Il titolo: "Angelo tu". Ogni essere umano è candidato a essere "come un angelo" (cfr Marco 12,18-27. la disputa coi sadducei), e se non angelo certamente demonio. Non ci sono alternative. Bisogna puntare ad essere come angeli e Gesù ci ha indicato la Via, la Verità, la Vita (Gv 14, 6).
Ascoltiamo la canzone con un video di Elena Raner vecchina molto intraprendente.
Il testo della canzone
Prima strofa
Tu angelo tu, amico delle stelle e di chi vuoi tu.
Sì, angelo blu, vai forte in aeroplano.
Sì, angelo blu, vai forte in aeroplano.
La canzone è stata pensata per una fascia di età ben precisa, gli adolescenti. Questi si trovano in una fase della loro esistenza che è tra il già e non ancora e tante volte cercano "modelli" a cui ispirarsi per crescere e formarsi per attraversare il mare in burrasca della fase che va dalla fanciullezza all'età adulta. "Amico delle stelle e di chi vuoi tu" è dunque quel ragazzo che sa che sta crescendo, ma è "nella terra di mezzo". In un articolo molto bello dedicato all'adolescenza trovato on line vi si legge:
Crisi dell’educativo e crisi dell’identità
Da una dimensione fortemente autoritaria del passato si è oggi passati alla crisi di ogni autorevolezza:
viviamo in una società tendenzialmente orizzontale che rifiuta in
misura sempre maggiore la presenza di guide e maestri, determinando
l’infantilizzazione degli adulti e l’adultizzazione dei bambini e degli
adolescenti.
Questo
tipo di società è intrinsecamente diseducante. Il permissivismo (sia in
famiglia che a scuola) non è altro che una forma di abbandono
travestito da rispetto -comodo - perché libera l’educatore da ogni forma
di responsabilità e “fatica” educativa.
- Per la formazione di un’identità sana l’adolescente ha invece ancora bisogno di calore, protezione e guida (anche se in forma diversa dal bambino) : quando non li riceve nei modi appropriati dalle agenzie educative, cerca di carpirli da modelli massmediatici (attori, cantanti, sportivi…) che in qualche modo sente presenti nella sua vita, con conseguenze non sempre positive (identificazione patologica che porta ad un vero e proprio blocco nella formazione dell’identità).
- Un’altra modalità di ricerca di attenzione e guida che parte da un malessere e può sfociare in conseguenze patologiche è l’affiliazione a bande , che soddisfa il desiderio frustrato di appartenenza alla base della formazione dell’identità, per cui si aderisce a comportamenti-atteggiamenti privi di ogni norma se non quella di una sorta di autorealizzazione rappresentata dall’affermazione della propria vitalità dissipativa come volontà di potenza (teppismo, bullismo, vandalismo, violenza di gruppo, azioni in branco). Se nel momento fisiologico di svincolo dalla famiglia non vi è all’esterno una proposta di adesione a modelli umanamente significativi, l’approdo sarà rovinoso scivolando dal gregarismo già citato alla perdita di umanità testimoniata dalle molteplici forme di dipendenza da sostanze o da altro come il sesso o il gioco . (fonte. http://www.rivistadidattica.com/fondamenti/fondamenti1.htm)
Dunque i ragazzi non vanno abbandonati a loro stessi, ma aiutati a crescere in un orizzonte di valori a cui la famiglia deve rifarsi. Se non si ha questo orizzonte, che per un cattolico sono i valori gesuani, si finisce per educare all'anarchia. Credo anche che si debba aiutarli a districarsi nel mare magnum degli idoli che la tv propone. Aiutarli infine, a stare coi piedi per terra, ossia un giusto equilibrio tra i sogni e la realtà: "Sì, angelo blu, vai forte in aeroplano"
Seconda strofa
Tu angelo tu, nemico delle guerre e dei tabù.
Qui, angelo blu, atterri sopra un dolce manto blu:
è questo mare, teorema.
Qui, angelo blu, atterri sopra un dolce manto blu:
è questo mare, teorema.
