lunedì 11 novembre 2019

Brividi di agosto

Avevo compiuto da poco diciotto anni e guardavo al futuro con ottimismo, anche se non avevo niente di ottimo davanti a me. Avrei dovuto affrontare di lì a poco l'esame di maturità e dopo il diploma di perito elettrotecnico, ci sarebbe stato il nulla, tabula rasa, nessun progetto, nessuna strada da prendere. Tutto da inventare. Mio padre mi chiedeva: "Allora cosa vuoi fare?". Questa domanda mi innervosiva ogni volta che la ascoltavo. Tutti i miei amici sapevano benissimo cosa dovevano fare, io no, mi dovevo inventare qualcosa. Certamente non mi vedevo a fare il sarto, il mestiere di mio padre, anche se col senno di poi, mi sono perso un bel treno. Ma mio padre non ci aveva neanche provato ad insegnarci il mestiere e così ognuno di noi figli prendeva il volo da qualche parte. Il primo fratello mio a undici anni stava già in un'officina meccanica ed era patito per i motori; il secondo da una fabbrica di botti per il vino a poliziotto; la terza e la quarta sorella in fabbrica a cucire pantaloni; io dovevo scegliere... ma cosa? Scrivere canzoi mi piaceva parecchio e avrei voluto fare quello come mestiere, ma si sa che "uno su mille ce la fa"... Partecipai ad un concorso di canzoni organizato da un paesano e lo vinsi, sembrava quella la strada, ma quando mi iscrissi alle selezioni per Sanremo, dopo il provino mi dissero, bella la canzone ma... Mio fratello il poliziotto, che conosceva bene Roma mi portò a fare il provino e al ritorno demmo un passaggio ad un altro ragazzo di Bagnoli che pure scriveva canzoni e per lui la vita già era segnata da un grande dolore, il padre gravemente ammalato.

Brividi di agosto dunque, una canzone che posso definire, la prima canzone che non ho cestinato e che è rimasta lì in attesa che qualcosa cambiasse, che qualche coincidenza o dio-incidenza arrivasse per far cambiare una vita che si preannunciava già come al solito, amara, dura e senza troppe pretese.

Ascoltiamola.



Ricordo ancora l'attimo che mi ha impresso l'emozione da cui è scaturita la canzone. Ero in vacanza alla casa al mare del primo fratello mio, era un pomeriggio, aveva piovuto per cui non si poteva andare al mare. Come al solito avevo la mia chitarra e i miei spartiti e si cantava a squarciagola "Strada facendo" di Baglioni che era primo in classifica. Avevo anche imparato a cantare Yesterday dei Beatles ed altre canzoni... Guardavo la pioggia fuori, un temporale ristoratore che faceva prima rinfrescare e poi riaccendeva l'aria. Proprio mentre le nuvole si sfogavano tra lampi e tuoni, mi sale alla mente la prima frase: "Pomeriggio di pioggia e brividi di agosto...". La scrissi non so in quanti giorni o in quante ore e poi la tenni lì forse per mesi, anni, finché un giorno cominciai a canticchiarla mentre aspettavamo gli altri del gruppo per le prove (allora ci chiamavamo i Suddance). Il batterista, rimase meravigliato e mi chiese: "ma l'hai scritta tu veramente?" Chiamò la mamma perché la ascoltasse anche lei rimase bene impressionata, poi arrivò anche il pianista che cominciò a suonarla. Con l'arrivo del chitarrista finimmo per inventarci un arrangiamento alla buona e da quel momento diventò il nostro cavallo di battaglia.
"Brividi di agosto", brividi di un giovane che lasciava l'adolescenza per addentrarsi nell'età dove si cominciano a fare scelte che poi pesano per la vita e dove finisci per lasciare nei cassetti, sogni cullati e curati.
Conoscemmo un personaggio che sapeva imbrogliare bene e ci imbrogliò qualche soldino, promettendoci mari e monti... ci credemmo per poco, menomale... Da quella esperienza cominciai a stare coi piedi per terra e a cercare l'Unico che può donarci grandi orizzonti e far sognare alla grande: Dio.

"Brividi di agosto" dunque, il primo titolo della colonna sonora della vita mia. Il sottofondo dei primi anni da maggiorenne, delle uscite a fare tardi con gli amici, le prime uscite con la macchina di mia sorella, con la patente appena "conquistata".

Ma adesso entriamo come al solito nel testo.

"Brividi di agosto" il titolo
E chi dice che ad agosto non si possano avere dei brividi? Magari non saranno brividi per il freddo... Infatti, non mi riferivo ad un abbassamento di temperatura, ma ad un'emozione, provata in seguito ad una profonda riflessione. Con la chitarra tra le mani e la voglia di comunicare quanto hai dentro, stai lì a sognare, ma anche a parare i colpi della vita. L'esame di maturità era alle porte, ancora un altro anno, e poi bisognava decidere cosa fare da grande. Il meccanico con mio fratello Salvatore? Tentare di entrare in polizia come mio fratello Pasquale? Diventare cantante? O magari un semplice operaio di una fabbrica di periferia. Quando pensavo al futuro mi mancava il terreno sotto ai piedi, ma a 18 anni non pensavo in alcun modo di diventare sacerdote... Per questo ci sono "mille idee nuove e un'emozione più bella"...che non si può descrivere... È come affacciarsi su un baratro e averne paura. Il futuro lo puoi progettare, ma non lo puoi conoscere... col senno di poi....la mia vita ha avuto una svolta impensabile e imprevedibile proprio con l'incontro con l'AMORE, ossia Dio.

Prima strofa

Pomeriggio di pioggia 
e brividi di agosto.
Mille idee nuove 
e un’emozione più bella,
che non ha descrizione, 
ce l’ho ancora nel cuore.
Non mi riesce a parlare
da diverse settimane.
Proverò con l’amore
a buttar giù queste parole.
Proverò a sognare 
senza lacrime più amare.
Proverò cantando
e il buon umore tornerà.

