lunedì 3 aprile 2017

50 lune d'argento


Questa canzone l'ho scritta in vista del compimento dei miei 50 anni di età e 20 di sacerdozio, come "Innamorami di Te" è la canzone dell'inizio del mio ministero sacerdotale, e dei miei 30 anni e "Attimi di cielo" quella dei primi dieci anni di sacerdozio e dei miei 40 anni di vita. Non è che mi sono messo lì a pensare a questi numeri, sono semplicemente arrivate ed io cerco di scriverle in fretta sennò si dimenticano... come diceva una vecchia canzone di Vasco: "... non resta  che scriverle in fretta perché poi svaniscono e non si ricordano più".
Cinquant'anni sono mezzo secolo, ed è più della metà di una vita. Dopo i cinquanta incomincia il tramonto ed è un continuo fare i conti col corpo che va verso la discesa. I capelli diventano bianchi, non puoi scherzare più di tanto con te stesso e con gli altri, tutto diventa terribilmente serio, ma una buona dose di ironia, rende tutto meno pesante e bello comunque.
In una società dove tutti vogliono essere giovani anche a 70 e 80 anni, snaturandosi addirittura con tiraggi di pelle e aggiusti con viagra, per non frenare l'appetito del senso, che da solo porta dritto all'inferno, saper invecchiare sta diventando quasi una nuova specializzazione. Vuoi vedere che bisognerà frequentare qualche master per poter invecchiare bene? Il Salmo 90 dice: "Insegnaci a contare i nostri giorni, e giungeremo alla Sapienza del Cuore". Proprio così, invecchia bene chi invoca la Sapienza da Dio, e impara a consegnarsi come Gesù si consegnò al Padre.

Così si legge in un blog:

"Avere presente i giorni, i fatti e il tempo della vita davanti agli occhi, per l'uomo della Bibbia, significa essere correttamente realisti.
Non farsi prendere dagli affanni.
Non farsi disperdere dalle preoccupazioni.
Vedere correttamente le prove e le tribolazioni.
Gustare nella lode le gioie.
Il peso e il metro dei giorni sono il "giorno", quello vero che ci attende e che noi spesso abbiamo dimenticato di citare a noi stessi e alle nostre catechesi: l'Eternità!
Quando l'Eternità diventa la misura di tutto, tutto acquista un senso.
Anzi tutto acquista il suo vero senso.
Solo nell'eternità l'uomo è "realmente realista".
Solo nell'eternità l'uomo è realmente incidente a livello sociale e politico. 
Qui si fonda, se si è onesti, la vera laicità, di cui si fa tanto parlare: nel contare i giorni e giungere alla sapienza del cuore.
Per l'uomo della Bibbia la sapienza sta proprio nello sguardo verso l'Eternità che è Dio.
Solo in questo sguardo l'uomo coglie il suo destino futuro e attuale.
Solo in questo sguardo l'uomo "pesa" nella storia.
Altrimenti è solo un agitarsi nel tempo, spesso inutile e dannoso.
Non solo.
Ma questa eternità, che da la sapienza del cuore, è proprio Dio e tutto ciò che viene da Lui.
Non "vedere", non "contare" agli occhi del cuore questa realtà significa produrre ideologie, surrogati, deviazioni che costantemente ci distraggono dal senso vero e profondo e da quel grido verso l'Eterno che, come dono di Dio, da sempre portiamo nel cuore.
Contare i giorni significa dunque riconoscere che il "Signore è Dio", passo dopo passo, attimo dopo attimo."
(fonte: https://www.ilcattolico.it/liturgia/riflessioni-dalla-liturgia/insegnaci-a-contare-i-nostri-giorni.html)

Ascoltiamo la canzone:

Uno sguardo al testo...

Prima strofa

Quanta sapienza c’è,
nel grigio del mio capo?
Cinquanta lune d’argento,
non tutte piene di fiori:
alternanza di gioie e dolori.

Ebbene sì, gli anni passano e, quando ne hai 50 alle spalle, ti accorgi che sono passati in fretta, senza frenate, rallentamenti... tutto è scivolato via inesorabilmente. Ti accorgi che hai bisogno di fare il punto della situazione. Ti chiedi: "dove sono? cosa ho realizzato? a cosa sono servito? Vedi il bicchiere mezzo pieno, ma anche mezzo vuoto... Vorresti rimproverare di questo, te stesso o magari Dio? Quanta Sapienza traspare, da questa mia esistenza, da questa vita, donata, ma da cui mi sembra a volte d'aver "rubato" tempo, emozioni, e tante posibilità impossibilitate da tanti limiti che spesso non sono riuscito a focalizare e a rendermente conto. Dunque gli anni sono trascorsi con alternanza di gioie e dolori. La mia vita accanto a quella di tanti altri, più o meno uguale, più o meno diversa e ora sono qui a contare i giorni per avere in dono la Sapienza del cuore.
Davanti al "panta rei" dell'esistenza, puoi fermare solo il tuo incontro col Dio della Misericordia nell'attimo presente e chiedergli perdono per tutte le omissioni, per tutte le cadute, per tutti i rimbrotti ingiustificati. Povero Dio, ma se lui non ha colpa e non ha peccato, perché deve prendersi le nostre lamentele. Piuttosto non dovremmo accettare la nostra sorte e la dose di dolore che ci servirà per la purificazione per poter comparire alla sua presenza nel "giorno" che Lui vorrà?

