domenica 26 novembre 2017

Angelo tu

Un'altra canzone di questo CD "Jesus on line" del 2002 è "Angelo tu". Semplice ma con un riffetto accattivante. Quando il maestro Cleopatra mi fece sentire la base musicale rimasi incantato. Dopo Jesus on line, era quella che tirava di più. Già ho detto che questo CD è stato pensato per i bambini del catechismo, per rendere meno pesanti gli incontri settimanali e poi perché la canzone insegna tante cose, come vedremo. Infatti, può diventare pretesto di tante catechesi.
Il titolo: "Angelo tu". Ogni essere umano è candidato a essere "come un angelo" (cfr Marco 12,18-27. la disputa coi sadducei), e se non angelo certamente demonio. Non ci sono alternative. Bisogna puntare ad essere come angeli e Gesù ci ha indicato la Via, la Verità, la Vita (Gv 14, 6).


Ascoltiamo la canzone con un video di Elena Raner vecchina molto intraprendente.


Il testo della canzone

Prima strofa
Tu angelo tu, amico delle stelle e di chi vuoi tu.
Sì, angelo blu, vai forte in aeroplano.

 
La canzone è stata pensata per una fascia di età ben precisa, gli adolescenti. Questi si trovano in una fase della loro esistenza che è tra il già e non ancora e tante volte cercano "modelli" a cui ispirarsi per crescere e formarsi per attraversare il mare in burrasca della fase che va dalla fanciullezza all'età adulta. "Amico delle stelle e di chi vuoi tu" è dunque quel ragazzo che sa che sta crescendo, ma è "nella terra di mezzo". In un articolo molto bello dedicato all'adolescenza trovato on line vi si legge: 

Crisi dell’educativo e crisi dell’identità
 Da una dimensione fortemente autoritaria del passato si è oggi passati alla crisi di ogni autorevolezza: viviamo in una società tendenzialmente orizzontale che rifiuta in misura sempre maggiore la presenza di guide e maestri, determinando l’infantilizzazione degli adulti e l’adultizzazione dei bambini e degli adolescenti.
Questo tipo di società è intrinsecamente diseducante. Il permissivismo (sia in famiglia che a scuola) non è altro che una forma di abbandono travestito da rispetto -comodo - perché libera l’educatore da ogni forma di responsabilità e “fatica” educativa.
  • Per la formazione di un’identità sana l’adolescente ha invece ancora bisogno di calore, protezione e guida (anche se in forma diversa dal bambino) : quando non li riceve nei modi appropriati dalle agenzie educative, cerca di carpirli da modelli massmediatici (attori, cantanti, sportivi…) che in qualche modo sente presenti nella sua vita, con conseguenze non sempre positive (identificazione patologica che porta ad un vero e proprio blocco nella formazione dell’identità).
  • Un’altra modalità di ricerca di attenzione e guida che parte da un malessere e può sfociare in conseguenze patologiche è l’affiliazione a bande , che soddisfa il desiderio frustrato di appartenenza alla base della formazione dell’identità, per cui si aderisce a comportamenti-atteggiamenti privi di ogni norma se non quella di una sorta di autorealizzazione rappresentata dall’affermazione della propria vitalità dissipativa come volontà di potenza (teppismo, bullismo, vandalismo, violenza di gruppo, azioni in branco). Se nel momento fisiologico di svincolo dalla famiglia non vi è all’esterno una proposta di adesione a modelli umanamente significativi, l’approdo sarà rovinoso scivolando dal gregarismo già citato alla perdita di umanità testimoniata dalle molteplici forme di dipendenza da sostanze o da altro come il sesso o il gioco . (fonte. http://www.rivistadidattica.com/fondamenti/fondamenti1.htm)
Dunque i ragazzi non vanno abbandonati a loro stessi, ma aiutati a crescere in un orizzonte di valori a cui la famiglia deve rifarsi. Se non si ha questo orizzonte, che per un cattolico sono i valori gesuani, si finisce per educare all'anarchia. Credo anche che si debba aiutarli a districarsi nel mare magnum degli idoli che la tv propone. Aiutarli infine, a stare coi piedi per terra, ossia un giusto equilibrio tra i sogni e la realtà: "Sì, angelo blu, vai forte in aeroplano"

Seconda strofa
 Tu angelo tu, nemico delle guerre e dei tabù.
Qui, angelo blu, atterri sopra un dolce manto blu:
è questo mare, teorema.