E quando fai entrare l'Oltre, l'Altro, Dio, la Vita s'impenna, diventa una bella e forte avventura. Ma Gesù non promette la luna... anzi: "Chi vuol venire dietro a me prenda la sua croce e mi segua", anche se "Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi...". Insomma gioie e dolori e così è stato. Dunque a diciotto anni, sentivo un vuoto esagerato incolmabile dalle cose che la vita offriva o faceva sognare. Qualcosa di più bello e di più grande ci doveva essere, l' "Immenso", mi ha cercato, trovato, chiamato. Mai pago di essere arrivato da qualche parte, scopro sempre nuovi orizzonti da raggiungere, da colorare, con la Sua Presenza."Proverò cantando e il buon umore tornerà"... Si "E nei sogni di bambino, la chitarra era una spada e chi non ci credeva era un pirata"... Veramente sognavo ad occhi aperti immaginandomi su chissà quale palco e con chissà quali fans ... Volevo proprio diventare un cantante... Anche se sono venute fuori tante canzoni e anche tanti CD, questa strada non si è mai aperta come avrei voluto io. Sarà che coi tempi che corrono, la Christian Music è piuttosto avversata che aiutata, e poi un prete che canta a chi lo vai a raccontare? Fra poco vorranno solo ucciderci, per non sentire più di scandali e di robacce varie e come al solito pagherà il povero Cristo di turno. "Hanno trattato così il legno verde cosa faranno del legno secco?". Le mie canzoni così sono perle dell'anima mia, che vengono fuori tante volte anche inconsapevolmente. Sono una esternazione di quanto provo dentro, nell'intimo, nell'anima. Sono lo specchio del mio io interiore, sono la verità di me, che si dice in canzone. E così in questo continuo tirar fuori l'interiorità, in questo continuo esodo dell'io all'IO, si dipanano mete, speranze, per arrivi oltre il pensabile e il desiderabile. "Son io e non son io" dico in un'altra canzone ("Al di là c'è da vivere ancora" nel CD "Vegliando le stelle"). "...e il buon umore tornerà..." Non sono mai stato musone, mi piace scherzare ma senza esagerare. Infatti, non prendo mai in giro nessuno, e non mi piace scherzare sui difetti degli altri. Anche perché ne ho così tanti che perderei qualsiasi partita, semmai si giocasse a prendersi in giro. Allora evito. Ma il buon umore torna, quando ho una melodia per una nuova canzone, lì sento una gioia indescrivibile... sento che ricevo molto da Dio in quell'attimo creativo. Sento che la nuova creazione mi possiede finché non la possiedo e quando è tutta fuori, sento che non è più mia, ma di tutti. Che bella alchimia è un atto creativo!

Seconda strofa
Vecchio tramonto
tra nuvole speciali
e pochi alberi
tra la civiltà.
Che paesaggio!
Sembra quasi una cartolina
guastata da un corvo
che vola basso.
Proverò a parlare
facendomi ascoltare.
Proverò a dimenticare
tutte le cose sbagliate.
Proverò ad inventare 
un’altra canzone.

"Un'altra canzone". Oh come sono brutti i periodi di astinenza. Sembra che non si abbia più un motivo per vivere. Tutto si ripete uguale, mentre con una canzone nuova, la routine si rompe per far irrompere nel già dato, un'altra goccia di Cielo. Sì, perché le canzoni sono un irrompere del sovrannaturale, sono ispirate e dunque vengono da Dio, almeno le mie che vogliono solo parlare di Dio. Non oso pensare da chi vengono ispirati i rapper vari che esplicitamente scelgono di stare dalla parte del nemico...(http://www.centrosangiorgio.com/rock_satanico/articoli/pagine_articoli/fedez_l_arte_di_accontentare_massoni_satanisti_e_anticlericali.htm)
Certamente qualcuno mi dirà: "Ma sei così sicuro di essere ispirato da Dio?". Cerco di vivere solo per Dio, e cerco di pensare e fare solo quello che vuole Dio... credo dunque che le canzoni nascendo dalla mia vita, debbano in qualche modo riflettere da quello che vivo e da chi per cui vivo.

Terza strofa

Quella luna sbiadita
e tante stelle ad oriente
stanno lì a guardare
questi pochi amici
e questi giorni di crisi 
ed io resto impietrito.
Chissà poi perché
me la prendo tanto
quando ho voglia di stare solo.
Proverò a capirmi 
se qualcuno mi capirà.
Proverò a cambiare
se qualcuno mi aiuterà.

Quando si vuole veramente qualcosa, si guarda il Cielo e al Cielo si chiede. Guardi in alto e vedi la luna, le stelle, l'ignoto... le sicurezze svaniscono, svanisce l'orgoglio di esserci e di essere qualcosa, qualcuno... si ha bisogno di crescere nella comprensione di sé allora si cerca in giro chi può aiutarti... Mamma mia che fortuna o meglio che PROVVIDENZA, la vocazione, l'entrata in seminario, la bella persona che è stata per me, ancora oggi, il mio animatore di seminario, don Maurizio Pepe. Anche lui sempre alla ricerca di come migliorarsi, andare avanti... e propose anche a me una scuola di psicopedagogia, per ritrovarsi, scrivere i puntini sulle "ì" ancora incomplete... Ancora dico grazie per quelle ore di ricerca del sé per cercare di situarlo sempre più nella realtà. Un cammino in avanti verso la maturità umana e spirituale, mai conclusasi. Infatti, ancora mi cerco, ancora rimango basito davanti a certe scoperte interiori, che trova solo chi si mette a cercare con fatica, accettando vittorie e sconfitte della vita, dell'esistenza...

Qualcuno si chiederà: ora sei arrivato da qualche parte? No cari i miei lettori. Non sono arrivato da nessuna parte se non nella comprensione d'essere un "io" felice di aver capito che riversarlo nell' Io di Dio è tutto il nostro cammino. Dall'io a Dio. Tutto qui e più mi ci riverso più sento una libertà crescente che mi stacca dal tempo verso qualcosa che immagino ma che non so ancora come potrà essere. "Proverò a capirmi se qualcuno mi capirà... proverò a cambiare se qualcuno mi aiuterà".

Che grandi doni ho ricevuto, posso dire solo grazie a don Maurizio, all'allora padre rettore: Mons. Filippo Luciani, al Movimento dei Focolari, alla spiritualità di Chiara Lubich e dunque a Chiara Lubich, ai confratelli sacerdoti coi quali ho condiviso tutta la mia vita sacerdotale: don Peppino, don Virgilio e tanti altri... Gesù davvero mi ha voluto bene, facendomi conoscere persone così lungimiranti, così aperte alle novità di Dio e non solo...

Sono partito dalla mia casa paterna che ero chiuso come dentro a un guscio duro da stanare, ed eccomi qua smussato dalla Provvidenza attraverso tanti volti, tanti cuori, che col loro amore fraterno, mi hanno aiutato a venir fuori, a darmi fiducia... ma ho ancora da lavorare, da levigare, da imparare a consegnare a Dio, quanto mi rimane. Signore mio tu sai se ti amo, ma se non è abbastanza vedi tu come allargare il mio cuore per una donazione che non lesini neanche uno iota della tua Parola...

mercoledì 14 agosto 2019

Bella più Bella

L’ho scritta tanti anni fa se non ricordo male, intorno al 2002. La canzone piacque a Niki il mio arrangiatore e volle inserirla nel suo unico CD che lui si è prodotto: Cento passi più del tempo.
In seguito nel 2014 decido di inserirla nel CD “In fondo all’anima” dopo aver concordato con Niki alcune modifiche.

Ascoltiamo la canzone.