Le idealità del periodo adolescenziale ci fanno tante volte desiderare di tornare indietro nel tempo. Quasi si rimpiangono i tempi della spensieratezza, ma chissà che qualcuno non ci rimanga per davvero in quella fase senza arrivare mai alla fase adulta. Mi ha colpito molto leggendo l'articolo sull'adolescenza, che viviamo in una società che sfrutta questo desiderio di rimanere adolescenti per poterli usare e coercizzare:
Nell’adolescenza,
da sempre, il ripiegamento nella cura di sé e nella propria
soggettività è fisiologico per la scoperta di sé rispetto allo specchio
del mondo e della rete di relazioni.
Nell’adolescente
postmoderno il narcisismo fisiologico è potenziato dal narcisismo del
contesto socio-culturale in cui la legge imperante della cura di sé come
primato della cura del corpo conduce all’affermazione dell’onnipotenza
dell’estetica separata da altri valori. Una vera e propria “cultura del
narcisismo”, di cui ogni adolescente fa parte in maniera purtroppo
irriflessa e, come tale, a rischio di evoluzione patologica.
Il
circuito economia-pubblicità-spettacolo-consumo non è altro che lo
specchio riproducente una società che non sa separare bisogni
fondamentali e desideri indotti. Gli adolescenti vengono blanditi da
tale circuito che presenta loro modelli di emancipazione sotto sembianze
progressiste, mentre in realtà altro non fa che travestire da autonomia
autentica solo la “libertà di consumare”, promuovendoli allo status di
consumatori maturi ed autonomi, ciascuno con televisore, telefono,
stereo, mezzo di trasporto personale.
Questa
pseudo-autonomia, che porta a rifiutare qualsiasi forma di guida
“adulta” nel nome di una conclamata indipendenza da qualsiasi forma di
autorità, ad altro non porta che ad essere assoggettati al paternalismo
dei gruppi industriali e ad assimilare le mentalità agli assetti
prevalenti di potere.
Il
consumo di merci (studiate appositamente per l’età) come valorizzazione
del proprio sè, diventa un’importante stampella per un’identità ancora
incompiuta. Così la pressione della cultura di massa, espressione e
strumento della società dei consumi, affida la formazione della
personalità ai circuiti dei mass-media, del consumo, dell’evasione,
dello spettacolo in cui l’edonismo ed il narcisismo diventano gli unici
stili di vita desiderabili, gli unici possibili, al di fuori dei quali
vi è solo frustrazione.
Mamma mia, come bisogna aiutare gli educatori a educare, in una società "comandata" dagli urti della cultura del consumo? Poveri educatori, ma poveri adolescenti, che credono di essere trendy (alla moda) e non sanno di essere stati plagiati. Papa Francesco esorta spesso a guardarsi dalla cultura imperante. Bella è questa risposta data a una giovane:
Il coraggio della scelta - Valentina Piras: Santo Padre, prima di maestri, noi giovani abbiamo bisogno di testimoni credibili. Sovente abbiamo la consapevolezza di abitare una realtà complessa nella quale non ci sono punti di riferimento costanti e dove vengono proposte esperienze senza sostanza. A volte siamo ragazzi e adulti ‘parcheggiati’ nella vita, preda dell’illusione del successo e del culto del proprio ego, incapaci di donarci agli altri. Santo Padre, noi vorremmo che Lei ci desse una parola che ci aiuti a far luce sulle tenebre che sovrastano i nostri cuori. Come possiamo ridestare la grandezza e il coraggio di scelte di ampio respiro, di slanci del cuore per affrontare sfide educative e affettive?