 
Le idealità del periodo adolescenziale ci fanno tante volte desiderare di tornare indietro nel tempo. Quasi si rimpiangono i tempi della spensieratezza, ma chissà che qualcuno non ci rimanga per davvero in quella fase senza arrivare mai alla fase adulta. Mi ha colpito molto leggendo l'articolo sull'adolescenza, che viviamo in una società che sfrutta questo desiderio di rimanere adolescenti per poterli usare e coercizzare:

Nell’adolescenza, da sempre, il ripiegamento nella cura di sé e nella propria soggettività è fisiologico per la scoperta di sé rispetto allo specchio del mondo e della rete di relazioni.
Nell’adolescente postmoderno il narcisismo fisiologico è potenziato dal narcisismo del contesto socio-culturale in cui la legge imperante della cura di sé come primato della cura del corpo conduce all’affermazione dell’onnipotenza dell’estetica separata da altri valori. Una vera e propria “cultura del narcisismo”, di cui ogni adolescente fa parte in maniera purtroppo irriflessa e, come tale, a rischio di evoluzione patologica.
Il circuito economia-pubblicità-spettacolo-consumo non è altro che lo specchio riproducente una società che non sa separare bisogni fondamentali e desideri indotti. Gli adolescenti vengono blanditi da tale circuito che presenta loro modelli di emancipazione sotto sembianze progressiste, mentre in realtà altro non fa che travestire da autonomia autentica solo la “libertà di consumare”, promuovendoli allo status di consumatori maturi ed autonomi, ciascuno con televisore, telefono, stereo, mezzo di trasporto personale.
Questa pseudo-autonomia, che porta a rifiutare qualsiasi forma di guida “adulta” nel nome di una conclamata indipendenza da qualsiasi forma di autorità, ad altro non porta che ad essere assoggettati al paternalismo dei gruppi industriali e ad assimilare le mentalità agli assetti prevalenti di potere.
Il consumo di merci (studiate appositamente per l’età) come valorizzazione del proprio sè, diventa un’importante stampella per un’identità ancora incompiuta. Così la pressione della cultura di massa, espressione e strumento della società dei consumi, affida la formazione della personalità ai circuiti dei mass-media, del consumo, dell’evasione, dello spettacolo in cui l’edonismo ed il narcisismo diventano gli unici stili di vita desiderabili, gli unici possibili, al di fuori dei quali vi è solo frustrazione.

Mamma mia, come bisogna aiutare gli educatori a educare, in una società "comandata" dagli urti della cultura del consumo? Poveri educatori, ma poveri adolescenti, che credono di essere trendy (alla moda) e non sanno di essere stati plagiati. Papa Francesco esorta spesso a guardarsi dalla cultura imperante. Bella è questa risposta data a una giovane:

Il coraggio della scelta - Valentina Piras: Santo Padre, prima di maestri, noi giovani abbiamo bisogno di testimoni credibili. Sovente abbiamo la consapevolezza di abitare una realtà complessa nella quale non ci sono punti di riferimento costanti e dove vengono proposte esperienze senza sostanza. A volte siamo ragazzi e adulti ‘parcheggiati’ nella vita, preda dell’illusione del successo e del culto del proprio ego, incapaci di donarci agli altri. Santo Padre, noi vorremmo che Lei ci desse una parola che ci aiuti a far luce sulle tenebre che sovrastano i nostri cuori. Come possiamo ridestare la grandezza e il coraggio di scelte di ampio respiro, di slanci del cuore per affrontare sfide educative e affettive?

