mercoledì 27 aprile 2016

Sognando l'Italia

Dal Cd "Attimi di Cielo del 2005.
Quella mattina del 2002 dovevo vedermi con un amico a Sessa Aurunca (CE), per un concerto nella sua scuola. Infatti Carmine, insegnava alle elementari ma è anche pittore e disegnatore fine. La copertina del CD Buone Nuove fu inventata da lui.
All'uscita dalla A1 a Capua, per raggiungere Sessa Aurunca, ci sono diversi chilometri da percorrere sull'Appia o anche SS7. Quella mattina per tutti i 30 km sono rimasto impressionato dall'elevato numero di ragaze straniere che facevano capire che stavano lì per prostituirsi. Arrivato a Sessa ho chiesto se avevano mai denunciato il fenomeno alle autorità competenti. Mi hanno detto che erano ragazze albanesi per lo più e che le denunce c'erano state, ma inascoltate...

Intanto per televisione avevo visto in una trasmissione don Benzi, che faceva raccontare ad una ragazza albanese la sua triste storia. Lei si era rifiutata di prostituirsi ed era stata scaraventata dalla macchina dal suo aguzzino il quale poi l'aveva investita con la macchina volendola uccidere. Per fortuna venne soccorsa e segnalata ad una comunità Giovanni XXIII, che se ne prese cura.
Il dolore immenso di questa ragazza mi squartò il cuore. Soprattutto mi aveva colpito che lei era stata illusa dal suo ragazzo, che le aveva promesso "la luna" in Italia, ma arrivata qui aveva subìto l'inferno della violenza gratuita e senza risparmio di botte di ogni tipo. 

Ma come fanno a vivere uomini così disumani, senza scrupoli, senz'anima, senza sentimenti, senza vita? E come si fa a tradire un amore per denaro? E come si fa a non rendersi conto di essere incappati nelle grinfie di Satana? Quest'ultimo odia l'umanità e insegna a farsi del male. Chi uccide con un'arma o con le parole o, con l'astuzia tende a schiavizzare un suo simile, deve sapere che sta facendo il gioco del nemico. Immaginate poi che col peccato con cui si cade all'inferno lo si subirà per l'eternità. Chi è stato violento, subirà violenza di là, chi ha sporcato d'immondizia il mondo, la troverà a fargli da giaciglio, chi ha assassinato riceverà i colpi che ha dato...

Visione dell’inferno di Suor Faustina Kowalska
“Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell’Inferno.
É un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda ed indescrivibile.
Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall’altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l’onnipotenza di Dio.  
Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l’eternità.  

Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell’inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l’inferno c’è.  

Ora non posso parlare di questo. Ho l’ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l’inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la misericordia di Dio per loro.”

Nell'anno della Misericordia, bisognerebbe gridarlo ovunque a tutti, di ravvedersi, perché Dio è paziente, perdona, ma poi è giustizia infinita e chi non è veramente pentito ne subirà gli strali.


Ascoltiamo la canzone...

Spieghiamo il testo della canzone

Prima parte della prima strofa

Tra le mani il volto e il sogno infranto
di una vita spenta nel rogo di una lucciola.
Sognavi un mondo colorato di farfalle,
di fiori profumati dalla voglia di vivere.


Passando per l'Appia Antica, che dall'uscita del casello di Capua andava verso Sessa Aurunca, tra i volti di tante ragazze, che poi seppi erano albanesi, mi colpì una che era seduta vicino al suo fuoco con la faccia tra le mani. Così persa tra i pensieri. Ne contai decine lungo quei trenta chilometri e mi facevano più schifo quelli che che usavano il loro corpo senza chiedersi da dove venivano, che avevano nel cuore. Che schifo di umanità, quegli uomini che fanno sesso solo per dar sfogo al loro istinto animale e che tante volte poi ritornano dalle mogli assatanassati e violenti, spenti nell'anima, accesi solo dagli istinti bruti... Mi è capitato di vedere le lacrime di donne che si sono accorte che i mariti frequentano le donne di strada, e vorrebbero ricondurli a ragionare, ma come ci sono dipendenze dall'alcol, dal gioco, c'è pure la dipendenza dalla pornografia e dal sesso di strada.

