mercoledì 28 settembre 2016

Quando torneró

Quanto dolore in questa canzone!
Il dolore che scaturisce dal vedere tanti "addetti ai lavori" di Santa Madre Chiesa invischiati nelle cose del mondo dimentichi della frase del Signore: "Il Figlio dell'uomo quando verrà troverà la fede sulla terra?" (Lc 18, 8). La colpa mica sarà solo della secolarizzazione, del relativismo? Penso sia soprattutto per i peccati degli addetti ai lavori...
Ascoltiamo la canzone e chi può guardi su youtube anche il video...



E' presente nel CD "In fondo all'anima"

Prima strofa

Quale Dio mi dai,
tu che non vivi?
Dici d’essere amore,
ma non lo dai;
dici d’essere dare,
ma non lo sei.

In uno scritto di M.Valtorta Gesù dice: 

"Or dunque ascoltate, e voi e voi, apostoli e discepoli. Voi apostoli avete già sentito questi concetti. Ma ora li capirete con più profondità. Voi discepoli non li avete ancora uditi o ne avete udito frammenti. E vi necessita di scolpirveli nel cuore. Perché Io sempre più vi userò, dato che sempre più cresce il gregge di Cristo. Perché il mondo sempre più vi assalirà, crescendo in esso i lupi contro Me Pastore e contro il mio gregge, ed Io voglio mettervi in mano le armi di difesa della Dottrina e del gregge mio. Quanto basta al gregge non basta a voi, piccoli pastori. 
Se è lecito alle pecore di commettere errori, brucando erbe che fanno amaro il sangue o folle il desiderio, non è lecito che voi commettiate gli stessi errori, portando molto gregge a rovina. Perché pensate che là dove è un pastore idolo periscono per veleno le pecore o per assalto di lupi.
7Voi siete il sale della terra e la luce del mondo. 
Ma se falliste alla vostra missione diverreste un insipido e inutile sale. Nulla più potrebbe ridarvi sapore, posto che Dio non ve l'ha potuto dare, posto che avendolo avuto in dono voi lo avete dissalato lavandolo con le insipide e sporche acque dell'umanità, addolcendolo con il corrotto dolciore del senso, mescolando al puro sale di Dio detriti e detriti di superbia, avarizia, gola, lussuria, ira, accidia, di modo che risulta un granello di sale ogni sette volte sette granelli di ogni singolo vizio. Il vostro sale allora non è che una mescolanza di pietre in cui si sperde il misero granello sperduto, di pietre che stridono sotto il dente, che lasciano in bocca sapore di terra e fanno ripugnante e sgradito il cibo. Neppur più per usi inferiori è buono, ché farebbe nocumento anche alle missioni umane un sapere infuso nei sette vizi. 
E allora il sale non serve che ad essere sparso e calpestato sotto i piedi incuranti del popolo. Quanto, quanto popolo potrà calpestare così gli uomini di Dio! Perché questi vocati avranno permesso al popolo di calpestarli incurante, dato che non sono più sostanza alla quale si accorre per avere sapore di elette, di celesti cose, ma saranno unicamente detriti.

Seconda strofa
Quale Chiesa mi dai,
credente del 2000,
ricca, fiacca, ventosa,
né madre e né sposa.
Quale Chiesa mi dai,
quale Chiesa mi dai?



Voi siete la luce del mondo. Voi siete come questo culmine che fu l'ultimo a perdere il sole ed è il primo a inargentarsi di luna. Chi è posto in alto brilla ed è visto perché l'occhio anche più svagato si posa qualche volta sulle alture. Direi che l'occhio materiale, che viene detto specchio dell'anima, riflette l'anelito dell'anima, l'anelito inavvertito spesso ma sempre vivente finché l'uomo non è un demone, l'anelito dell'alto, dell'alto dove la istintiva ragione colloca l'Altissimo. E cercando i Cieli alza, almeno qualche volta nella vita, l'occhio alle altezze.

