosi di tutto il mondo alla preghiere al Muro del pianto di Gerusalemme. Così Karol Wojtyla traghetta l'umanità nel terzo millennio. La sua beatificazione ha luogo a Roma il 1° maggio 2011."

"Tra i suoi documenti principali si annoverano 14 Encicliche, 15 Esorta-zioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche. A Papa Giovanni Paolo II si ascrivono anche 5 libri: "Varcare la soglia della speranza" (ottobre 1994); "Dono e mistero: nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio" (novembre 1996); "Trittico romano", meditazioni in forma di poesia (marzo 2003); "Alzatevi, andiamo!" (maggio 2004) e "Memoria e Identità" (febbraio 2005)."

"Nessun Papa ha incontrato tante persone come Giovanni Paolo II: alle Udienze Generali del mercoledì (oltre 1160) hanno partecipato più di 17 milioni e 600mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose (più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000), nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo; numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come pure le 246 udienze e incontri con Primi Ministri". 

Quando morì, dovevo andare a fare un concerto, ma decidemmo di non farlo, davvero mi sentivo di nuovo orfano. 
Devo dire che con i Papi successivi non è stata la stessa cosa. 
Sono entrato in semianario a settembre 1986, ed a settembre dell'87 partecipai ad un convegno per seminaristi simpatizzanti del Movimento dei Focolari, a Castelgandolfo e lì il Papa volle accoglierci, nel cortile per nazionalità, venivamo infatti dai 5 continenti. E di quell'evento eccovi la foto. Si la mano di San Giovanni Paolo II è sulla mia testa. Quella mano me la sento ancora.
Da un anno in seminario avevo fatto una bellissima esperienza con altri seminaristi che non sapevo fossero "focolarini". Il loro modo di volersi bene e di tenere in alto la Parola di Dio e di condividere, mi piaceva molto. Venivo da una fabbrica e trovare il calore di una vita condivisa, per me era il top. Purtroppo con l'alternarsi dei rettori non fu più la stessa cosa e questa vita me la sono dovuta tenere stretta e difenderla da tutti gli attacchi possibili e immaginabili. Facessero la stessa lotta alle vere malattie del clero, non staremmo nella situazione attuale.
...ascoltiamo la canzone che è meglio...



Dal CD Vegliando le stelle: "Che occhi erano"

Entriamo nel testo...

Prima strofa

Occhi chiari, mare calmo,
alla sera della vita
sei rimasto dentro al cuore
e dentro l’anima.


Mi ha colpito ultimamente un articolo su Aleteia: "Le persone che credono hanno una luce negli occhi. Le Piccole sorelle dell'Agnello condividono la saggezza dei poveri". Qui si legge:
Mentre stavamo andando alla Rambla a prendere dei fiori per la festa della Madonna, abbiamo incontrato Claudio, uno dei nostri amici di strada, che ci ha detto: “Come sono felice di vedervi. Mi piace parlare con persone che credono. Quando si ha la fede, si ha tutto!”.
“Guardate tutte queste persone che passano”, dice guardandosi intorno, in un momento di silenzio. “Sono tristi, non cercano nulla, non desiderano Dio. Camminano come dei ciechi. Le persone che credono portano una luce negli occhi”.
“Io sono un peccatore, ma mi piace pregare il Padre Nostro. Perché chi recita questa preghiera diventa puro. Poi torno ad essere un peccatore, ma mentre la recito sono purificato. Venite, preghiamo insieme adesso: voi la recitate, e io ripeto ogni frase dopo di voi“.
E in mezzo a fiumi di persone che attraversano la Rambla, abbiamo iniziato a pregare il Padre Nostro. È una preghiera che ha il potere di guarire, di purificare e di trasformare i cuori, “ricoprendo con la Sua infinita misericordia la miseria del nostro peccato”. Rimetti a noi i nostri debiti … e liberaci dal male". (fonte: http://it.aleteia.org/2017/02/02/persone-credono-luce-occhi/)

San Giovanni Paolo II aveva questa luce negli occhi. Io me ne beavo. I primi piani delle televisioni mostravano questa sua bellissima qualità. Occhi belli, chiari, profondi, ma soprattutto mostranti Dio. E alla "sera della vita", ne traboccavano. E' stato un faro che ancora illumina.

Seconda strofa

Occhi chiari, mare dentro,
con la tua bella presenza,
rischiaravi mille lacrime,
mille e più speranze.


Parole dolci per gli ultimi, i poveri, i dimenticati, ma parole roventi per corrotti e corruttori. Chi non ricorda il discorso contro i mafiosi nella paina di Agrigento il 9 maggio 1993? Magari tanti di essi erano proprio tra le prime fila a prendere in giro il Santo...


Il Ritornello

Occhi chiari, e profondi,
occhi trasparenti il Cielo,
del Dio che muore per amore
perdonando.
Occhi chiari, e profondi,
occhi trasparenti il Cielo,
di quella Madre a cui dicevi: “tutto tuo”,
Che occhi erano? Erano specchi
Che occhi erano? Erano finestre
Che occhi erano?Erano ponti.


La sua vita certamente in salita, dopo l'attentato del 1981. Ha dovuto abbracciare croci non indifferenti, nel suo corpo e nella Chiesa. Un paragrafo della sua biografia su wikipedia elenca tutti i problemi di salute:

Essendo il più giovane papa eletto dai tempi di papa Pio IX (1846), Giovanni Paolo II iniziò il suo pontificato in ottima salute. Era un uomo relativamente giovane che, diversamente dai suoi predecessori, faceva abitualmente escursioni, nuotava e sciava. Tuttavia, dopo oltre quindici anni sul seggio papale, un attentato ed un gran numero di traumi fisici, la sua salute cominciò a declinare. Nell'estate del 1992 gli fu rimosso un tumore benigno al colon, nel 1993 si slogò una spalla scivolando al termine di un'udienza e nel 1994 si ruppe il femore destro a seguito di una caduta nel bagno del suo appartamento privato.
Fu sottoposto per questo, il 29 aprile 1994, ad un intervento di artroprotesi all'anca, il quale gli permise di tornare a camminare seppur con l'uso del bastone. Nel corso della benedizione natalizia del 1995 fu costretto ad interrompere il suo discorso per un malore. La stampa allora parlò di una recidiva del tumore asportatogli tre anni prima, ma solo dopo si seppe che, come confermato dal suo medico personale dott. Renato Buzzonetti si trattava di un attacco di appendicite acuta, il quale venne curato efficacemente attraverso una terapia medica fino all'intervento programmato di appendicectomia al quale il papa fu sottoposto nell'ottobre del 1996.
Il papa inoltre si ammalò di Parkinson. I primi sintomi, sempre secondo il dott. Buzzonetti in un'intervista a L'Osservatore Romano, apparvero alla fine del 1991 con un lieve tremore della mano sinistra, progredendo nel tempo e rendendo sempre più difficoltosi i movimenti e la pronuncia delle parole[34]. Con l'avanzare dell'età fecero comparsa anche problemi osteoarticolari, tra cui un'artrosi acuta al ginocchio destro, che, a partire dal 2002, rese sempre più difficoltoso per il papa il camminare e lo stare in piedi a lungo. Fu costretto per questo a utilizzare prima una pedana mobile e poi una sedia a rotelle. Nonostante questi disagi, continuò a girare il mondo. Disse di accettare la volontà di Dio che lo faceva papa e così rimase determinato a mantenere la carica fino alla morte, o finché non sarebbe diventato mentalmente inabile in maniera irreversibile. Coloro che lo hanno incontrato dicono che, sebbene provato fisicamente, sia sempre stato perfettamente lucido[35][36].
Nel settembre 2003, il cardinale Joseph Ratzinger, spesso considerato la «mano destra» di papa Wojtyła[37], disse «dovremmo pregare per il Papa», sollevando serie preoccupazioni circa lo stato di salute del pontefice.
(fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Giovanni_Paolo_II#I_problemi_di_salute)

Così scrisse nella lettera apostolica "SALVIFICI DOLORIS" datata 11 febbraio 1984: (...)
31. Questo è il senso veramente soprannaturale ed insieme umano della sofferenza. E'soprannaturale, perché si radica nel mistero divino della redenzione del mondo, ed è, altresì, profondamente umano, perché in esso l'uomo ritrova se stesso, la propria umanità, la propria dignità, la propria missione.
La sofferenza certamente appartiene al mistero dell'uomo. Forse essa non è avvolta quanto lui da questo mistero, che è particolarmente impenetrabile. Il Concilio Vaticano II ha espresso questa verità che « in realtà, solamente nel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Infatti..., Cristo che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione »(100). Se queste parole si riferiscono a tutto ciò che riguarda il mistero dell'uomo, allora certamente si riferiscono in modo particolarissimo all'umana sofferenza. Proprio in questo punto lo « svelare l'uomo all'uomo e fargli nota la sua altissima vocazione » è particolarmente indispensabile. Succede anche — come prova l'esperienza — che ciò sia particolarmente drammatico. Quando però si compie fino in fondo e diventa luce della vita umana, ciò è anche particolarmente beato. « Per Cristo e in Cristo si illumina l'enigma del dolore e della morte ».

Nella canzone parlo ancora degli occhi di Giovanni Paolo II, che sono specchi, finestre, ponti. Tre elementi che servono a comunicare tutto di sè. Sono specchi, perché chiunque può vedere se stesso, in quella umanità martoriata da mille croci; sono finestre, in quanto attraverso di esse si può scorgere l'umano e il divino che aveva dentro; sono ponti, perché sempre con tutto quello che è stato ha voluto lanciare ponti di comunione per unire e mai dividere.


 Terza strofa

Occhi veri mai distratti,
pieni solo di mistero
che rispondono a ogni dubbio
con la vita di chi crede.


La testimonianza data da San Giovanni Paolo II è straordianria. Il suo ministero lunghissimo di 26 anni, 5 mesi e 17 giorni ed è stato il terzo pontificato più lungo della storia (dopo quello di Pio IX e quello tradizionalmente attribuito a Pietro apostolo). Alla storia ha consegnato un capitolo esageratamente ricco di opere di ogni tipo. La caduta del muro di Berlino si fa risalire a lui. La sua fede rispondeva ai dubbi di un mondo incredulo e sempre più brancolante nel buio. Le grandi menti volevano dei segni, come Padre Pio lo fu, anche Giovanni Paolo II lo è stato. Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, e non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere. 