Bella più bella. Il titolo. 

Così scriveva Tomislav Vlasic:

“Un mese fa la Madonna è apparsa alla piccola Jelena che le ha chiesto: « Madonna mia, perché sei così bella? ». E la risposta è stata: «Io sono bella perché amo. Se volete diventare belli, amate e non avrete tanto bisogno dello specchio ». Allora la Madonna parla al livello della bambina. 
Io dico: guardate, abbiamo tutti una chance per diventare belli nella nostra vita se c'è amore. E questa è la più grande chance o la più grande critica per tutti noi. Se la Madonna dice: «Voi non sapete ancora amare», questa deve essere per noi proprio la cosa che ci scuote. E tutti i problemi nel mondo e nella vita vengono perché non sappiamo amare, non perché non abbiamo tanti soldi quanti ne abbiamo bisogno o altre cose. I problemi vengono quando non si ama. L'amore è un'altra parola per la conversione. Nessuno può dire « io mi sono convertito ieri». La conversione è un processo e nessuno può dire «io ho amato ieri». Un bambino non si interessa di ieri, vuole essere amato oggi dalla madre. Così se la Madonna ci invita alla preghiera, al digiuno, all'amore, è una cosa molto importante.
(p Tomislav vlasic - 22 marzo 1985)

Prima strofa
Quante parole non ho
Per dirti quello che vorrei.
Quale mistero tu sei?
Chiaro negli occhi suoi,
velato in quelli miei... vorrei.

"Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?"(Mt 12,48)
“È molto difficile, a mio avviso, cogliere l'abisso di bellezza della Vergine Madre perché siamo, rispetto a lei, piccoli, come il bimbo nel seno della madre: non può ancora vedere il suo volto, solo più tardi lo vedrà e spesso, soltanto da adulto, scoprirà l'importanza di quella presenza nella sua vita. Maria è grande proprio nel suo scomparire, nel suo "non esserci" per amore, solo lo Spirito Santo può darci di comprendere qualcosa di lei e qual è la sua funzione nella storia della salvezza e nella vita della Chiesa.

Più che parlare di Maria, bisognerebbe cantarla: i poeti le hanno dedicato dei versi, gli artisti hanno realizzato delle opere bellissime, come la Pietà di Michelangelo. Molti sono i modi di onorare la Madonna, basti pensare alle varie feste liturgiche a lei dedicate o ai numerosi santuari mariani, disseminati in tutto il mondo.

Maria è un mistero, che non potremo mai conoscere a fondo, non dico mistero nel senso di qualcosa che non si può capire: il mistero non è incomprensibile, è inesauribile, per quanto si faccia non si riuscirà mai a coglierlo appieno.”

Seconda strofa
Quante parole non ho
per darti quello che c’è in me.
Quale mistero d’amore tu sei?
Chiaro negli occhi suoi,
velato in quelli miei... vorrei e saprei...

“ Amare nell'attimo presente è vivere in comunione con Maria, che è la donna d'amore; fare la volontà di Dio è amare perché Dio è Amore e tutto il Vangelo è il Vangelo dell'Amore. Alla fine della vita saremo giudicati sull'amore; basti pensare alla pagina evangelica sul giudizio finale, quando gli eletti si sentiranno dire: "Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere?" (Mt 25,34-37). Il brano evangelico si conclude con la grande risposta di Gesù: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). Gesù non dice: "…è come se l'aveste fatto a me", ma "…l'avete fatto a me", ciò significa che qualunque cosa facciamo al nostro prossimo, al fratello, alla sorella, la facciamo a Gesù nel prossimo. Alla fine della vita saremo giudicati soltanto sull'amore. Qualunque persona incontriamo è Gesù, non ci resta che amare, amare ogni momento Dio e amare il prossimo, perché in lui c'è Gesù, e questo nell'attimo presente; né possiamo amare genericamente, ma una realtà per volta, una persona per volta, interamente; anche le mamme, quando hanno un parto gemellare, generano un figlio per volta. L'amore è sempre personale, e si esprime nel presente: se non amiamo nel presente, non amiamo.
Per accogliere in noi il mistero di Maria, per vivere in comunione con lei la sua stessa vita, lasciamola libera di situarsi al centro della nostra anima e di insegnarci ad amare, ad aprirci ogni momento alla Parola di Dio, meditandola nel nostro cuore, come faceva lei, e mettendola poi in pratica soprattutto amando i fratelli e le sorelle che incontriamo nell'attimo presente, facendo quello che dobbiamo fare nell'amore: tutto è amore e dono di Dio.”

(Fonte: http://www.suorebellamore.it/it/scritti-spirituali/parole-da-vivere/28-archivio-pl/144-febbraio-2013?tmpl=component&print=1&page= )


Ritornello
 ...dirti che sei bella, più bella, perché ami.
Saperti esistere per me è poter vivere.
Dirti che sei bella, più bella perché credi.
Il Cielo in te s’è fatto vita anche per me.
Ora so che se ci sei,
son bello anch’io, in te.

“Nel silenzio della chiesa, ancora una volta, si dischiude una luce di Cielo. È Chiara stessa a raccontarlo, nella lettera del 19 luglio 1949 indirizzata a Igino Giordani: «Allora guardai sopra di me, dove stava una bella statua della Mamma, e compresi come Ella fosse soltanto Parola di Dioe La vidi bella oltre ogni dire: tutta vestita della Parola di Dio che è la Bellezza del Padre, segreta custode dello Spirito in sé. E, appena l’amai, mi amò e mi mostrò con chiarezza di Cielo tutta la sua bellezza: Madre di Dio!».
Maria la “Tuttabella”, come da sempre è stata cantata. Se il Verbo è lo splendore del Padre, la sua bellezza, Maria, interamente rivestita della Parola di Dio, riflette lo stesso splendore, la stessa bellezza del Verbo. L’idea di Maria tutta Parola non è completamente nuova. Andrea di Creta (+ c. 740) scrive ad esempio di lei come di un «libro vivente in cui la parola spirituale è stata silenziosamente inscritta dalla viva penna dello Spirito». Un teologo medievale, Ruperto di Deutz, afferma che la Parola di Dio è raccolta in Maria, «nel cui grembo Dio ha convogliato tutto l’insieme delle Scritture, ogni sua parola».”

Terza strofa
Quante parole ora ho,
se la Parola vive in me.
Anch’io mistero d’amore sarò,
chiaro negli occhi tuoi,
chiaro negli occhi suoi. Saprei e vorrei...

Gustare il Paradiso ’49
«Sempre in Lei era la Parola. Così deve esser dell’Anima nostra: vivere sempre con la Parola: tutta concentrata e solo concentrata sulla Parola».