Vi prego di ricordarvi di ciò che facciamo tutti, fin dalla fanciullezza, entrando in Gerusalemme. Dove corrono gli sguardi? Al monte Moria, incoronato dal trionfo di marmo e oro del Tempio. E che, quando siamo nel recinto dello stesso? Di guardare le cupole preziose che splendono al sole. Quanto bello è nel sacro recinto, sparso nei suoi atrii, nei suoi portici e cortili! Ma l'occhio corre lassù. Ancora vi prego ricordarvi di quando si è in cammino. Dove va il nostro occhio, quasi per dimenticare la lunghezza del cammino, la monotonia, la stanchezza, il calore o il fango? Alle cime, anche se piccole, anche se lontane. E con che sollievo le vediamo apparire se siamo in una pianura piatta e uniforme! Qui è fango? Là è nitore. Qui è afa? Là è frescura. Qui è limitazione all'occhio? Là è ampiezza. E solo a guardarle ci sembra meno caldo il giorno, meno viscido il fango, meno triste l'andare. Se poi una città splende in cima al monte, ecco che allora non vi è occhio che non l'ammiri. Si direbbe che anche un luogo da poco si abbelli se si posa, quasi aereo, sul culmine di una montagna. Ed è per questo che nella vera e nelle false religioni, sol che si sia potuto, si sono posti i templi in alto e, se un colle od un monte non c'era, si è fatto ad essi un piedestallo di pietre, costruendo a fatica di braccia l'elevazione su cui posare il tempio. Perché si fa questo? Perché si vuole che il tempio sia visto per richiamare con la sua vista il pensiero a Dio. 

Ritornello

Quando tornerò ci sarà più fede,
quando tornerò ci sarà chi muore
per l’onestà o per la verità
o per invidia, per avidità:
è una vecchia e nuova povertà
di questa mia umanità…


Ugualmente ho detto che voi siete una luce. Chi accende un lume a sera in una casa dove lo mette? Nel buco sotto il forno? Nella caverna che fa da cantina? O chiuso dentro un cassapanco? O anche semplicemente e solamente lo si opprime col moggio? No. Perché allora sarebbe inutile accenderlo. Ma si pone il lume sull'alto di una mensola, o lo si appende al suo portalume perché essendo alto rischiari tutta la stanza e illumini tutti gli abitanti in essa. Ma appunto perché ciò che è posto in alto ha incarico di ricordare Iddio e di fare luce, deve essere all'altezza del suo compito.

Voi dovete ricordare il Dio vero.  

Fate allora di non avere in voi il paganesimo settemplice. Altrimenti diverreste alti luoghi profani con boschetti sacri a questo o quel dio e trascinereste nel vostro paganesimo coloro che vi guardano come templi di Dio.
Voi dovete portare la luce di Dio. Un lucignolo sporco, un lucignolo non nutrito di olio, fuma e non fa luce, puzza e non illumina. Una lampada nascosta dietro un quarzo sudicio non crea la leggiadria splendida, non crea il fulgido giuoco della luce sul lucido minerale. Ma langue dietro il velo di nero fumo che fa opaco il diamantifero riparo.
La luce di Dio splende là dove è solerte la volontà a pulire giornalmente dalle scorie che lo stesso lavoro, coi suoi contatti, e reazioni, e delusioni, produce. 
La luce di Dio splende là dove il lucignolo è immerso in abbondante liquido di orazione e di carità. 
La luce di Dio si moltiplica in infiniti splendori, quante sono le perfezioni di Dio delle quali ognuna suscita nel santo una virtù esercitata eroicamente, se il servo di Dio tiene netto il quarzo inattaccabile della sua anima dal nero fumo di ogni fumigante mala passione. Inattaccabile quarzo. Inattaccabile! (Gesù tuona in questa chiusa e la voce rimbomba nell'anfiteatro naturale). 
Solo Dio ha il diritto e il potere di rigare quel cristallo, di scriverci sopra col diamante del suo volere il suo santissimo Nome. Allora quel Nome diviene ornamento che segna un più vivo sfaccettare di soprannaturali bellezze sul quarzo purissimo.
  
Ma se lo stolto servo del Signore, perdendo il controllo di sé e la vista della sua missione, tutta unicamente sovrannaturale, si lascia incidere falsi ornamenti, sgraffi e non incisioni, misteriose e sataniche cifre fatte dall'artiglio di fuoco di Satana, allora no, che la lampada mirabile non splende più bella e sempre integra, ma si crepa e rovina, soffocando sotto i detriti del cristallo scheggiato la fiamma, o se non si crepa fa un groviglio di segni di inequivocabile natura nei quali si deposita la fuligine e si insinua e corrompe. 

