venerdì 8 aprile 2016

Siamo tutti migranti - Inno ufficiale del "Festival dei diritti dei ragazzi" 2016

 E' tornato anche quest'anno l'atteso "Festival dei diritti dei ragazzi", l'appuntamento promosso dall'Ufficio Scuola della Diocesi di Nola (NA), l'Assessorato all'Istruzione e ai Beni culturali del Comune di Nola e la Cooperativa sociale "Irene '95" di Marigliano (NA), spazio annuale di confronto e riflessione sul tema dei diritti dei più giovani.
Centianaia i ragazzi toccati dall'evento, grazie al coinvolgimento di decine di scuole del territorio e di numerose associazioni e movimenti.
Tema scelto per quest'anno è "Siamo tutti migranti". "Negli ultimi mesi il corpicino di Aylan Kurdi - si legge nel documento di presentazione del Festival - morto su una spiaggia e quello del neonato nella tendopoli di Idomeni hanno dato uno scossone alle nostre coscienze, facendoci capire che tutti i migranti sono innanzitutto persone e non potenziali terroristi;[...] Di fronte a queste storie personali, siamo tutti migranti! Nel senso che comunemente diamo oggi a slogan come questo: siamo tutti con loro, ci sentiamo tutti uniti a loro. Ma, soprattutto, nel senso che siamo impegnati a riscoprici tutti migranti: migranti sono stati i nostri padri in cerca di “fortuna”, migranti siamo tutti oggi, in un mondo-villaggio globale dove la diversità come ricchezza e la pace come “convivialità delle differenze” (don Tonino Bello) dovranno avere ragione sui rigurgiti di nazionalismo egoista e sulle intolleranze di ogni tipo".
Il Programma come sempre ricco di appuntamenti eterogenei e interessanti. Brochure del Festival.

Coinvolto come ogni anno, ho messo a disposizione del Festival la mia vena creativa. Una sera ero già a letto e con gli occhi che stavano per chiudersi, don Virgilio, responsabile dell'Ufficio scuola della Diocesi di Nola, bussa alla mia porta, le nostre stanze sono sullo stesso pianerottolo, e mi comunica il tema scelto per quest'anno: Siamo tutti migranti. La morte del bambino, Alyan, su di una spiaggia nel mare Egeo aveva colpito tutti, e come tutta la segreteria del Festival fu concorde, così anch'io.

Non riuscivo più a chiudere occhio e subito incominciai a scrivere le prime frasi di quello che poi è diventato l'inno. Il giorno dopo afferrai la chitarra e la melodia cominciò a venire come dettata da qualcuno.


Le immagini del video mi sono state mandate col materiale del Festival, ci ho solo messo le parole e la canzone come sottofondo.

Il testo. Una poesia? Non so. Io so scrivere solo canzoni. A detta di tanti cantautori famosi come dal "principe", ossia Francesco De Gregori e tanti altri, non c'è da confondere tra poesia e canzoni. La poesia funziona da sola, il testo di una canzone ha bisogno inesorabilmente di una melodia e di un arrangiamento musicale. Così questo inno, qualcuno ci potrà vedere anche della poesia, ma per me è soprattutto una canzone d'autore.

L'intro musicale. Le note dell'introduzione le ho pensate immaginando le onde del mare e alle grida della madre e del padre di Alyan. Mettono tristezza e fanno subito pensare. Daltronde la musica non deve solo divertire, deve soprattutto emozionare e anche far pensare.

La prima strofa

Da che nasci a che muori
è un migrare nel tempo.
Non ti puoi più fermare
e con te la tua vita.

Sì, perché ognuno di noi nasce, vive, muore, è inesorabile questa parabola per ogni umano che apre gli occhi sotto al Cielo e, chi crede a un oltre, sa di essere un migrante su questa terra. Se si riflette bene si è migranti comunque anche se non si crede. Si entra nell'esistenza e chi non crede all'oltre dovrà credere almeno che si migra verso l'oblio del "sé". Siamo migranti nel tempo e una volta nati non ci si può fermare, si deve andare ovunque ti porta la vita, nel bene o nel male.

Per chi crede, la Vita ha un volto, il volto di un Dio. Per me cattolico cristiano, ha il volto di Gesù. Di Sé ha detto: "Io sono la via, la verità, la vita". Quanti credenti smarriscono questa vita! L'altro giorno ho incontrato un giovane papà con due bimbi, di cui il più piccolo in braccio, mi diceva: "Non posso credere più nella Chiesa, gli scandali, la pedofilia, lo Ior, il cardinale con l'attico di milioni di euro...". Oggi anche i credenti o presunti tali, non sanno bene distinguere tra uomini di chiesa e uomini di Dio. Forse che Gesù non lo sapeva di che pasta eravamo fatti? Eppure con questi uomini scassati porta avanti la barca della salvezza, la SUA CHIESA, il SUO POPOLO NUOVO, che è continuamente bastonato dal "nemico" che fa cadere, ricadere, ma che Dio non si stanca di rialzare in tutti i modi possibili... e a volte non con voci "ecclesiastiche" ma con voci fuori dal coro che accende dove vuole e come vuole. E' il caso di Nawal Soufi, marocchina che vive in Italia, che sta dando lezioni di umanità al mondo intero. Risentiamo quando ha detto in pochi minuti al Parlamento Europeo...