 Quarta strofa

Occhi veri mai illusi
che la croce sia di miele
ma dolore puro e crudo
che donato rende liberi


E ditemi se sia sceso dalla croce... Non l'ha forse abbracciata tutta e amata fino in fondo, pur di salvare qualcuno?  Certamente con i marpioni della curia romana sarà entrato in collisione tante volte, ma non poteva tenere tutto sotto controllo... Ma guardiamo al positivo. Le giornate mondiali dei giovani, sono nate da una sua grande intuizione. Io personalmente ho partecipato a quella di Parigi dell'agosto 1998, e a quella di Toronto di fine luglio 2002. Già a quella di Parigi, potei partecipare, come cantautore, ad una serata per gli italiani, in una zona che adesso non ricordo. A quella di Toronto, la cosa fu molto più grande. Prima che il Papa arrivasse, ci fu un concerto di cantanti internazionali ed ebbi la fortuna di parteciparvi. Avevo davanti a me 800.000 persone... Le note erano quelle di una mia canzone: Jesus on line. Quando a ottobre di quell'anno cominciai Scienze delle comunicazioni, alla Pontificia Univerisità Salesiana, un ragazzo sud americano collelga negli studi, appena mi vide mi riconobbe e mi disse: "Eri tu a Toronto che cantavi "Jesus on line"? Rimasi di stucco del fatto che uno degli 800.000 ragazzi, si ricordasse di me...


Ritornello

Occhi chiari, e profondi,
occhi trasparenti il Cielo,
del Dio che muore per amore
perdonando.
Occhi chiari, e profondi,
occhi trasparenti il Cielo,
di quella Madre a cui dicevi: “tutto tuo”,
Che occhi erano? Erano specchi
Che occhi erano? Erano finestre
Che occhi erano?Erano ponti.


Una cosa che molti non sanno dell'attentato al Papa del 13 maggio 1981, è che la mano di Agca (l'attentatore), fu deviato, dalla Madonna e da una suora mistica, suor Rita Montella. Antonio Socci, ha scritto una biografia a Giovanni Paolo II e una a Padre Pio. In quest'ultima parla di questo fatto straordinario. Riporto uno stralcio del libro

 Sistemando dei libri ho aperto un incartamento che neanche sapevo di avere e che conteneva la straordinaria vicenda di Cristina Montella, la "bambina" di padre Pio. Mi tuffo nella lettura, scopro un continente sconosciuto. E dopo qualche giorno mi metto alla ricerca di colui che ha raccolto tante testimonianze e documenti straordinari su di lei.
     Un caldo e luminoso giorno di agosto percorro in macchina verso sud la valle spoletana, che corre sotto Assisi. Sembra di essere in pellegrinaggio: sfioro Santa Maria degli Angeli con la grande basilica che contiene la Porziuncola, poi Rivotorto (una chiesina costruita sopra la stalla in cui Francesco visse alcuni mesi con i suoi compagni), quindi Spello, infine Trevi. E, dirigendomi verso Montefalco, nel mezzo della campagna trovo il santuario della Madonna della Stella.
     Vive quì il padre passionista Franco D'Anastasio, un raffinato biblista che è stato per anni rettore del santuario San Gabriele dell'Addolorata. Proprio sul santo e specialmente sulla sua "presenza carismatica" ha scritto una quantità di pregevoli opere che fanno di lui oggi il suo maggior biografo e storico. Uno dei suoi libri recenti è dedicato alle analogie fra San Gabriele e padre Pio.
     Ma negli ultimi anni padre D'Anastasio ha portato a termine una imponente ricerca storica, raccogliendo una montagna di documenti e testimonianze, sulla figura di suor Rita Montella (al secolo Cristina Montella), monaca agostiniana morta in fama di santità il 26 novembre 1992 nel monastero di clausura di Santa Croce sull'Arno, in Toscana. 
La vita di suor Rita, anzi soprattutto la sua vocazione, così piena di doni, di carismi superiori ( a cominciare dalla bilocazione), è intrecciata fin dall'inizio a quella di padre Pio e particolarmente alla sua "azione riparatrice". Il suo legame con il santo cappuccino è speciale, come vedremo, ed è documentato e testimoniato fra l'altro da padre Teofilo dal Pozzo - stimatissima e autorevole figura di francescano - che fu direttore spirituale di suor Rita e superiore della provincia cappuccina di Foggia, quindi superiore diretto e amico di padre Pio,
     Padre Teofilo fu un testimone diretto delle misteriose "missioni" congiunte di padre Pio e di suor Rita. E fu in modo rigoroso e profondo il primo a verificare i carismi e la santità di vita di suor Rita, insieme ad altri autorevoli religiosi e religiose. Padre D'Anastasio, raccogliendo tutte queste testimonianze, ha potuto però attingere anche alla sua conoscenza personale della suora da cui, nel corso degli anni, ha appreso informazioni importanti. Una delle quali davvero sconvolgente, riguarda l'attentato a Giovanni Paolo II di cui per altro suor Rita era coetanea.
     Suor Rita, subito dopo il 1981, in un colloquio confidò a padre Franco - facendogli promettere di tenere il segreto almeno fino alla morte di lei - di essere stata presente in bilocazione in piazza San Pietro quel 13 maggio 1981. Ma c'è di più : "Assieme alla Madonna deviai il colpo dell'attentatore del papa". Queste le sue testuali parole.
     Si tratta di una rivelazione che ovviamente lascia sconcertati, che può essere presa in esame solo considerando l'assoluta affidabilità di questa religiosa, la sua vita santa e i doni soprannaturali che ebbe e che sono testimoniati da persone del tutto degne di fiducia a cominciare da ciò che di lei attestò san Pio da Pietrelcina il quale, come vedremo, proprio con suor Rita ha compiuto alcune delle sue imprese straordinarie.
          (...) A questo sconcertante segreto peraltro si aggiunge un'altra breve frasetta che suor Rita si lasciò sfuggire - in una diversa circostanza in modo indipendente - alla signora Gabriella Panzani, da tanti anni amica della religiosa. Dunque suor Rita un giorno, mentre si parlava dell'attentato al papa, disse: "Quanto ho dovuto faticare perchè non avvenisse di peggio". 

(http://suorritamontella.com/Attentato_al_papa.htm; da Antonio Socci, Il segreto di Padre Pio, Rizzoli 2007, pp. 9-20)

Forse solo quando andremo di là conosceremo tutti i misteriosi legami che i Santi avevano già da quaggiù...

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio... 

lunedì 13 febbraio 2017

Insieme a te

Dal CD Buone Nuove edito dalle Suore Paoline nel 1999. Ebbene sì questa canzone l'ho cantata all'Ariston di Sanremo verso la fine di Novembre 1999. La diocesi di Ventimiglia Sanremo organizzò l'evento dal titolo: Sanremo, dal Concilio al Giubileo del 2000: la canzone di Dio.
La canzone piacque molto a don Giosy Cento e a Piergiorgio Bussani, organizzatori dell'evento per la diocesi di Ventimiglia-Sanremo, e vollero che la cantassi accompagnato dal mio gruppo storico... Arrivammo lì volevamo bruciare il mondo con la nostra christian music... Intanto avevo mia mamma in ospedale morente e non riuscii a godermi il tutto come si deve. Quando hai una spina nel cuore, tutto passa in secondo piano anche il palco di Sanremo...
Avrei voluto farvi vedere la performance di Sanremo, mandata in onda da Telepace, ma ce l'ho su videoscassetta... accontentatevi di questo video che alla fine ha la foto mentre canto all'Ariston di Sanremo insieme ai Bioritmo...


Un'altra curiosità di questa canzone, è che mi fu chiesta dal mio Vescovo mons. Umberto Tramma, e doveva essere l'inno del Sinodo Diocesano, che verso la fine degli anni novanta, si sarebbe dovuto realizzare. Il Vescovo andò via, il sinodo non si realizzò e la canzone rimase nel cassetto finché non la pubblicai nel Cd Buonenuove.

Ma ora commentiamo il testo. 

Prime due strofe

Insieme a te, fratello mio, da soli non è più possibile,
andare altrove, né rimanere, fermarsi e spegnersi così.

Ma insieme a te e con Dio fra noi, la strada si fa piana, e il cuore,
crinale che non è impossibile tra il nulla e l’infinito.

Qualche giorno fa un mio amico è ritornato da un incontro con una decina di sacerdoti di diverse diocesi del nord est, in Friuli. Ha raccontato come lui vive alla scuola per sacerdoti di Loppiano (cittadella del Movimento dei Focolari che si trova vicino Firenze, dove si fa un'esperienza evangelica davvero intensa e importante sulla scia del Carisma di Chiara Lubich fondatrice del Movimento). Alla fine molti sacerdoti hanno detto, nella loro comunione d'anima, che davvero quello che manca è la fraternità vera, condivisa, vissuta. Insomma nei loro tre presbitèri loro notavano che ci fosse una "sete di fraternità autentica".
 Io, già da seminarista, prima di diventare diacono, chiesi al mio vescovo di poter frequentare quella scuola per circa sette masi, da ottobre '92 ad aprile '93. In sette mesi ho imparato quanto nei seminari non si studia, ossia una "spiritualità di comunione" che ti rende capace di tessere relazioni autentiche e, capire finalmente che la Trinità si studia vivendola e vivendola la si capisce. Il "come in cielo così in terra" del Padre Nostro, alla scuola "Vinea Mea" per sacerdoti a Loppiano, si realizzava giorno per giorno, imparando dalla Parola vissuta, da Gesù che si fa presente dove due o più si amano vicendevolmente. Posso dire col senno di poi che queste prime strofe potrebbero essere la sintesi di quanto ho vissuto alla scuola per sacerdoti di Loppiano. Innanzitutto mi sono reso conto che da soli non si va molto lontano, e con Gesù in mezzo, che c'è fra due o più..., si va davvero lontano, anzi si va in profondità, si può sprofondare in Dio Amore.

Terza e quarta strofa
   
Insieme a Te e con Dio fra noi, riprende fiato il cuore umano
e ovunque c’è da camminare ci spinge avanti la sua compagnia.

Insieme a Te, fratello mio, che mi stai accanto nel cammino
per quel comando che Lui disse “Suo”, ecco il miracolo.


DIALOGO APERTO
 di Chiara Lubich (10 Gennaio 1978)

Domanda: Quali sono gli effetti che derivano dal vivere quella frase del Vangelo che dice: «Dove due o tre sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro»?

