lunedì 5 giugno 2017

"Intendere in tenda" e "Legale, illegale"

Nel 2007 ebbi la possibilità di condurre un POR (Programma Operativo Regionale) in un Istituto della nostra città. Con 11 ragazzi di vari istituti, ho fatto fare un percorso educativo sulla comunicazione e la legalità. Insieme a loro abbiamo costruito e realizzato una trasmissione televisiva sulla legalità a cui abbiamo aggiunto la sigla iniziale e la sigla finale rispettivamente dal titolo: "Intendere in tenda" e "Legale illegale".
Sia la prima che la seconda sono nate dall'interazione coi ragazzi e dalle loro domande. Più facevamo capire loro le argomentazioni attorno alla legalità e  all'illegalità e più cresceva in loro la consapevolezza delle dinamiche sociali dei nostri contesti intrisi di corruttela. La corruzione è entrata a far parte del bagaglio culturale e la si subisce quasi con rassegnazione.
Ascoltiamo la canzone col video che riassume anche tutto il POR.

Video di "Intendere in tenda" canzone del 2007

Ricordo che, lavorare per questo POR, fu una bellissima esperienza che ci vedeva impegnati un pomeriggio a settimana in cui approfondivamo una serie di argomenti sulla legalità e sulla comunicazione massmediale. I ragazzi un poco alla volta diventarono coscienti delle opportunità che danno i mass media, ma anche dei loro limiti e difetti. Impararono le tecniche fotografiche e quelle video fino ad essere capaci col mio aiuto a metter su una trasmissione televisiva che realizzammo nello studio di un fotografo che ci collaborava per il POR, Salvatore Monticelli. 

Fu una bellissima avventura, perché dopo tanta teoria e pratica andammo a intervistare diverse personalità: Tano Grasso allora presidente della FAI, ora presidente onorario; il senatore Tommaso Sodano; il Sindaco di allora di Pomigliano D'Arco, Antonio Della Ratta ed altri di cui non ricordo il nome, ma soprattutto partimmo da una storia che allora si stava svolgendo davanti alla fabbrica della AVIO S.p. A. C'erano alcuni operai che vivevano in una tenda ubicata sul marciapiede difronte all'ingresso della fabbrica. Protestavano perché ingiustamente licenziati. Anche noi della parrocchia con don Peppino Gambardella, sempre a fianco degli operai delle fabbriche pomiglianesi, partecipavamo a tutte le manifestazioni. Vennero diversi artisti a fare un concerto; venne Dario Fò e Franca Rame a dare il loro contributo e tanti altri. Anche noi facemmo ruotare tutto il POR attorno alla "tenda della solidarietà" per questo la canzone iniziale, parafrasando le parole di Gesù: "Chi ha orecchie per intendere intenda" (Mc 4, 9), l'abbiamo chiamata "Intendere in tenda".

Ora entriamo nel testo della sigla iniziale: "Intendere in tenda" cantata dagli undici ragazzi del POR e dagli animatori che mi collaboravano: Giulia Romano e Daniele Luongo. L'arrangiamento venne realizzato per entrambe le canzoni da Franco Cleopatra, grande e importante musicista e arrangiatore pomiglianese.

Il titolo: Intendere in-tenda, l'abbiamo già spiegato. Aggiungo solo il doppio significato che può avere la parola "in-tenda", ossia: che tu possa capire; ma anche, entra nella tenda.

Oh, oh… Anche questo "oh oh" articolato ha un suo significato. Serve subito per coinvolgere, ma anche per far memorizzare il motivo del ritornello.

Prima strofa.

Intendo dire che la vita non è sempre facile,
si semina granturco e si raccoglie patate.
Intendo dire che la vita non è sempre stabile,
si semina in un modo e si raccoglie il "nada".

 
Oh, oh…

 Le strofe avevano una melodia, ma ai ragazzi piacque più cantarle a RAP. Vedemmo che davvero funzionavano di più, anzi, il messaggio in RAP era proprio più diretto. 
La prima strofa sottolinea il negativo dell'esistenza, proprio l'esperienza che stavano facendo quegli operai sotto la tenda. La vita non è facile e quante volte semini una cosa e ne raccogli un'altra, anzi a volte sembra di non raccogliere nulla, nemmeno un poco di solidarietà. Ma nel caso in questione di solidarietà ce ne fu tanta e tutti gli operai vennero riassunti. I diritti allora, dopo aver fatto bene il proprio dovere, vanno difesi a denti stretti.