La grandezza di Maria è essere la Madre del Verbo, che è la Parola di Dio: ha accolto e vissuto la Parola. È la strada per quanti vogliono essere un’altra piccola Maria: vivere la Parola di Dio, essere unicamente Parola di Dio. Soltanto così potremo sedere anche noi nei cieli, abbracciati dalla Trinità.”

Ritornello 
dirti che sei bella, più bella, perché ami.
Saperti esistere per me è poter vivere.
Dirti che sei bella, più bella perché credi.
Il Cielo in te s’è fatto vita anche per me.
Ora so che se ci sei,
sono bello anch’io, in te, Maria.

“Vedendola tutta sostanziata di Parola, riflesso della bellezza del Figlio, il Padre se ne innamora e fa scendere su di lei la sua Parola eterna: Maria diventa la Madre del Verbo fatto carne e la sua bellezza raggiunge il più alto splendore. «Dio – scriverà Chiara più tardi, il 9 luglio 1950 –, non poteva scendere nel peccato e allora inventa Maria che, riassumendo in Sé tutta la bellezza del creato, “inganna” Dio e Lo attira sulla terra».
Agli occhi di Chiara Maria non è più la giovinetta di Nazareth, la più bella creatura del mondo, ma la Madre di Dio, fatta da Dio grande come Dio, tale da poterlo contenere; contenuta nella Trinità e contenente in sé la Trinità.
Ancora una volta le previsioni fatte prima di entrare in chiesa vengono smentite. Erano sicure, seguendo una logica umana, che dopo il Padre e il Figlio si sarebbe manifestato lo Spirito Santo. Lo Spirito, da gran signore, ha invece fatto posto a Maria, la sua sposa, «per chiuderla poi, con la sua manifestazione – scrive Chiara con audacia –, quarta nella Trinità». Con altrettanta audacia san Massimiliano Kolbe afferma che Maria «inserita nell’amore della Santissima Trinità, diviene fin dal primo istante dell’esistenza, per sempre, in eterno, il complementodella Santissima Trinità».
Quarta nellaTrinità, precisa Chiara, non quarta dellaTrinità. Non c’è una “quaternità” nella santissima Trinità. Da quando Gesù è salito al cielo con la sua umanità è tuttavia avvenuto qualcosa di nuovo nella Trinità: la sua carne, che è carne di Maria, si è ormai inserita nel mistero stesso della Trinità. Dopo di lui è poi salita, in anima e corpo, anche Maria: con lei la Trinità accoglie in sé la creazione intera, di cui Maria è come la sintesi e l’espressione. L’iconografia, fin dalle prime basiliche mariane, ha ritratto nelle absidi la Madre seduta accanto al Figlio, attorniata dalle altre due divine Persone e da tutti e tre incoronata Regina. È la vocazione finale – espressa plasticamente – di ogni cristiano, di cui Maria è segno e anticipazione, come ricorda la Lettera agli Efesini: Dio «ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù» (2, 6).”

martedì 13 agosto 2019

Tempo che ritorna

Con questa canzone partecipai ad un concorso di canzoni mariane organizzato dalla diocesi di Terni e arrivai terzo. In giuria c’era Eugenio Bennato fratello del più famoso Edoardo.

Fu una bella esperienza. In seguito la canzone entrò a far parte del CD Buonenuove ed. Paoline 1999. L’ho ricantato e messa nel nuovo CD Concerto a Maria, album che raccoglie tutte le mie canzoni dedicate alla Mamma Celeste più quattro nuove con cui dico grazie al Signore per i miei 25 anni di ministero sacerdotale.

Il titolo viene dalla lettura di un bellissimo libro di Mobs. Bruno Forte, dedicato a Maria dal titolo: Maria icona del mistero. In questo libro si legge la dicitura “l’eternità nel tempo”. Maria è la supercreatura che permette a Dio Eterno di entrare nel tempo. Ed io sintetizzo: Maria è “Tempo che (fa ritornare) ritorna... l’Eternità nel tempo”.

Come ci ricorda San Luigi Grignion De Monfort è giunto il tempo di Maria. Lei si sta preparando i suoi apostoli che Gesù troverà quando ritornerà per l’epilogo finale.

Maria è infatti la via verso la Via, verità e Vita, ossia Gesù.

Dal trattato della vera devozione a Maria:

PARTE PRIMA - CAPITOLO TERZO MARIA NEGLI ULTIMI TEMPI DELLA CHIESA

1. Maria e gli ultimi tempi

[49] Per mezzo di Maria ebbe inizio la salvezza del mondo, ancora per mezzo di Maria deve avere il suo compimento. Nella prima venuta di Gesù Cristo, Maria quasi scomparve, perché gli uomini, ancora poco istruiti e illuminati sulla persona di suo Figlio, non si allontanassero dalla verità, attaccandosi troppo sensibilmente e grossolanamente a lei. (...) Ma nella seconda venuta di Gesù Cristo, Maria deve essere conosciuta e rivelata dallo Spirito Santo, per far conoscere, amare e servire Gesù Cristo per mezzo di lei. Non esistono più, infatti, i motivi che determinarono lo Spirito Santo a nascondere la sua sposa mentre elle viveva quaggiù e a manifestarla ben poco dopo la predicazione del Vangelo.

[50] In questi ultimi tempi, Dio vuole dunque rivelare e manifestare Maria, capolavoro delle sue mani

1) Perché ella quaggiù volle rimanere nascosta e si pose al di sotto della polvere con umiltà profonda, avendo ottenuto da Dio e dai suoi Apostoli ed Evangelisti di passare inosservata.

2) Perché ella è il capolavoro delle sue mani, sia quaggiù nell'ordine della grazia che in cielo nell'ordine della gloria, e Dio vuole riceverne gloria e lode in terra dai viventi.

3) Perché è l'aurora che precede e annuncia il sole di giustizia Gesù Cristo, e quindi dev'essere conosciuta e svelata, se si vuole che lo sia Gesù Cristo.

4) Perché, essendo la strada per la quale Gesù Cristo è venuto a noi la prima volta, è pure la strada che egli seguirà nella sua seconda venuta, anche se in modo diverso.

5) Perché è il mezzo sicuro e la strada diritta e immacolata per andare a Gesù Cristo e trovarlo perfettamente. Per mezzo di lei, dunque, devono trovarlo le anime sante che devono risplendere in santità. Chi trova Maria, trova la vita, cioè Gesù Cristo, via, verità e vita. Ora non si può trovare Maria senza cercarla, né cercarla senza conoscerla; poiché non si cerca, né si desidera un oggetto sconosciuto. Bisogna dunque che Maria sia conosciuta più che mai, per la maggior conoscenza e gloria della Santissima Trinità.
 (...)

( fonte: http://louisgrignion.pl/download/trattato_della_vera_devozione_a_maria.pdf )



La canzone sembra quasi una moderna litania che esalta le glorie di Maria e che danno Gloria a Dio.