Papa Francesco: Grazie. Una parola-chiave è: “Noi giovani abbiamo bisogno di testimoni credibili”. E questa è proprio la logica del Vangelo: dare testimonianza. Con la propria vita, il modo di vivere, le scelte fatte… Ma testimonianza di che? Di diverse cose. Testimonianza, noi cristiani, di Gesù Cristo che è vivo, ci ha accompagnato: ci ha accompagnato nel dolore, è morto per noi, ma è vivo. Detto così, sembra troppo clericale. Ma io capisco qual è la testimonianza che i giovani cercano: è la testimonianza dello “schiaffo”. Lo schiaffo è una bella testimonianza quotidiana! Quella che ti sveglia, ti dice: “Guarda, non farti illusioni con le idee, con le promesse…”. Anche illusioni più vicine a noi. L’illusione del successo: “No, io vado per questa strada e avrò successo”. Del culto del proprio ego. Oggi, tutti lo sappiamo, lo specchio è di moda! Guardarsi. Il proprio ego, quel narcisismo che ci offre la cultura di oggi. E quando non abbiamo testimonianze, forse la vita ci va bene, guadagniamo bene, abbiamo una professione, c’è un bel posto di lavoro, una famiglia…, ma tu hai detto una parola molto forte: “Siamo uomini e donne parcheggiati nella vita”, cioè che non camminano, che non vanno. Come i conformisti: tutto è abitudine, un’abitudine che ci lascia tranquilli, abbiamo il necessario, non manca niente, grazie a Dio… “Come possiamo ridestare la grandezza e il coraggio di scelte di ampio respiro, di slanci del cuore per affrontare sfide educative e affettive?”. La parola l’ho detta tante volte: rischia! Rischia. Chi non rischia non cammina. “Ma se sbaglio?”. Benedetto il Signore! Sbaglierai di più se tu rimani fermo, ferma: quello è lo sbaglio, lo sbaglio brutto, la chiusura. Rischia. Rischia su ideali nobili, rischia sporcandoti le mani, rischia come ha rischiato quel samaritano della parabola. Quando noi nella vita siamo più o meno tranquilli, c’è sempre la tentazione della paralisi. Non rischiare: stare tranquilli, quieti… “Come possiamo ridestare la grandezza e il coraggio di scelte di ampio respiro”, hai domandato, “di slanci del cuore per affrontare sfide educative e affettive?”. Avvicinati ai problemi, esci da te stesso e rischia, rischia. Altrimenti la tua vita lentamente diventerà una vita paralitica; felice, contenta, con la famiglia, ma lì, parcheggiata – per usare la tua parola. E’ molto triste vedere vite parcheggiate; è molto triste vedere persone che sembrano più mummie da museo che esseri viventi. Rischia! Rischia. E se sbagli, benedetto il Signore. Rischia. Avanti! Non so, questo mi viene di dirti. (fonte: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/june/documents/papa-francesco_20160618_villa-nazareth.html)

La realtà è complessa dunque, e come dico nella canzone è un "mare teorema", ma nelle complessità occorre la semplicità dell'amore. Chi ama infatti, è semplice e davanti ai grovigli non perde la pace, ma sa chiedere a Dio lo Spirito Santo, che possedendo tutti i doni, da anche la possibilità di individuare soluzioni.


 Il ritornello
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
 

Queste parole le ho scritte pensando al Salmo 8. 
Così recita il Salmo 8
  
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,

con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,

che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell'uomo, perché te ne curi?

Davvero l'hai fatto poco meno di un dio (o di un angelo),
di gloria e di onore lo hai coronato.

Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:

tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,

gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.