Seconda strofa

Se Sali a far politica ricordati chi sei,
sei figlio della gente e non dell’egoista casta.
Se fai già politica, ricordati chi sei,
non fare l’arrogante, ché ti vomiteranno.

Fortissima la frase: "Se sali a far politica ricordati chi sei, sei figlio della gente e non dell'egoista casta". E' davvero impressionante come dei ragazzi tra i 15 e 17 anni, abbiamo potuto concepire una frase così pregnante e così vera, dopo aver certo ascoltato noi animatori, su tante questioni e su quanto si delineava in quello scorcio di estate 2007 in Italia. Il "Berlusconismo" era allo zenit e le bugie all'ordine del giono. La politica era scollata ancor più dalla realtà e GRILLO cominciava coi vari "VAFFA" (8 settembre 2007) a cui anch'io, stanco della malapolitica, guardavo con simpatia. Mi dicevo, dopotutto è l'unico che dice una verità.  Dopo 10 anni, siamo nel 2017, cosa è cambiato? Invece di avere il berlusconismo di destra, c'è quello di sinistra più bugiardo ancora e pappone e con Grillo che ha fondato un Movimento politico, che ancora non è ben definito. L'unica cosa positiva è che da Pomigliano è uscito l'on. Luigi Di Maio, mio parrocchiano, che è sempre molto gentile con noi suoi parroci, soprattutto con don Peppino.
Dunque per la maggior parte dei politici è vera la frase: "Se sali a far politica ricordati chi sei, sei figlio della gente e non dell'egoista casta".  
Spero vivamente in una conversione generale verso il "bene comune" di tutti i politici.
L'altra cosa che caratterizza i nostri politici, se non è il disinteresse verso "bene pubblico", è certamente l'arroganza. Certe posture da dittatori sono sotto ai nostri occhi tutti i giorni e così le caratteristiche deambulazioni o pseudocamminate, che fanno presagire arroganza e disprezzo per la verità e per gli interessi del popolo.

Il ritornello

Chi ha orecchie per intendere intenda…
intenda in tenda, entra in tenda.

Dopo tutto lo sfacelo che c'è e dopo aver capito che c'è poco da salvare a chi rivolgersi? Bisogna entrare nella tenda. La tenda degli operai licenziati? Nella tenda che è la povera Italia bistrattata da tutti i potenti? Ma quando questo popolo comincerà a essere popolo e a togliersi di dosso le piattole delle lobby e dei banchieri mangioni? 
Occorrono certamente uomini nuovi, che potrebbero nascere  dove ci sono comunità cristiane vive, ma abbiamo visto come essi pur standosi nei diversi schieramenti, hanno fatto il gioco dei "sempre gli stessi". Pochi volti nuovi, pochi politici con la "P" maiuscola. Insomma una tragedia itliana ma forse europea.
Gesù ripete ancora: "Chi ha orecchi per intendere intenda". Papa Francesco in visita a Genova ha fatto delle strigliatine... agli imprenditoi che diventano "speculatori" e agli operai che si arrendono accettando il "ricatto" e così conclude: 

"Se svendiamo il lavoro al consumo, con il lavoro presto svenderemo anche tutte queste sue parole sorelle: dignità, rispetto, onore, libertà. Non dobbiamo permetterlo, e dobbiamo continuare a chiedere il lavoro, a generarlo, a stimarlo, ad amarlo. Anche a pregarlo: molte delle preghiere più belle dei nostri genitori e nonni erano preghiere del lavoro, imparate e recitate prima, dopo e durante il lavoro. Il lavoro è amico della preghiera; il lavoro è presente tutti i giorni nell’Eucaristia, i cui doni sono frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Un mondo che non conosce più i valori e il valore del lavoro, non capisce più neanche l’Eucaristia, la preghiera vera e umile delle lavoratrici e dei lavoratori. I campi, il mare, le fabbriche sono sempre stati “altari” dai quali si sono alzate preghiere belle e pure, che Dio ha colto e raccolto. Preghiere dette e recitate da chi sapeva e voleva pregare ma anche preghiere dette con le mani, con il sudore, con la fatica del lavoro da chi non sapeva pregare con la bocca. Dio ha accolto anche queste e continua ad accoglierle anche oggi.
Per questo, vorrei terminare questo dialogo con una preghiera: è una preghiera antica, il “Vieni, Santo Spirito”, che è anche una preghiera del lavoro e per il lavoro.
“Vieni, Santo Spirito, 
manda a noi un raggio di luce.
Vieni, padre dei poveri,
Padre dei lavoratori e delle lavoratrici.
Vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
Lava ciò che è sporco, 
bagna ciò che arido, 
sana ciò che sanguina;
piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido, 
drizza ciò che è sviato.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Amen”."