Prima strofa
E’ la via verso la Via. E’ la Via tra mille vie. 
E’ la gioia di casa mia. E’ la gioia di chi cammina
per la via di Maria, per la via di Maria.
E’ la bellezza di quel Cielo,  Maria.  E’ la bellezza di quel Dio, Maria.                   
E’ la verità dal Vero, Maria.   E’ la verità dell’esserci
per la via di Maria, per la via di Maria.

 
E’ via da Via, vita da qui,
strada che s’intreccia
con quella di Maria.
E’ via del Sole, via del Vento,
tempo che riflette l’Eternità nel tempo.
Tempo che ritorna l’Eternità nel tempo.


E’ la vela di chi naviga, E’ la vela piena di Vento.
E’ la barca, è la storia. E’ l’icona dell’Amore,
Maria, Maria.

E’ la spiaggia di ogni naufrago, Maria. E’ il porto sospirato, Maria.
E’ l’ombra nel deserto, Maria. E’ l’acqua che disseta
lungo la via di Maria, lungo la via di Maria.

E’ via da Via, vita da qui,
strada che s’intreccia
con quella di Maria.
E’ via del Sole, via del Vento,
tempo che riflette l’Eternità nel tempo.
Tempo che ritorna l’Eternità nel tempo.


E’ il silenzio nell’ascolto, Maria. E’ l’ascolto del Vivente, Maria.
E’ il nulla, non essendo, Maria. Su quel vuoto si è dato Dio,
per Maria, per Maria.

E’ via da Via, vita da qui,
strada che s’intreccia
con quella di Maria.
E’ via del Sole, via del Vento,
tempo che riflette l’Eternità nel tempo.
Tempo che ritorna l’Eternità nel tempo. 



lunedì 12 agosto 2019

Mamma Maria

Mamma Maria è in napoletano. L’ho ricavata da un testamento. Sembra strano ma è così. Andammo al capezzale di un nostro amico che era stato professore di latino e greco. Faceva parte dell’Associazione dei cantautori “il mio Dio canta giovane” anche se non era musicista. Il prof. Catello Coppola, era avanti negli anni e veniva a tutti gli incontri. Quando si ammalò chiese di vederci ed io ed altri amici andammo a trovarlo. In un clima sovrannaturale gli impartimmo l’Unzione degli Infermi e la Santa Comunione. La sorella che lo accudiva ci disse che aveva scritto una poesia in napoletano alla Mamma Celeste e voleva che ne ricavassimo una canzone. Mi presi io il compito e nacque Mamma Maria. A noi sembrava che ci desse una consegna: il suo testamento spirituale, racchiuso tutto in quella pagina in vernacolo.
La poesia del prof. Catello, racchiudeva tutti i punti della Sacra Scrittura dove si parlava di Maria. Era una sorte di “via Mariae”. Una via che anche noi siamo chiamati a percorrere. 



Mamma Maria! Te parlava Gabriele
e diceva parole d’ammore.
Dicisti “sì” e Dio pigliaje vita in te.
Mamma Maria! N’copp ‘o piett o bambino,
forte ‘o strignive a te.
E tutto o cielo cantava: “Sia gloria o re dei re”.

Criature nuje
facimme a via sicura.     
Pa mana c porta, mamma Maria.
Jamm senza paura,
pecché a mamma è mamma
e nun c’abbandona mai,
e nun c’abbandona mai.

Mamma Maria! Quanne sentiste o prufeta
che na spada t’aveva trapassà
tremmaste, sì, ma nun te mancaje o curaggio e suffrì.

Mamma Maria! Quanta gioie e duluri
pe Gesù perduto e arritruvato.
Pure o core nuosto s’appacia quando o ritrova.

Rit. Criature nuje
facimme a via sicura.
Pa mana ce porta, mamma Maria.
Jammo senza paura,
pecché a mamma è mamma
e nun nge abbandona mai,
e nun nge abbandona mai.   

Mamma Maria! E piere e sta croce,
ncroce ce staje tu pure.
“Donna chiste è tuo figio” e si mamma e
l’umanità.

Mamma Maria! Gloria! Alleluia!
Criste è risorto e mò vive pe sempe.
Nuje pure, insieme a isse, putimme risorgere.

Criature nuje
facimme a via sicura.
Pa mana ce porta, mamma Maria.
Jammo senza paura,
pecché a mamma è mamma
e nun c’abbandona mai,
e nun nge abbandona mai.

Maria dice sì e Dio si incarna; Maria va in fretta da Elisabetta e viene chiamata Madre di Dio; Gesù nasce a Bethlemme; Maria presenta Gesù al tempio; Maria smarrisce Gesù; Maria sotto la croce; Maria Madre del Risorto; Maria nel Cenacolo a Pentecoste ...
Una via che anche noi siamo chiamati a percorrere perché anche noi facciamo nascere Gesù in noi; col Battesimo veniamo presentati a Dio; col peccato lo smarriamo e con una bella confessione lo ritroviamo; quando arrivano i dolori stiamo sotto la croce se come Maria assistiamo un crocifisso e se siamo noi a soffrire siamo proprio noi Gesù. Ma niente ci deve turbare perché Gesù ha vinto la morte e anche noi risorgeremo.

Una cammino tracciato da Maria dobbiamo solo impegnarci a mettere i nostri piedi nelle sue sante orme.

Così scrive Chiara Lubich in una meditazione dove parla anche lei della Via Mariae: 

"Maria è il tipo e la forma della chiesa, ed è perciò evidente che, in tale sublime creatura, possono trovare il proprio modello tutti i cristiani. Così è stato anche di noi. (“) I diversi momenti della sua vita, presentati dal Vangelo, pur essendo straordinari, ci sono apparsi come tappe successive a cui l’anima nostra poteva guardare, nelle diverse età della vita dello spirito, per averne luce e sprone. E l’illuminazione è stata così forte che abbiamo chiamato la nostra strada: Via Mariae, la Via di Maria. 

Eccone alcune tappe, in estrema sintesi e quasi a titoli. Un primo avvenimento della vita di Maria è l’Annunciazione, quando il Verbo si incarna nel suo grembo. Se noi cerchiamo di capire la vita di alcuni santi, vediamo che qualcosa di analogo è avvenuto anche in loro. Quando si va nella chiesa di San Damiano, in Assisi, dove Chiara è vissuta, a volte la guida, illustrando quel luogo sacro, dice: “Qui Cristo si incarnò nel cuore di Chiara”. Benché Chiara d’Assisi vivesse anche prima una fervente vita cristiana, l’incontro con san Francesco, che era la personificazione della parola “povertà” ridetta, attraverso un carisma dello Spirito, al mondo, provocò in lei qualcosa di nuovo: fece sviluppare e crescere Cristo nella sua anima, fino a farla una delle più grandi sante della Chiesa cattolica. Così, quando qualcuno s’imbatte nel carisma dell’unità e acconsente a farlo suo, avviene pure in lui qualcosa di simile a quanto è successo in Maria e in certi santi: Cristo, nel suo cuore, può veramente crescere spiritualmente, come per una attualizzazione del battesimo. 

