domenica 12 novembre 2017

Ci sto

Anche questa canzone "Ci Sto" è presente nel CD "Buonenuove" ed. Paoline 1999. Mi ricordo che la scrissi per poterla dare a Roberto Bignoli, ma poi quando si presentò l'occasione di fare il primo mio CD "Buonenuove", Bungaro che selezionò le canzoni, la scelse e a Roberto non la mandai più. L'anima rockettara di questa canzone mi era venuta proprio pensando a Roberto, ma esprime anche la mia anima di quel periodo che mi avevano mandato a fare il parroco in una piccolissima parrocchia lontano dalla mia comunità sacerdotale per cui i sacrifici per rimanerci aumentarono. In seguito seppi che ero stato mandato così lontano proprio per poter smembrare la comunità, ma non mollai neanche un pò. Facevo 30 Km all'andare e 30 Km al ritorno a volte in autostrada e a volte per i paesi. In certi giorni che in parrocchia andavo due volte facevo 120 Km. Una volta stanco di tutto il viaggiare mi lamentai col Signore. Mi arrivò una lettera di un amico mio del Perù col quale avevo frequentato la Scuola per seminaristi e sacerdoti, del Movimento dei Focolari a Loppiano. Mi aveva mandato due foto dove per arrivare alla sua parrocchia ci impiegava tre giorni con l'asino, passando tre notti sotto le stelle. Dopo quella lettera non mi sono più lamentato.

Ed ora ascoltiamo la canzone e poi la commentiamo...



Il titolo: Ci sto! Racchiude un "Sì" detto semplicemente in un altro modo. Un "Sì" ad una chiamata, una vocazione a seguire Qualcuno.

Così si legge a proposito di "vocazione" nel Catechismo Degli Adulti (CdA):

"Molti ritengono che la vita sia un’avventura solitaria, un farsi da sé, contando unicamente sulle proprie risorse. Secondo la fede cristiana, la vita è dialogo, risposta a una vocazione, dono che diventa compito. Il concetto di vocazione è tipico della rivelazione biblica. Dio, soggetto trascendente e personale, entra liberamente, come una novità inaspettata, nell’esistenza delle persone. Ad alcuni, come Abramo, Mosè, Amos, Isaia, Geremia, Ezechiele, rivolge direttamente la sua parola. Ad altri, come Aronne e David, fa pervenire la sua chiamata attraverso mediazioni umane.
Nell’Antico Testamento, dirette o mediate, le vocazioni particolari si collocano nell’ambito della comune vocazione degli israeliti ad essere il popolo dell’alleanza. La vocazione comporta sempre un disegno di amore da parte di Dio, una missione da compiere e una forma di vita corrispondente. Attende una risposta libera e fiduciosa di obbedienza da parte dell’uomo.
Ancora maggiore è il rilievo che la vocazione ha nel Nuovo Testamento. Sono chiamati i Dodici, Paolo, i cristiani tutti; alcuni purtroppo rimangono sordi.
Le vocazioni a particolari servizi e forme di vita stanno dentro la comune chiamata alla fede, alla santità, alla missione, alla gloria celeste.
Alla luce della chiamata rivolta al popolo di Dio e ai suoi singoli membri, l’esistenza umana come tale viene interpretata come vocazione. Creato a immagine di Dio, l’uomo è chiamato a dialogare con lui, a conoscerlo, amarlo, incontrarlo, per condividere infine la sua vita nell’eternità.
«La ragione più alta della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore» (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 19)." (Fonte: http://www.educat.it/catechismo_degli_adulti/&iduib=3_1_21_1)

Nel "Ci sto", titolo della canzone c'è tutta la risposta alla chiamata di Dio.
  
Prima strofa

Ci sto a rompere schemi d’altri tempi, a superare questo tempo.
Ci sto a non seguire la corrente, quel fiume pieno di violenti.
Ci sto a guardare in faccia questo mondo, 

che si perde tra gli spot della nullità.
Ci sto a cambiare casa, a cambiare dove...andrò.

