sabato 2 dicembre 2017

M'ama ci credo

Anche "M'ama ci credo" è una canzone pensata per gli adolescenti. È presente nel Cd "Jesus on line". Quando l'ho scritta pensavo più a un rock leggero, ma poi il maestro Cleopatra me la rivestì con la musica da discoteca e fu tutta un'altra cosa. Non ricordo il momento in cui l'ho scritta, ma certamente l'ho pensata per dare un mesaggio preciso: senza Dio non c'è vera gioia e salvezza.
Nel 2001 avevo già confezionato il CD, ma solo nel 2002 il Messaggero di Sant'Antonio me lo pubblicò.
Stampammo 5000 copie che credo di averle vendute quasi tutte io durante i miei concerti-incontro. Il problema è che queste case editrici, comprese le Paoline, fanno le produzioni, ma poi non fanno pubblicità e allora rimani lì nel limbo della musica cristiana cattolica.

Video di Elena Ranieri
Il titolo: M'ama ci credo. Le domande di tutti i ragazzini: Dio c'è? E se Lui è il Creatore, chi l'ha creato Dio? E perché c'è tutto questo male nel mondo se dice di essere Amore...?
"M'ama ci credo" è la possibile risposta che un ipotetico ragazzo dopo essersi messo in cammino può dire al Signore, che risponde solo se lo si ama. Infatti, leggiamo nel Vangelo secondo Giovanni: "A chi mi ama mi manifesterò" (cfr. Gv 14, 21). Basta mettersi in moto, amando, uscendo dal proprio egoismo, per dare la possibilità a Dio di manifestarsi e così fugare tutti i dubbi. Ma oggi chi è disposto a fare il primo passo, anzi il secondo? Il primo è stato fatto da Gesù Figlio Dio Dio che ci ha amati nonostante fossimo peccatori:  "In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Gv 4, 10). Il nostro passo dunque, è quello di rispondere ad un amore immenso, che si è donato totalmente perché l'Amore è donazione totale di sé. Chi non si dona, non ama. Oggi, in una cultura in cui la crisi è dovuta ad un'umanità che vuole rimanere adolescente, ossia concentrata su di sé, chi vorrà invece uscire da sé per andare verso gli altri? Oggi è in crisi proprio l'Amore. Infatti, dove c'è amore, lì c'è Dio... e se Dio non c'è, non c'è l'amore. L'umanità se va di questo passo, si troverà in un baratro, in una strada senza ritorno. Nella mia canzone auspico invece un ritorno all'amore. Se scopro che Dio mi ama, io posso crederGli, crederci.

Così raccontava Chiara Lubich la scoperta di Dio Amore e del suo credere senza misura.
https://vimeo.com/196295014
La scoperta di Dio Amore from Centro Chiara Lubich on Vimeo.

Riporto la trascrizione:

La scoperta di Dio Amore Da un’intervista a Chiara Lubich della giornalista inglese Sandra Hoggett (Rocca di Papa, 18 aprile 2002).
 
Sandra: Mi può dire quando è stato che ha sentito per la prima volta quest'immenso amore per Dio?
 
Chiara: Ho sempre avuto una fede forte, sono nata con la fede e, aggiunta alla fede, c'era anche l'amore di Dio. Però lo conoscevo un po' come tutti: lontano, forse al di là delle stelle, così. Mentre invece proprio il fulmine è stato a 23 anni, quando è incominciato a funzionare questo carisma. Lì le cose sono state così: che facevo scuola presso un piccolo orfanotrofio, e un giorno è passato un sacerdote di lì; mi aveva vista forse a pregare in chiesa, non lo so, e mi fa uscire dalla classe e mi dice: "Signorina, lei può offrire un'ora del suo tempo per il mio ministero a Dio?" Io, di fronte a un sacerdote, avevo tale fede in Dio, nella Chiesa, che ho detto: "Ma anche tutta la giornata". E lui è rimasto colpito e mi ha fatto inginocchiare e m'ha detto: "Dio la ama immensamente". E io ho creduto, era come Dio che me lo diceva attraverso questa figura.
Ricordo che, da quel momento, Dio che prima lo avvertivo, sì, nel tabernacolo ma anche lontano, io me lo sono sentita vicino e ho visto come tutte le circostanze sono da lui guidate; che è veramente colui che guida la storia grande e la piccola storia di ciascuno di noi; come lui è amore e dietro tutto c'è l'amore e come tutto è amore, anche ciò che appare negativo qualche volta, perché Dio lo permette per un bene maggiore. Naturalmente lo permette per quelli che credono in lui Amore.
E ricordo che dalla forte impressione di questo "Dio ti ama immensamente", io l'ho detto a tutti: l'ho detto alle mie compagne, alla mia mamma, scrivevo lettere a mio fratello e alle mie sorelle. E così sono nate anche le mie prime amiche, perché io: "Lo sai che Dio ti ama..." "Dio ci ama, Dio ci ama immensamente". Abbiamo creduto all'amore. Tanto che c'era la guerra, potevamo morire da un momento all'altro, e noi abbiamo detto: "Qualora morissimo, vorremmo essere sepolte in un'unica tomba con scritto: abbiamo creduto all'Amore".
E così, mentre prima la vita nostra era quasi come coperta da un senso di orfanezza, poi invece abbiamo trovato il Padre, abbiamo trovato Dio, ed è stato lì che s'è lanciata la nostra rivoluzione cristiana. D'altra parte il kerigma, cioè l'annuncio nella Chiesa nostra, della fede nostra è proprio "Dio ti ama, Dio ama l'uomo. Difatti per amore ti ha creato, per amore ha mandato il suo Figlio a morire per te, per amore ti prepara un'eternità di felicità; per amore". Quindi lo Spirito Santo, che sapeva come si annuncia, ce l'ha annunciato giusto.
                                                                                                          (Rocca di Papa, 18 aprile 2002)