Il secondo episodio della vita di Maria è la sua visita a Elisabetta per aiutarla. Ma, appena arrivata sul posto, avendo trovato nella parente un’anima aperta ai misteri di Dio, ha sentito di poterle comunicare il suo grande segreto, e lo ha fatto col Magnificat, narrando, in questo modo, a Elisabetta la sua straordinaria esperienza. Tutti coloro che conoscono il movimento e scelgono Dio come l’ideale della propria vita, avvertono che, per tradurre in pratica questa scelta, debbono incominciare ad amare. Ed amano. Ma l’amore è luce. Ed essi comprendono qualcosa dell’azione di Dio presente in loro, colgono, per la prima volta, il filo d’oro del suo amore nella loro vita. E raccontano volentieri ai fratelli quanto hanno capito. È la loro esperienza. Il terzo avvenimento della vita di Maria è la nascita di Gesù. Nel movimento si ama e si è amati perché tutti vogliono amare. Ma questo vicendevole amore frutta la presenza di Gesù tra gli uomini, ed è – come ho già accennato – un “generare Cristo” a imitazione di Maria. 

Maria presenta il Figlio al Tempio e incontra il vecchio Simeone. È un momento di gioia per lei, perché quell’uomo giusto e pio conferma che il bambino è Figlio di Dio. Ma è pure un dolore perché Simeone le dice: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Anche chi vuol vivere la spiritualità del movimento passa un momento simile. È quando viene a sapere che, per poter camminare per questa strada, è necessario un “sì” alla croce. È l’annuncio del mistero di Gesù crocifisso e abbandonato come essenziale alla vita d’unità. Dopo le parole a lei rivolte da Simeone, Maria sperimenta ben presto il patire, nella fuga in Egitto, subendo così quella persecuzione che si macchiò del sangue di tanti innocenti. Proporzioni fatte, è ciò che succede a quanti seguono la Via Mariae. L’ideale che essi vivono e presentano al mondo è in antitesi con esso. Non c’è da meravigliarsi allora che, quando cominciano a diffonderlo, venga attaccato dalle prime critiche. Occorre in quei momenti reagire, amando in queste croci Gesù crocifisso e abbandonato, il perseguitato per eccellenza, sicché il Risorto continui a splendere nel proprio cuore. 

Gesù, a 12 anni, si ferma a Gerusalemme e parla ai dottori nel Tempio. Maria, ritrovatolo, gli dice: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo”. E Gesù risponde: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”."



 Sempre Chiara rispondendo au giornalista risponde:

Giornalista: "Per lei personalmente, Chiara, chi è Maria?"

Chiara: Per me personalmente, Maria è tantissimo, nel senso... a parte che Maria è quella che è anche senza che io dica qualche cosa di lei, comunque... Intanto è la capo della mia Opera. E' lei la fondatrice, è lei la regina, è lei la madre ed è lei la capo di quest'Opera. E tutti gli altri siamo persone che cercano di fare un po' le sue parti presso tutte le persone che aderiscono al Movimento.

In particolare poi, per me Maria è il mio "dover essere". Io sento che noi siamo un po' il "poter essere Maria", ma che dobbiamo guardare sempre a lei come il dover essere, diventare altre lei. 

Diventando altri Gesù, si diventa in qualche modo anche altre lei.

Questo un pochino il concentrato del mio amore per la Madonna, del mio rapporto.


Papa Francesco al n. 60 della Enciclica Lumen Fidei fa questa bellissima preghiera:

Aiuta, o Madre, la nostra fede!
Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata.
Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa.
Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede.
Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare.
Semina nella nostra fede la gioia del Risorto.
Ricordaci che chi crede non è mai solo.
Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore!

sabato 10 agosto 2019

Maria Maria dal Cd "Concerto a Maria" 2019

"Maria, Maria" un titolo che ripete il nome di Maria per sottolineare l'invocazione filiale, e anche per dire che questo nome è sempre sulla nostra bocca, nel nostro cuore, ogni volta che ci troviamo in difficoltà. Questa canzone è una supplica alla Mamma Celeste per chiederle aiuto nei momenti di dolore, di sofferenza, quando anche la migliore intelligenza è scossa e si frantumano le sicurezze, soprattutto quelle della fede.
Proprio ieri sera sono stato contattato da una signora che diceva di avere la fede in frantumi perché suo marito di soli 60 era morto in tre giorni con una leucemia fulminante. Mi diceva: "non riesco più a credere, come ha potuto Dio, fare questo a un uomo così buono?". Davanti a tanto dolore non è che si può parlare di teologia o argomentsare sulla sofferenza, le ho mandato uno scritto dettato da Gesù ad una mistica eccolo qui:

"Sappiate, sappiate, o voi tutti che piangete per il dolore di un lutto recente, che colui che piangete non è morto, ma vive in Me. Sappiate che il medesimo Pane che vi ha sfamato l’anima mentre eravate uniti sulla terra, mantiene la vita e la comunione fra i vostri spiriti viventi quaggiù ed i trasumanati viventi in Me. Nulla può fare la piccola morte di male agli spiriti immortali. È la grande morte quella da temersi, quella che veramente vi toglie in eterno un vostro parente, un vostro coniuge, un vostro amico. La grande morte, ossia la dannazione dell’anima, la quale separa realmente da Me cellule del mio mistico Corpo cadute in preda delle cancrene di Satana. Ma per coloro che sono morti nel mio Nome e che hanno nutrito in sé la vita dello spirito con il Cibo eucaristico, che non perisce e che è sempre preservazione dalla morte eterna, no, per essi non c’è da piangere, ma da giubilare, perché essi sono usciti dal pericolo di morire per entrare nella Vita. Pensa, pensate che ben difficilmente chi s’è nutrito di Me può essere fratello di Giuda, simile a lui al quale il mio Pane non fu Vita ma Morte. A seconda della loro capacità di assimilazione spirituale, il mio Pane, ossia Me stesso fatto cibo per dare agli uomini la forza di conquistare il Cielo e la moneta per entrarvi, darà ad essi una più o meno sollecita entrata nel Regno della gloria, ma nel 99 per 100 dei casi dà sempre la salvezza dell’anima. Non piangete, perciò, genitori senza più figli, coniugi senza più consorti orfani senza più genitori. Non piangete. Come alla madre del Vangelo, Io, che non mento mai, vi dico: “Non piangete”. Credete in Me: Io vi renderò l’essere che amate e ve lo renderò in un regno dove la triste morte della terra non ha accesso e dove l’orribile morte dello spirito non è più possibile. Non piangete. Su voi tutti scenda questa speranza che è fede e la mia benedizione."