Davvero non riesco a capire come si fare sesso con un'infelice, che sta lì perché sfortunata, schiavizzata...con un "sogno infranto", "una vita spenta nel rogo di una lucciola. Povere ragazze, povere famiglie che hanno sperato nella traversata dell'Adriatico per un futuro migliore e invece... lì a dare un corpo per la sete di peccato di uomini avidi di piacere. Chi è più colpevole chi le ha schiavizzate o chi le usa? Chi le usa è ancora più meschino, più Caino, più demonio. Quanta crudeltà grida al cospetto di Dio. E chi ne permette lo stazionamento, tanto che si da tempo alle mafie di far sostare e ai clienti di consumare, che colpa avrà? La nostra povera politica italiana che si è incartata nei bassifondi della disumanità e nel pantano delle infinite ingiustizie. La nazione più corrotta d'Europa seconda solo alla Bulgaria. Il popolo più derubato del globo... che primati!!! Derubati da leggi inique, da gente senza scrupoli, da ignoranti che fanno discorsi al parlamento senza sapere cosa dicono e si vantano della loro stupidità...

Anch'io, come la ragazza albanese della canzone, col viso tra le mani, sogno un mondo colorato di onestà, di orgoglio italiano, senza disprezzare nessun popolo... Spero davvero che la "piaga di Caino" si chiuda al più presto e ci sia una rinascita e una giustizia giusta, che per ora sembra impossibile.


Seconda parte della prima strofa


Sbarcare a Brindisi su spiagge ruvide,
luci lontane un miglio: ecco l’Italia e le speranze.
‘Ti amo’ – diceva – ‘vieni con me e la felicità sarà per noi’
Adesso, tradita, offesa... Su quella strada, il sogno

 
Da anni gli sbarchi dall'Albania sono terminati. Questa canzone forse, appartiene alla storia ormai, testimonia però lo spaccato di una vita "infranta" sulle spiagge ruvide del brindisino. Quella ragazza aveva creduto al suo fidanzato, ai suoi "ti amo" e invece...

Per ben due volte sono stato in Albania per concerti e lì ho potuto cantare questa canzone spiegandone la storia. Ho visto il volto di alcune ragazze, che capivano l'italiano, rigarsi di lacrime. Avrò causato dolore, ma ho aperto gli occhi su di una difficile realtà.

Il primo ritornello


“Albania, casa mia.
Alba mia, dove sei?
Sorgi ancora, ti prego,
fammi di nuovo respirare.

Albania casa mia.
Alba mia, dove sei?
Quanto cielo ho da arare,
quante nuvole da perdonare...

Quando spesso mi ritorna...
Sognando l’Italia che non ha niente...


Il ritornello si divide in tre parti, due uguali musicalmente e poi un finale che anche musicalmente da un arresto, diminuisce di tono, da Re va a Do per poi risalire...

Inoltre gioco sulle assonanze "Albania" "Alba mia" ... L'alba è sempre foriera di una novità. Novità che ho sperato per questa ragazza, mettendomi nei suoi panni e facendole dire le sue speranze per un futuro migliore. 

Anche l'immagine che è nella frase: "Quanto cielo ho da arare, quante nuvole da perdonare...", dicono il lavoro che ci vuole a rimuovere sofferenza, dolori, ferite, sia dall'anima che dalla vita. Davvero solo Dio potrà dire basta a tanto orrore, ed asciugare lacrime infinite. Così si legge nell'Apocalisse di Giovanni al Capitolo 21:
  
1 E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. 2E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:

"Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
4 E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate".
5E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose". E soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e vere". 6E mi disse:

"Ecco, sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell'acqua della vita.
7Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio .
8Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte".