Terza strofa

Quale volto mi dai,
tu che non vivi?
Troppo tempo allo specchio
senza guardarti in faccia,
nello scheletro un buco,
niente amore che batte.


Guai, tre volte guai ai pastori che perdono la carità, che si rifiutano di ascendere giorno per giorno per portare in alto il gregge che attende la loro ascesi per ascendere. Io li percuote- rò abbattendoli dal loro posto e spegnendo del tutto il loro fumo.
Guai, tre volte guai ai maestri che ripudiano la Sapienza per saturarsi di scienza sovente contraria, sempre superba, talora satanica, perché li fa uomini mentre - udite e ritenete - men- tre se ogni uomo ha destino di divenire simile a Dio, con la santificazione che fa dell'uomo un figlio di Dio, il maestro, il sacerdote ne dovrebbe avere già l'aspetto dalla terra, e questo solo, di figlio di Dio. Di creatura tutt'anima e perfezione dovrebbe avere aspetto. Dovrebbe avere, per aspirare a Dio i suoi discepoli. Anatema ai maestri di soprannaturale dottrina che divengo- no idoli di umano sapere.
Guai, sette volte guai ai morti allo spirito fra i miei sacerdoti, a quelli che col loro insapore, col loro tepore di carne mal viva, col loro sonno pieno di allucinate apparizioni di tutto ciò che è fuorché Dio uno e trino, pieno di calcoli di tutto ciò che è fuorché soprumano desiderio di au- mentare le ricchezze dei cuori e di Dio, vivono umani, meschini, torpidi, trascinando nelle loro acque morte quelli che li seguono credendoli "vita".

Quarta strofa

Quale mondo mi dai,
qual domani distratto,
distrutto già sono
dai tuoi tiepidi passi.
Accendi una luce
su quel lucernario
o morirai ubriaco
del tuo stesso misfatto.


Maledizione di Dio sui corruttori del mio piccolo, amato gregge. Non a coloro che periscono per ignavia vostra, o inadempienti servi del Signore, ma a voi, di ogni ora e di ogni tempo, e per ogni contingenza e per ogni conseguenza, Io chiederò ragione e vorrò punizione.
Ricordatevi queste parole. Ed ora andate. Io salgo sulla cima. Voi dormite pure. Domani, per il gregge, il Pastore aprirà i pascoli della Verità».

Davvero esaltante e nello stesso tempo inquietante!

Secondo  e terzo ritornello (nel terzo aggiungo una frase nuova...)

Quando tornerò ci sarà più fede,
quando tornerò ci sarà chi ama
l’onestà, la verità
o quel potere di Satana:
è una vecchia e nuova povertà
di questa mia umanità…
che se mi ama risorgerà


Oggi giorno, il neofariseismo è di moda e dietro a presunta sapienza, spesso, solo o troppo umana e, spesso abbellita da belle frasi ad effetto di "pinco" o di "pallo" della cultura atea tout court, si nascondono "figuri incollettati" dediti troppo spesso a cose che non sono DIO.

Ebbene questa canzone "Quando tornerò..." è nata dopo aver digerito le prime ingiustizie di un sistema spesso bigotto e aggiungerei "corrotto" dal quale, con l'aiuto di amici-fratelli, che la sapevano più lunga di me, e fidandomi di loro, non mi hanno fatto cadere "nel fango". Anzi mi hanno aiutato a saper discernere e a saper scegliere sempre la luce. Che toccasana è stata per me la comunità sacerdotale focolarina di cui faccio parte da quando ero ancora seminarista!

Il testo intero della canzone:

Quale Dio mi dai,
tu che non vivi?
Dici d’essere amore,
ma non lo dai;
dici d’essere dare,
ma non lo sei.

Quale Chiesa mi dai,
credente del 2000,
ricca, fiacca, ventosa,
né madre e né sposa.
Quale Chiesa mi dai,
quale chiesa mi dai?

Quando tornerò ci sarà più fede,
quando tornerò ci sarà chi muore
per l’onestà o per la verità
o per invidia, per avidità:
è una vecchia e nuova povertà
di questa mia umanità…

Quale volto mi dai,
tu che non vivi?
Troppo tempo allo specchio
senza guardarti in faccia,
nello scheletro un buco,
niente amore che batte.