Risposta di Chiara. Realizzando questa parola del Vangelo si ha la presenza di Gesù fra noi: non la presenza di una particolare virtù, ma di una persona.

 Noi, coi nostri occhi non la vediamo, ma egli c’è e scruta ogni nostro pensiero, ogni palpito del nostro cuore, conosce ogni adesione della nostra anima. Egli c’è. È in tutti, avvolge tutti, aiuta, illumina, sprona ognuno e tutti insieme.

 E perché lui ci sia - e ciò è meraviglioso - bastano poche persone: due o tre. E - sbalorditivo - lì dove è lui, è la Chiesa. Dice Tertulliano (un padre della chiesa): «Dove due o tre (anche laici) sono uniti nel nome di Cristo lì è la Chiesa».

 E quando c’è la Chiesa, essa irradia la sua potenza. Cristo opera come ha operato quando era in Palestina, anche se magari in maniere diverse.

 Nel futuro potranno esserci grandi difficoltà per i cristiani. Io non lo so. Ma non dobbiamo aver paura, e proprio per questo: perché là dove due o più vivono pienamente questa frase del Vangelo, c’è Gesù in mezzo a loro. Ed egli potrà entrare nelle fabbriche, nelle scuole, nelle case, dovunque e render presente la Chiesa.

 Gli avvenimenti veramente grandi nascono da piccole cose. Come Gesù nasce a Betlemme in una stalla, così oggi può rinascere tra due o più: due o più ragazzi, due o più ragazze, due o più donne, una mamma e un figlio, una nuora e una suocera: due o più.

 Io vorrei, rispondendo alla tua domanda, comunicarti la passione che riempie il mio cuore, ed è quella di invadere l’umanità di questa presenza di Gesù nella società di oggi.

Ritornello

Tra due o più lì c’è di più, tra due o più lì c’è il futuro.
Con Lui fra noi, non siamo soli,
ma soli che risplendono, che donano la Vita,
e dove poi arriva risorge tutto,
e tutto è Paradiso...


E' la verità del cristianesimo, la potenza innovativa che si porta dentro, ma che viene annichilita da tante ideologie, da tante pseudoteologie, da tante pseudoecclesiologie... Se c'è Gesù chi potrà essere contro di noi? Ma una tale presenza va meritata. Non si può dire: "Gesù" e stare già con la mente altrove. L'essere in Dio richiede "totalità". Non possiamo dire di essere cristiani se non siamo tutti trasferiti in Dio, e dunque non avere più niente per noi.

Scrive Chiara Lubich nel 1949: «Vorrei che tutto il mondo crollasse, ma che Lui sempre rimanesse fra noi, fra noi uniti nel suo Nome, perché morti al nostro. Fratelli, Iddio ci ha dato un ideale che sarà la salvezza del mondo! Restiamogli fedeli, costi quel che costi anche se un giorno dovessimo gridare con l’anima in fiamma per infinito dolore: “Dio mio, Dio mio, perché anche Tu mi hai abbandonato?”. E avanti! Non con la nostra forza, meschina e debole, ma con l’onnipotenza dell’Unità. Ho constatato, toccato con mano che il Dio fra noi compie l’impossibile: il miracolo!». E si afferma, con certezza carismatica, che se noi saremo uno, tutti lo saranno. Ma occorre saper perdere tutto, saper non essere noi stessi perché Dio viva in noi attraverso l’amore ai fratelli. «Se noi resteremo fedeli alla nostra consegna, il mondo vedrà l’Unità e con essa la pienezza del Regno di Dio. Tutti saranno Uno, se noi saremo Uno! E non temete di cedere tutto all’Unità; senza amare – senza misura –, senza perdere il giudizio proprio; senza perdere la propria volontà, i propri desideri, non saremo mai Uno! Sapiente è chi muore per lasciar vivere in sé Dio! E l’Unità è la palestra di questi lottatori della vita vera contro la vita falsa. L’Unità innanzi tutto! In tutto! Dopo tutto! Poco contano le discussioni, le questioni anche più sante, se non diamo vita a Gesù fra noi, amandoci tanto da donarci tutto». Prima di tutto l’unità…»

Quinta e sesta strofa

Insieme a te, fratello mio riprende quota questa vita
e il mondo attende tanta luce dallo stare e andare insieme.

Ma con te e con Dio fra noi è un’avventura tutta nuova
anche per tante altre storie da far rivivere così...

Così scrive Chiara Lubich ad un sacerdote nel 1949:
«La Parola di Vita è il nostro tesoro nascosto: quella che ci monda (purifica) e ci consuma in uno con Gesù e fra noi.  E quel vincolo nessuno lo spezzerà.
Dica alle persone della sua città che siamo loro unite più di quanto possano pensare: che si consumino in uno, comunicandosi l’un l’altra tutti i tesori che posseggono specie quelli spirituali, onde sia Gesù in mezzo ad esse che si santifica e che guardino pur lontano a tutta la città, ché tutta sarà conquistata dal Gesù fra loro, se saranno unite.
Gesù fra le anime fa miracoli: le conversioni a Dio sono all’ordine del giorno e le rivoluzioni dei cuori sempre più frequenti: è l’onda infuocata della Carità che travolge; è la Luce di Gesù.
L’importante è che stiamo uniti e ci comunichiamo al massimo tutto: sia attraverso il telefono senza fili che è la Comunione dei Santi, sia attraverso tutti i mezzi esterni che Iddio mette a nostra disposizione: che le nostre lettere (ad es.) portino l’avanzare della Fiamma e Gesù abbia nel mondo tutta la Gloria. Ma, se è Egli fra noi che la dà a Se stesso, certo che sarà grande (…)».

Ritornello

Tra due o più lì c’è di più, tra due o più lì c’è il futuro.
Con Lui fra noi, non siamo soli,
ma soli che risplendono, che donano la Vita,
e dove poi arriva risorge tutto,
e tutto è Paradiso... (con Te).


La gioia del risorto in mezzo a due o più...
Proprio così, il vero cristianesimo ti fa sperimentare una gioia bellissima, il Paradiso già qui... Vale la pena farne la prova, per poi spendere tutta la vita per poterlo realizzare e poi viverlo in pienezza di là...
Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...

domenica 5 febbraio 2017

E' la vita dove la vedi

Questa canzone è presente nel Cd Attimi di Cielo.  

È un inno alla vita, che ha i suoi alti e bassi,
che sembra scherzi con la nostra esistenza, ma c’è Dio “oltre il muro, oltre il duro della vita che corre, che avanza… è Dio VITA che vince”. Intrisa di chitarre e suoni elettronici,
è un pop melodico, fresco, frizzante.


Non mi ricordo quando l'ho scritta e in quali circostanze, ma ha per tema la Vita e Domenica 5 Febbraio (2017) è stata la giornata per la Vita e di questo vorrei parlare.



Ascoltiamo la canzone:


Il testo della canzone. 

Prima strofa:

Quante volte è normale,
quante volte è speciale,
ci monta e ci smonta ci suona e ci stona.
Quante volte è normale, quante volte è speciale,
ci esalta e ci prova, ci rialza di nuovo.

Da Famiglia Cristiana on line:

Accogliere la vita nel solco di Madre Teresa

A partire dal 1979 la Chiesa italiana celebra ogni anno, nella prima domenica di febbraio, la Giornata per la Vita. Il Consiglio Episcopale Permanente della Cei predispone per questa occasione un Messaggio che illustra un aspetto particolare del tema "Vita". Oggi si parla di accoglienza, bambini, nonni e di Santa Teresa di Calcutta.

DONNE E UOMINI PER LA VITA NEL SOLCO DI SANTA TERESA DI CALCUTTA

Il coraggio di sognare con Dio
Alla scuola di Papa Francesco s’impara a sognare. Spesso nelle udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita. Sognare con Dio e con Lui osare e agire! Quando il Papa commenta la Parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande. È nota la sua devozione a san Giuseppe, che considera uomo del “sogno” (Cfr. Mt 1,20.24). Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto”.

I bambini e i nonni, il futuro e la memoria
Per Papa Francesco il sogno di Dio si realizza nella storia con la cura dei bambini e dei nonni. I bambini “sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza”; i nonni “sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente della famiglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti”.
Una tale cura esige lo sforzo di resistere alle sirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte. Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale. È ciò che ripete ancora oggi Santa Teresa di Calcutta con il famoso discorso pronunciato in occasione del premio Nobel 1979: “Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato”; è ciò che continua a cantare con l’inno alla vita: “La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. … La vita è la vita, difendila”.

Prima parte del Ritornello: 

E’ la vita di sempre, è la vita che vive.
E’ la vita che non fa rumore,
che nasce, che cresce, fiorisce e poi muore
anche senza di noi, proprio dentro di noi.

E’ la vita che vale, è la vita che vince.
 

Con Madre Teresa
La Santa degli ultimi di Calcutta ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce: “Nel suo ‘Ho sete’ (Gv 19,28) possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace”[3]. Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da Lui sgorga un “fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini per la vita nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata religiosa e secolare. Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residenti e immigrati. Un tale stile di vita ha un sapore mariano, vissuto come “partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanente provocazione dello Spirito. I due sono tra loro riflessi dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio”.

(Roma, 22 ottobre 2016, Memoria di San Giovanni Paolo II
Il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana)

Seconda Parte del ritornello
E’ la vita che a volte hai paura
Ma c’è l’Altro oltre il muro,
oltre il duro della vita che corre, della vita che avanza.

E’ la vita di sempre, è la vita che vive.
E’ la vita che vale, è Dio-Vita che vince.



Da Avvenire: 

La Giornata nazionale. Con la vita tutta intera, come Madre Teresa e il Papa

Che cosa significa difendere la vita e farsi promotori di una cultura per la vita? Prendiamo un esempio. Che è stato anche canonizzato: Madre Teresa di Calcutta. Questa donna non ha distillato un pensiero pro-life, ma con tutto il suo essere e in tutta la sua esistenza si è resa a tutti disponibile attraverso l’accoglienza spazzando via da sé le distinzioni di fedi, di razza, di origine, di cultura, di lingua o di stato sociale, secondo l’apertura universalistica del Vangelo. Si è prodigata per ogni vita umana, da quella non nata a quella abbandonata e scartata, non solo proclamando incessantemente che «chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero», ma anche chinandosi in prima persona sulle persone sfinite, scartate, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva dato loro. La vita è anzitutto un dono. Sì, ma non al vento delle parole: Madre Teresa con la sua testimonianza ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini della miseria creata da loro nel deturpare questo dono. Per lei «essere rifiutati è la peggiore malattia che un essere umano possa provare». Particolare attenzione ha quindi voluto dedicare all’isolamento sociale, e per questo motivo le sue iniziative sono sempre state inclusive, anche in relazione alle diversità di cultura, lingua e religione.