Seconda strofa

Quanta speranza c’è,
nel lustro di una vita?
Mi sembra di aver vissuto,
cinquanta primavere
in un attimo d’amore, di eternità.

 Solo il Signore da speranza. Lui solo ha promesso un giorno senza tramonto, "in nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (At 4, 12). Salvati significa che c'è un oltre che ci attende. Qui si fonda tutta la nostra speranza. Questa terra purtroppo o menomale è "un cimitero". Le generazioni che oggi ci sono passeranno, e se non avessimo la speranza dell'oltre e di una vita oltre la morte, davvero sarebbe triste, rimanere in questo mondo solo per dare sfogo ai nostri istinti. «Ricorda quant’è breve la mia vita./ Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?/ Quale vivente non vedrà la morte, sfuggirà al potere degli inferi?» (Sal 89,48-49). Ci percepiamo infinitamente piccoli, ma poi qualcuno ci ha amati fino a darci la sua stessa vita per renderci degni e vivi: 

"Chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Che vuol dire questo? Chi crede in me, anche se è morto come è morto Lazzaro, vivrà, perché egli non è Dio dei morti ma dei viventi. Cosí rispose ai Giudei, riferendosi ai patriarchi morti da tanto tempo, cioè ad Abramo, Isacco e Giacobbe: Io sono il Dio di Abramo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe, non sono Dio dei morti ma dei viventi: essi infatti sono tutti vivi. Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai; se non credi, sei morto anche se vivi. Proviamolo. Ad un tale che indugiava a seguirlo Permettimi prima di andare a seppellire mio padre, il Signore rispose: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu vieni e seguimi. Vi era là un morto da seppellire, e vi erano dei morti intenti a seppellirlo: questi era morto nel corpo, quelli nell'anima. Quando è che muore l'anima? Quando manca la fede. Quando è che muore il corpo? Quando viene a mancare l'anima. La fede è l'anima della tua anima. Chi crede in me - egli dice - anche se è morto nel corpo, vivrà nell'anima, finché anche il corpo risorgerà per non più morire. Cioè: chi crede in me, anche se morirà vivrà. E chiunque vive nel corpo e crede in me, anche se temporaneamente muore per la morte del corpo, non morirà in eterno per la vita dello spirito e per l’immortalità della risurrezione. Questo è il senso delle sue parole: E chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Lo credi tu? - domanda Gesù a Marta -; ed essa risponde: Si, Signore, io ho creduto che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo. E credendo questo, ho con ciò creduto che tu sei la risurrezione, che tu sei la vita; ho creduto che chi crede in te, anche se muore, vivrà, e che chi vive e crede in te, non morirà in eterno." (S. Agostino, Comm. al Vangelo di Giovanni 49, 15)

Le mie 50 primavere, sono già diventate quasi 53, e la speranza, per queste parole di Gesù, aumenta di giorno in giorno. Ho solo da dire GRAZIE al Signore Gesù.


 Ritornello

Cinquanta strade, ma ne ho percorsa una,
verso la vita piena.
Cinquanta ponti crollati dietro a me.
Spinto in avanti sempre.
Tra mille sorprese:
una danza di luci e colori,
in Dio Amore, in Dio Amore,
in Dio Amore, In Dio Amore… 