Ha solo 28 anni e certamente passerà alla storia per aver aperto occhi e cuore di un'Europa chiusa in se stessa e in balia di tutte le mafie possibili e immaginabili.

Davvero, come aveva già detto Gesù: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19, 40). Una Chiesa che si aggrappa al potere o al denaro presto viene abbandonata da Dio, ma se ritorna ad avere i poveri, gli ultimi, al centro, risorgerà e potrà ridiventare profetica, credibile. Papa Francesco sogna una chiesa povera tra i poveri (http://www.diocesi.torino.it/diocesitorino/allegati/50722/Relazione%20Mons.%20Marcello%20Semeraro%20%281%29.pdf). Quanta zavorra ancora da buttare in fondo al mare della storia!

Seconda strofa

Da che nasci a che muori,
è un migrare del cuore.

Non si può più fermare
se non batte, si muore. 

La vita si svolge tra una amore e un altro. Credo, infatti, che siamo attirati solo dall'amore, che spesso confondiamo con ciò che ci fa male. Infatti, un drogato si droga perchè ama quell'estasi, pur sapendo che si fa del male. Un giocatore accanito va a giocare perché l'adrenalina della possibilità di una vincita, lo seduce...e così via. Occorre allora distinguere con la Luce che il Signore ci ha dato abbondantemente, ciò che ci fa male e ciò che ci fa bene. I dieci comandamenti non sono semplicemente dei paletti, ma delle regole per farci stare nella VITA VERA, e Gesù con la sua stessa Vita, e con quanto ci ha lasciato, li ha portati a compimento. Ossia non li ha aboliti ma li ha perfezionati, e se i Dieci Comandamenti hanno sollevato dal fango l'umanità, il Signore Gesù ci ha elevati a "poco meno degli angeli"... o come si dovrebbe meglio tradurre il Salmo 8: Poco meo di un elohim, ossia di un dio.
Il cuore allora deve imparare a desiderare ciò che è buono e respingere la corruttela e le bugie del nemico dell'umanità: i sibili del serpente antico, sempre in agguato. Ma oggi sembra che la cultura ci dica piuttosto che l'uomo si sia nuovamente smarrito, perché ancora una volta il tentatore fortificato dall'enorme mole di peccati che l'umanità commette, e per la quale Dio si allontana, stia scegliendo di vivere senza Dio e all'orizzonte non sa che che c'è il vuoto. Suor Faustina Kowalska nel suo bellissimo Diario ebbe una visione che io riporto per cercare di aprire le orecchie e il cuore di tanti smarriti.

“Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria,
di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando
e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioé l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Diario, 153).


Il cuore dunque deve battere ma per qualcosa di grande e di bello, anzi per Qualcuno che per noi ha dato la Vita, per salvarci dalle grinfie del disgraziato senza tempo.


Prima parte del ritornello

Allora tutti bisogna migrare,
dall’aurora al tramonto del sole,
costruire una patria speciale,
che potremmo abitare domani.


Il verbo migrare non è inteso solo come uno spostarsi da un luogo ad un altro, ma come spazio-culturale in cui ogni essere vivente deve muoversi per poter vivere. Infatti, ognuno nasce in un contesto culturale suo proprio dove la globalizzazione suo malgrado, scardina tanti principi che per alcuni sono vitali, da qui le reazioni dell'Islam e i nuovi nazionalismi. Secondo me per superare la crisi culturale occorrerebbe guardare alla Trinità ove l'Unità e la distinzione sono sempre salvaguardate. Ho letto un libro che cerca di spiegare quello che sto dicendo, "La Trinità: modello sociale" di Enrique Cambon (per chi vuole approfondire: http://www.indaco-torino.net/gens/94_06_04.htm). Una società "trinitarizzata", dove le identità dei popoli non vengono meno, ma solo purificate dagli eccessi, mettendo al centro l'uomo e nessun altro interesse, porterebbe ad una nuova comprensione della realtà senza le tante paure, di cui si alimentano tutti i fondamentalismi. "Una patria speciale da abitare domani", la si costruisce giorno per giorno senza mai scendere a compromessi col male o con la corruttela... I Padri della Chiesa ci invitavano a fuggire il male e Papa Francesco recentemente ha detto: "Con Satana non si dialoga" (http://www.papafrancesco.net/inutile-parlare-con-satana-perche-e-astuto-la-parola-di-dio-ci-difende/).