Quale mondo mi dai,
qual domani distratto,
distrutto già sono
dai tuoi tiepidi passi.
Accendi una luce
su quel lucernario
o morirai ubriaco
del tuo stesso misfatto.

Quando tornerò ci sarà più fede,
quando tornerò ci sarà chi ama
l’onestà, la verità
o quel potere di Satana:
è una vecchia e nuova povertà
di questa mia umanità…

Quando tornerò ci sarà più fede,
quando tornerò ci sarà chi ama
l’onestà, la verità
o quel potere di Satana:
è una vecchia e nuova povertà
di questa mia umanità…

che se mi ama risorgerà…


Che dire a chiosa di quest'altro commento a questa canzone così particolare?
Questo grido di Gesù, mi sta sempre dinanzi e mi rimprovera quando con la mente o con il cuore svicolo e mi rimette in rotta, verso l'unica meta possibile.
Mi viene da pregare il Salmo 138:

SALMO 138, 1-12  

Signore, tu mi scruti e mi conosci, *
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri, *
mi scruti quando cammino e quando riposo.

Ti sono note tutte le mie vie; †
la mia parola non è ancora sulla lingua *
e tu, Signore, già la conosci tutta.

Alle spalle e di fronte mi circondi *
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza, *
troppo alta, e io non la comprendo.

Dove andare lontano dal tuo spirito, *
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei, *
se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell'aurora *
per abitare all'estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano *
e mi afferra la tua destra.

Se dico: «Almeno l'oscurità mi copra *
e intorno a me sia la notte»;

nemmeno le tenebre per te sono oscure, †
e la notte è chiara come il giorno; *
per te le tenebre sono come luce.


E con questa preghiera concludo e mi rimetto nelle mani dell'Eterno e della sua Misericordia.
Alla prossima canzone per dare e cantare Dio.

Ecco il collegamento alla mia webTv dove si può riascoltare la puntata andata in onda su Radio Fra Le Note martedì 4 Ottobre 2016: http://livestre.am/5qZuO



 

martedì 20 settembre 2016

E la vita é così

Non E' l'ultima arrivata tra le mie canzoni (estate 2016). Ha avuto la fortuna di avere subito un arrangiamento e di essere consegnata ai destinatari:  Salvatore e  Angela per il loro 25° di matrimonio.
Detto così sembra niente, ma la storia parte da qualche anno fa, quando mi arriva una e_mail in cui Salvatore mi chiede gli accordi di una mia canzone: "Mamma Maria". Una canzone in napoletano dedicata alla Mamma Celeste, che a lui era piaciuta fino a farlo piangere. Non solo gli invio gli accordi e il testo della canzone, ma tutto il Cd in cui era inserita. Da lì nasce la nostra simpatica amicizia. Ascoltiamo "Mamma Maria"in un live di qualche anno fa...

Salvatore mi invita a cantare per un incontro diocesano dei giovani cresimandi ed io lo invito in parrocchia a dare la sua testimonianza. È sposato, ha tre figli ma soprattutto è diacono permanente e responsabile diocesano per la pastorale familiare.


Con la sua spontanea fantasia e la sua voglia di far arrivare il Vangelo a quante più persone, ha organizzato anche una band musicale: i "Giovani DAY" e va in giro ovunque lo chiamino a dare la sua testimonianza in canzoni. In un'occasione in cui dovevo cantare in un loro spettacolo propongo di accompagnarmi con la loro strumentazione, invece di usare le solite basi. Cominciamo a provare, a suonare al meglio che potevamo, soprattutto a divertirci. Arriva lo spettacolo, e poi ne arriva un altro, e poi un altro...

A giugno scorso (26 giugno 2016) mi invita a cantare le mie canzoni dedicate alla Madonna e ne nasce una preghiera-concerto, che mi ha infuso nuova linfa, nuove energie.