Quando si è ragazzi si sogna e si sognano tante cose. Volevo fare lo scienziato per salvare dalle malattie, poi crescendo e rendendomi conto di tanti limiti, le strade e i sogni si assottigliavano, fino a quando ho imboccato la strada del seminario. Avevo 21 anni. E così fra tante strade ne ho percorsa una: quella di Dio. Questa è stata in salita, basta pensare a quanto ho dovuto sudare sui libri e anche sentire l'umiliazione di qualche professore a cui faceva un pò pena uno che aveva studiato in un istituto tecnico. Per quanto sia stato doloroso, lasciare affetti, amici, mondo e quant'altro, mi sono ritrovato con "un tutto" che mi riempie la vita. Gesù a Pietro che chiedeva: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito», rispose: «In verità io vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà» (Lc 18, 29-30). L'ho sperimentato, ne sono testimone, è vero, si lasciano tante cose, ma per quello che ho trovato e ricevuto, ne è valsa la pena e benedico i giorni pesanti degli esami, e quelli ancora più duri sui libri di filosofia, e quelli altrettanto duri delle incomprensioni coi superiori.
Davvero "più grande è la lotta più glorioso è il trionfo". Questa è la frase che fa capire tutto il film: "Il circo della farfalla", dove un ragazzo nato senza braccia e senza gambe, accetta la sfida che la vita gli ha imposto, e diventa una star del circo, non per mostrare le sue menomazioni, ma per fare cose, che altri non farebbero, come lanciarsi da 15 metri in una piccola pozza d'acqua. È bellissimo l'abbraccio fra questo e un bambino storpio che vedendo che stava peggio di lui,  e poteva fare cosè così fuori dal comune, riprende fiducia nella vita. Le lacrime della mamma e il suo grazie, sono il degno finale per un film di soli 22 minuti, nei quali il regista, riesce a dire poeticamente e con immagini stupende, cos'è la vita, che tanti calpestano con approssimata superficialità.
Questa frase così: "più grande è la lotta più glorioso è il trionfo"posso dire, col senno di poi, che ha avuto un risvolto anche per me. Sono riuscito a diventare sacerdote, sono uscito dagli studi meglio di come mi aveva prospettato quel "professore" e in seguito mi sono anche laureato in Scienze delle comunicazione"... tutto a Gloria di Dio...

Per chi vuole vederlo ecco il film: Il circo della farfalla

 Terza strofa

Quant’altra strada da fare,
e quanto grigio ancora:
salite e poi discese.
Ma Cinquanta sono ora,
e ringrazio Dio per questa vita sempre nuova.

Chi potrà sapere quanto manca all'incontro con Lui? Credo che a 53 anni gli sono certamente più vicino che negli anni precedenti. A ogni giorno che passa realizzo sempre meglio che il tempo per prepararmi è sempre più esiguo e allora prego il Signore e il mio Angelo Custode, affinché non perda tempo, ma lo valorizzi il più possibile. Le salite e le discese sono all'ordine del giorno, ossia gli alti e bassi. Proprio la settimana scorsa ho rifatto l'esperienza della mia finitudine. Quando sopraggiunge la debolezza mi percepisco meno che verme, un reietto, e mi chiedo e mi domando: "Ma come fai, Dio, ad amarci nonostante questo fango che ci opprime e non ci fa essere all'altezza della purezza che necessita lo stare, come addetto ai lavori, davanti a Te, attimo per attimo?". Mi consolo leggendo e meditando il Salmo 139:

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte»;
nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.

Dopodiché mi abbandono confidenzialmente e riprendo il cammino con le potature necessarie... e credo che solo in questo modo si potrà "portare più frutto".

Ritornello

Cinquanta strade, ma ne ho percorsa una,
verso la vita piena.
Cinquanta ponti crollati dietro a me.
Spinto in avanti sempre.
Tra mille sorprese:
una danza di luci e colori,
in Dio Amore, in Dio Amore,
in Dio Amore, In Dio Amore…  

 I ponti crollati, sono gli anni passati, con tutto quello che c'è dentro e che non torneranno mai più. E gi anni futuri non ci sono ancora, c'è solo il presente da tener presente. Quando lo spirito mio vola, mi sento spinto da una forza... e  attraverso, volo, il tempo e gli spazi che Dio mi da quotidianamente, in modo leggero. Ci sono a volte periodi che mi sento pesante come un obeso, carico di materia, che non mi permette di volare a allora mi sembra di perdere tempo, di essere un di più nella storia e non dico di desiderare già di partire, ma quasi. Proprio quando accetto, amo e scorgo in queste pesantezze il volto di Gesù Crocifisso, allora arrivano le sorprese di Dio, le "ferite diventano feritoie" attraverso cui passa la Grazia di Dio, e sono luci che riscaldano il cuore, e magari diventano canzoni a gloria di Dio Amore.

Di Madre Teresa di Calcutta

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,

i capelli diventano bianchi,

i giorni si trasformano in anni.


Però ciò che é importante non cambia; 

la tua forza e la tua convinzione non hanno età.

Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.


Dietro ogni linea di arrivo c'è una linea di partenza.

Dietro ogni successo c'è un'altra delusione.


Fino a quando sei viva/o, sentiti viva/o. 

Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo. 

Non vivere di foto ingiallite…

insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni. 


Non lasciare che si arruginisca il ferro che c'è in te.

Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto. 


Quando a causa degli anni 
non potrai correre, cammina veloce.

Quando non potrai camminare veloce, cammina.

Quando non potrai camminare, usa il bastone.

Però non trattenerti mai!

(fonte: https://www.piccolifiglidellaluce.it/pfdl/preghiere/44-i-santi-ci-insegnano-a-pregare/240-preghiere-di-madre-teresa-di-calcutta)

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...