sabato 10 agosto 2019

Maria Maria dal Cd "Concerto a Maria" 2019

"Maria, Maria" un titolo che ripete il nome di Maria per sottolineare l'invocazione filiale, e anche per dire che questo nome è sempre sulla nostra bocca, nel nostro cuore, ogni volta che ci troviamo in difficoltà. Questa canzone è una supplica alla Mamma Celeste per chiederle aiuto nei momenti di dolore, di sofferenza, quando anche la migliore intelligenza è scossa e si frantumano le sicurezze, soprattutto quelle della fede.
Proprio ieri sera sono stato contattato da una signora che diceva di avere la fede in frantumi perché suo marito di soli 60 era morto in tre giorni con una leucemia fulminante. Mi diceva: "non riesco più a credere, come ha potuto Dio, fare questo a un uomo così buono?". Davanti a tanto dolore non è che si può parlare di teologia o argomentsare sulla sofferenza, le ho mandato uno scritto dettato da Gesù ad una mistica eccolo qui:

"Sappiate, sappiate, o voi tutti che piangete per il dolore di un lutto recente, che colui che piangete non è morto, ma vive in Me. Sappiate che il medesimo Pane che vi ha sfamato l’anima mentre eravate uniti sulla terra, mantiene la vita e la comunione fra i vostri spiriti viventi quaggiù ed i trasumanati viventi in Me. Nulla può fare la piccola morte di male agli spiriti immortali. È la grande morte quella da temersi, quella che veramente vi toglie in eterno un vostro parente, un vostro coniuge, un vostro amico. La grande morte, ossia la dannazione dell’anima, la quale separa realmente da Me cellule del mio mistico Corpo cadute in preda delle cancrene di Satana. Ma per coloro che sono morti nel mio Nome e che hanno nutrito in sé la vita dello spirito con il Cibo eucaristico, che non perisce e che è sempre preservazione dalla morte eterna, no, per essi non c’è da piangere, ma da giubilare, perché essi sono usciti dal pericolo di morire per entrare nella Vita. Pensa, pensate che ben difficilmente chi s’è nutrito di Me può essere fratello di Giuda, simile a lui al quale il mio Pane non fu Vita ma Morte. A seconda della loro capacità di assimilazione spirituale, il mio Pane, ossia Me stesso fatto cibo per dare agli uomini la forza di conquistare il Cielo e la moneta per entrarvi, darà ad essi una più o meno sollecita entrata nel Regno della gloria, ma nel 99 per 100 dei casi dà sempre la salvezza dell’anima. Non piangete, perciò, genitori senza più figli, coniugi senza più consorti orfani senza più genitori. Non piangete. Come alla madre del Vangelo, Io, che non mento mai, vi dico: “Non piangete”. Credete in Me: Io vi renderò l’essere che amate e ve lo renderò in un regno dove la triste morte della terra non ha accesso e dove l’orribile morte dello spirito non è più possibile. Non piangete. Su voi tutti scenda questa speranza che è fede e la mia benedizione."

( fonte: http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/1/manoscritto/8/7-ottobre-1943 )

Dunque qualsiasi dolore può divenire più sopportabile, se davanti si ha questa prospettiva: il sapere che non siamo fatti per la morte, quest'ultima è solo un passaggio per l'eternità. Tutte le nostre energie dovremmo canalizzarle verso questa meta e diventare veramente pellegrini su questa terra. Come suggerisce Gesù nel Vangelo di Giovanni al cap. 17, 14: "Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo".

Stare sotto a una croce o addirittura starci sopra non è una passeggiata. Lo sapeva bene Maria, la nostra Madre. Lei ha saputo soffrire bene, e ha saputo offrire ottimamente diventando per questo co-redentrice.

Ascoltiamo la canzone:



Prima strofa
Maria madre mia,
madre dell’Amor
insegnami il silenzio nel dolor.
Insegnami a soffrir come soffristi tu
e portami con Te sotto la Croce
ad ascoltar Gesù prima che muoia:
“Per sempre madre sei”, Maria.