Prima strofa
M’ama, non m’ama? Sai che ti ama.
Credo, non credo? Sai che ci crede… (bis)

in te e ti sta dentro, più dentro di te.
E ti sta accanto, più accanto di te. Uh, oh…

Pochi versi di questa semplicissima canzone per dire verità eterne profondissime. Dio ci ama di amore eterno e crede nella possibilità che noi ci salviamo. Ci abita se lo lasciamo vivere in noi, non ci lascerebbe mai, ma dobbiamo stare attenti a non creare distanza da Lui col peccato. Il peccato infatti, ci abbrutisce, diventiamo meno che umani, e meno che animali, si diventa demòni. Insomma Dio crede in noi, prima ancora che noi crediamo in Lui.

Seconda strofa
M’ama, non m’ama? Sai che ti ama.
Credo, non credo? Sai che ci crede… (bis)
in te e riempie il tuo mondo,
anche fuori di te. A volte non parla,
ma è lì con te. Uh, oh…

Dalla Costituzione dogmatica Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II
CAPITOLO I
LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA

12. L'uomo ad immagine di Dio.
Credenti e non credenti sono generalmente d'accordo nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all'uomo, come a suo centro e a suo vertice. Ma che cos'è l'uomo? Molte opinioni egli ha espresso ed esprime sul proprio conto, opinioni varie ed anche contrarie, secondo le quali spesso o si esalta così da fare di sé una regola assoluta, o si abbassa fino alla disperazione, finendo in tal modo nel dubbio e nell'angoscia. Queste difficoltà la Chiesa le sente profondamente e ad esse può dare una risposta che le viene dall'insegnamento della divina Rivelazione, risposta che descrive la vera condizione dell'uomo, dà una ragione delle sue miserie, ma in cui possono al tempo stesso essere giustamente riconosciute la sua dignità e vocazione.
La Bibbia, infatti, insegna che l'uomo è stato creato « ad immagine di Dio » capace di conoscere e di amare il suo Creatore, e che fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene (9) quale signore di esse, per governarle e servirsene a gloria di Dio (10). « Che cosa è l'uomo, che tu ti ricordi di lui? o il figlio dell'uomo che tu ti prenda cura di lui? L'hai fatto di poco inferiore agli angeli, l'hai coronato di gloria e di onore, e l'hai costituito sopra le opere delle tue mani. Tutto hai sottoposto ai suoi piedi » (Sal8,5). Ma Dio non creò l'uomo lasciandolo solo: fin da principio « uomo e donna li creò » (Gen1,27) e la loro unione costituisce la prima forma di comunione di persone. L'uomo, infatti, per sua intima natura è un essere sociale, e senza i rapporti con gli altri non può vivere né esplicare le sue doti. Perciò Iddio, ancora come si legge nella Bibbia, vide « tutte quante le cose che aveva fatte, ed erano buone assai» (Gen1,31).