L'Apocalisse ci dice chiaramente che il Paradiso c'è e ce lo dobbiamo meritare. Dobbiamo fare il nostro sforzo con la volontà che deve diventare "buona". Papa Francesco in una delle sue catechesi fa la differenza fra il peccatore e il corrotto. Il primo sente il dolore del suo peccato, mentre il secondo non sente più il richiamo della coscienza, e non sente il bisogno di chiedere perdono a Dio e non andrà neanche a confessarsi o se lo fa lo farà in modo superficiale... Insomma bisogna riflettere molto su queto brano dell'apocalisse e sulla inelluttabilità della seconda morte.

Prima e seconda parte della seconda strofa

Tra le mani, chiusa è la mia vita,
schiava, del dolore e di uomini-nulla.
Ho un corpo che non vive e non conosco più
mentre mi sta sopra il mondo che sognavo libero.

Schiavo anch’esso di sesso, di violenza
mi compra e mi riversa nel fiume scuro delle lucciole.
‘Ti amo’ – diceva – ‘vieni con me  e la felicità sarà per noi’
Adesso, tradita, offesa... Su quella strada, il sogno.


Ancora presto la mia voce al grido di questa povera ragazza infelice. Le faccio dire cose che penso io, ma che certamente stavano anche nel cuore della ragazza aiutata dalla Comunità Giovanni XXIII di don Benzi. Ci rimprovera d'essere collusi con quel mondo di bruti che consumando alimentano la prostituzione. "Un mondo" - dice - "che sognavo libero, invece mi sta sopra, perchè anch'esso schiavo di sesso e di violenza". Parole dure rivolte ai tanti uomini-nulla che con la loro bramosia sessuale uccidono due volte, fisicamente e psicologicamente; rivolte anche agli uomini di mafie che fanno affari dal dolore inferto a tante povere ragazze; inoltre, parole dure rivolte a tanti che non dovrebbero far accadere queste cose nelle nostre periferie... 

Come si fa a ricostruire una personalità distrutta da tanto dolore? 
Solo Dio potrà far risorgere dal baratro in cui tante donne cadono fidandosi dei loro aguzzini, creduti uomini veri... 

E solo a Dio rivolgiamo la nostra supplica affinché liberi al più presto l'umanità dalle strette del nemico numero uno: il serpente antico, da cui provengono tutte le aberrazioni...

 Ritornello ripetuto ma con delle variazioni nel testo


Albania, casa mia.
Alba mia, dove sei?
Sorgi ancora, ti prego,
fammi di nuovo respirare.

Albania casa mia.
Alba mia, dove sei?
Quanto cielo ho da arare,
quante nuvole da perdonare...”

Albania anche mia.
Alba mia anche per te,
sorgi ancora, ti prego,
asciuga i solchi della vita.

Albania anche mia.
Alba vera, tu ci sei
in ogni uomo, in ogni sguardo,
che ama sotto il Cielo...

Quando spesso mi ritorna l’altra Italia che mi sorprende,
un raggio mi riluce il senso e il vivere. 


Finisce la costruzione diretta, ossia le parole dette dalla ragazza e ricomincio a dire la mia nella canzone: "Albania anche mia. Alba mia anche per te...". Queste parole sono l'augurio che possa cambiare la sorte di una nazione che ha conosciuto la dittatura comunista (l'Albania) e che possa rialzarsi con l'aiuto di un occidente distratto dalle guerre, che alimenta per ricavarne solo denari sporchi di sangue. 
"Sorgi ancora, ti prego, asciuga i solchi della vita", i solchi sono le ferite profonde inferte nella terra per poter poi seminare. Sempre dovremmo imparare da Gesù a trasformare le ferite in "feritoie" (diceva don Tonino Bello), trasformare i solchi in opportunità, i dolori in offerte per la propria e altrui redenzione.