 Chiara Lubich ebbe una grande intuizione su Maria Addolorata, che però chiamava "Desolata":

Maria ai piedi della croce, nello straziante «stabat» che fa di lei un mare amaro di angoscia, è l’espressione più alta, in umana creatura, dell’eroicità di ogni virtù. Ella è la mansueta per eccellenza, la mite, la povera fino alla perdita del suo Figlio che è Dio, la giusta che non si lamenta d’esser privata di ciò che le appartiene per pura elezione, la pura nel distacco affettivo a tutta prova dal suo Figlio Dio... In Maria Desolata è il trionfo delle virtù della fede e della speranza per la carità che l’accese durante tutta la vita e qui l’infiammò nella partecipazione così viva alla Redenzione.
Maria ci insegna nella sua desolazione, che l’ammanta di ogni virtù, a coprirci di umiltà e di pazienza, di prudenza e di perseveranza, di semplicità e di silenzio perché nella notte di noi, dell’umano che è in noi, brilli per il mondo la luce di Dio che abita in noi. Maria addolorata è la Santa per eccellenza, un monumento di santità cui tutti gli uomini che sono e saranno possono guardare per imparare a rivestirsi di quella mortificazione che la Chiesa da secoli insegna e che i santi, con note diverse, hanno in tutti i tempi riecheggiato.
Noi pensiamo troppo poco alla «passione» di Maria, alle spade che hanno trapassato il suo Cuore, al terribile abbandono provato sul Golgota quando Gesù l’ha consegnata ad altri...
E forse tutto questo dipende dal fatto che Maria ha saputo troppo bene coprire di dolcezza e di luce e di silenzio la sua viva angosciosa agonia.
Eppure: non c’è dolore simile al suo...

Se un giorno le sofferenze raggiungessero certi culmini, in cui tutto in noi sembra ribellarsi perché il frutto della nostra «passione» pare tolto dalle nostre mani e più dal nostro cuore, ricordiamoci di lei.
Sarà con questo gelo che ci renderemo un po’ simili a lei, che si staglierà meglio la figura di Maria nelle nostre anime, la tutta bella, la Madre di tutti, perché da tutti, massime dal Figlio suo divino, staccata, per divina volontà.
La Desolata è la Santa per eccellenza.
Vorrei riviverla nella sua mortificazione.

Vorrei saper star sola con Dio come lei, nel senso che, pur tra fratelli, mi senta spinta a fare di tutta la vita un intimo dialogo fra l’anima e Dio.
Devo mortificare parole, pensieri, atti, fuori del momento di Dio, per incastonarli nell’attimo ad essi riservato.
La Desolata è certezza di santità, perenne fonte di unione con Dio, vaso traboccante di gaudio. La Desolata!
Ecco il mio «eureka!». Sì, ho trovato. Ho trovato la via.


( http://www.centrochiaralubich.org/it/documenti/scritti/4-scritto-it/162-la-desolata.html )

Non bisogna esorcizzare il dolore, dunque, bisogna invece farlo diventare divino, elevarlo con l'aiuto di Maria a strumento di redenzione. Gesù sulla croce ha preso tutto il dolore umano e lo ha innazato, tanto che San Paolo ha scritto: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me". Pensiamo un pò a Padre Pio che con 50 anni di stigmate, ha potuto aiutare Gesù a salvare milioni di anime, e così tutti gli altri santi che per amore di Gesù hanno saputo soffrire e offrire accettando non solo con rassegnazione, ma desiderando il dolore, non per masochismo, ma per amore di Gesù, sapendo che con ogni sofferenza aiutavano a salvare anime. Sapremmo noi accettre la sofferanza con rassegnazione? Sarebbe già molto, ma se all'accettazione sapremmo chiederne di più saremmo tre volte nella luce in Paradiso. La Beata Chiara Luce Badano, riuscì non solo ad accettare la sofferenza della sua malattia, ma ne volle ancora di più per poterla offrire a Gesù che lei chiamava: il mio sposo. Così si legge in un dettato di Gesù ad una mistica:

"Quanto più uno è nella Luce e tanto più accetta, ama, desidera il dolore.
Accetta, quando è una volta nella Luce.  Ama, quando è nella Luce due volte. Desidera e chiede il dolore, quando è tre volte nella Luce, immerso in essa e vivente in essa.
Mentre, quanto più uno è nelle tenebre e più fugge, odia, si ribella al dolore. (Quaderni 17.9.43)

( fonte: http://www.mariavaltorta.it/Dolore%20e%20sofferenza.html )

 Il ritornello
Maria,  Maria
prendimi per mano
ora più che mai
ho bisogno di Te.