13. Il peccato.
Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l'uomo però, tentato dal Maligno, fin dagli inizi della storia abusò della libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di lui. Pur avendo conosciuto Dio, gli uomini « non gli hanno reso l'onore dovuto... ma si è ottenebrato il loro cuore insipiente »... e preferirono servire la creatura piuttosto che il Creatore (11). Quel che ci viene manifestato dalla rivelazione divina concorda con la stessa esperienza. Infatti l'uomo, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono. Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l'uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutta l'armonia, sia in rapporto a se stesso, sia in rapporto agli altri uomini e a tutta la creazione. Così l'uomo si trova diviso in se stesso. Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Anzi l'uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato. Ma il Signore stesso è venuto a liberare l'uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell'intimo e scacciando fuori « il principe di questo mondo » (Gv12,31), che lo teneva schiavo del peccato (12). Il peccato è, del resto, una diminuzione per l'uomo stesso, in quanto gli impedisce di conseguire la propria pienezza. Nella luce di questa Rivelazione trovano insieme la loro ragione ultima sia la sublime vocazione, sia la profonda miseria, di cui gli uomini fanno l'esperienza.

14. Costituzione dell'uomo.
Unità di anima e di corpo, l'uomo sintetizza in sé, per la stessa sua condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi attraverso di lui toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore (13). Non è lecito dunque disprezzare la vita corporale dell'uomo. Al contrario, questi è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell'ultimo giorno. E tuttavia, ferito dal peccato, l'uomo sperimenta le ribellioni del corpo. Perciò è la dignità stessa dell'uomo che postula che egli glorifichi Dio nel proprio corpo (14) e che non permetta che esso si renda schiavo delle perverse inclinazioni del cuore. L'uomo, in verità, non sbaglia a riconoscersi superiore alle cose corporali e a considerarsi più che soltanto una particella della natura o un elemento anonimo della città umana. Infatti, nella sua interiorità, egli trascende l'universo delle cose: in quelle profondità egli torna, quando fa ritorno a se stesso, là dove lo aspetta quel Dio che scruta i cuori (15) là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino. Perciò, riconoscendo di avere un'anima spirituale e immortale, non si lascia illudere da una creazione immaginaria che si spiegherebbe solamente mediante le condizioni fisiche e sociali, ma invece va a toccare in profondo la verità stessa delle cose. (fonte internet: http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html)

Dunque l'umanità (l'uomo e la donna) ha una vocazione e una dignità bellissima, essere poco meno degli angeli, o poco meno di un dio, ma questa dignità viene compromessa dal peccato che bisogna imparare a tenere a bada, ad evitare con tutte le proprie forze. E Dio non è lontano perché l'Amore lo attira e viene addirittura ad abitare in noi, ma bisogna ripristinare in noi l'amore.

Il ritornello
 E se vuoi, essere felice,
e se vuoi essere più trandy,
impara dall’amore che c’è.
E se vuoi, essere felice,
e se vuoi essere più trandy,
impara dalla vita che c’è
dentro te e intorno a te.

 Basta conoscere bene le vite dei Santi per capire qual è la vera felicità e dove la si può attingere. Così Papa Francesco il primo Novembre 2017 all'Angelus:

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buona festa!

La solennità di Tutti i Santi è la “nostra” festa: non perché noi siamo bravi, ma perché la santità di Dio ha toccato la nostra vita. I santi non sono modellini perfetti, ma persone attraversate da Dio. Possiamo paragonarli alle vetrate delle chiese, che fanno entrare la luce in diverse tonalità di colore. I santi sono nostri fratelli e sorelle che hanno accolto la luce di Dio nel loro cuore e l’hanno trasmessa al mondo, ciascuno secondo la propria “tonalità”. Ma tutti sono stati trasparenti, hanno lottato per togliere le macchie e le oscurità del peccato, così da far passare la luce gentile di Dio. Questo è lo scopo della vita: far passare la luce di Dio; e anche lo scopo della nostra vita. Infatti, oggi nel Vangelo Gesù si rivolge ai suoi, a tutti noi, dicendoci «Beati» (Mt 5,3). È la parola con cui inizia la sua predicazione, che è “vangelo”, buona notizia perché è la strada della felicità. Chi sta con Gesù è beato, è felice. La felicità non sta nell’avere qualcosa o nel diventare qualcuno, no, la felicità vera è stare col Signore e vivere per amore. Voi credete questo? La felicità vera non sta nell’avere qualcosa o nel diventare qualcuno; la felicità vera è stare con il Signore e vivere per amore. Credete questo? Dobbiamo andare avanti, per credere a questo. Allora, gli ingredienti per la vita felice si chiamano beatitudini: sono beati i semplici, gli umili che fanno posto a Dio, che sanno piangere per gli altri e per i propri sbagli, restano miti, lottano per la giustizia, sono misericordiosi verso tutti, custodiscono la purezza del cuore, operano sempre per la pace e rimangono nella gioia, non odiano e, anche quando soffrono, rispondono al male con il bene.