Papa Francesco: Grazie. Una parola-chiave è: “Noi giovani abbiamo bisogno di testimoni credibili”. E questa è proprio la logica del Vangelo: dare testimonianza. Con la propria vita, il modo di vivere, le scelte fatte… Ma testimonianza di che? Di diverse cose. Testimonianza, noi cristiani, di Gesù Cristo che è vivo, ci ha accompagnato: ci ha accompagnato nel dolore, è morto per noi, ma è vivo. Detto così, sembra troppo clericale. Ma io capisco qual è la testimonianza che i giovani cercano: è la testimonianza dello “schiaffo”. Lo schiaffo è una bella testimonianza quotidiana! Quella che ti sveglia, ti dice: “Guarda, non farti illusioni con le idee, con le promesse…”. Anche illusioni più vicine a noi. L’illusione del successo: “No, io vado per questa strada e avrò successo”. Del culto del proprio ego. Oggi, tutti lo sappiamo, lo specchio è di moda! Guardarsi. Il proprio ego, quel narcisismo che ci offre la cultura di oggi. E quando non abbiamo testimonianze, forse la vita ci va bene, guadagniamo bene, abbiamo una professione, c’è un bel posto di lavoro, una famiglia…, ma tu hai detto una parola molto forte: “Siamo uomini e donne parcheggiati nella vita”, cioè che non camminano, che non vanno. Come i conformisti: tutto è abitudine, un’abitudine che ci lascia tranquilli, abbiamo il necessario, non manca niente, grazie a Dio… “Come possiamo ridestare la grandezza e il coraggio di scelte di ampio respiro, di slanci del cuore per affrontare sfide educative e affettive?”. La parola l’ho detta tante volte: rischia! Rischia. Chi non rischia non cammina. “Ma se sbaglio?”. Benedetto il Signore! Sbaglierai di più se tu rimani fermo, ferma: quello è lo sbaglio, lo sbaglio brutto, la chiusura. Rischia. Rischia su ideali nobili, rischia sporcandoti le mani, rischia come ha rischiato quel samaritano della parabola. Quando noi nella vita siamo più o meno tranquilli, c’è sempre la tentazione della paralisi. Non rischiare: stare tranquilli, quieti… “Come possiamo ridestare la grandezza e il coraggio di scelte di ampio respiro”, hai domandato, “di slanci del cuore per affrontare sfide educative e affettive?”. Avvicinati ai problemi, esci da te stesso e rischia, rischia. Altrimenti la tua vita lentamente diventerà una vita paralitica; felice, contenta, con la famiglia, ma lì, parcheggiata – per usare la tua parola. E’ molto triste vedere vite parcheggiate; è molto triste vedere persone che sembrano più mummie da museo che esseri viventi. Rischia! Rischia. E se sbagli, benedetto il Signore. Rischia. Avanti! Non so, questo mi viene di dirti. (fonte: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/june/documents/papa-francesco_20160618_villa-nazareth.html)
La realtà è complessa dunque, e come dico nella canzone è un "mare teorema", ma nelle complessità occorre la semplicità dell'amore. Chi ama infatti, è semplice e davanti ai grovigli non perde la pace, ma sa chiedere a Dio lo Spirito Santo, che possedendo tutti i doni, da anche la possibilità di individuare soluzioni.
Il ritornello
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Queste parole le ho scritte pensando al Salmo 8.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Queste parole le ho scritte pensando al Salmo 8.
Così recita il Salmo 8
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell'uomo, perché te ne curi?
Davvero l'hai fatto poco meno di un dio (o di un angelo),
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell'uomo, perché te ne curi?
Davvero l'hai fatto poco meno di un dio (o di un angelo),
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Ho trovato un commento di San Giovanni Paolo II del 2002:
Salmo 8: Grandezza del Signore e dignità dell’uomo
(...) Ecco aprirsi, subito dopo, il suggestivo scenario di una
notte stellata. Di fronte a tale orizzonte infinito affiora l’eterna
domanda: "Che cosa è l'uomo?" (Sal 8, 5). La prima e immediata
risposta parla di nullità, sia in rapporto all'immensità dei cieli, sia
soprattutto rispetto alla maestà del Creatore. Il cielo, infatti, dice
il Salmista, è "tuo", la luna e le stelle sono state "da te fissate" e
sono "opera delle tue dita" (cfr v. 4). Bella è quest'ultima
espressione, invece della più comune "opera delle tue mani" (cfr v. 7):
Dio ha creato queste realtà colossali con la facilità e la raffinatezza
di un ricamo o cesello, con il tocco lieve di un arpista che fa scorrere
le sue dita sulle corde.