In quell'occasione mi comunica il sogno di realizzare uno spettacolo in cui poter duettare con Giosy Cento, Giuseppe Cionfoli e me in occasione del suo 25° di matrimonio e butta lì una richiesta: "Mi piacerebbe che mi scrivessi una canzone per l'occasione".  Non ho detto di no, ma nenache di sì. Infatti, non è che posso dire a me stesso, mettiti a tavolino e scrivi. Le canzoni, qualcuno ha scritto e cantato: "nascon da sole, son come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta sennò poi  svaniscono e non ritornano più..."( Vasco, Una canzone per te). Ebbene mentre scendevo a valle, da Castelvetere sul Calore (situato a quasi 700 metri slm) in provincia di Avellino, dalla frescura verso la calura e l'umidità pomiglianese, pensando ai racconti che Salvatore faceva della sua vita durante le sue testimonianze, mi sembrava di scorgervi tre momenti salienti.
1. L'episodio che durante il suo matrimonio s'è rivelato quasi una profezia. La macchina che doveva trasportare gli sposi dovette essere spinta. Anche la vita di Salvatore non è stata facile, molte volte si è ritrovato a spingerla con l'aiuto soprattutto di Angela, sua moglie, dei genitori e dei suoceri ed ora anche dei suoi figli. Lavorando alla ex Fiat di Avellino, ora FCA, è stato per anni in cassa integrazione e si sa che con lo stipendio dimezzato diventa tutto più difficile, ma lui non si è perso d'animo e insieme ad altri si è inventato mille cose pur di sbarcare il lunario. Quando sono andato per la Messa dell'anniversario di matrimonio il 10 settembre, mi ha raccontato, che ha di nuovo dovuto spingere la macchina... (proprio un segno del destino...)
2. Un altro episodio importante della sua vita è stato il terremoto dell'Irpinia del novembre '80. Lui, seminarista del minore, stava guardando insieme al Rettore e agli altri, la partita Juve-Inter. Se non fossero stati in quella stanza sarebbero morti tutti. Solo la parte di seminario dove erano loro rimase miracolosamente in piedi. Dunque la Provvidenza aveva deciso altro per lui. Frequentando la parroccchia e il coretto parrocchiale, la sua primaria vocazione riceve un terremoto stavolta emotivo. Si innamora follemente di Angela. Dice al Rettore i suoi sentimenti e viene aiutato a fare la cosa più giusta e la fa dopo qualche anno e dopo un bel cammino di preparazione al matrimonio dice il suo primo "Sì" condiviso da Angela. Quest'ultima di poche parole lavora, lavora, lavora, sa fare la sarta e diventa sempre più brava.
3. Quando le cose cominciano ad aggiustarsi, arriva il primo figlio, poi il secondo e matura anche il desiderio di diventare Diacono permanente. Ne parla con Angela, acconsente. Si prepara e finalmente riceve l'Ordinazione diaconale e qui il terzo episodio che descrivo nella canzone: il nuovo Sì" che "vicino a quell'altro riempie di Cielo la Vita"...
Ascoltiamo la canzone...

 

Come è nata?  
Ero tornato da Medjugorje dove mi ero scaricato di tanta tensione accumulata per un anno intero e caricato per affrontare l'ultimo impegno estivo, la festa della Madonna del Carmine e, tra una cosa e l'altra, mi viene l'ispirazione per la canzone. La butto giù come dettata da qualcuno e quando succede questa cosa mi meraviglio di me stesso, perché da una parte so che può essere una cosa che dopo mi piace, e dall'altra non vedo l'ora di finirla e rifinirla per vedere com'è e stupirmi di quanto partorito. Il giro di accordi è semplice e quando le cose sono semplici sono pure belle, lo dico per esperienza, non per saccenteria. Infatti, quando impiego molto tempo nello scrivere una canzone, alla fine nemmeno mi piace, e la lascio inesorabilmente lì finché poi non la butto nel cestino.
Nel giro di un paio d'ore ho la canzone, la canto e la ricanto più volte e poi la registro col telefonino. Avrei voluto fare una sorpresa a Salvatore, ma sono così curioso di vedere la sua reazione, che subito gliela mando per whatsApp.
Mi richiama nel giro di poco tempo raccontandomi fra i singhiozzi cosa gli era capitato. Un suo collega vedendolo in lacrime pensava che non stesse bene, lo voleva portare in infermeria...

Adesso bisognerebbe ascoltare la versione che mandai a Salvatore solo con voce e chitarra.