Seconda strofa e prima parte del ritornello

Quante volte si parte, quante volte si arriva.
C’è un principio e una fine per tutte le cose.

E’ la vita di sempre, è la vita che vive.
E’ la vita che esce di casa È per strada,
sui muretti di sera c’invita, c’incontra proprio dove la vedi.

E’ la vita che vale, è la vita che vince.

Testimonianza o ideologia
Madre Teresa non è mai caduta nella tentazione di isolare e trasformare qualcuno dei principi morali in luce dal quale far provenire tutte le altre verità della fede: non ne ha perciò fatto un’ideologia. Ha reso testimonianza dell’unica dottrina: la Persona di Cristo, e solo Cristo in lei traspariva, servito e amato nel prossimo, soprattutto nelle piaghe dei poveri, dai quali lo ha ricevuto. «La santa degli ultimi di Calcutta ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce – scrive la Cei nel Messaggio per la Giornata nazionale per la vita in programma domenica –. Nel suo "ho sete" (Gv 19,28) possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace». Così ha tenuto accesa la fiamma e la tensione della fraternità universale sul modello evangelico, dando esempio di relazione reciproca tra chi dona e chi riceve nella comprensione e nel rispetto, attraverso la condivisione di stili e condizioni di vita. Così ha mostrato come difendere la vita significhi amare Dio, che equivale ad amare il prossimo: perché questi due amori, per volere di Dio, sono inseparabili. È quanto scritto sulla sua semplice tomba a Calcutta, meta di pellegrinaggi di credenti di ogni fede, dove è stato inciso un verso del Vangelo di Giovanni: «Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi». Questa cultura della vita Madre Teresa ha incarnato e proclamato, e per questo la sua missione nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali permane come testimonianza eloquente, «simbolo e icona per i nostri tempi», come ha ricordato papa Francesco nel canonizzarla.


Seconda parte del ritornello 





E’ la vita che a volte hai paura
ma c’è l’Altro oltre il muro,
oltre il duro della vita che corre, della vita che avanza.

E’ la vita di sempre, è la vita che vive.
E’ la vita che vale, è Dio-Vita che vince.


 Cose o persone
Ed è esattamente su questa stessa lunghezza d’onda che si muove il suo magistero sulla cultura della vita, in opposizione alla non cultura dello scarto. È proprio l’esempio della santa di Calcutta al centro della riflessione dei vescovi italiani, che citano il Papa: «Le cose hanno un prezzo e sono vendibili, ma le persone hanno una dignità, valgono più delle cose e non hanno prezzo. Tante volte ci troviamo in situazioni in cui quello che costa di meno è la vita. Per questo l’attenzione alla vita umana nella sua totalità è diventata negli ultimi tempi una vera e propria priorità del magistero della Chiesa, particolarmente a quella maggiormente indifesa, cioè al disabile, all’ammalato, al nascituro, al bambino, all’anziano, che è la vita più indifesa». Il grado di progresso di una civiltà non si misura solo dalla diffusione di strumenti tecnologici ma dalla capacità di custodire la vita, in tutte le sue fasi, dalla nascita fino alla morte, soprattutto nelle sue fasi più fragili. «Quando parliamo dell’uomo, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità della vita umana – ha affermato il Papa –. È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia. Amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità». E guardare con attenzione al tempo che unisce l’inizio con la fine, il che vuol dire anche riunire la risorsa di quel filo generazionale tra gli anziani e più i giovani per riconsegnare alla vita la memoria e il futuro. Quello che i poteri tendono a distruggere nella devastante «dittatura dello scarto» che produce «avanzi della convivenza sociale» e, implacabile, riduce a pezzi la vita, costringendo a lasciare in piedi solo smemorati utili, produttivi funzionali al dio del mercato globale, come fanno le guerre.

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio


 

venerdì 27 gennaio 2017

Mai più la notte

Mi fu commissionata (nel caso mi fosse venuta l'ispirazione) da don Virgilio Marone, sacerdote che fa parte del mio focolare, ossia della mia comunità sacerdotale di cui faccio parte da più di vent'anni. E' responsabile della pastorale scolastica della Diocesi di Nola e ogni anno per le scuole del territorio diocesano, crea degli eventi che coronano percorsi avviati all'inizio dell'anno: "Il festival dei diritti dei ragazzi" e "la giornata della Shoà". Due percorsi formativi attorno a cui lavorano Dirigenti scolastici, insegnanti, professionisti dei media, ma soprattutto i ragazzi delle scuole coinvolte. Per questo secondo evento del il 2008 composi "Mai più la notte".
Partii da due cose: il grido di Giovanni Paolo II contro le guerre, che mi era rimasto impresso e un concetto sempre di Giovanni Paolo II: la notte spirituale dell'umanità intera, che sembra non finire mai. Infatti, ci siamo ancora immersi dentro.
Propongo "Mai più la notte" per questa puntata perché da poco si è svolta la giornata della memoria, o della Shoà, ma voglio far memoria di tutti gli olocausti che ancora sono in atto...

Ascoltiamo la canzone:



Il testo della canzone:

 Prima strofa

Ma quante notti, l’umanità,
ha passato e passerà?
Quante notti, quante guerre,
in nome di presunte civiltà.


Giovanni Paolo II ai giovani cattolici croati 2 giugno 1996 festa della SS: Trinità. Credo che sia un messaggio per tutti i giovani del mondo che non passerà mai di moda. Questi giovani venivano fuori dalla guerra fratricida dei Balcani che scoppiò nel 1990 ed era finita da poco: un altro olocausto...come se ne sono ripetuti ancora, perché l'umanità nin impara mai dai propri errori...

Carissimi giovani cattolici croati!
1. "Grazia e pace a voi da Dio, nostro Padre, e dal Signore nostro Gesù Cristo!" ( Rm 1, 7 ). Questo è il saluto che porgo a ciascuno di voi, presenti all’Incontro della Gioventù cattolica croata, e che volentieri estendo ai vostri connazionali in Patria e all’estero, in particolare a quanti, pur desiderandolo, non hanno avuto la possibilità di prendere parte a codesto raduno fraterno e festoso.
(...) Si tratta di un incontro molto importante per voi, poiché segna una tappa significativa nel cammino verso il Grande Giubileo dell’Anno 2000, come del resto è indicato dal motto del vostro incontro: "Con Cristo verso il terzo millennio". Cristo "sa quello che c’è in ogni uomo" ( Gv 2, 25), in modo particolare sa quello che c’è nel cuore dei giovani; perciò Egli è in grado di rispondere appieno alle loro attese più profonde.

2. "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6, 68). Ecco la risposta data da Pietro, risposta che la Chiesa rinnova con lui lungo i secoli. Questa stessa professione di fede segna la bimillenaria storia del Cristianesimo nella vostra terra. Anche i luoghi in cui siete radunati, Spalato e Salona, conservano questa memoria spirituale, segnata da una secolare presenza della Beata Vergine, eloquentemente testimoniata dall’antico santuario della Madonna dell’Isola.
Cari giovani, la risposta di Pietro e di tutta la Chiesa "deve diventare sempre più consapevole in ciascuno di voi, fino a rendervi di essa araldi con i vostri coetanei che, pur lontani dalla fede, cercano la vita e quindi cercano Dio, forse senza saperlo. Proprio perché è risposta di vita, non possiamo accontentarci di pronunciarla da soli: dobbiamo cercare di farne partecipi anche gli altri, pronti sempre a rendere ragione della speranza che è in noi (cf. 1 Pt 3, 15)" ( Discorso ai giovani di Roma, 28 marzo 1996).

Seconda strofa 

 E non si ricordano più, olocausti indicibili,
silenti accordi diabolici,
in nome di presunte verità,
sulla storia degli uomini.


3. Il futuro del mondo e della Chiesa vi appartiene. Cristo attende i giovani, come attendeva il giovane che gli pose la domanda: "Che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?" (Mt 19, 16). La risposta del Signore: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti" (Mt 19, 17) interpella ognuno di voi. Accogliendo i suoi comandamenti e seguendo fedelmente Gesù Cristo, sperimenterete la gioia che è propria di chi si lascia afferrare dall’amore divino e ne diviene ardente e generoso testimone.
Sappiate adoperare bene il tempo della vostra giovinezza, tempo di singolare ricchezza dell’uomo, tempo di importante "crescita" umana e spirituale. Abbiate il coraggio di dire "No!" ai finti ideali ed ai falsi maestri. "No!" all’edonismo, al materialismo, al consumismo, all’uso degli stupefacenti, alla brama del denaro e del potere. "Sì!", invece, alla vita, alla famiglia, al lavoro onesto per tutti e giustamente remunerato, al servizio disinteressato, al sacrificio inteso a promuovere il bene comune. Dite "Sì" a Cristo che è la Via, la Verità e la Vita (cf. Gv 14, 6). Cristo non delude mai. Egli è il compagno e l’amico vero dei giovani. Aiutati e guidati dai vostri Vescovi e dagli altri Pastori della Chiesa, sappiate fare del Vangelo il criterio fondamentale della vostra esistenza, e sarete in grado di realizzare così i vostri progetti giovanili: costruirete un futuro degno dell’uomo. Pur esigente, questa è l’unica strada che conduce alla vera felicità, a cui ogni essere umano anela dal profondo del cuore.