Ecco le beatitudini. Non richiedono gesti eclatanti, non sono per superuomini, ma per chi vive le prove e le fatiche di ogni giorno, per noi. Così sono i santi: respirano come tutti l’aria inquinata dal male che c’è nel mondo, ma nel cammino non perdono mai di vista il tracciato di Gesù, quello indicato nelle beatitudini, che sono come la mappa della vita cristiana. Oggi è la festa di quelli che hanno raggiunto la meta indicata da questa mappa: non solo i santi del calendario, ma tanti fratelli e sorelle “della porta accanto”, che magari abbiamo incontrato e conosciuto. Oggi è una festa di famiglia, di tante persone semplici, nascoste che in realtà aiutano Dio a mandare avanti il mondo. E ce ne sono tanti, oggi! Ce ne sono tanti. Grazie a questi fratelli e sorelle sconosciuti che aiutano Dio a portare avanti il mondo, che vivono tra di noi; salutiamoli tutti con un bell’applauso! Anzitutto – dice la prima beatitudine – sono «poveri in spirito» (Mt 5,3). Che cosa significa? Che non vivono per il successo, il potere e il denaro; sanno che chi accumula tesori per sé non arricchisce davanti a Dio (cfr Lc12,21). Credono invece che il Signore è il tesoro della vita, e l’amore al prossimo l’unica vera fonte di guadagno. A volte siamo scontenti per qualcosa che ci manca o preoccupati se non siamo considerati come vorremmo; ricordiamoci che non sta qui la nostra beatitudine, ma nel Signore e nell’amore: solo con Lui, solo amando si vive da beati. Vorrei infine citare un’altra beatitudine, che non si trova nel Vangelo, ma alla fine della Bibbia e parla del termine della vita: «Beati i morti che muoiono nel Signore» (Ap 14,13). Domani saremo chiamati ad accompagnare con la preghiera i nostri defunti, perché godano per sempre del Signore. Ricordiamo con gratitudine i nostri cari e preghiamo per loro. La Madre di Dio, Regina dei Santi e Porta del Cielo, interceda per il nostro cammino di santità e per i nostri cari che ci hanno preceduto e sono già partiti per la Patria celeste. (https://w2.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2017/documents/papa-francesco_angelus_20171101.html)

Terza strofa
M’ama, non m’ama? Sai che ti ama.
Credo, non credo? Sai che ci crede… (bis)
in te, dà luce ai tuoi giorni,
alla tua strada, per tutto il cammino
fino all’arrivo. Uh, oh…

Bisogna acquisire una conoscenza della luce per diradare le tenebre ed Agostino ci viene in aiuto in uno scritto di cui riporto due paragrafi e la fonte per chi vuole approfondire e leggerlo tutto:

Rapporto tra la vita temporale e la vita eterna degna di piú grande amore.
5. Quelli che amano la vita temporale non finiscono per darvi, proprio col loro esempio, una grande esortazione ad amare la vita eterna? Quante cose fanno gli uomini per avere anche pochi giorni di vita! Chi potrebbe enumerare tutti i tentativi, i disperati sforzi che fanno per prolungare la vita tutti coloro che vogliono vivere ma comunque devono morire dopo poco tempo? Quante cose fanno per questi pochi giorni! Forse che si fa altrettanto per la vita eterna? E invece, ripeto, quante cose per riscattare pochi giorni e per di più sulla terra! Di pochi giorni si tratta comunque: anche se il "riscattato" giunge alla vecchiaia; pochi giorni anche se, riscattato fanciullo, arriva a diventare decrepito. Non sto a ricordare il caso di chi, riscattato oggi, può morire domani. Nell'incertezza, per questi pochi giorni incerti quante cose si fanno, quante se ne pensano! Quando per una malattia del corpo si è nelle mani del medico e gli esperti si pronunziano che non c'è alcuna speranza di guarigione, se in questa congiuntura si prospetta un qualche altro medico capace di guarire anche chi è in condizioni disperate, quante cose mai non gli si promettono, quante cose gli si danno, e nell'incertezza! Per vivere poco tempo ci si priva di quello che serve per vivere. 
 Se uno incappa nelle mani del nemico o di un predone, se è fatto prigioniero, i figli corrono perché il padre non sia ucciso, perché sia riscattato e tutto ciò che egli avrebbe lasciato loro, lo danno per riscattarlo; per portarlo via con sé. Quanti sforzi! Quante preghiere! Quanti tentativi! Chi può elencarli tutti? Ma voglio dire di peggio: una cosa che riterresti incredibile se invece non avvenisse. Gli uomini spendono denaro per aver la vita; in realtà non stornano da sé il male. Per vivere pochi e incerti giorni con timore, con fatica, quanto spendono! Quanto danno! Ahi, genere umano! Ho detto che per riscattare la vita spendono quello che è necessario a mantenere la vita. Ma v'è di peggio: di più grave, di più tristo, che è, come ho detto, incredibile se non avvenisse. Perché sia loro possibile vivere una frazione di vita danno anche quello che rappresenta ciò con cui potrebbero vivere sempre. Cercate di ascoltare bene quello che ho detto, e di capire. Questo discorso non è ancora chiaro e tuttavia già influisce su alcuni a cui il Signore lo ha fatto comprendere. Lasciamo da parte ora quelli che danno somme [per i riscatti] e così, per avere un po' di vita, perdono ciò che è necessario alla vita materiale e osserviamo quelli che, pur di avere di che vivere una frazione di vita, perdono ciò che permette di vivere per sempre. A che cosa alludo? A ciò che si chiama fede, che si chiama pietà. Queste cose sono come tutto il denaro con cui si acquista la vita eterna. Può avvenire che insidiosamente sopraggiunga il nemico tremendo. E non ti dirà: " Dammi il denaro per avere in cambio la vita ", ma ti dirà: " Nega Cristo e avrai la vita ". Se tu accetti l'invito, perderai la possibilità di vivere per sempre, per avere quella di vivere una porzione di vita nel tempo. Per te che temevi la morte questo sarebbe amare la vita? O buon uomo, perché temevi la morte se non perché amavi la vita? E la vita è Cristo. Perché vuoi una piccola frazione di vita, per perdere quella sicura? Forse hai perso la fede? o in realtà non avevi di che perdere? Tienti aggrappato a ciò per cui puoi vivere sempre. Guarda quante cose il tuo prossimo fa per avere una piccola porzione di vita. Guarda anche colui che rinnegò Cristo a quanto male arrivò per salvaguardare pochi giorni di vita. E tu non vorresti disprezzare questi pochi giorni di vita? Il compenso è non morire mai, è vivere nel giorno eterno, protetto dal tuo Redentore, uguagliato agli Angeli nell'eterno Regno. Che cosa hai amato? Che cosa hai perduto? Non hai voluto prendere la tua croce per seguire il Signore.
 
Perdere la vita per salvare l'anima.
6. Vedi come ti vuole saggio chi ti ha detto: Prendi la tua croce e seguimi. Egli dice: Chi avrà trovato la sua vita la perderà, e chi avrà perduto la sua vita per causa mia la troverà (Mt 10, 38-39). Dunque, chi ha trovato perderà; chi avrà perduto troverà. Per perdere bisogna prima aver trovato; e una volta perso, alla fine troverai ancora. I ritrovamenti sono due e in mezzo passa una sola perdita. Nessuno può perdere la sua vita per Cristo, se prima non l'ha avuta. E nessuno può trovare la sua vita in Cristo se prima non l'ha perduta. Cerca dunque di trovare per perdere; di perdere per trovare. Qual è il modo di trovarla prima, per averla onde perderla poi? Quando pensi che tu sei per un aspetto mortale, quando pensi a Colui che ti ha creato, e ti ha dato col suo Spirito l'anima, quando rifletti che la devi a lui che te l'ha data, che devi restituirla a lui, che l'ha adattata a te, che dev'essere custodita da lui che le ha dato inizio, allora hai trovato la tua vita, l'hai trovata nella fede. In quanto hai avuto fede in queste cose hai trovato la tua vita. Prima di credere eri perso. Ora hai trovato la tua vita. Infatti senza la fede eri morto: sei risuscitato nella fede. Sei come colui di cui si può dire: Era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato (Lc 15, 32). Dunque hai trovato la tua vita nella fede della verità, se sei risuscitato dalla morte della mancanza di fede. Questo significa aver trovato la vita. Ora perdila ed essa sarà come il seme. Anche il contadino infatti, trebbiando e ventilando, trova il frumento; poi, seminandolo, lo riperde. Si ritrova sull'aia quello che si era perduto nella semina; si perde nella semina ciò che si trova nella mietitura. Dunque, chi avrà trovato la sua vita, la perderà. Ma chi è pigro a seminare può raccogliere poi tanto da far fatica a raccogliere?