3. La prima reazione è, perciò, di sgomento: come può
Dio "ricordarsi" e "curarsi" di questa creatura così fragile ed esigua
(cfr v. 5)? Ma ecco la grande sorpresa: all'uomo, creatura debole, Dio
ha dato una dignità stupenda: lo ha reso di poco inferiore agli angeli
o, come può anche essere tradotto l'originale ebraico, di poco inferiore
a un Dio (cfr v. 6).
Entriamo, così, nella seconda strofa del Salmo (cfr vv.
6-10). L'uomo è visto come il luogotenente regale dello stesso Creatore.
Dio, infatti, lo ha "coronato" come un viceré, destinandolo a una
signoria universale: "Tutto hai posto sotto i suoi piedi" e l'aggettivo
"tutto" risuona mentre sfilano le varie creature (cfr vv. 7-9). Questo
dominio, però, non è conquistato dalla capacità dell'uomo, realtà
fragile e limitata, e non è neppure ottenuto con una vittoria su Dio,
come vorrebbe il mito greco di Prometeo. E' un dominio donato da Dio:
alle mani fragili e spesso egoiste dell'uomo è affidato l'intero
orizzonte delle creature, perché egli ne conservi l'armonia e la
bellezza, ne usi ma non ne abusi, ne faccia emergere i segreti e
sviluppare le potenzialità.
Come dichiara la Costituzione pastorale Gaudium et spes
del Concilio Vaticano II, "l'uomo è stato creato "a immagine di Dio",
capace di conoscere e amare il proprio Creatore e fu costituito da lui
sopra tutte le creature terrene quale signore di esse, per governarle e
servirsene a gloria di Dio" (n. 12).
4. Purtroppo, il dominio dell'uomo, affermato nel Salmo
8, può essere malamente inteso e deformato dall'uomo egoista, che spesso
si è rivelato più un folle tiranno che un governatore saggio e
intelligente. (...) A differenza degli esseri umani che umiliano i propri
simili e la creazione, Cristo si presenta come l'uomo perfetto,
"coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto,
perché per la grazia di Dio egli sperimentasse la morte a vantaggio di
tutti" (Eb 2, 9). Egli regna sull'universo con quel dominio di
pace e di amore che prepara il nuovo mondo, i nuovi cieli e la nuova
terra (cfr 2Pt 3, 13). Anzi, la sua autorità regale - come
suggerisce l'autore della Lettera agli Ebrei applicando a lui il Salmo 8
- si esercita attraverso la donazione suprema di sé nella morte "a
vantaggio di tutti". Cristo non è un sovrano che si fa servire, ma che serve e
si consacra agli altri: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere
servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10, 45). Egli in tal modo ricapitola in sé "tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" (Ef
1, 10). In questa luce cristologica il Salmo 8 rivela tutta la forza
del suo messaggio e della sua speranza, invitandoci ad esercitare la
nostra sovranità sul creato non nel dominio ma nell'amore. (fonte: https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/2002/documents/hf_jp-ii_aud_20020626.html)
Terza strofa
Giù, a testa in giù, fai l’angelo distratto dalla TV.
Su, guarda un po’ su, ma trovi mille nuvole, lassù:
su questo mare, teorema.
Proprio così l'umanità contemporanea è frastornata da troppi messaggi e finisce per soccombere e la televisione con tutti i mass media, compresi quelli di ultima generazione finiscono per intricare ancora di più la situazione. Ritornando agli adolescenti e all'articolo a loro dedicato vi si legge:
Su, guarda un po’ su, ma trovi mille nuvole, lassù:
su questo mare, teorema.