Ritornello 

No, non si può tacere
tutto il male che c’è,
per ogni vita che si spegne
ingiustamente.
Ma no, non si può tacere.
Ogni olocausto è una vergogna,
dell’uomo che s’inganna,
che non vuol credere,
che la vita non è tutta in un’idea,
anche se pensata, anche se creduta…


4. Davanti a voi sta la grande sfida della ricostruzione materiale e spirituale dei vostri Paesi. Si tratta di un processo che richiede speciali energie e una fiducia incrollabile. Impresa veramente audace, ma con Cristo, tutto sarà possibile.
Cristo vi chiama ad essere i nuovi evangelizzatori, gli apostoli del terzo millennio in una società finalmente libera, dopo la notte oscura delle ideologie che hanno invano tentato di edificare un mondo senza Dio, ed hanno finito per costruire una prigione per l’uomo. Siate testimoni della Verità di Cristo che libera e che dona a tutti la speranza; proclamate la Verità evangelica che svela il senso pieno dell’esistenza umana. Con le rovine spirituali del passato, occorre rimuovere anche le macerie materiali, causate dall’immane tragedia della guerra che per lunghi mesi ha sconvolto le vostre regioni e ha impedito, tra l’altro, per cinque anni la realizzazione di questo vostro incontro, reso oggi finalmente possibile dalla tenacia dei vostri Vescovi. Occorre rimuovere le macerie, per far rifiorire la vita sul suolo bagnato dal sangue di tanti innocenti.

Terza strofa
Ma in quante notti, l’umanità,
ha dovuto morire, povera,
perché l’ingiustizia impera,
con l’arroganza dei potenti.

5. (...) Carissimi giovani cattolici croati: la fede vi spinge a restituire alla vostra Patria il suo vero volto umano e cristiano. Tocca a voi costruire la pace ed impegnarvi alacremente, affinché in quella parte dell’Europa in cui vivete torni a regnare un clima di operosa concordia sulla base dei valori su cui si fonda la convivenza internazionale. Dio, Padre dei popoli, di tutti i popoli, vi invita al perdono e alla riconciliazione, per riprendere il cammino della costruzione di una nuova civiltà, la civiltà dell’amore. A Zagabria, durante la mia indimenticabile visita pastorale nel settembre del 1994 ebbi modo di lanciarvi un appello, che ripeto oggi: "Voi giovani siete chiamati ad essere in prima linea nella ricostruzione della pace. Ma per questo non c’è che una strada: mettersi in ascolto di Cristo, lasciandosi permeare dalla forza della sua grazia" ( Angelus all’Ippodromo di Zagabria, 11 settembre 1994). Occorre l’audacia del perdono: chiedere ed offrire il perdono, per liberare il cuore da sentimenti di odio e di vendetta. 

Quarta strofa
Ma quante aurore, l’umanità,
può riaccendere ancora,
perché la speranza affiora,
quando si crede solo nell’amore.

6. Cari giovani, alle soglie del terzo millennio la Chiesa ha particolarmente bisogno della vostra testimonianza, della vostra fede e della vostra speranza. Questo è tempo provvidenziale di grazia per voi, giovani generazioni croate; questo è il giorno che il Signore ha fatto per voi (cf. Sal 117[118], 24): è il tempo di porre il Vangelo al centro non solo della vostra vita, ma delle vostre società, perché vi diffonda la sua luce per il presente e per il futuro dei vostri Paesi.
Prego il Signore perché questo vostro incontro, come seme fecondo, dia vita ad un albero rigoglioso (cf. Mc 4,31). Ripeto a voi oggi il messaggio del Concilio: "Siete voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri padri e vivrete nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni della storia... La Chiesa vi guarda con fiducia e con amore" ( Messaggi all’umanità: AAS 58 [1966] 17-18). Cari giovani, tornando alle vostre case, portate nel cuore la risposta di Pietro che avete deciso di fare vostra: "Signore, tu solo hai parole di vita eterna!". Recatela alle vostre famiglie, ai vostri coetanei, nelle scuole, nelle contrade nelle città e nei paesi. Anche dalla vostra testimonianza dipende il futuro della Chiesa che vive in quelle care regioni. In questo cammino di fede vi guidi Maria, Madre del Redentore, Madre della speranza. Alla celeste Madre di Dio, tanto venerata nei numerosi santuari grandi e piccoli delle vostre terre, affido voi, giovani della Croazia e della Bosnia ed Erzegovina. Ella guidi i vostri passi incontro a Cristo, "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1, 9), affinché con Lui possiate entrare nel terzo millennio del Cristianesimo. E mentre invoco l’abbondanza della grazia, dell’amore e della pace di Dio su ciascuno di voi e sulle vostre famiglie, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.  (Dal Vaticano, Domenica 2 giugno 1996, solennità della Santissima Trinità).


Ritornello 



No, non si può tacere
tutto il male che c’è,
per ogni vita che si spegne
ingiustamente.
Ma no, non si può tacere.
Ogni olocausto è una vergogna,
dell’uomo che s’inganna,
che non vuol credere,
che la vita non è tutta in un’idea,
anche se pensata, anche se creduta…


Mai più la guerra...

Anche Papa Francesco come Giovanni Paolo II: “Mai più la guerra”. Durissimo appello di Bergoglio all’Angelus per la pace in Siria (1 settembre 2013). Il Papa ha fatto sue le parole che il predecessore polacco, esattamente dieci anni fa, pronunciò alla vigilia della seconda guerra in Iraq. “C’è un giudizio di Dio – ha gridato con forza Francesco – e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire”. Per questo motivo il Papa indisse per il 7 settembre 2013, vigilia della natività della Madonna, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero perché “l’umanità – ha spiegato Francesco – ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di pace“. Dalle 19 alle 24, ha annunciato il Papa, “ci riuniremo in preghiera in piazza San Pietro in spirito di penitenza per implorare il dono della pace. Chiedo alle Chiese particolari sparse nel mondo di fare lo stesso”...


Da allora la guerra in Siria ancora non si è conclusa... la nostra pregniera certo non è stata vana ma probabilemnte è stata troppo debole...


 

mercoledì 25 gennaio 2017

Dialogo d'amore

Dalla mia web tv http://livestre.am/5s9i0 "Dialogo d'amore" trasmissione andata in onda su Radio fra le note martedì 24 gennaio 2017.

Anche questa canzone è diventata inno per un Congresso del Movimento Parrocchiale (branca del Movimento dei Focolari o anche detto Opera di Maria) non ricordo però di quale anno... L'arrangiamento dance di Franco Cleopatra, lo ha impreziosito e con esso la canzone è confluita nella raccolta CD: "Jesus on line" pubblicata col Messaggero di Sant'Antonio di Padova el 2002. Il CD più "scanzonato" direi, pensato per l'animazione dei ragazzi, e il più venduto tra i miei, perché le canzoni si prestavano per l'animazione dei ragazzi con messaggi tutt'altro che scanzonati. Anche a 15 aani di distanza ancora c'è qualcuno che usa queste canzoni per l'animazione dei gruppi parrocchiali...
La prima volta che presentai ad un pubblico le canzoni di questo CD, fu al raduno dei giovani di Schio (VI), che Radio Kolbe organizza ogni anno. Il Cd allora non era ancora uscito si era nell'agosto del 2001. In quell'occasione mi inventai dei movimenti che i ragazzi avrebbero potuto imitare mentre cantavo, e l'idea piacque molto, tanto che Radio Kolbe, fece numerose videocassette del concerto e le vendette nei giorni successivi al meeting.
Il contenuto della canzone si evince subito dal titolo: Dialogo d'amore (siate uno). Nella cazone c'è la frase latina Ut unum sint il latino, si prestava molto al ritmo e alla musica e così ve la lasciai. Il testo dice come ottenerere l'unità, esprimendo con concetti semplici, la possibilità dei rapporti trinitari qui tra noi in un dialogo d'amore. Concetti che i teologi per spiegarceli nei corsi universitari, finiscono per non farci capire niente, ma che qui nella canzone e con l'aiuto della Spiritualità dell'Unità di Chiara Lubich, diventano concetti di una semplicità disarmante. Sarà che come ho sempre pensato, Dio è Amore, ed è semplice, spesso siamo noi a complicarci la vita e il pensiero...
Ascoltiamola.

 Cerchiamo di entrare nel testo...

Intro:
Ut unum sint, ut unum, ut unum sint, ut unum …

Nel rif iniziale note e messaggio all'unisono. La frase latina riprende Gv 17, 21 (che tutti siano uno). Si trova nel capitolo 17 ossia il cosiddetto "Testamento di Gesù". A Gesù dunque stava a cuore l'unità dei suoi discepoli: "Un solo cuore, una sola chiesa", ma la storia ha dimostrato che sotto i colpi del "divisore" per eccelleza, ossia il diaballein il diavolo, colui che divide, i cristiani si sono divisi e ancora si dividono nonostante sia cresciuta la consapevolezza: "Siate uno affinchè il mondo creda". Come può credere il mondo se i cristiani sono divisi?

Le prime due strofe il ritornello

Vuoto di me accolgo te e dentro l’anima ritrovo me e te.
Nuovo battito di vita, che fa nascere Unità.

Vuoto così assomiglio a te. Sul nostro nulla vive Dio in me, in te.
Nuovo soffio dell’amore, che ci fonde in Unità. Già siamo uno, uno.

 
Sì, siamo uno, in un dialogo d’amore.
Sì, siamo uno, e mai più saremo soli,
scopriremo un altro cielo nel fratello accanto a noi.

Già, siamo uno, uno.
Sì, siamo uno, in un dialogo d’amore.
Sì siamo, uno, per volare in alta quota
E scoprire mondi nuovi nei fratelli accanto a noi.
Già, siamo uno, uno. Sì, siamo uno. Sì, siamo uno.

Ut unum sint, ut unum…


Chiara Lubich ci fa capire in cosa consiste il dialogo d'Amore e l'amore reciproco...


Terza strofa e ritornello

Non più io o tu ma “noi”: uomini nuovi con Dio fra noi, in noi.
Mille voci un solo coro, nell’armonia dell’Unità.
Già siamo uno, uno.
Sì, siamo uno, in un dialogo d’amore.
Sì, siamo uno, e mai più saremo soli,
scopriremo un altro cielo nel fratello accanto a noi.

Già, siamo uno, uno.
Sì, siamo uno, in un dialogo d’amore.
Sì siamo, uno, per volare in alta quota
E scoprire mondi nuovi nei fratelli accanto a noi.
Già, siamo uno, uno. Sì, siamo uno. Sì, siamo uno.