"L’altra Italia che mi sorprende"... è in tanti veri uomini e vere donne che sull'esempio di Gesù e con l'aiuto della sua Grazia, sono diventati, sono divetate, speranza per tanti, che altrimenti si sarebbero disperati. Penso a don Benzi, a Chiara Lubich, a Madre Elvira... 
Daccene ancora, Signore, di uomini-mondo, che amando danno a te la visibilità perché tu hai detto: "Se la mia parola rimane in voi porterete molto frutto"; "A chi mi ama mi manifesterò" e, "chi vede Me, vede il Padre". Dunque, chi ama te, manifesta Te, il Padre e lo Spirito Santo, ossia Dio-Amore. In uomini così "riluce la speranza, il senso del vivere per QUALCUNO e il nichilismo è ben sepolto.

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...
 

venerdì 8 aprile 2016

Siamo tutti migranti - Inno ufficiale del "Festival dei diritti dei ragazzi" 2016

 E' tornato anche quest'anno l'atteso "Festival dei diritti dei ragazzi", l'appuntamento promosso dall'Ufficio Scuola della Diocesi di Nola (NA), l'Assessorato all'Istruzione e ai Beni culturali del Comune di Nola e la Cooperativa sociale "Irene '95" di Marigliano (NA), spazio annuale di confronto e riflessione sul tema dei diritti dei più giovani.
Centianaia i ragazzi toccati dall'evento, grazie al coinvolgimento di decine di scuole del territorio e di numerose associazioni e movimenti.
Tema scelto per quest'anno è "Siamo tutti migranti". "Negli ultimi mesi il corpicino di Aylan Kurdi - si legge nel documento di presentazione del Festival - morto su una spiaggia e quello del neonato nella tendopoli di Idomeni hanno dato uno scossone alle nostre coscienze, facendoci capire che tutti i migranti sono innanzitutto persone e non potenziali terroristi;[...] Di fronte a queste storie personali, siamo tutti migranti! Nel senso che comunemente diamo oggi a slogan come questo: siamo tutti con loro, ci sentiamo tutti uniti a loro. Ma, soprattutto, nel senso che siamo impegnati a riscoprici tutti migranti: migranti sono stati i nostri padri in cerca di “fortuna”, migranti siamo tutti oggi, in un mondo-villaggio globale dove la diversità come ricchezza e la pace come “convivialità delle differenze” (don Tonino Bello) dovranno avere ragione sui rigurgiti di nazionalismo egoista e sulle intolleranze di ogni tipo".
Il Programma come sempre ricco di appuntamenti eterogenei e interessanti. Brochure del Festival.

Coinvolto come ogni anno, ho messo a disposizione del Festival la mia vena creativa. Una sera ero già a letto e con gli occhi che stavano per chiudersi, don Virgilio, responsabile dell'Ufficio scuola della Diocesi di Nola, bussa alla mia porta, le nostre stanze sono sullo stesso pianerottolo, e mi comunica il tema scelto per quest'anno: Siamo tutti migranti. La morte del bambino, Alyan, su di una spiaggia nel mare Egeo aveva colpito tutti, e come tutta la segreteria del Festival fu concorde, così anch'io.

Non riuscivo più a chiudere occhio e subito incominciai a scrivere le prime frasi di quello che poi è diventato l'inno. Il giorno dopo afferrai la chitarra e la melodia cominciò a venire come dettata da qualcuno.


Le immagini del video mi sono state mandate col materiale del Festival, ci ho solo messo le parole e la canzone come sottofondo.

Il testo. Una poesia? Non so. Io so scrivere solo canzoni. A detta di tanti cantautori famosi come dal "principe", ossia Francesco De Gregori e tanti altri, non c'è da confondere tra poesia e canzoni. La poesia funziona da sola, il testo di una canzone ha bisogno inesorabilmente di una melodia e di un arrangiamento musicale. Così questo inno, qualcuno ci potrà vedere anche della poesia, ma per me è soprattutto una canzone d'autore.