Proprio così l'umanità contemporanea è frastornata da troppi messaggi e finisce per soccombere e la televisione con tutti i mass media, compresi quelli di ultima generazione finiscono per intricare ancora di più la situazione. Ritornando agli adolescenti e all'articolo a loro dedicato vi si legge:
Effetti della comunicazione elettronica
- Pur non negandone gli innumerevoli vantaggi, appare evidente che l’esplosione dell’iconicità elettronica toglie spazio ad ogni comunicazione vera e ad ogni linguaggio elaborato, essenziale per la maturazione degli aspetti cognitivi connessi alla formazione dell’identità, che nell’adolescente sono rappresentati dalla capacità di pensare ed esprimersi in forma elaborata, complessa, critica, creativa.
La
maggior parte degli avvenimenti mostrati in televisione è privo di una
continuità storica: essi si succedono in maniera così rapida e
frammentaria che difficilmente si può stabilire un nesso tra principio e
fine o formulare pensieri ed elaborare sensazioni sulle informazioni
ascoltate.
Gli
input della televisione nonostante un’esposizione ininterrotta non
riescono a sedimentarsi come le esperienze dirette poiché risulta
difficile ordinarli e ricollegarli alle esperienze precedenti. Ma la
rielaborazione cosciente e la ristrutturazione cognitiva sono alla base
del cosiddetto apprendimento profondo.
Invece
l’eccesso di esposizione televisiva promuove un atteggiamento passivo
ed acritico, generando un appiattimento delle capacità di analisi
critica, innovazione ed originalità.
L’essere
abituati a ricevere informazioni con modalità estremamente attraenti
genera una passività cognitiva che si manifesta nella disaffezione e nel
rifiuto di impegnarsi in attività mentalmente più impegnative quali la
lettura, la scrittura, lo studio. Incidendo sui processi cognitivi ed
emotivi con una lenta e progressiva sollecitazione dove la presentazione
di pseudo-realtà canalizza gusti, conoscenze e scelte, la televisione
influenza il modo di rapportarsi alla realtà vera ed agli altri,
indirizzando i comportamenti verso un conformismo di massa.
Oltretutto
spessissimo la televisione deforma la realtà, esponendo il più delle
volte per questioni di audience solo la parte che interessa e stupisce.
Tale corsa all’audience ha contribuito notevolmente all’omologazione del
pubblico, determinando uno scadimento della qualità dei programmi
poiché, allo scopo di interessare il maggior numero di persone e dunque
anche quelle che non hanno voglia di pensare si propongono attraenti
insulsaggini.
Si
tratta di un mondo, almeno per i soggetti in crescita, estremamente
caotico, affollato di esempi di comportamenti denotati da valori
opposti, in cui tra finzione e realtà è difficile trovare una linea di
demarcazione. Inoltre la fruizione frequente di programmi con alto
contenuto di violenza influenza in maniera negativa non solo inducendo
comportamenti violenti e/o insensibilità alla violenza, ma anche
l’acquisizione di credenze secondo le quali il mondo è un luogo malvagio
e pericoloso in cui non c’è altro da aspettarsi se non violenza fisica o
psicologica.
La
mancanza di filtri rende impossibile proteggere i minori dalla
rivelazione più completa ed impietosa di un mondo adulto caratterizzato
da stoltezza, conflitto ed inquietitudine.
L’eccesso
di esposizione televisiva modifica inoltre la sfera emotiva:gioia,
paura, orrore si generano non più in relazione ad un individuo o in
risposta ad un evento ma in conseguenza ad immagini che si possono, se
si vuole, interrompere a piacimento, con le quali non si interagisce, ma
ci riabbandona inermi alla suggestione. Tale distacco dalla realtà, se
non è regolato dalla capacità critica rende privi di quel rapporto
emotivo alla base del senso di responsabilità verso sé stessi ed il
prossimo.
Guardare
la televisione può essere paragonato al partecipare ad una festa
popolata di gente sconosciuta: si viene continuamente presentati a
persone nuove, il che produce una certa eccitazione. Ma alla fine
difficilmente si riesce a ricordare i nomi degli ospiti, ciò che hanno
detto e a quale titolo erano presenti: non importa, la festa si ripeterà
domani. Ci si sente obbligati a tornarvici: poiché può essere che
qualcuno dei nuovi ospiti riveli qualche interessante “segreto”.