O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! 

Ho trovato un commento di San Giovanni Paolo II del 2002:
 
Salmo 8: Grandezza del Signore e dignità dell’uomo
(...) Ecco aprirsi, subito dopo, il suggestivo scenario di una notte stellata. Di fronte a tale orizzonte infinito affiora l’eterna domanda: "Che cosa è l'uomo?" (Sal 8, 5). La prima e immediata risposta parla di nullità, sia in rapporto all'immensità dei cieli, sia soprattutto rispetto alla maestà del Creatore. Il cielo, infatti, dice il Salmista, è "tuo", la luna e le stelle sono state "da te fissate" e sono "opera delle tue dita" (cfr v. 4). Bella è quest'ultima espressione, invece della più comune "opera delle tue mani" (cfr v. 7): Dio ha creato queste realtà colossali con la facilità e la raffinatezza di un ricamo o cesello, con il tocco lieve di un arpista che fa scorrere le sue dita sulle corde. 
3. La prima reazione è, perciò, di sgomento: come può Dio "ricordarsi" e "curarsi" di questa creatura così fragile ed esigua (cfr v. 5)? Ma ecco la grande sorpresa: all'uomo, creatura debole, Dio ha dato una dignità stupenda: lo ha reso di poco inferiore agli angeli o, come può anche essere tradotto l'originale ebraico, di poco inferiore a un Dio (cfr v. 6).
Entriamo, così, nella seconda strofa del Salmo (cfr vv. 6-10). L'uomo è visto come il luogotenente regale dello stesso Creatore. Dio, infatti, lo ha "coronato" come un viceré, destinandolo a una signoria universale: "Tutto hai posto sotto i suoi piedi" e l'aggettivo "tutto" risuona mentre sfilano le varie creature (cfr vv. 7-9). Questo dominio, però, non è conquistato dalla capacità dell'uomo, realtà fragile e limitata, e non è neppure ottenuto con una vittoria su Dio, come vorrebbe il mito greco di Prometeo. E' un dominio donato da Dio: alle mani fragili e spesso egoiste dell'uomo è affidato l'intero orizzonte delle creature, perché egli ne conservi l'armonia e la bellezza, ne usi ma non ne abusi, ne faccia emergere i segreti e sviluppare le potenzialità.
Come dichiara la Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, "l'uomo è stato creato "a immagine di Dio", capace di conoscere e amare il proprio Creatore e fu costituito da lui sopra tutte le creature terrene quale signore di esse, per governarle e servirsene a gloria di Dio" (n. 12).
4. Purtroppo, il dominio dell'uomo, affermato nel Salmo 8, può essere malamente inteso e deformato dall'uomo egoista, che spesso si è rivelato più un folle tiranno che un governatore saggio e intelligente. (...) A differenza degli esseri umani che umiliano i propri simili e la creazione, Cristo si presenta come l'uomo perfetto, "coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli sperimentasse la morte a vantaggio di tutti" (Eb 2, 9). Egli regna sull'universo con quel dominio di pace e di amore che prepara il nuovo mondo, i nuovi cieli e la nuova terra (cfr 2Pt 3, 13). Anzi, la sua autorità regale - come suggerisce l'autore della Lettera agli Ebrei applicando a lui il Salmo 8 - si esercita attraverso la donazione suprema di sé nella morte "a vantaggio di tutti". Cristo non è un sovrano che si fa servire, ma che serve e si consacra agli altri: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10, 45). Egli in tal modo ricapitola in sé "tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" (Ef 1, 10). In questa luce cristologica il Salmo 8 rivela tutta la forza del suo messaggio e della sua speranza, invitandoci ad esercitare la nostra sovranità sul creato non nel dominio ma nell'amore. (fonte: https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/2002/documents/hf_jp-ii_aud_20020626.html)