In favore di chi dobbiamo perdere la vita.
7. Ma ora osserva dove trovi e perché perdi. Non potresti trovare se non ti facesse luce Colui a cui viene detto: Tu, o Signore, dài luce alla mia lampada (Sal 17, 29). E` lui che ti accende la lampada: ormai hai trovato. Vedi per quale ragione puoi perdere. Non si deve perdere a poco a poco ciò che è stato ritrovato con tanta diligenza. Perché Dio non ha detto: " Chi ha perso la vita la troverà ", ma: Chi l'ha persa per me. Se tu per caso vedi sulla spiaggia il corpo di un naufrago che era mercante, lo compiangi, mosso a compassione e dici: " Oh, pover'uomo, per il denaro ha perso la sua vita! ". Fai bene a compiangerlo e a commiserarlo; gli dài almeno il pianto, non potendogli dare aiuto; per il denaro infatti ha potuto perdere la sua vita, ma col denaro non la potrà ritrovare. Fu capace di recar danno alla sua vita, non capace di salvarla. Bisogna riflettere infatti non tanto su che cosa ha perduto, ma perché l'ha perduto. Se è per l'avidità, ecco lì ora dove è la sua umana carne, dove è ciò che gli era caro. E tuttavia è stata l'avidità a spingerlo: per l'oro ha perso la vita. E invece per Cristo la vita non perisce, non succede che si perda. O uomo stolto, non dubitare: ascolta il consiglio del tuo Creatore. Egli ti ha fatto in modo tale che tu lo puoi capire; egli che ti ha fatto, prima che fossi tu uno che può capire. Ascoltami, non esitare a perdere la vita per Cristo. Affida al fedele Creatore quello che vien detto perduto. Quello che tu perdi egli lo accoglie; in lui nulla va perduto. Se ami la vita perdila per trovarla, e quando l'avrai ritrovata non ci sarà più nulla da perdere, nessuna ragione di perdere. Quella che si trova infatti è la vita appunto che non si può in nessun modo perdere. Poiché Cristo, nascendo, morendo e risorgendo per te, te ne ha dato l'esempio: Risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui (Rm 6, 9)
(fonte: Sant'Agostino - Discorso 344 - Amore di Dio e amore del mondo: http://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_499_testo.htm)

Ripetizione del ritornello
E se vuoi, essere felice,
e se vuoi essere più trandy,
impara dall’amore che c’è.
E se vuoi, essere felice,
e se vuoi essere più trandy,
impara dalla vita che c’è
dentro te e intorno a te.

Mi ha colpito il titolo di un articolo su Aleteia: "Sei in crisi e cerchi la felicità? 7 consigli infallibili di Santa Teresa"
 
Oggi tutti parlano di felicità. Se avete il modello di auto più recente, sarete felici; se acquistate un appartamento sulla spiaggia, sarete felici; se ottieni una promozione a lavoro, sarete felici; e tante altre situazioni di questo genere. Ma pensate davvero che la felicità sia data dalle cose, dagli oggetti, dai “successi”? Santa Teresa d’Avila ha attraversato un periodo di conversione, anche dopo essere stata consacrata a Dio come suora carmelitana. Anche lei, come molti, poneva la sua speranza nelle cose temporali, senza guardare al Dio eterno del quale era seguace. Ma un giorno, anni dopo l’ingresso nel convento, Gesù toccò il suo cuore e le rispose con generosità. Da quell’incontro con il Signore la sua vita cambiò. Tutti noi possiamo incontrare il Signore. A quel punto il nostro sguardo si poserà sulle cose per le quali vale davvero la pena.
Ecco una preghiera di Santa Teresa che riassume la sua esperienza e ci dà 7 suggerimenti per trovare la vera felicità e aggrapparci a Dio, la cosa più importante della nostra vita.

1. Niente ti turbi
“Eleva il tuo pensiero in alto nel cielo. Dove niente ti addolora, niente ti turba”
Il problema inizia quando lo sguardo è solo sulle cose terrene. L’anima è inquieta. Non c’è pace interiore. Sto cercando, ma non riesco a trovare. Ti è mai capitato? Se siete persone che vanno a Messa la domenica, recitano il rosario e le preghiere durante il giorno e vi accade questo, non preoccupatevi. È normale. L’invito di Gesù attraverso Santa Teresa è quello di elevare il pensiero. Ciò significa lasciare la nostra visione terrena del mondo per vedere con gli occhiali della fede tutto ciò che accade. Le guerre, i conflitti, l’odio, tutto questo avviene nel cuore di Gesù. Abbandonate le vostre preoccupazioni su di Lui. Non vi preoccupate. Presentate le vostre preghiere a Dio e vedrete che Lui ne prenderà carico. Una volta lasciato tutto nel suo cuore, sarete liberi dalle cose terrene e avrete più forza per affrontare il mondo. Ma è necessario lasciare tutto nelle sue mani, cioè avere fede, che è la fiducia in Dio. Egli è il padrone dell’universo, il creatore, lasciate tutto per alzare gli occhi al cielo.
“Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho” (Luca 24: 38-39).