Il
fenomeno della teledipendenza è più frequente di quanto si creda
perché, non immediatamente evidente, si presenta in maniera subdola e
strisciante: all’improvviso si scopre che senza televisione si è pervasi
da un senso di vuoto e tristezza e dall’incapacità o dalla riluttanza a
dedicarsi ad altre attività, per cui ci si piega a vedere anche cose
banali pur di non spegnerla e di privarsi di quel sottofondo.
Che
rende sempre più rarefatti i rapporti interpersonali. Che distrugge
anche la sacralità propria delle ore dei pasti, spesso le uniche nelle
quali la famiglia si incontra le quali, da occasione di comunicazione,
diventano un desinare muto ed ipnotizzato dalla TV.
Inoltre
la virtualizzazione, intesa come “eccesso” di comunicazione elettronica
rispetto alla comunicazione umana, porta con sé il rischio della
dipendenza da una protesi psichica per cui si è capaci di dialogare solo
attraverso il mezzo tecnico, sostituendo l’esperienza e la
comunicazione nel mondo reale con una sorta di dialogo virtuale in cui,
sia da un punto di vista cognitivo che emotivo, si “gioca” molto ma non
ci si mette mai realmente “in gioco”.
(fonte. http://www.rivistadidattica.com/fondamenti/fondamenti1.htm)
(fonte. http://www.rivistadidattica.com/fondamenti/fondamenti1.htm)
"L'angelo distratto dalla Tv" o dai Mass media in generale ha bisogno di una sana educazione ai media. E forse perché la dipendenza dai media crea sudditi ubbidienti, a chi sta in alto conviene non svegliare il popolino e allora gli educatori si devono "arrangiare" come diciamo qui a Napoli. Ma davvero è Davide contro Golia.
Secondo ritornello e special e poi di nuovo il ritornello
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Non credi alle streghe, all’incrocio delle dita,
al 13, al 17, al gatto nero.
Non invochi gli spiriti, né vendi l’anima al diavolo.
Sei pronto a credere solo in quel Dio…
al 13, al 17, al gatto nero.
Non invochi gli spiriti, né vendi l’anima al diavolo.
Sei pronto a credere solo in quel Dio…
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Blu, angelo blu.
Mitico tu. L’angelo blu, sei tu.
Lo special della canzone coincide col messaggio centrale che voglio dare. Facilmente i ragazzi si fanno prendere da curiosità e magari provano con sedute spiritiche e altri giochi strani attraverso i quali si mettono in contatto, anche se credono stiano giocano, con entità con le quali si è sempre perdenti.
Si legge in un articolo del famoso sacerdote Fabio Rosini:
"Come Cristiani, figli del Dio Altissimo,
figli del Dio della Luce, figli del Dio della Pace e della Gioia,
abbiamo il dovere di ascoltare la Parola di nostro Signore che ci dice:
“Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente” (Ef 5,11)
Ed anzi:
“Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri” (Fil 4,8)"
(fonte: http://chihaorecchiintenda.altervista.org/halloween-il-dolce-scherzetto-del-maligno/)
In un altro articolo su Aleteia si legge:
Semplice gioco o seduta spiritica?
Apparentemente si tratta di un semplice gioco, un passatempo divertente per giovani curiosi, desiderosi di avere qualche anticipazione sul prossimo futuro. In realtà ciò che si cela dietro a questo presunto giochino sono potenze occulte che, se veramente conosciute, farebbero paura ai più goliardici e coraggiosi concorrenti. Dai video caricati su internet, a quanto pare, basta il fatto che la matita si muova da sola per far sì che i giovani scappino urlando terrorizzati dall'inusuale fenomeno. Ma a far paura dovrebbe essere piuttosto la presenza del misterioso demone che una volta chiamato, sollecitato dal rituale, instaura un rapporto con i partecipanti al rito, un rapporto che non è detto che si risolva felicemente e facilmente.