Ut unum sint, ut unum…


Ancora Chiara ci erudisce riguardo all'amore reciproco, che se vissuto bene ci fa vivere qui ed ora come nella Trinità.


sabato 14 gennaio 2017

Uno per essere chiesa

Una canzone il cui testo fu approvato da Chiara Lubich e la canzone diventò l'inno del Congresso parrocchiale del 1996. Ebbe un primo arrangiamento del maestro Peppe Sasso con cui entrò nell'album "Fatti per essere". Nel 2002 col l'arrangiamento da discoteca entrò nel CD "Jesus on line". In questa versione è stata strausata per mille occasioni soprattutto per parlare di Chiesa e Unità. A Gennaio di ogni anno dal 18 al 25 c'è la settimana di preghiera per l'Unità delle Chiese. Questa canzone cade proprio bene per trattare il tema dell'Unità.
Quando la scrissi pensavo la tema del congresso del Movimento parrocchiale e da qui anche il titolo: Uno per essere Chiesa
Nell'ambito del Movimento dei Focolari, l'Unità non è semplicemente una parola, ma uno stile di vita. Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, ora defunta, ha ricevuto da Gesù il Carisma dell'Unità o anche Spiritualità dell'Unità o Spiritualità del Movimento dei Focolari. Una spiritualità dunque, un dono che Dio ha fatto a Chiara, ma attraverso di lei, a tutta l'umanità. Fin dagli albori Chiara ha prima messo in pratica e poi scritto quanto lo Spirito andava scrivendo attraverso di lei. Si potrebbe dire che solo ora la Spiritualità sta venendo fuori, in quanto i membri del Movimento, non avendo più la fondatrice a orientare il cammino, sono spronati a vivere il Carisma per carpirne le grazie insite. Esso si fonda su dodici punti: 1. Credere che «Dio è Amore» (1 Gv 4,8); 2. Fare la volontà di Dio (cfr. Mt 7,21); 3. Amare il fratello (cfr. Mt 19, 19); 4. La pratica del Comandamento Nuovo (cfr. Gv 15,12-13); 5. L’impegno a tenere viva la presenza di Gesù fra due o più (cfr. Mt 18,20); 6. Gesù Crocefisso, chiave dell’Unità; 7. Vivere e annunciare la Parola di vita (cfr. Gv 15,3); 8. L’Eucarestia: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19); 9. Rivivere Maria; 10. L’obbedienza alla gerarchia; 11. Costruire la Chiesa : «Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, ... avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù... » (Ef 2, 19-22); 12. Corrispondere alle ispirazioni dello Spirito Santo (cfr. Gv 14, 26). A questi punti vanno aggiunti sette aspetti della Vita che necessitano d’essere trinitarizzati. 1. L’economia; 2. L’evangelizzazione; 3. La spiritualità: l’unione con Dio e la vita di preghiera; 4. La salute: la vita fisica e la natura; 5. La casa: l’armonia personale e l’ambiente in cui si vive; 6. Lo studio: l’aggiornamento; 7. Unità e mezzi di Comunicazione. Si evidenziano poi cinque strumenti per verificare la vita concreta: a) il colloquio personale col proprio responsabile; b) la comunicazione della propria vita spirituale ai fratelli della propria comunità; c) la comunicazione delle esperienze fatte vivendo la Parola di Dio; d) la correzione fraterna o anche “ora della verità”; e) il patto di misericordia - patto di Unità. Per un approfondimento sulla spiritualità dei Focolari rimandiamo al website del Movimento: www.focolare.org.

Ascoltiamo la canzone

 Questa versione è del 2002 confluita nel CD "Jesus on line" ed. Messaggero con l'arrangiamento di Franco Cleopatra. Il video è stato realizzato da un ragazzo di qualche oratorio che nemmeno conosco personalmente, ha tagliato i ritornelli nelle diverse lingue e ci ha piazzato solo quello italiano... evvabè...

Approfondamo il testo.

Prima strofa e primo ritornello

Uno fra di noi ed è già festa, 
gioia piena colla Vita in mezzo a noi.
Uno con te che mi sei accanto adesso. 
Sono vuoto sono fuori,
non sono più lo stesso... sono...

Uno per essere cielo, per essere mare,
per essere dare, per essere...
Uno per essere luce, per essere sale,
per essere vita, per essere...

 Così si legge nel pdf preparato per la settimana di preghiera dell'Unità delle Chiese 2017
“L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione”: è il motto biblico - ispirato al capitolo 5 della Seconda Lettera ai Corinzi – che ci viene proposto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2017. Una scelta quanto mai felice, visto che quest’anno ricorre il quinto Centenario della Riforma protestante, avviata da Martin Lutero con l’affissione delle 95 tesi sulle indulgenze, avvenuta il 31 ottobre 1517 a Wittenberg, in Germania. E non è un caso che il materiale per la preghiera sia stato preparato quest’anno proprio dalle Chiese cristiane tedesche, attraverso la Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Germania (Arbeitsgemeinschaft Christlicher Kirchen, ACK), l’organismo ecumenico in cui sono rappresentate tutte le tradizioni cristiane.
Nell’Introduzione teologico – pastorale al tema di quest’anno, stilata dal Gruppo locale tedesco insieme alla Commissione internazionale, si sottolinea che al comitato preparatorio è apparso subito chiaro che i materiali per la Settimana avrebbero dovuto avere due accenti: da un
lato, la “celebrazione dell’amore e della grazia di Dio”, in particolare mettendo in rilievo quella “giustificazione per sola grazia” che è stata ed è al centro della teologia delle Chiese della Riforma.
Dall’altro, un accento “penitenziale”, nel riconoscimento delle profonde divisioni di cui ha sofferto la Chiesa in seguito all’evento del 1517, offrendo al tempo stesso l’opportunità di fare ulteriori passi verso la riconciliazione...
 
 Seconda strofa e secondo ritornello

Uno fra di noi ed è già forte 
la Presenza della Vita in mezzo a noi.
Uno anche tu con me che ti sono accanto adesso, 
anche tu non sei più lo stesso, 
come due metalli fusi siamo...

Uno para ser el cielo, para ser el mar,
para poder dar, para ser unidos...
Uno para ser la luz, para ser la sal,
para ser la vida, para ser amor.

L’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani scrive: “Per mezzo di Cristo abbiamo anche avuto accesso, mediante la fede, a questa grazia nella quale rimaniamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio” (Rm 5, 2) e san Giovanni Crisostomo commenta: “Nota come Paolo precisa sempre tutti e due gli aspetti, ciò che viene da Cristo e ciò che viene da noi. Solo che da Cristo ci vengono molte e svariate cose: è morto per noi, ci ha riconciliati, ci ha dato accesso e ci ha comunicato un’ineffabile grazia; per parte nostra invece ci mettiamo solo la fede.” (Omelie sulla Lettera ai Romani - 9,2-3).
Il fatto che i cristiani possano ricordare insieme, oggi, un evento del passato che ha diviso i cristiani in occidente con un senso di speranza e ponendo l’accento su Gesù Cristo e la sua opera di riconciliazione è un “notevole risultato”, come sottolinea l’Introduzione teologico – pastorale, raggiunto grazie a cinquant’anni di dialogo ecumenico. Anche le chiese tedesche, dopo un dibattito ampio – e “talvolta difficile” – hanno abbracciato questa prospettiva, quella di una commemorazione ecumenica che sia una celebrazione di Cristo (Christusfest), come evidenzia il tema della Settimana.
È importante sottolineare che, così come nell’espressione “l’amore di Cristo” si tratta non del nostro amore per Cristo, ma dell’amore che Cristo ha avuto e ha per noi, che si è manifestato nella sua morte per tutti, la riconciliazione verso cui siamo spinti è in primo luogo quella che Dio ci offre in Cristo: “Dio ha riconciliato il mondo con sé per mezzo di Cristo” (v. 19) e ha fatto di noi gli “ambasciatori” di questa riconciliazione, il cui incarico è quello di supplicare “da parte di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”. La riconciliazione, insomma, prima di essere lo sforzo umano di credenti che cercano di superare le divisioni che esistono fra loro, è un dono di Dio. Proprio vent’anni fa (23-29 giugno 1997) si teneva a Graz, in Austria, la seconda Assemblea ecumenica europea sul tema “Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova”. Nel messaggio finale dell’Assemblea le chiese europee affermavano: “Vogliamo vivere il dono di Dio della riconciliazione … Se saremo guidati da questo dono nella vita quotidiana, quotidiana, nella vita delle nostre chiese e nella vita del nostro continente, potremo promuovere l’unità della chiesa e dell’umanità”.
Nella misura in cui ci lasciamo riconciliare con Dio in Cristo potremo dunque non solo compiere passi importanti di riconciliazione tra le chiese divise, ma diventare testimoni della riconciliazione in un mondo che, si legge ancora nell’Introduzione alla Settimana di preghiera, “ha bisogno di ministri di riconciliazione, che abbattano le barriere, costruiscano ponti, facciano la pace e aprano le porte a nuovi stili di vita nel nome di colui che ci ha riconciliati con Dio, Gesù Cristo”. Come esempi concreti di questo “ministero di riconciliazione”, le Chiese tedesche ricordano l’ospitalità offerta a tanti rifugiati provenienti dalla Siria, dall’Afghanistan, dall’Eritrea e da altri paesi; si può anche ricordare quanto operato da Papa Francesco e dal Patriarca ecumenico Bartolomeo per aiutare le persone che sono forzate a vivere nelle “periferie esistenziali” della società a causa di situazioni di ingiustizia e di violenza. Anche in Italia siamo grati al Signore per il progetto ecumenico dei “corridoi umanitari”, inaugurato nel 2016 grazie agli sforzi della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, della Comunità di Sant’Egidio e della Tavola valdese, e che entro la fine del 2017 porterà in Italia, in tutta sicurezza, mille richiedenti asilo individuati tra soggetti particolarmente vulnerabili. Che questa Settimana di preghiera sia l’occasione per pregare per questo e altri progetti ecumenici in cui sono coinvolti protestanti, cattolici e ortodossi, e per l’avanzamento della comune testimonianza dei cristiani alla riconciliazione che Dio ci ha donato in Cristo.

Terza strofa e terzo ritornello 

Uno fra di noi ed è già vero: si può vivere già qui come lassù.
Uno x uno x per uno fa sempre uno, come nell’eternità
tutti persi, tutti dentro, tutti nell’Anima... tutti

One to become the sky, to become the ocean,
to be giving a gift, to be, to be...
One to become the light, to become the salt,
to become the life, to become love.

L'Unità è la Vita della Trinità...

Quarta strofa e quarto ritornello

Uno fra di noi ed è già ora: 
la gente che cammina nei colori.
Intorno a Cristo vivo in mezzo a noi; 
popolo di Dio sempre in comunione
per essere davvero...tutti...