( fonte: http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/1/manoscritto/8/7-ottobre-1943 )

Dunque qualsiasi dolore può divenire più sopportabile, se davanti si ha questa prospettiva: il sapere che non siamo fatti per la morte, quest'ultima è solo un passaggio per l'eternità. Tutte le nostre energie dovremmo canalizzarle verso questa meta e diventare veramente pellegrini su questa terra. Come suggerisce Gesù nel Vangelo di Giovanni al cap. 17, 14: "Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo".

Stare sotto a una croce o addirittura starci sopra non è una passeggiata. Lo sapeva bene Maria, la nostra Madre. Lei ha saputo soffrire bene, e ha saputo offrire ottimamente diventando per questo co-redentrice.

Ascoltiamo la canzone:



Prima strofa
Maria madre mia,
madre dell’Amor
insegnami il silenzio nel dolor.
Insegnami a soffrir come soffristi tu
e portami con Te sotto la Croce
ad ascoltar Gesù prima che muoia:
“Per sempre madre sei”, Maria.


 Chiara Lubich ebbe una grande intuizione su Maria Addolorata, che però chiamava "Desolata":

Maria ai piedi della croce, nello straziante «stabat» che fa di lei un mare amaro di angoscia, è l’espressione più alta, in umana creatura, dell’eroicità di ogni virtù. Ella è la mansueta per eccellenza, la mite, la povera fino alla perdita del suo Figlio che è Dio, la giusta che non si lamenta d’esser privata di ciò che le appartiene per pura elezione, la pura nel distacco affettivo a tutta prova dal suo Figlio Dio... In Maria Desolata è il trionfo delle virtù della fede e della speranza per la carità che l’accese durante tutta la vita e qui l’infiammò nella partecipazione così viva alla Redenzione.
Maria ci insegna nella sua desolazione, che l’ammanta di ogni virtù, a coprirci di umiltà e di pazienza, di prudenza e di perseveranza, di semplicità e di silenzio perché nella notte di noi, dell’umano che è in noi, brilli per il mondo la luce di Dio che abita in noi. Maria addolorata è la Santa per eccellenza, un monumento di santità cui tutti gli uomini che sono e saranno possono guardare per imparare a rivestirsi di quella mortificazione che la Chiesa da secoli insegna e che i santi, con note diverse, hanno in tutti i tempi riecheggiato.
Noi pensiamo troppo poco alla «passione» di Maria, alle spade che hanno trapassato il suo Cuore, al terribile abbandono provato sul Golgota quando Gesù l’ha consegnata ad altri...
E forse tutto questo dipende dal fatto che Maria ha saputo troppo bene coprire di dolcezza e di luce e di silenzio la sua viva angosciosa agonia.
Eppure: non c’è dolore simile al suo...

Se un giorno le sofferenze raggiungessero certi culmini, in cui tutto in noi sembra ribellarsi perché il frutto della nostra «passione» pare tolto dalle nostre mani e più dal nostro cuore, ricordiamoci di lei.
Sarà con questo gelo che ci renderemo un po’ simili a lei, che si staglierà meglio la figura di Maria nelle nostre anime, la tutta bella, la Madre di tutti, perché da tutti, massime dal Figlio suo divino, staccata, per divina volontà.
La Desolata è la Santa per eccellenza.
Vorrei riviverla nella sua mortificazione.

Vorrei saper star sola con Dio come lei, nel senso che, pur tra fratelli, mi senta spinta a fare di tutta la vita un intimo dialogo fra l’anima e Dio.
Devo mortificare parole, pensieri, atti, fuori del momento di Dio, per incastonarli nell’attimo ad essi riservato.
La Desolata è certezza di santità, perenne fonte di unione con Dio, vaso traboccante di gaudio. La Desolata!
Ecco il mio «eureka!». Sì, ho trovato. Ho trovato la via.


( http://www.centrochiaralubich.org/it/documenti/scritti/4-scritto-it/162-la-desolata.html )

Non bisogna esorcizzare il dolore, dunque, bisogna invece farlo diventare divino, elevarlo con l'aiuto di Maria a strumento di redenzione. Gesù sulla croce ha preso tutto il dolore umano e lo ha innazato, tanto che San Paolo ha scritto: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me". Pensiamo un pò a Padre Pio che con 50 anni di stigmate, ha potuto aiutare Gesù a salvare milioni di anime, e così tutti gli altri santi che per amore di Gesù hanno saputo soffrire e offrire accettando non solo con rassegnazione, ma desiderando il dolore, non per masochismo, ma per amore di Gesù, sapendo che con ogni sofferenza aiutavano a salvare anime. Sapremmo noi accettre la sofferanza con rassegnazione? Sarebbe già molto, ma se all'accettazione sapremmo chiederne di più saremmo tre volte nella luce in Paradiso. La Beata Chiara Luce Badano, riuscì non solo ad accettare la sofferenza della sua malattia, ma ne volle ancora di più per poterla offrire a Gesù che lei chiamava: il mio sposo. Così si legge in un dettato di Gesù ad una mistica:

"Quanto più uno è nella Luce e tanto più accetta, ama, desidera il dolore.
Accetta, quando è una volta nella Luce.  Ama, quando è nella Luce due volte. Desidera e chiede il dolore, quando è tre volte nella Luce, immerso in essa e vivente in essa.
Mentre, quanto più uno è nelle tenebre e più fugge, odia, si ribella al dolore. (Quaderni 17.9.43)

( fonte: http://www.mariavaltorta.it/Dolore%20e%20sofferenza.html )

 Il ritornello
Maria,  Maria
prendimi per mano
ora più che mai
ho bisogno di Te.

Maria, Maria
parlami nel cuore
e se ci sono tenebre
rischiarale.