L'intro musicale. Le note dell'introduzione le ho pensate immaginando le onde del mare e alle grida della madre e del padre di Alyan. Mettono tristezza e fanno subito pensare. Daltronde la musica non deve solo divertire, deve soprattutto emozionare e anche far pensare.

La prima strofa

Da che nasci a che muori
è un migrare nel tempo.
Non ti puoi più fermare
e con te la tua vita.

Sì, perché ognuno di noi nasce, vive, muore, è inesorabile questa parabola per ogni umano che apre gli occhi sotto al Cielo e, chi crede a un oltre, sa di essere un migrante su questa terra. Se si riflette bene si è migranti comunque anche se non si crede. Si entra nell'esistenza e chi non crede all'oltre dovrà credere almeno che si migra verso l'oblio del "sé". Siamo migranti nel tempo e una volta nati non ci si può fermare, si deve andare ovunque ti porta la vita, nel bene o nel male.

Per chi crede, la Vita ha un volto, il volto di un Dio. Per me cattolico cristiano, ha il volto di Gesù. Di Sé ha detto: "Io sono la via, la verità, la vita". Quanti credenti smarriscono questa vita! L'altro giorno ho incontrato un giovane papà con due bimbi, di cui il più piccolo in braccio, mi diceva: "Non posso credere più nella Chiesa, gli scandali, la pedofilia, lo Ior, il cardinale con l'attico di milioni di euro...". Oggi anche i credenti o presunti tali, non sanno bene distinguere tra uomini di chiesa e uomini di Dio. Forse che Gesù non lo sapeva di che pasta eravamo fatti? Eppure con questi uomini scassati porta avanti la barca della salvezza, la SUA CHIESA, il SUO POPOLO NUOVO, che è continuamente bastonato dal "nemico" che fa cadere, ricadere, ma che Dio non si stanca di rialzare in tutti i modi possibili... e a volte non con voci "ecclesiastiche" ma con voci fuori dal coro che accende dove vuole e come vuole. E' il caso di Nawal Soufi, marocchina che vive in Italia, che sta dando lezioni di umanità al mondo intero. Risentiamo quando ha detto in pochi minuti al Parlamento Europeo...

Ha solo 28 anni e certamente passerà alla storia per aver aperto occhi e cuore di un'Europa chiusa in se stessa e in balia di tutte le mafie possibili e immaginabili.

Davvero, come aveva già detto Gesù: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19, 40). Una Chiesa che si aggrappa al potere o al denaro presto viene abbandonata da Dio, ma se ritorna ad avere i poveri, gli ultimi, al centro, risorgerà e potrà ridiventare profetica, credibile. Papa Francesco sogna una chiesa povera tra i poveri (http://www.diocesi.torino.it/diocesitorino/allegati/50722/Relazione%20Mons.%20Marcello%20Semeraro%20%281%29.pdf). Quanta zavorra ancora da buttare in fondo al mare della storia!

Seconda strofa

Da che nasci a che muori,
è un migrare del cuore.

Non si può più fermare
se non batte, si muore. 