Seconda parte del ritornello

Tutti siamo migranti spaesati,
dal frastuono di tante parole,
ma ci basta guardare un bambino,
che muore tra le onde di un sogno…


per capire chi siamo, siamo tutti migranti
e la terra è la casa di tutti migranti 


Sì, siamo spaesati, senza più identità forti, ancora in fondo al tunnel. Eppure una luce c'è ed è sempre lì che attende. Gesù ha detto di sé: "Io sono la Luce"... O se lo lasciassimo entrare, invece di mediarlo male, creando reazioni anche nelle persone più semplici! Eppure quando si leggono le vite dei Santi, ti accorgi che non hanno fatto altro: farlo entrare. Non si sono costruiti un Dio a loro immagine e consumo: un'idea di Dio, ma si sono fatti modellare. Ricordo una frase nel film "Francesco" della Cavani: "Io ho potuto solo ascoltare". Francesco, il Santo di Assisi, interpretato da Mikey Rourke, era a faccia a terra, e aveva tra le mani la terra della sua Assisi. Intorno c'erano tanti fraticelli venuti da ogni parte che volevano una regola più accomodante. Con forza il Serafico diceva, che la regola era il Vangelo. La storia la conosciamo, se si vive il Vangelo sorgono cose meravigliose, anche oltre quello che possiamo immaginare.
C'è un frastuono di parole, in questa cultura del tutto contro tutto, manca quella che mette ordine. Un sacerdote amico mi ripeteva: "Metti Dio al primo posto e tutto il resto andrà al suo posto", ritenendola di Sant'Agostino. L'ho sperimentato tante volte. Dio vorrebbe esercitare la sua Paternità, ma senza violentarci la coscienza. Solo chi vuole potrà sperimentarne la Presenza, la Bontà, l'Amore e il riordino della propria esistenza.
Nel frastuono di parole, ci sono poi le notizie che ti spaccano il cuore come la morte del piccolo Alyan. A distanza di mesi nulla è cambiato. Anzi l'Europa è legalmente impermeabile, ma le mafie la traforano da parte a parte come vogliono. Il Mediterraneo non è più blu, è rosso diceva Nawal al Parlamento Europeo. Proprio così, come si fa a dormire notti tranquille pensando che popoli interi sono alla ricerca di un pò di pace, destabilizzata da affaristi senza scrupolo e tra questi c'è pure l'Italia, che vende armi alla Turchia, ai paesi arabi... un film già visto: l'Italia che si alleava con Hitler... e noi italiani?

Chi siamo dunque? I soliti traditori del Bene?
"Ma ci basta guardare quel bambino che muore tra le onde di un sogno per capire chi siamo: siamo tutti migranti".

Una preghiera mi viene dal cuore.

Carissimo Signore Iddio, 
che mi hai amato immensamente e mi ami, 
e come ami me, ami tutta l'umanità, persona per persona, 
accendi i cuori di tanti, risvegliali al tuo amore, 
facci rinsavire dal torpore di coscienze 
disumanizzate dai falsi idoli, e dalle false ideologie. 
Pronuncia il tuo "basta", come lo hai pronunciato tante volte nella storia, 
aprici le orecchie e il cuore alle tue Sante Parole 
ed erudiscici sulle infinite bugie di Satana. 
Riumanizzaci, solo Tu puoi farlo. Amen

Terza strofa

Ogni uomo che nasce e poi muore,
ha diritto alla vita nel mondo,
ha diritto a un approdo sicuro,
a una patria di pace comune.


Un epilogo che sembra scontato, ma è ancora un sogno da realizzare. Quante guerre, quanti morti inutili, quante ideologie che magari avevano a cuore una finalità umanizzante, ma oggi cosa c'è di umanizzante, nell'accumulare denaro, per poi veder morire tanti?
Davvero questa umanità non ha una bussola, è alla deriva. Pochi personaggi strapagati, per raggiungere un nuovo ordine diabolico.

Carissimi popoli, bisogna svegliarsi e dar luogo a un nuova umanizzazione, che non perda di vista il soggetto principale: l'umanità. Se tutti hanno diritto a una patria di pace comune, i primi ad essere debellati devono essere i guerrafondai. Finché avremo la possibilità di esprimerci democraticamente, dobbiamo farlo per il BENE COMUNE. Dopo sarà troppo tardi.

Quante cose si possono dire in pochi versi!  Mi meraviglio io stesso, quando li rileggo e vi scopro profondità che nemmeno avevo pensato o immaginato, mentre li scrivevo.
La melodia poi accompagna i significati e quando si sposano bene le tre "componenti genetiche" (Paolo Jachia) di una canzone, ossia testo, musica e interpretazione, allora è segno che qualcosa ha funzionato nell'ispirazione, dando gioia prima a chi scrive e poi a chi ascolta.

Alla prossima canzone ... per dare e cantare Dio.




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