Infatti, Maria è nostra Madre e ci conduce per le strade del tempo, per farci arrivre alla meta: il Cielo. Così scrive Papa Francesco nell' Evangelii Gaudium:

Il dono di Gesù al suo popolo
285. Sulla croce, quando Cristo soffriva nella sua carne il drammatico incontro tra il peccato del mondo e la misericordia divina, poté vedere ai suoi piedi la presenza consolante della Madre e dell’amico. In quel momento cruciale, prima di dichiarare compiuta l’opera che il Padre gli aveva affidato, Gesù disse a Maria: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse all’amico amato: «Ecco tua madre!» (Gv 19,26-27). Queste parole di Gesù sulla soglia della morte non esprimono in primo luogo una preoccupazione compassionevole verso sua madre, ma sono piuttosto una formula di rivelazione che manifesta il mistero di una speciale missione salvifica. Gesù ci lasciava sua madre come madre nostra. Solo dopo aver fatto questo Gesù ha potuto sentire che «tutto era compiuto» (Gv 19,28). Ai piedi della croce, nell’ora suprema della nuova creazione, Cristo ci conduce a Maria. Ci conduce a Lei perché non vuole che camminiamo senza una madre, e il popolo legge in quell’immagine materna tutti i misteri del Vangelo. Al Signore non piace che manchi alla sua Chiesa l’icona femminile. Ella, che lo generò con tanta fede, accompagna pure «il resto della sua discendenza, […] quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12,17). L’intima connessione tra Maria, la Chiesa e ciascun fedele, in quanto, in modi diversi, generano Cristo, è stata magnificamente espressa dal Beato Isacco della Stella: «Nelle Scritture divinamente ispirate, quello che si intende in generale della Chiesa, vergine e madre, si intende in particolare della Vergine Maria […] Si può parimenti dire che ciascuna anima fedele è sposa del Verbo di Dio, madre di Cristo, figlia e sorella, vergine e madre feconda […]. Cristo rimase nove mesi nel seno di Maria, rimarrà nel tabernacolo della fede della Chiesa fino alla consumazione dei secoli; e, nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele, per i secoli dei secoli».

286. Maria è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza. Lei è la piccola serva del Padre che trasalisce di gioia nella lode. È l’amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita. È colei che ha il cuore trafitto dalla spada, che comprende tutte le pene. Quale madre di tutti, è segno di speranza per i popoli che soffrono i dolori del parto finché non germogli la giustizia. È la missionaria che si avvicina a noi per accompagnarci nella vita, aprendo i cuori alla fede con il suo affetto materno. Come una vera madre, cammina con noi, combatte con noi, ed effonde incessantemente la vicinanza dell’amore di Dio. (...) Come a san Juan Diego, Maria offre loro la carezza della sua consolazione materna e dice loro: «Non si turbi il tuo cuore […] Non ci sono qui io, che son tua Madre?».

 Seconda strofa
Maria, madre mia,
madre di Gesù
ascolta le preghiere di quaggiù.
C’è un mondo che ti chiama
quasi non ce la fa più.
Qualcuno ha chiuso il cuore, non lo riapre più.
Donaci di nuovo quella fede
che porta al cuore tuo, Maria.


In una bellissima sintesi Enzo Caffarelli, giornalista, mette insieme le parole di Papa Francesco su Maria e ne ricava quanto segue:

PAPA FRANCESCO DICE CHE DOBBIAMO PREGARE LA MADONNA PERCHE’…

…è la Madre della Misericordia: “Hai custodito nel tuo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il tuo figlio Gesù. Maria, tu attesti che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno”. (“Misericordiae Vultus”, bolla di indizione del Giubileo della Misericordia, 11 aprile 2015).
…ci aiuta a diffondere la Buona Novella: “Stella della nuova evangelizzazione, aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa, della giustizia e dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce”. (“Evangelii Gaudium”, esortazione apostolica, 24 novembre 2013).
…suscita in noi un desiderio di santità: «Nella nostra parola rifulga lo splendore della verità, nelle nostre opere risuoni il canto della carità, nel nostro corpo e nel nostro cuore abitino purezza e castità, nella nostra vita si renda presente tutta la bellezza del Vangelo». (preghiera alla Madonna per l’Immacolata Concezione, 8 dicembre 2013).
…converte i peccatori: «O Maria, stella del mare, rifugio dei peccatori, ottieni la conversione del cuore di quanti generano guerra, odio e povertà, sfruttano i fratelli e le loro fragilità, fanno indegno commercio della vita umana». (preghiera a Lampedusa, 8 luglio 2013).
…fa contemplare il volto di Gesù: “Rivolgiamo a te la preghiera della Salve Regina, perché non ti stanchi mai di rivolgere a noi i tuoi occhi misericordiosi e ci rendi degni di contemplare il volto della misericordia, tuo Figlio Gesù”. (“Misericordiae Vultus”, bolla di indizione del Giubileo della Misericordia, 11 aprile 2015).
…ci fa amare gli ultimi: «Abbiamo bisogno delle tue mani immacolate, per accarezzare con tenerezza, per toccare la carne di Gesù nei fratelli poveri, malati, Disprezzati». (preghiera alla Madonna per l’Immacolata Concezione 8 dicembre 2013)
…aiuta a restare in ascolto della voce del Signore: «il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti, la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti, la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano». (preghiera alla Madonna per l’Immacolata Concezione, 8 dicembre 2016).
…scioglie tutti i nodi: “Tu conosci la mia disperazione e il mio dolore. Sai quanto mi paralizzano questi nodi e li ripongo tutti nelle tue mani. Per la gloria di Dio ti chiedo di scioglierli per sempre. Nelle tue mani non c’è un nodo che non sia sciolto”. (preghiera a Maria che scioglie i nodi)
…non ci fa sentire orfani: «Un cristiano senza la Madonna è orfano. Anche un cristiano senza Chiesa è un orfano. Un cristiano ha bisogno di queste due donne, due donne madri, due donne vergini». (discorso ai giovani di Roma 29 giugno 2014).
…il Rosario è la preghiera dei santi: “È la preghiera che accompagna sempre la mia vita; è anche la preghiera dei semplici e dei santi… È la preghiera del mio cuore”. (messaggio su Twitter, 7 ottobre 2016).
( https://www.miopapa.it/le-preghiere-a-maria-con-le-parole-di-papa-francesco/ )

Ritornello
Maria, Maria
prendimi per mano
ora più che mai
ho bisogno di Te.

Maria, Maria
parlami nel cuore
e se ci sono tenebre
rischiarale.



Donaci di nuovo quella fede
Che porta al cuore tuo, Maria 


Con questa preghiera Papa Francesco termina la Evangelii Gauudium e io la ripropongo:

Vergine e Madre Maria,
tu che, mossa dallo Spirito,
hai accolto il Verbo della vita
nella profondità della tua umile fede,
totalmente donata all’Eterno,
aiutaci a dire il nostro “sì”
nell’urgenza, più imperiosa che mai,
di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.


Tu, ricolma della presenza di Cristo,
hai portato la gioia a Giovanni il Battista,
facendolo esultare nel seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore.
Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce
con una fede incrollabile,
e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,
hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito
perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.

Ottienici ora un nuovo ardore di risorti
per portare a tutti il Vangelo della vita
che vince la morte.
 

Dacci la santa audacia di cercare nuove strade
perché giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne.

Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione,
madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,
intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima,
perché mai si rinchiuda e mai si fermi
nella sua passione per instaurare il Regno.


Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,
del servizio, della fede ardente e generosa,
della giustizia e dell’amore verso i poveri,
perché la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia sia priva della sua luce.

Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli,
prega per noi.
Amen. Alleluia.


(fonte: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium.html )