Anche il Papa non trova altro che affidarsi a Dio, perché non c'è la materia prima: gli uomini nuovi, gli uomini veri, i veri credenti, i veri lottatori. Tra i vescovi, non si distingue nessuno, tra i preti qualcuno... ma come sappiamo un prete da solo non rappresenta tutta la Chiesa. Anche il Papa, se lasciato da solo, non può molto. Negli ultimi tempi, dove sono le voci coraggiose di chi denuncia il marcio nella società italiana? Non si è più spesso: "attacca o ciuccio addò vò a padron", per riceverne privilegi e sconti fiscali?
"Quando tornerò - dice Gesù - troverò la fede sulla terra?". Io parafraserei così: "Quando tornerò troverò una Chiesa a fianco degli ultimi e che creda ancora nella Resurrezione?".

Terza strofa

Entra pure in tenda, benvenuto a te e a i tuoi,
qui ci opponiamo a un mondo che si vende al dio profitto.
Le lobby di potere e i fondi monetari,
promettono lavoro, ma è solo precariato.

Oh, oh…

Nel discorso a Genova al mondo del lavoro, Papa Francesco parla proprio del mondo dell'economia e dell'imprenditoria che va verso la speculazione e non verso l'umanizzazione. 

"Una malattia dell’economia è la progressiva trasformazione degli imprenditori in speculatori. L’imprenditore non va assolutamente confuso con lo speculatore: sono due tipi diversi. L’imprenditore non deve confondersi con lo speculatore: lo speculatore è una figura simile a quella che Gesù nel Vangelo chiama “mercenario”, per contrapporlo al Buon Pastore. Lo speculatore non ama la sua azienda, non ama i lavoratori, ma vede azienda e lavoratori solo come mezzi per fare profitto. Usa, usa azienda e lavoratori per fare profitto. Licenziare, chiudere, spostare l’azienda non gli crea alcun problema, perché lo speculatore usa, strumentalizza, “mangia” persone e mezzi per i suoi obiettivi di profitto. Quando l’economia è abitata invece da buoni imprenditori, le imprese sono amiche della gente e anche dei poveri. Quando passa nelle mani degli speculatori, tutto si rovina. Con lo speculatore, l’economia perde volto e perde i volti. E’ un’economia senza volti. Un’economia astratta. Dietro le decisioni dello speculatore non ci sono persone e quindi non si vedono le persone da licenziare e da tagliare. Quando l’economia perde contatto con i volti delle persone concrete, essa stessa diventa un’economia senza volto e quindi un’economia spietata. Bisogna temere gli speculatori, non gli imprenditori; no, non temere gli imprenditori perché ce ne sono tanti bravi! No. Temere gli speculatori. Ma paradossalmente, qualche volte il sistema politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede nel lavoro. Perché? Perché crea burocrazia e controlli partendo dall’ipotesi che gli attori dell’economia siano speculatori, e così chi non lo è rimane svantaggiato e chi lo è riesce a trovare i mezzi per eludere i controlli e raggiungere i suoi obiettivi. Si sa che regolamenti e leggi pensati per i disonesti finiscono per penalizzare gli onesti. E oggi ci sono tanti veri imprenditori, imprenditori onesti che amano i loro lavoratori, che amano l’impresa, che lavorano accanto a loro per portare avanti l’impresa, e questi sono i più svantaggiati da queste politiche che favoriscono gli speculatori. Ma gli imprenditori onesti e virtuosi vanno avanti, alla fine, nonostante tutto. Mi piace citare a questo proposito una bella frase di Luigi Einaudi, economista e presidente della Repubblica Italiana. Scriveva: “Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. E’ la vocazione naturale che li spinge, non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con gli altri impegni”. Hanno quella mistica dell’amore…"