2. Nulla ti spaventi
“Segui Gesù Cristo con un cuore grande e ciò che viene non ti spaventi”
Seguiamo Gesù. La nostra speranza è su di Lui. Ma dobbiamo avere il coraggio di essere cattolici. Non è facile difendere la nostra fede in una società quasi del tutto priva di valori. Non imponiamo una credenza, ma la verità che illumina le tenebre dell’errore. Grande è la nostra missione! Pensate così? Avere un grande cuore vuol dire sapere di essere sulla strada giusta. Ci vuole coraggio per combattere, usando altre armi: l’amore, il perdono, la verità, la fede… Così, quando annunciate Cristo, non abbiate paura di ciò che la gente dice, di ciò che pensano gli altri, perché è il vostro proprio tesoro, è il vostro cuore a comunicare. Nulla ci spaventi nella vita. La paura è come la morfina, a volte intorpidisce e paralizza. Non abbiamo bisogno di morfina quando abbiamo Cristo. Con Lui siamo in grado di affrontare qualsiasi cosa. Nessuna cosa mi allontana dal Signore. È un dono che dobbiamo chiedere. Non finite le vostre preghiere senza chiedere questo dono a Dio, in cui abbiamo forza.
Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore (Romani 8: 35,37-39).

3. Tutto passa
“Vedete la gloria del mondo? Si tratta di vana gloria. Non c’è nulla di stabile, tutto passa “
Guardatevi intorno, cosa vedete? Percepite la “gloria del mondo”? Denaro, acquisizioni, compravendite, transazioni, fama, successo, riconoscimento, potere. Tutto questo è la vanagloria. A che cosa serve? Possiamo portarcelo dopo la morte? Tutto questo muore, muore. Immaginate di lottare 80 anni per la fama, il successo, il denaro e poi, una volta posseduti, morire. Vuol dire lavorare invano, a voi piace farlo? La gloria del mondo è vana per questo motivo. Non aiuta a niente. Invece lottare per la gloria eterna dello stare con Dio non ha un prezzo.
È necessario rimuovere il pregiudizio secondo il quale essere cattolici vuol dire essere repressi, non liberi, legati a leggi e regolamenti che schiavizzano. Questa è una bugia grande come una nave! Più ci si avvicina a Dio, più liberi si diventa. Più ci si distacca dalle cose del mondo, più liberi si diventa. Più ci si allontana dalle tentazioni del male, più liberi si diventa. Non ci si perde! Che la vanagloria vi servi da esempio per la ricerca della gloria celeste, la gloria per la quale vale la pena lottare, quella gloria che vi renderà felici e che “infetterà” gli altri senza che voi lo sappiate.
Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne (2 Corinzi 4: 17-18 ).

4. Dio non cambia mai
“Aspira al cielo che dura per sempre. Fedele e ricco di promesse, Dio non cambia mai “
Spesso si pensa che Dio sia come una fabbrica di gelati, modellabile in base ai nostri gusti. Voglio una piccola palla di cioccolato e una di lampone con gocce di cioccolato. Se non si ottiene ciò che si chiede, non si paga e non si mangia. Dio non è così. Dio è il Padre, e i papà non sempre ci danno quello che vogliamo, ci danno quello che ci serve. Un papà sa cosa è meglio per i propri figli, perché li conosce. Un padre ama i suoi figli, perché li corregge e li rimprovera anche, di tanto in tanto. Un padre vuole il meglio per il proprio bambino. Quanto più Dio con noi! Ma ci risiamo, vogliamo che ci soddisfi, che ci faccia un miracolo, ancora e ancora. Aspettate un po’, Dio non è la fabbrica del vostro gradimento! A volte si deve aspettare prima che qualcuno ci venga incontro. Anche se pensate che Dio sia lontano da voi, che non vi stia guardando, dovreste sapere che Egli è presente nella vostra vita. Ogni vostro respiro è tenuto sotto controllo da Lui. Abbiate fiducia in Dio. Fatevi modellare e correggere da Lui. Vi darà sempre quello che vi serve, non sempre ciò che volete.
“…e avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio. È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre?” (Ebrei 12: 5-7).