Un pour être le ciel, pour être la mer, 
pour être et donner, pour être...
Un pour être lumiere, 
pour être le sel  pour être la vie, 
pour être amour

Per concludere ...

Mollens (CH), 11 agosto 1987

Pensiero nel giorno di S.Chiara: “Scegliere Dio nella via dell’unità” 

"Allora volete una parola di conclusione, che è quella che diciamo sempre il giorno di santa Chiara.
A noi, quando eravamo giovani come voi, come la maggior parte di voi, ha fatto sempre una grande impressione una frase che santa Chiara ha detto a san Francesco quando san Francesco l'ha praticamente trascinata nella sua strada e san Francesco le ha detto: "Figliola, che cosa desideri?"
Qui c'era da aspettarsi di tutto cioè che lei dicesse: "Io voglio seguirti nella via della povertà, io voglio farmi suora, voglio rinchiudermi in un convento", ecc. Invece lei ha proprio imbroccato. "Figliola, che cosa desideri?" e lei ha detto: "Dio". Desiderava Dio perché sceglieva Dio perché Dio l'aveva scelta.
E' la stessa scelta che abbiamo fatto anche noi all'inizio del Movimento, abbiamo fatto una scelta unica: Dio! Sopra i bombardamenti e tutte le cose è emerso Dio, abbiamo creduto in Dio, abbiamo fatto di Dio l'ideale della nostra vita.
E vediamo come è sempre nuovo perché questa scelta di Dio ci fa posporre un po' tutte quelle ricchezze che noi magari andiamo accumulando anche senza accorgerci.
Magari siamo ricchi del focolare, siamo ricchi delle cose, siamo ricchi della testa, degli studi, siamo ricchi, non so, dei nostri parenti, siamo ricchi magari del nostro sacerdozio, siamo ricchi magari di qualcosa ancora di più. Ecco, tutto questo il nostro ideale che è Gesù abbandonato, che è niente, che s'è fatto niente, ce lo fa posporre per mettere Dio prima e il resto farlo tutto per volontà di Dio.
Questo ci ricorda ancora oggi santa Chiara. Lei l'ha fatto scegliendo la via della povertà; noi lo facciamo scegliendo la via dell'unità, avendo sempre Gesù in mezzo a noi, il Risorto e Gesù in noi attraverso l'amore a Gesù abbandonato."

(http://www.centrochiaralubich.org/it/documenti/audio/1595-scegliere-dio-nella-via-dell-unita.html)

sabato 7 gennaio 2017

Maria, poesia


L'ho scritta tra il '94 e il '95 e registrata nel 1996, e poi pubblicata nel mio lavoro "Fatti per essere" (maggio '96) con l'arrangiamento del maestro Peppe Sasso. In seguito ripresa riarrangiata da Niki Saggiomo solo con le chitarre e confluita nel CD "Vegliando Le stelle" (2011). C'è anche una terza versione che è entrata nel CD "Concerto a Maria" uscito nel 2019. Un iter particolare. A qualcuno non piaceva il titolo "Maria Poesia" e mi suggerì "Maria una scia" infatti sulla cassetta "Fatti per essere" (perché allora non c'erano ancora i CD), feci scrivere questo titolo, ma poi alla SIAE mandai il titolo mio "Maria, poesia". E' andata così, l'altro titolo proprio non mi piaceva...
Il testo e lo schema della canzone è costituito da tre parti uguali ed una quarta che potrebbe sembrare ritornello, ma non è, perchè difatti non ritorna... Si potrebbe chiamare una variazione al tema. La tonalità LA a me venne per caso, ma pensandoci bene è la nota con cui si accordano gli strumenti e Maria è davvero la NOTA di DIO su cui tutti si devono "accordarsi", umani e schiere angeliche.

L'intuizione centrale della canzone viene da uno scritto di Chiara Lubich: "LA voglio rivedere in te" che riporto in seguito...

Sono entrata in chiesa un giorno
e con il cuore pieno di confidenza gli chiesi :
« Perché volesti rimanere sulla terra,
su tutti i punti della terra,
nella dolcissima Eucaristia,
e non hai trovato,
Tu che sei Dio,
una forma per portarvi e lasciarvi anche Maria,
la Mamma di tutti noi che viaggiamo ? ».
Nel silenzio sembrava rispondesse :
Non l’ho portata perché la voglio rivedere in te.

Anche se non siete immacolati,
il mio amore vi verginizzerà
e tu, voi,
aprirete braccia e cuori di madri all’umanità,
che, come allora, ha sete del suo Dio
e della madre di Lui.
A voi ora
lenire i dolori, le piaghe,
asciugare le lacrime.
Canta le litanie
e cerca di rispecchiarti in quelle. (Chiara Lubich)

Adesso ascoltiamola...

( Fonte: http://www.centrochiaralubich.org/it/documenti/scritti/4-scritto-it/186-la-voglio-rivedere-in-te.html )


Versione 2011 di "Vegliando Le stelle" arrangiamento Niki Saggiomo

Versione nuova...
Commentiamo il testo della canzone.

Prima strofa

Maria, Poesia, entra in casa mia,
con la tua bella armonia.
Come ti creò, Maria?
Come creò
quel tuo silenzio orante,
che ci sta di fronte e mai distante!?
Proprio qui, posso riviverti
e averti sempre in casa mia.


L'Apostolo Giovanni, sotto la croce ebbe in consegna Maria e scrive: "Poi disse al discepolo: "Ecco tua Madre!". E da quell'ora il discepolo l'accolse con se" (Gv 19, 27). Ogni buon discepolo deve accogliere Maria in casa sua perché Ella è stata strumento per il quale la salvezza s'è affacciata in Paradiso prima e poi sulla terra...
Lo spiega bene l'angelo Azaria a Maria Valtorta, facendole capire la grandezza della Madre Di Dio.

Riporto lo scritto dell'8 dicembre del '43 dettato trascritto dalla mistica pari pari come le veniva dettato.

8 dicembre 1943 Immacolata Concezione e II Domenica di Avvento

«Meditiamo cantando le glorie di Maria Ss. La S. Messa di questa festività è tutta un inno alla potenza di Dio e alla gloria di Maria. Mettiamoci, per ben comprenderla questa liturgia di luce e fuoco, nei sentimenti della Regina e Maestra di ogni creatura che ami il Signore. Regina e Maestra! Degli uomini. Ma anche degli angeli . Vi sono misteri che voi non sapete, che non ci è concesso di svelare completamente. Ma sollevarne un velo è concesso perché qualche anima molto amata ne goda. Ed io lo sollevo per te. Un lembo di velo. Dall'ostacolo rimosso ti si concederà di affissare lo sguardo spirituale sull'infinita Luce che è il Cielo, e nella Luce meglio comprenderai . Guarda, ascolta e sii beata .
Quando il peccato di Lucifero sconvolse l'ordine del Paradiso e travolse nel disordine gli spiriti meno fedeli, un grande orrore ci percosse tutti, quasi che qualcosa si fosse lacerato, si fosse distrutto, e senza speranza di vederlo risorgere più. In realtà ciò era. Si era distrutta quella completa carità che prima era sola esistente lassù, ed era crollata in una voragine dalla quale uscivano fetori d'Inferno.
Si era distrutta l'assoluta carità degli angeli, ed era sorto l'Odio. Sbigottiti, come lo si può essere in Cielo , noi, i fedeli al Signore, piangemmo per il dolore di Dio e per il corruccio suo. Piangemmo sulla manomessa pace del Paradiso , sull'ordine violato, sulla fragilità degli spiriti. Non ci sentimmo più sicuri essere impeccabili, perché fatti di puro spirito. Lucifero e i suoi uguali ci avevano provato che anche l'angelo può peccare e divenire demonio. Sentimmo che la superbia poteva - era latente - e poteva svilupparsi in noi. Tememmo che nessuno fuorché Dio, potesse resistere ad essa se Lucifero aveva ad essi ceduto. Tremammo per queste forze oscure che non pensavamo potessero invaderci, che potrei dire: ignoravamo che esistessero, e che brutalmente ci si disvelavano. Abbattuti, ci chiedevamo, con palpiti di luce: "Ma dunque l'esser così puri non serve? Chi mai allora darà a Dio l'amore che Egli esige e merita, se anche, noi siamo soggetti a peccare ?".
Ecco allora che, alzando il nostro contemplare dall'abisso e dalla desolazione alla Divinità, e fissando il suo Splendore, con un timore sino allora ignorato, contemplammo la seconda Rivelazione del Pensiero Eterno. E se per la conoscenza della prima venne il Disordine creato dai superbi che non vollero adorare la Parola Divina, per la conoscenza della seconda* tornò in noi la pace che si era turbata. Vedemmo Maria nel Pensiero eterno. Vederla e possedere quella sapienza che è conforto, sicurezza, e pace, fu una sola cosa. Salutammo la futura nostra Regina con il canto della nostra Luce, e la contemplammo nelle sue perfezioni gratuite e volontarie.
Oh! bellezza di quell'attimo in cui a conforto dei suoi Angeli l'Eterno presentò ad essi la gemma del suo Amore e della sua Potenza! E la vedemmo umile tanto da riparare da sé sola ogni superbia di creatura. Ci fu maestra da allora nel non fare dei doni uno strumento di rovina. Non la sua corporea effige, ma la sua spiritualità ci parlò senza parola, e da ogni pensiero di superbia fummo preservati per aver contemplata per un attimo, nel Pensiero di Dio, l'Umilissima soavità di quella fulgida rivelazione. Per secoli e secoli, per l'eternità, gioimmo e gioiamo e gioiremo del possedere Colei che avevamo spiritualmente contemplata. La Gioia di Dio è la nostra gioia e noi ci teniamo nella sua Luce per essere di essa compenetrati e per dare gioia e gloria a Colui che ci ha creati. Ora dunque ripieni dei suoi stessi palpiti meditiamo la Liturgia che parla di Lei.
"Con gioia"...

Seconda strofa

Poesia Maria, insegnami la via,
con la tua dolce fantasia.
Come ti creò, Maria,
quel Dio che scelse te come suo cielo,
come sfondo al suo immenso Amore.
Proprio qui, posso riviverti
e ritrovarmi casa sua, casa tua.