Credo anch'io, poi, che il consumismo nato in America ed esportato in modo globale, sia davvero l'idolo da abbattere, perché se non lo si fa finirà per farci soccombere tutti. I due estremi: consumismo e socialismo comunista (ipocrita anche questo), non hanno giovato e non giovano all'umanità. Dopo venti secoli, l'umanità ha smarrito di nuovo l'unica via possibile: Cristo Gesù. Chissà se adesso il Padreterno darà il tempo per un nuovo "riscatto"?
 
Quarta strofa

Entra pure in tenda, benvenuto a te e  ai tuoi,
formiamo un nuovo popolo di gente che già spera,
al centro la persona e la sua dignità
è giunto il tempo e l’ora di farglielo…

Lo auspichiamo da tanto questo "nuovo popolo" che nessuno ancora è riuscito a mettere insieme. Ogni volta che nasce qualcosa, quando arriva al Parlamento cambia natura. Adesso è il momento dei 5 stelle, che stanno già metamorfizzandosi rispetto a quanto predicavano all'inizio. Ma che palude è Montecitorio? Lì, prima o poi, tutti si beccano la "poterite", la "denarite", l'arroganzite...
Certo è che ogni volta che nasce un guru in Italia, viene subito demolito dalle circostanze... Credo perché non c'è nessuno che abbia a fondamento Dio. Non un'idea di Dio, che pure diverrebbe idolo, ma una fede radicata nella "mistica dell'amore" come la chiama Papa Francesco, radicata nell'esperienza dell'amore concreto e fattivo e non ideologico e ipocrita: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli." (Mt 7, 21).
 
Ritornello con intreccio con un detto napoletano.

Nun sputà cielo che nfaccia te torna…
Chi ha orecchie per intendere intenda

"Nun sputà cielo che nfaccia te torna" (traduzione: non sputare in cielo perché in faccia ti torna". E' un detto intriso di grande sapienza che si collega a un'altra frase del Vangelo: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40). Dunque se tratti male un tuo fratello ti dovrai attendere un ceffone dall'alto... e non potrai dire che non te l'aveva detto... per questo "chi ha orecchi per intendere, intenda".

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La canzone "Intendere in tenda", sigla della trasmissione televisiva creata coi ragazzi del PON sulla "Comunicazione mass mediale e la legalità", si ricollega alla sigla finale dal titolo: Legale illegale.
Ascoltiamola.
Video di "Legale illegale" 2007.

Allora confezionammo la trasmissione solo in alcuni DVD che consegnammo ai ragazzi e alla scuola come frutto del lavoro svolto. Riporto di seguito il testo della canzone: 

Rif iniziale

Legale, illegale…

Prima strofa

Quanto è difficile trovare
mani pulite e limpide:
i soliti furbetti, politici in cravatta,
pieni di “ecoballe”
inventate a tavolino
per calmare il popolino


Legale, illegale…

Seconda strofa

Quanto è difficile capire,
i discorsi dei politici corrotti.
Promettono paradisi,
ma solo per sé, quelli fiscali.
E noi tra tasse e munnezza,
e aria poco salubre…


Ritornello

Legale, illegale son gatte da pelare,
arance da sbucciare. Legale, illegale.
Legale, illegale. Son rogne da sanare,
cuori da reinventare. Legale, illegale.


Terza strofa

Quanto è difficile sapere
Cosa passa nel cappello della gente.
Oramai non spera più e non ce la fa più
a sopportare il peso,
delle corruttele dei faccendieri
e gl’indici di borsa
che fanno ricchi sempre i più ricchi.


Quarta strofa

Legale, illegale son gatte da pelare,
arance da sbucciare. Legale, illegale.
Legale, illegale Son rogne da sanare,
cuori da reinventare. Legale, illegale.
Legale, illegale… Legale, illegale.


Special

Legateli e buttateli
nella fornace… (dove sarà pianto e stridore di tenti…)

 Ecco la trasmisione...


Alla prossima canzone per riflettere sulla realtà scristianizzata...