Terza strofa
Giù, a testa in giù, fai l’angelo distratto dalla TV.
Su, guarda un po’ su, ma trovi mille nuvole, lassù:
su questo mare, teorema.


Proprio così l'umanità contemporanea è frastornata da troppi messaggi e finisce per soccombere e la televisione con tutti i mass media, compresi quelli di ultima generazione finiscono per intricare ancora di più la situazione. Ritornando agli adolescenti e all'articolo a loro dedicato vi si legge:

Effetti della comunicazione elettronica
  • Pur non negandone gli innumerevoli vantaggi, appare evidente che l’esplosione dell’iconicità elettronica toglie spazio ad ogni comunicazione vera e ad ogni linguaggio elaborato, essenziale per la maturazione degli aspetti cognitivi connessi alla formazione dell’identità, che nell’adolescente sono rappresentati dalla capacità di pensare ed esprimersi in forma elaborata, complessa, critica, creativa.
La maggior parte degli avvenimenti mostrati in televisione è privo di una continuità storica: essi si succedono in maniera così rapida e frammentaria che difficilmente si può stabilire un nesso tra principio e fine o formulare pensieri ed elaborare sensazioni sulle informazioni ascoltate.
Gli input della televisione nonostante un’esposizione ininterrotta non riescono a sedimentarsi come le esperienze dirette poiché risulta difficile ordinarli e ricollegarli alle esperienze precedenti. Ma la rielaborazione cosciente e la ristrutturazione cognitiva sono alla base del cosiddetto apprendimento profondo.
Invece l’eccesso di esposizione televisiva promuove un atteggiamento passivo ed acritico, generando un appiattimento delle capacità di analisi critica, innovazione ed originalità.
L’essere abituati a ricevere informazioni con modalità estremamente attraenti genera una passività cognitiva che si manifesta nella disaffezione e nel rifiuto di impegnarsi in attività mentalmente più impegnative quali la lettura, la scrittura, lo studio. Incidendo sui processi cognitivi ed emotivi con una lenta e progressiva sollecitazione dove la presentazione di pseudo-realtà canalizza gusti, conoscenze e scelte, la televisione influenza il modo di rapportarsi alla realtà vera ed agli altri, indirizzando i comportamenti verso un conformismo di massa.
Oltretutto spessissimo la televisione deforma la realtà, esponendo il più delle volte per questioni di audience solo la parte che interessa e stupisce. Tale corsa all’audience ha contribuito notevolmente all’omologazione del pubblico, determinando uno scadimento della qualità dei programmi poiché, allo scopo di interessare il maggior numero di persone e dunque anche quelle che non hanno voglia di pensare si propongono attraenti insulsaggini.
Si tratta di un mondo, almeno per i soggetti in crescita, estremamente caotico, affollato di esempi di comportamenti denotati da valori opposti, in cui tra finzione e realtà è difficile trovare una linea di demarcazione. Inoltre la fruizione frequente di programmi con alto contenuto di violenza influenza in maniera negativa non solo inducendo comportamenti violenti e/o insensibilità alla violenza, ma anche l’acquisizione di credenze secondo le quali il mondo è un luogo malvagio e pericoloso in cui non c’è altro da aspettarsi se non violenza fisica o psicologica.
La mancanza di filtri rende impossibile proteggere i minori dalla rivelazione più completa ed impietosa di un mondo adulto caratterizzato da stoltezza, conflitto ed inquietitudine.
L’eccesso di esposizione televisiva modifica inoltre la sfera emotiva:gioia, paura, orrore si generano non più in relazione ad un individuo o in risposta ad un evento ma in conseguenza ad immagini che si possono, se si vuole, interrompere a piacimento, con le quali non si interagisce, ma ci riabbandona inermi alla suggestione. Tale distacco dalla realtà, se non è regolato dalla capacità critica rende privi di quel rapporto emotivo alla base del senso di responsabilità verso sé stessi ed il prossimo.
Guardare la televisione può essere paragonato al partecipare ad una festa popolata di gente sconosciuta: si viene continuamente presentati a persone nuove, il che produce una certa eccitazione. Ma alla fine difficilmente si riesce a ricordare i nomi degli ospiti, ciò che hanno detto e a quale titolo erano presenti: non importa, la festa si ripeterà domani. Ci si sente obbligati a tornarvici: poiché può essere che qualcuno dei nuovi ospiti riveli qualche interessante “segreto”.
Il fenomeno della teledipendenza è più frequente di quanto si creda perché, non immediatamente evidente, si presenta in maniera subdola e strisciante: all’improvviso si scopre che senza televisione si è pervasi da un senso di vuoto e tristezza e dall’incapacità o dalla riluttanza a dedicarsi ad altre attività, per cui ci si piega a vedere anche cose banali pur di non spegnerla e di privarsi di quel sottofondo.
Che rende sempre più rarefatti i rapporti interpersonali. Che distrugge anche la sacralità propria delle ore dei pasti, spesso le uniche nelle quali la famiglia si incontra le quali, da occasione di comunicazione, diventano un desinare muto ed ipnotizzato dalla TV.
Inoltre la virtualizzazione, intesa come “eccesso” di comunicazione elettronica rispetto alla comunicazione umana, porta con sé il rischio della dipendenza da una protesi psichica per cui si è capaci di dialogare solo attraverso il mezzo tecnico, sostituendo l’esperienza e la comunicazione nel mondo reale con una sorta di dialogo virtuale in cui, sia da un punto di vista cognitivo che emotivo, si “gioca” molto ma non ci si mette mai realmente “in gioco”.
(fonte. http://www.rivistadidattica.com/fondamenti/fondamenti1.htm)

"L'angelo distratto dalla Tv" o dai Mass media in generale ha bisogno di una sana educazione ai media. E forse perché la dipendenza dai media crea sudditi ubbidienti, a chi sta in alto conviene non svegliare il popolino e allora gli educatori si devono "arrangiare" come diciamo qui a Napoli. Ma davvero è Davide contro Golia.

 Secondo ritornello e special  e poi di nuovo il ritornello

Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.

 
Non credi alle streghe, all’incrocio delle dita,
al 13, al 17, al gatto nero.
Non invochi gli spiriti, né vendi l’anima al diavolo.
Sei pronto a credere solo in quel Dio…

 
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.

Lo special della canzone coincide col messaggio centrale che voglio dare. Facilmente i ragazzi si fanno prendere da curiosità e magari provano con sedute spiritiche e altri giochi strani attraverso i quali si mettono in contatto, anche se credono stiano giocano, con entità con le quali si è sempre perdenti.
Si legge in un articolo del famoso sacerdote Fabio Rosini: 

"Come Cristiani, figli del Dio Altissimo, figli del Dio della Luce, figli del Dio della Pace e della Gioia, abbiamo il dovere di ascoltare la Parola di nostro Signore che ci dice:
Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente” (Ef 5,11)
Ed anzi:
Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri” (Fil 4,8)"
(fonte: http://chihaorecchiintenda.altervista.org/halloween-il-dolce-scherzetto-del-maligno/)

In un altro articolo su Aleteia si legge:

Invocare lo spirito di Charlie? Non scherzate col fuoco!






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