Maria, Maria
parlami nel cuore
e se ci sono tenebre
rischiarale.

Infatti, Maria è nostra Madre e ci conduce per le strade del tempo, per farci arrivre alla meta: il Cielo. Così scrive Papa Francesco nell' Evangelii Gaudium:

Il dono di Gesù al suo popolo
285. Sulla croce, quando Cristo soffriva nella sua carne il drammatico incontro tra il peccato del mondo e la misericordia divina, poté vedere ai suoi piedi la presenza consolante della Madre e dell’amico. In quel momento cruciale, prima di dichiarare compiuta l’opera che il Padre gli aveva affidato, Gesù disse a Maria: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse all’amico amato: «Ecco tua madre!» (Gv 19,26-27). Queste parole di Gesù sulla soglia della morte non esprimono in primo luogo una preoccupazione compassionevole verso sua madre, ma sono piuttosto una formula di rivelazione che manifesta il mistero di una speciale missione salvifica. Gesù ci lasciava sua madre come madre nostra. Solo dopo aver fatto questo Gesù ha potuto sentire che «tutto era compiuto» (Gv 19,28). Ai piedi della croce, nell’ora suprema della nuova creazione, Cristo ci conduce a Maria. Ci conduce a Lei perché non vuole che camminiamo senza una madre, e il popolo legge in quell’immagine materna tutti i misteri del Vangelo. Al Signore non piace che manchi alla sua Chiesa l’icona femminile. Ella, che lo generò con tanta fede, accompagna pure «il resto della sua discendenza, […] quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12,17). L’intima connessione tra Maria, la Chiesa e ciascun fedele, in quanto, in modi diversi, generano Cristo, è stata magnificamente espressa dal Beato Isacco della Stella: «Nelle Scritture divinamente ispirate, quello che si intende in generale della Chiesa, vergine e madre, si intende in particolare della Vergine Maria […] Si può parimenti dire che ciascuna anima fedele è sposa del Verbo di Dio, madre di Cristo, figlia e sorella, vergine e madre feconda […]. Cristo rimase nove mesi nel seno di Maria, rimarrà nel tabernacolo della fede della Chiesa fino alla consumazione dei secoli; e, nella conoscenza e nell’amore dell’anima fedele, per i secoli dei secoli».

286. Maria è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza. Lei è la piccola serva del Padre che trasalisce di gioia nella lode. È l’amica sempre attenta perché non venga a mancare il vino nella nostra vita. È colei che ha il cuore trafitto dalla spada, che comprende tutte le pene. Quale madre di tutti, è segno di speranza per i popoli che soffrono i dolori del parto finché non germogli la giustizia. È la missionaria che si avvicina a noi per accompagnarci nella vita, aprendo i cuori alla fede con il suo affetto materno. Come una vera madre, cammina con noi, combatte con noi, ed effonde incessantemente la vicinanza dell’amore di Dio. (...) Come a san Juan Diego, Maria offre loro la carezza della sua consolazione materna e dice loro: «Non si turbi il tuo cuore […] Non ci sono qui io, che son tua Madre?».

 Seconda strofa
Maria, madre mia,
madre di Gesù
ascolta le preghiere di quaggiù.
C’è un mondo che ti chiama
quasi non ce la fa più.
Qualcuno ha chiuso il cuore, non lo riapre più.
Donaci di nuovo quella fede
che porta al cuore tuo, Maria.


In una bellissima sintesi Enzo Caffarelli, giornalista, mette insieme le parole di Papa Francesco su Maria e ne ricava quanto segue:

PAPA FRANCESCO DICE CHE DOBBIAMO PREGARE LA MADONNA PERCHE’…

…è la Madre della Misericordia: “Hai custodito nel tuo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il tuo figlio Gesù. Maria, tu attesti che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno”. (“Misericordiae Vultus”, bolla di indizione del Giubileo della Misericordia, 11 aprile 2015).
…ci aiuta a diffondere la Buona Novella: “Stella della nuova evangelizzazione, aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione, del servizio, della fede ardente e generosa, della giustizia e dell’amore verso i poveri, perché la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce”. (“Evangelii Gaudium”, esortazione apostolica, 24 novembre 2013).
…suscita in noi un desiderio di santità: «Nella nostra parola rifulga lo splendore della verità, nelle nostre opere risuoni il canto della carità, nel nostro corpo e nel nostro cuore abitino purezza e castità, nella nostra vita si renda presente tutta la bellezza del Vangelo». (preghiera alla Madonna per l’Immacolata Concezione, 8 dicembre 2013).
…converte i peccatori: «O Maria, stella del mare, rifugio dei peccatori, ottieni la conversione del cuore di quanti generano guerra, odio e povertà, sfruttano i fratelli e le loro fragilità, fanno indegno commercio della vita umana». (preghiera a Lampedusa, 8 luglio 2013).
…fa contemplare il volto di Gesù: “Rivolgiamo a te la preghiera della Salve Regina, perché non ti stanchi mai di rivolgere a noi i tuoi occhi misericordiosi e ci rendi degni di contemplare il volto della misericordia, tuo Figlio Gesù”. (“Misericordiae Vultus”, bolla di indizione del Giubileo della Misericordia, 11 aprile 2015).
…ci fa amare gli ultimi: «Abbiamo bisogno delle tue mani immacolate, per accarezzare con tenerezza, per toccare la carne di Gesù nei fratelli poveri, malati, Disprezzati». (preghiera alla Madonna per l’Immacolata Concezione 8 dicembre 2013)
…aiuta a restare in ascolto della voce del Signore: «il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti, la sofferenza dei malati e di chi è nel bisogno non ci trovi distratti, la solitudine degli anziani e la fragilità dei bambini ci commuovano». (preghiera alla Madonna per l’Immacolata Concezione, 8 dicembre 2016).
…scioglie tutti i nodi: “Tu conosci la mia disperazione e il mio dolore. Sai quanto mi paralizzano questi nodi e li ripongo tutti nelle tue mani. Per la gloria di Dio ti chiedo di scioglierli per sempre. Nelle tue mani non c’è un nodo che non sia sciolto”. (preghiera a Maria che scioglie i nodi)
…non ci fa sentire orfani: «Un cristiano senza la Madonna è orfano. Anche un cristiano senza Chiesa è un orfano. Un cristiano ha bisogno di queste due donne, due donne madri, due donne vergini». (discorso ai giovani di Roma 29 giugno 2014).
…il Rosario è la preghiera dei santi: “È la preghiera che accompagna sempre la mia vita; è anche la preghiera dei semplici e dei santi… È la preghiera del mio cuore”. (messaggio su Twitter, 7 ottobre 2016).
( https://www.miopapa.it/le-preghiere-a-maria-con-le-parole-di-papa-francesco/ )

Ritornello
Maria, Maria
prendimi per mano
ora più che mai
ho bisogno di Te.

Maria, Maria
parlami nel cuore
e se ci sono tenebre
rischiarale.



Donaci di nuovo quella fede
Che porta al cuore tuo, Maria 


Con questa preghiera Papa Francesco termina la Evangelii Gauudium e io la ripropongo:

Vergine e Madre Maria,
tu che, mossa dallo Spirito,
hai accolto il Verbo della vita
nella profondità della tua umile fede,
totalmente donata all’Eterno,
aiutaci a dire il nostro “sì”
nell’urgenza, più imperiosa che mai,
di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.


Tu, ricolma della presenza di Cristo,
hai portato la gioia a Giovanni il Battista,
facendolo esultare nel seno di sua madre.
Tu, trasalendo di giubilo,
hai cantato le meraviglie del Signore.
Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce
con una fede incrollabile,
e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,
hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito
perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.

Ottienici ora un nuovo ardore di risorti
per portare a tutti il Vangelo della vita
che vince la morte.
 

Dacci la santa audacia di cercare nuove strade
perché giunga a tutti
il dono della bellezza che non si spegne.

Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione,
madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,
intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima,
perché mai si rinchiuda e mai si fermi
nella sua passione per instaurare il Regno.


Stella della nuova evangelizzazione,
aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,
del servizio, della fede ardente e generosa,
della giustizia e dell’amore verso i poveri,
perché la gioia del Vangelo
giunga sino ai confini della terra
e nessuna periferia sia priva della sua luce.

Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli,
prega per noi.
Amen. Alleluia.


(fonte: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium.html )

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