Così continua Azaria: ... Carattere della vera umiltà è la vera gioia che nessuna cosa turba.
 Chi è umile in modo relativo ha sempre un motivo di turbamento anche nei suoi più schietti trionfi. Il vero e completo umile, invece, non ha turbamento di sorta. Quale che sia il dono o il trionfo che lo riveste di speciale veste, egli è gioioso e non teme, perché sa e riconosce che quanto lo fa diverso dai più non è cosa che egli si è fatta con mezzi umani, ma è cosa che viene da altre sfere e che nessuno gli può rapire. La contempla e considera come vestimento di gran valore che gli è stato dato per portarlo un tempo e che deve essere usato con quella cura che si ha per ciò che non è nostro e va reso senza lesioni a chi lo ha donato. Sa anche che questo rivestimento regale, non chiesto per avidità di apparire, gli è stato dato da una Sapienza infinita che ha giudicato bene di darlo. Non c'è dunque affanno per ottenerlo o per conservarlo.  

L'umile che è veramente tale non brama cose straordinarie e non si turba se chi ha dato leva. Dice: "Tutto è bene perché la Sapienza così vuole". Perciò l'umile è sempre nella gioia. Perché non brama, perché non è avaro di ciò che gli viene dato, perché non si sente menomato se gli vien tolto. Maria Ss. ebbe questa gioia. Dal suo nascere al suo assurgere la ebbe sulla Terra, anche fra le lacrime del suo lungo Calvario di madre del Cristo, anche sotto il mare di strazio del Calvario di suo Figlio. Ebbe, nel suo dolore che non fu simile a nessun altro, la gioia esultante di fare, sino al sacrificio totale, ciò che Dio voleva, ciò che Dio le aveva significato di pretendere da Lei da quando l'aveva rivestita con le vesti della salvezza e coperta col manto di giustizia come sposa ornata di gioielli.

Misura quale caduta sarebbe stata quella di Maria se, avendo avuto la Concezione Immacolata, la giustizia, e ogni altro gioiello divino, avesse calpestato ogni cosa per seguire la voce dell'eterno Corruttore? Ne misuri la profondità? Non ci sarebbe più stata redenzione per gli uomini non più Cielo per gli uomini, non più possesso di Dio per gli uomini. Maria vi ha dato tutto questo perché con la vera gioia degli umili ha portato le sue vesti di Beneamata dall'Eterno e ha cantato le lodi di Lui, di Lui solo, pur fra i singhiozzi e le desolazioni della Passione. Ha esultato! Che profonda parola! Ha sempre esultato magnificando con lo spirito il suo Signore , anche: quando la sua umanità conosceva lo scherno di tutto un popolo, ed era sommersa e torchiata dal suo dolore e dal dolore della sua Creatura.

Ha esultato pensando che quel suo dolore, quel dolore del suo Gesù, dava gloria a Dio salvando uomini a Dio. Sopra i gemiti della Madre, sopra i suoi lamenti di Donna, cantava la gioia del suo spirito di Corredentrice. Cantava con la sommissione a quell'ora, con la speranza nelle parole della Sapienza, con l'amore che benediceva Dio di averla trafitta. La lunga passione di Maria ha completato Maria, unendo alle grandi cose che Dio in Lei aveva fatte, le grandi cose che Ella sapeva fare per il Signore. Veramente mentre le sue viscere di Madre gridavano lo strazio della sua tortura, il suo spirito fedele cantava: "Io ti esalto, o Signore, perché mi hai protetta e non hai permesso che i miei nemici potessero rallegrarsi a mio riguardo".

Vedi che umiltà? Chiunque altro avrebbe detto: "Sono contento di aver saputo rimanere fedele anche nella prova. Sono contento di aver fatto la Volontà di Dio". Non sono queste parole di peccato. Ma un filo di orgoglio è ancora in esse. "Io sono contento perché ho fatto". L'io della creatura che si sente autore unico del bene compiuto. Maria Ss. dice: "Io ti esalto perché Tu mi hai protetta". Dà a Dio il merito di averla tenuta sana in quelle ore di lotta... 

Ritornello o quarta parte con cambiamento di tema

 Dio può rinascere quaggiù
ogni volta che ci sei tu, Maria,
in chi ripete insieme a te
quel “sì” libero e sincero,
quando c’è da stare sotto ad una croce,
vicino a quel fratello nel dolore… Ci sei tu,
che non sei rimasta come è rimasto Lui: Eucaristia,
Una voce chiara disse: “Maria non c’è, ma la voglio rivedere in te”.
E ci sarà, saremo noi, altre Maria,
che daranno Dio al mondo
per far rivivere chi vita non ha più.


Continua Azaria: ... Dio aveva preparata una degna dimora al suo Verbo. Ma Maria ha saputo serbare quella dimora degna di Dio, che in lei doveva incarnarsi. Imitatela, o creature. In misura minore, come si conviene a voi, che non dovete concepire il Cristo, ma per quanto vi è necessario a portare il Cristo in voi, Dio vi dà i mezzi ed i doni atti a fare di voi dei templi e altari dimora del vostro cuore degna del Santo che chiede di entrare in voi per godere di voi e vivere fra i figli degli uomini, da Lui amati senza misura.

E se non avete saputo imitarla, e la vostra dimora è ormai una dimora profanata o smantellata dai troppi che l'hanno abitata, ricostruitela in Maria che è l'amabile e instancabile Madre che genera i figli al Signore , perché attraverso a Maria si va alla Vita, e perciò, chi è languente o morto e non osa alzare gli occhi al Signore, può tornare vivo e gradevole all'Eterno se entra nel Seno, nel Cuore che hanno dato al mondo il Salvatore.

Il Signore Gesù ti ha spiegato la luce del capitolo sapienziale. Io non mi permetto di parlare dove Egli ha parlato. Ma a conferma del mio dire ti faccio notare le parole che la Sapienza applica a Maria: "La mia delizia è stare coi figli degli uomini"-  Con questi figli, che le sono costati tanto pianto. Ma è delle vere Madri piangere e amare, e amare per quanto si è pianto, amare tanto da portare all'amore, piangere tanto da convertire i perversi.

Perché troverebbe delizia a stare fra gli uomini - Ma considerate quanto, nella già piena di Grazia, e perciò di Sapienza, avrà lasciato la Parola portata per nove mesi nel Seno, e sul seno per tanti anni. Sul seno nell'infanzia e puerizia, e nella morte, nel Cuore purissimo per 33 anni. Mai è stato inerte Dio-Figlio per la sua amabile Madre. Mai, Egli che non è mai inattivo neppur coi colpevoli uomini...

 Terza strofa

Maria, una scia ti segue in quella via,
come una grande sinfonia. Figli tuoi siamo, Maria,
nati così, dal tuo dolore intenso,
da quell’Amore eterno crocifisso.
Proprio qui, possiamo riviverti per poi entrare nel tuo Cielo, Maria.


Conclude così Azaria: ... Perciò tutta la Sapienza si è fusa con tutta la Purezza, e Maria non può che parlare con la parola di Dio, con quella parola che il Cristo ha detto Vita di chi l'ascolta. Canta Maria, Lei che sa ciò che è in Lei: "Beato l'uomo che mi ascolta e veglia alla mia porta e attende all'ingresso della mia casa". Abitacolo di Dio, Ella sa che chi in Lei entra trova Dio. Ossia, così come Ella canta: "Chi troverà Lei avrà trovata la Vita e riceverà dal Signore la salute".
Veramente chi vive in Lei ha salute, vita, sapienza, gloria, letizia e onore perché Ella è tutto questo, avendo le sue radici in Dio stesso, fondata come è sul monte di Dio per esserne il Tempio, amata più di ogni altra creatura dal Signore Altissimo, dovendo Essa in eterno essere la Madre dell'Uomo. 

 Oh! parola poco meditata, meno ancora compresa, nella quale è compendiata tutta la figura di Maria. Cosa è Maria? É la Riparatrice . Ella annulla Eva. Ella riporta le cose sconvolte al punto dove erano quando le sconvolse il Serpente maligno ed Eva imprudente.
L'angelo la saluta: "Ave".
Si dice che Ave è il capovolgimento di Eva . Ma Ave è ancora un'eco che ricorda il Nome Ss. di Dio, così come lo ricorda ancor più vivamente, e come te l'ho spiegato, il nome del Verbo: Jeoscué. Nel tetragramma sacro che ì figli del Popolo di Dio avevano formato per pronunciare nel segreto tempio dello spirito l'irripetibile Nome, già è Ave . Il principio della parola con cui Dio mandò a far della Tutta Bella la Santa Madre e Corredentrice. Ave: quasi che, come realmente avvenne, Egli annunciandosi col suo Nome, entrasse a farsi carne in un seno, nell'Unico Seno che poteva contenere l'Unico.

Ave, Maria, Madre dell'Uomo come Eva, più di Eva , che hai riportato l'uomo, attraverso all'Uomo, alla sua Patria, alla sua eredità, alla sua figliolanza, alla sua Gioia.
Ave, Maria, Seno di santità in cui è rideposto il seme della Specie, perché l'eterno Abramo abbia i figli di cui l'invidia satanica lo aveva fatto sterile. Ave, Maria, Madre "Deipara" del Primogenito eterno, Madre pietosa dell'Umanità, lavata nel suo pianto e nel Sangue che è tuo sangue.
Ave, Maria, Perla del Cielo, Luce di Stella, Bellezza soave, Pace di Dio. Ave, Maria piena di Grazia in cui è il Signore, mai divisa da Lui che in Te prende le sue delizie e i suoi riposi. Ave, Maria, Donna benedetta fra tutte le, donne, amore vivente, fatta dall'Amore sposa all’Amore, Madre dell’Amore. In Te purezza, in Te Pace, in Te Sapienza, in Te ubbidienza, in Te umiltà, in Te perfette le tre e le quattro virtù ... 

Maria, il Cielo delira d'amore nel contemplare Maria. Il suo canto aumenta sino a note incomparabili. Nessun mortale, per santo che sia, può comprendere cosa sia per tutto il Cielo Maria. Tutte le cose sono state fatte per il Verbo. Ma anche tutte le opere più grandi sono state fatte dall'Amore Eterno in Maria e per Maria . Perché Colui che è potente l'ha amata senza limite, e l'ama. E la Potenza di Dio sta nelle sue mani di Giglio purissimo per essere sparsa su chi a Lei ricorre.
Ave! Ave! Ave! Maria!... ».


Davvero questa pagina ci "alza un velo" sulla bellezza e la grandezza di Maria. Gli occhi di Azaria, ci lasciano percepire, sempre per donazione di Dio, un'altra coprensione del mistero che è la Madre di Dio e della umanità redenta.

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...