La vita si svolge tra una amore e un altro. Credo, infatti, che siamo attirati solo dall'amore, che spesso confondiamo con ciò che ci fa male. Infatti, un drogato si droga perchè ama quell'estasi, pur sapendo che si fa del male. Un giocatore accanito va a giocare perché l'adrenalina della possibilità di una vincita, lo seduce...e così via. Occorre allora distinguere con la Luce che il Signore ci ha dato abbondantemente, ciò che ci fa male e ciò che ci fa bene. I dieci comandamenti non sono semplicemente dei paletti, ma delle regole per farci stare nella VITA VERA, e Gesù con la sua stessa Vita, e con quanto ci ha lasciato, li ha portati a compimento. Ossia non li ha aboliti ma li ha perfezionati, e se i Dieci Comandamenti hanno sollevato dal fango l'umanità, il Signore Gesù ci ha elevati a "poco meno degli angeli"... o come si dovrebbe meglio tradurre il Salmo 8: Poco meo di un elohim, ossia di un dio.
Il cuore allora deve imparare a desiderare ciò che è buono e respingere la corruttela e le bugie del nemico dell'umanità: i sibili del serpente antico, sempre in agguato. Ma oggi sembra che la cultura ci dica piuttosto che l'uomo si sia nuovamente smarrito, perché ancora una volta il tentatore fortificato dall'enorme mole di peccati che l'umanità commette, e per la quale Dio si allontana, stia scegliendo di vivere senza Dio e all'orizzonte non sa che che c'è il vuoto. Suor Faustina Kowalska nel suo bellissimo Diario ebbe una visione che io riporto per cercare di aprire le orecchie e il cuore di tanti smarriti.

“Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria,
di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando
e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioé l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Diario, 153).


Il cuore dunque deve battere ma per qualcosa di grande e di bello, anzi per Qualcuno che per noi ha dato la Vita, per salvarci dalle grinfie del disgraziato senza tempo.


Prima parte del ritornello

Allora tutti bisogna migrare,
dall’aurora al tramonto del sole,
costruire una patria speciale,
che potremmo abitare domani.


Il verbo migrare non è inteso solo come uno spostarsi da un luogo ad un altro, ma come spazio-culturale in cui ogni essere vivente deve muoversi per poter vivere. Infatti, ognuno nasce in un contesto culturale suo proprio dove la globalizzazione suo malgrado, scardina tanti principi che per alcuni sono vitali, da qui le reazioni dell'Islam e i nuovi nazionalismi. Secondo me per superare la crisi culturale occorrerebbe guardare alla Trinità ove l'Unità e la distinzione sono sempre salvaguardate. Ho letto un libro che cerca di spiegare quello che sto dicendo, "La Trinità: modello sociale" di Enrique Cambon (per chi vuole approfondire: http://www.indaco-torino.net/gens/94_06_04.htm). Una società "trinitarizzata", dove le identità dei popoli non vengono meno, ma solo purificate dagli eccessi, mettendo al centro l'uomo e nessun altro interesse, porterebbe ad una nuova comprensione della realtà senza le tante paure, di cui si alimentano tutti i fondamentalismi. "Una patria speciale da abitare domani", la si costruisce giorno per giorno senza mai scendere a compromessi col male o con la corruttela... I Padri della Chiesa ci invitavano a fuggire il male e Papa Francesco recentemente ha detto: "Con Satana non si dialoga" (http://www.papafrancesco.net/inutile-parlare-con-satana-perche-e-astuto-la-parola-di-dio-ci-difende/).


Seconda parte del ritornello

Tutti siamo migranti spaesati,
dal frastuono di tante parole,
ma ci basta guardare un bambino,
che muore tra le onde di un sogno…


per capire chi siamo, siamo tutti migranti
e la terra è la casa di tutti migranti 