5. La pazienza ottiene tutto
“Ama con tutta l’immensa bontà necessaria, ma non c’è vero amore senza pazienza. La fiducia e la fede viva mantengono l’anima, che crede e spera che tutto si compi”
La pazienza è un frutto dello Spirito Santo che ora giace dimenticato. Sarà perché il mondo così tecnologico ci rende tutti express, veloci, via! L’aspettare non gode di molta popolarità. Si dice che la pazienza è la scienza della pace: serve per essere in pace con se stessi, con gli altri e con Dio. È anche sperare senza ansia, sapendo che tutto arriverà, a suo tempo. Ma quanto è difficile! Anche in questo caso, il consiglio è lo stesso: bisogna chiedere al Signore! Il segreto è quello di chiedere. Non c’è amore senza pazienza. Manca pazienza nelle coppie, nei matrimoni, nelle relazioni tra fratelli e sorelle, nel lavoro, nella vita religiosa. Tutti abbiamo bisogno di pazienza. Con fiducia e vivendo per fede possiamo essere certi che tutto si può realizzare. “È che vorrei migliorare il rapporto con mia moglie…” Abbi pazienza! “È che vorrei cambiare i miei difetti…” Abbi pazienza! “Io non so cosa fare con mio fratello, che è molto ribelle…” Abbi pazienza! La pazienza è importante, naturalmente non bisogna trascurare la fede, la speranza e l’amore, ma sempre con pazienza. 
“Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla. Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sarà data. La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all’onda del mare mossa e agitata dal vento” (Giacomo 1: 2-6).

6. Chi ha Dio non manca di nulla
“Dal tormentato inferno si deride con furia chi è con Dio. Vengano le diserzioni, le croci, le disgrazie; se c’è il tesoro di Dio non manca nulla”
Qui ci sono due cose da dire. La prima è che non possiamo permettere che il peccato ci ostacoli nel raggiungere Dio. Mai! Il peccato non deve farci affondare nella pozza della disperazione. Se peccate, vi pentite e confessate, Dio vi perdona e voi ricominciate daccapo, pentiti per i vostri peccati! Ma senza mai scoraggiarvi. C’è una cosa che si deve sapere e che Papa Francesco ha detto spesso: mai dialogare col diavolo! Quindi sollevate il volto e camminate, perché se avete Dio la rabbia del male non vi penetrerà. La seconda è che per un cattolico Dio è il suo tesoro. Se si pensa così, non c’è bisogno di cercare pepite d’oro nei fiumi del male. Immaginate una grande cassa piena di gioielli e perle preziose, Dio è per noi molto di più. Dio è il più grande! Qualunque cosa capiterà, la mia felicità sarà in Lui. E non mi manca nulla, non ho nulla da invidiare agli altri, anzi, questo tesoro di Dio può essere condiviso con tutti senza mai esaurirsi. Con un tesoro così, chi non sarebbe felice? Non è una favola o una storiella, è verità. Essendo Dio il mio tesoro, non mi manca nulla.
“Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6: 19-21).

7. Basta solo Dio!
“Se ne andassero dunque i beni terreni; andassero le cose vane. Anche se tutto perisse, mi basta Dio!”
Chiedetevi dove sono le vostre sicurezze, in banca, in azienda, nella fama, nei soldi? Abbiamo già detto che tutto ciò passa. Se avete vissuto per strada senza niente, senza telefono, senza vestiti di marca, senza servizi, amereste ancora Dio? Proprio così! Anche se si perde tutto si dovrebbe rimanere fedeli al Signore. Ma a volte abbiamo un piede nella Chiesa e uno nelle altre cose nel mondo. Bisogna fare il passo finale. Quando la nostra unica sicurezza è l’amore di Dio le cose cambiano, si trasformano. Non mi importa delle cose materiali, se ho questo o quello, il mio unico bene è nel Signore! Solo Dio mi basta, solo Dio riempie il cuore, solo Dio mi dà compimento. Quanto è difficile capire questo? Dio mio, ci dai tutto, tutto! Eppure noi ci lamentiamo. Adesso il nostro compito è metterci gli occhiali della fede e fare il passo di cui abbiamo bisogno verso Dio. Decidiamoci!
“Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo … Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo“(Filippesi 3: 8,12).

Che questi 7 consigli di Santa Teresa di Gesù ci aiutino a vedere le piccole cose della vita, ciò che conta davvero, a guardare Dio verso l’alto. Il cattolico è fermo nella sua fede, perché sa di essere amato da Dio, ha vissuto la sua misericordia e la vede attraverso i suoi fratelli. Se la nostra visione è diretta verso Dio, possiamo cambiare mondo. Rallegriamoci dell’essere strumenti del Signore. Manteniamo la fede viva, costante la speranza e fervente l’amore; diciamo con Santa Teresa: “Niente ti turbi, niente ti spaventi. Tutto passa ma Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla. Basta solo Dio”.  H. Edgar Henríquez Carrasco, LC (fonte: https://it.aleteia.org/2016/08/12/crisi-felicita-consigli-infallibili-santa-teresa/2/)

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...

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