L'arrangiamento: mission impossible
L'estate avanzava, bisognava incastrarmi con Niki Saggiomo, il mio collaboratore per gli arrangiamenti. A Luglio so che va in ferie con moglie e figli. Mi dice: mandami l'mp3 appena ho un pò di tempo lo organizzo. Lui torna dalle ferie, ma sono io che parto per alcuni concerti a Ischia e non abbiamo il tempo di registrare la voce. Il 13 agosto mi manda la base musicale, che ascolto e riascolto per imparare a cantare bene il testo oramai pronto e aggiustato anche nelle minuzie. Faccio il concerto del 14, del 15. Il 16 mattina avevo accompagnato l'altro artista che aveva concertato con me al traghetto e al ritorno avrei voluto dormire ancora. Sento invece che devo riascoltare la base della canzone, registraci la voce il meglio possibile e inviarla a Salvatore perché m'è venuta l'idea di farla cantare anche a lui e ai figli e così almeno loro avrebbero fatto una sorpresa ad Angela.
Intanto con due amici sacerdoti di Ischia, Pasquale e Luigi, decidiamo di andare in vacanza assieme, in montagna, prendiamo contatto con Salvatore che ci propone un agriturismo vicino Castelvetere. Il 18 sera siamo lì. Il 19 mattina con Salvatore e figli, siamo nella sala prove a registrare le loro voci, anche quella di Emanuele, il più piccolo dei figli di Salvatore.
Invio i file a Niki che per la fine di Agosto ha il pezzo finito, ma la mia voce è quella registrata alla buona il 16 mattina. Occorreva andare da lui il primo settembre e cantarla, anche perché mi serviva per il 3, giorno del gran concerto con Giosy e Cionfoli.
Il primo settembre sono da Niki, ma la mia voce non esce come era uscita quella mattina del 16 agosto. E non mi ricordavo neanche più il motivo. Infatti, negli ultimi 10 giorni ero stato a Loppiano per una scuola di spiritualità e tutto avevo fatto tranne che cantare. Allora decido di lasciarci la voce del 16 mattina con l'eco della stanza da letto. Infatti Niki mi diceva: "ma perché ci hai messo questo effetto?" Ed io: "ma quale effetto?" Infatti, andando a vedere la registrazione originale non avevo aggiunto nessun effetto, mi ero solo organizzato per registrare la voce il meglio possibile. L'eco era quello della stanza senza mobilio dove c'era solo il letto e un tavolo e qualche sedia. Infatti, quando mi reco a Ischia dai miei amici sacerdoti non vado mai all'hotel cinque stelle, ma sempre in case che qualcuno mette a disposizione per carità fraterma e tutto il resto è scoutismo spartano.

Anche il video
Quando il 2 settembre vado a fare le prove a Castelvetere, Salvatore non contento della canzone oramai finita, mi chiede: "Non me lo fai il video?". Non dico di nò, ma solo: "Se c'è tempo lo farò". La mattinata del tre settembre, seleziono dei video da internet che mi sembravano buoni e intonati al tema, Salvatore mi manda il video della macchina spinta durante il suo matrimonio e qualche foto, per l'una riesco a finire il video. Ci metto le parole, mi sembra abbastanza buono. 

La sera del tre arrivo sul posto del concerto e trovo Salvatore che era disperato perché non funzionavano alcune casse. Gli dico: "Hai fatto la benedizione a tutto?". E lui:"Non ci ho pensato". Allora benediciamo tutto. Benedico tutti gli strumenti, si trova il problema e le casse funzionano. Si finisce di montare e finalmente si fa la prova. Intanto arriva la gente, arriva don Giosy, Cionfoli, anche loro provano. Arriva il momento della Messa. Siamo tutti instolati e mi chiedo: "chi presiede?". Don Giosy mi si avvicina: "Io sto spesso qui, stasera presiedi tu". Mi cade il mondo addosso. Non avevo preparato niente, nessuna omelia. E poi credevo fosse venuto il Vescovo... Mi hanno incastrato nuovamente. Afferro il testo della canzone e durante l'omelia lo spiego un pò facendo venire l'appetito di ascoltarla e di vedere il video.
Carissimo Salvatore, carissima Angela, mi dovete spiegare cosa ha voluto dire il papà di Salvatore, quando mi ha detto: "Anche a te ha fatto correre mio figlio vero?". Sono rimasto basito. Salvatore hai questo potere di farci correre? Di metterci in moto? Ebbene, sono contento di avere un amico che mi mette in movimento... ne ho già un altro che mi fa fare la trottola da trent'anni... ci sono abituato.