Sì, siamo spaesati, senza più identità forti, ancora in fondo al tunnel. Eppure una luce c'è ed è sempre lì che attende. Gesù ha detto di sé: "Io sono la Luce"... O se lo lasciassimo entrare, invece di mediarlo male, creando reazioni anche nelle persone più semplici! Eppure quando si leggono le vite dei Santi, ti accorgi che non hanno fatto altro: farlo entrare. Non si sono costruiti un Dio a loro immagine e consumo: un'idea di Dio, ma si sono fatti modellare. Ricordo una frase nel film "Francesco" della Cavani: "Io ho potuto solo ascoltare". Francesco, il Santo di Assisi, interpretato da Mikey Rourke, era a faccia a terra, e aveva tra le mani la terra della sua Assisi. Intorno c'erano tanti fraticelli venuti da ogni parte che volevano una regola più accomodante. Con forza il Serafico diceva, che la regola era il Vangelo. La storia la conosciamo, se si vive il Vangelo sorgono cose meravigliose, anche oltre quello che possiamo immaginare.
C'è un frastuono di parole, in questa cultura del tutto contro tutto, manca quella che mette ordine. Un sacerdote amico mi ripeteva: "Metti Dio al primo posto e tutto il resto andrà al suo posto", ritenendola di Sant'Agostino. L'ho sperimentato tante volte. Dio vorrebbe esercitare la sua Paternità, ma senza violentarci la coscienza. Solo chi vuole potrà sperimentarne la Presenza, la Bontà, l'Amore e il riordino della propria esistenza.
Nel frastuono di parole, ci sono poi le notizie che ti spaccano il cuore come la morte del piccolo Alyan. A distanza di mesi nulla è cambiato. Anzi l'Europa è legalmente impermeabile, ma le mafie la traforano da parte a parte come vogliono. Il Mediterraneo non è più blu, è rosso diceva Nawal al Parlamento Europeo. Proprio così, come si fa a dormire notti tranquille pensando che popoli interi sono alla ricerca di un pò di pace, destabilizzata da affaristi senza scrupolo e tra questi c'è pure l'Italia, che vende armi alla Turchia, ai paesi arabi... un film già visto: l'Italia che si alleava con Hitler... e noi italiani?

Chi siamo dunque? I soliti traditori del Bene?
"Ma ci basta guardare quel bambino che muore tra le onde di un sogno per capire chi siamo: siamo tutti migranti".

Una preghiera mi viene dal cuore.

Carissimo Signore Iddio, 
che mi hai amato immensamente e mi ami, 
e come ami me, ami tutta l'umanità, persona per persona, 
accendi i cuori di tanti, risvegliali al tuo amore, 
facci rinsavire dal torpore di coscienze 
disumanizzate dai falsi idoli, e dalle false ideologie. 
Pronuncia il tuo "basta", come lo hai pronunciato tante volte nella storia, 
aprici le orecchie e il cuore alle tue Sante Parole 
ed erudiscici sulle infinite bugie di Satana. 
Riumanizzaci, solo Tu puoi farlo. Amen

Terza strofa

Ogni uomo che nasce e poi muore,
ha diritto alla vita nel mondo,
ha diritto a un approdo sicuro,
a una patria di pace comune.


Un epilogo che sembra scontato, ma è ancora un sogno da realizzare. Quante guerre, quanti morti inutili, quante ideologie che magari avevano a cuore una finalità umanizzante, ma oggi cosa c'è di umanizzante, nell'accumulare denaro, per poi veder morire tanti?
Davvero questa umanità non ha una bussola, è alla deriva. Pochi personaggi strapagati, per raggiungere un nuovo ordine diabolico.

Carissimi popoli, bisogna svegliarsi e dar luogo a un nuova umanizzazione, che non perda di vista il soggetto principale: l'umanità. Se tutti hanno diritto a una patria di pace comune, i primi ad essere debellati devono essere i guerrafondai. Finché avremo la possibilità di esprimerci democraticamente, dobbiamo farlo per il BENE COMUNE. Dopo sarà troppo tardi.

Quante cose si possono dire in pochi versi!  Mi meraviglio io stesso, quando li rileggo e vi scopro profondità che nemmeno avevo pensato o immaginato, mentre li scrivevo.
La melodia poi accompagna i significati e quando si sposano bene le tre "componenti genetiche" (Paolo Jachia) di una canzone, ossia testo, musica e interpretazione, allora è segno che qualcosa ha funzionato nell'ispirazione, dando gioia prima a chi scrive e poi a chi ascolta.

Alla prossima canzone ... per dare e cantare Dio.