(fonte: https://it.aleteia.org/2015/05/28/invocare-lo-spirito-di-charlie-non-scherzate-col-fuoco/)
In un altro articolo su Aleteia si legge:
Invocare lo spirito di Charlie? Non scherzate col fuoco!
Un fenomeno globale di grande successo tra i giovani: è l'invocazione dello spirito Charlie per scoprire il futuro
Si chiama "Charlie Charlie challenge" (La sfida del Charlie Charlie) e in poche ore è diventata la nuova moda tra i giovani di
tutto il mondo, un fenomeno globale e virale che da qualche giorno si
sta espandendo, ora dopo ora, attraverso Twitter, Facebook, Whatsapp e
altri social media. In sostanza si tratta di invocare, con un
semplicissimo rituale, la presenza di uno spirito chiamato "Charlie"
davanti a un foglio (sul quale vengono scritte le parole "sì" e "no") e a
due matite posizionate al centro del foglio in forma di croce. Ad una
determinata domanda – ad esempio "Charlie, Charlie, supererò l'esame?"
-, lo spirito si manifesta in modo misterioso muovendo la punta della
matita verso il "sì" o verso il "no"a seconda della risposta che vorrà
fornire.
Nonostante qualcuno parli di forza di gravità, di movimenti dovuti al
vento o di persone suggestionate da eventi naturali, il fenomeno non
sembra avere spiegazioni naturali: niente trucchi, niente vento, niente
magneti sotto il tavolo, niente fili trasparenti nè effetti ottici;
inoltre data l'enorme quantità di video amatoriali pubblicati da diverse
parti del mondo è difficile pensare a un lavoro di editing digitale di alta qualità; in effetti esistono sul web divertentissimi video che creano effetti ottici veramente simpatici.
Ma il caso in questione è diverso: il fenomeno di Charlie non è creato
dalla capacità tecnologica di chi ha pubblicato il video ma l'unica
spiegazione plausibile rimanda ad una vera e propria seduta spiritica
con l'intervento di una entità spirituale, presente ma invisibile.
Semplice gioco o seduta spiritica?
Apparentemente si tratta di un semplice gioco, un passatempo divertente per giovani curiosi, desiderosi di avere qualche anticipazione sul prossimo futuro. In realtà ciò che si cela dietro a questo presunto giochino sono potenze occulte che, se veramente conosciute, farebbero paura ai più goliardici e coraggiosi concorrenti. Dai video caricati su internet, a quanto pare, basta il fatto che la matita si muova da sola per far sì che i giovani scappino urlando terrorizzati dall'inusuale fenomeno. Ma a far paura dovrebbe essere piuttosto la presenza del misterioso demone che una volta chiamato, sollecitato dal rituale, instaura un rapporto con i partecipanti al rito, un rapporto che non è detto che si risolva felicemente e facilmente.
(fonte: https://it.aleteia.org/2015/05/28/invocare-lo-spirito-di-charlie-non-scherzate-col-fuoco/)
Nonostante siano passati due anni dall'articolo, il fenomeno non è diminuito. Proprio qualche giorno fa una mamma è venuta spaventata a raccontarmi che sua figlia aveva assistito in classe a questo gioco, ed era rimasta molto spaventata. Ha in seguito raccontato che la bambina che aveva cominciato il gioco, aveva addirittura visto una faccia bruttissima e ha cominciato a stare male per le paure notturne. Un altro ragazzino figlio di persone miscredenti, aveva addirittura approfondito su internet e sapeva che così si evocavano demoni, e che di notte il gioco è più efficace ecc.
Come far capire che si tratta di cose terribili? Oggi tutto quello che per i più è "irrazionale" è deriso dai cervelloni, e scanzonato da chi dovrebbe occuparsene e prendere provvedimenti. Si assiste alla levata dei crocifissi dalle aule scolastiche e non si capisce che per le vie più semplici entra quell'altro senza neanche chiedere il permesso.
Signore Gesù aiutaci a capire come irrobustire la nostra fede e come opporci ad una tale invasione di satanismo sempre più sottile e penetrante.
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