Ci sto a cambiare volto, a cambiare dove sto.

Continuiamo a parlare della vocazione: "La chiamata di Dio si inscrive nelle fibre del nostro essere. Anzitutto ci mette in grado di dargli una vera risposta: un sì o un no. Ci dona la libertà, che è padronanza interiore dei propri atti, autodeterminazione, capacità di scelte consapevoli, non soggette agli istinti spontanei o alle pressioni esteriori. Ci affida a noi stessi: «Se vuoi, osserverai i comandamenti; l’essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere» (Sir 15,15). (...) Contrariamente a quanto viene suggerito dalla mentalità edonistica, individualistica e nichilistica, siamo liberi per aderire alla verità e per attuare il bene: «La vera libertà è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina. Dio volle, infatti, lasciare l’uomo in mano al suo proprio consiglio, così che egli cerchi spontaneamente il suo Creatore, e giunga liberamente, con l’adesione a lui, alla piena e beata perfezione» (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 17)."
(Fonte: http://www.educat.it/catechismo_degli_adulti/&iduib=3_1_21_1)

"Superare questo tempo" ho scritto nella canzone, per me significa scegliere il tempo di Dio e abbandonare il modo di essere nel tempo degli uomini, sempre a perdere tempo appresso alle mode ad esempio, abbandonare il modo consueto di pensare la realtà, superando quanto a volte si dice spontaneamente: funziona così... Ma se ti metti nelle mani di Dio, non puoi sapere come funziona, devi stare continuamente all'ascolto per riuscire a capire il da farsi, quale strada, quale percorso intraprendere e poi farsi sorprendere dalle novità di cui è ricca la vita di un chiamato.
"Non seguire la corrente" dico nella canzone. Significa appunto che c'è un mondo che va alla perdizione ed io con l'aiuto di Dio cerco di remare contro, di andare contro corrente. Anche se è una fiumana perché quasi tutti vanno per quella strada semplice e piena di ogni piacere mondano. Infatti, "molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti" (Mt 22, 14).
 "Guardare in faccia questo mondo" capire come è realmente e rifiutare ogni compromesso con esso, sempre con l'aiuto di Dio, è un lavoro giornaliero. A volte bisogna saper stanare gli agguati del mondo che all'improvviso ti piomba addosso e può sporcarti in un attimo di disattenzione, in un momento in cui la guardia l'hai abbassata un pochino. Che fatica girare canale quando ci sono spot indecenti.
"Cambiare casa, cambiare dove sto..." Ecco il "Sì" ad essere disponibili per un esodo, dall'io al tu-Tu. È una continua "estasi", una continua uscita da sè. Anche qui quanto lavoro per non rinchiudersi in sé stesso...Anche qui ci vuole l'aiuto di Dio.

Insomma ogni frase è una risposta alla chiamata di Dio e un confermare a voler percorrere le strade di Dio e non quelle del mondo.

Seconda strofa

Ci sto a spogliarmi di quei panni sporchi, a soffrire per la morte.
Ci sto ad accontentarmi anche del poco, a non cantar sempre vittoria.
Ci sto a fare in pieno la mia parte anche se mi costerà, mi costerà.

Ci sto a cambiare casa, a cambiare dove... andrò.
Ci sto a cambiare volto, a cambiare dove... sto.


Si legge sempre nel CdA:  "Con la sua chiamata interiore Dio suscita la nostra libertà e si offre come meta alla nostra ricerca. Intanto ci viene incontro pubblicamente nella storia, inviando il suo Figlio Gesù Cristo a invitare tutti gli uomini alla festa della vita eterna. «Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 22.) L’iniziativa del suo amore ci interpella. Accettare il suo dono con «la fede che opera per mezzo della carità» (Gal 5,6) significa realizzare se stessi; rifiutare il suo dono con il peccato significa perdere se stessi. «Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita» (1Gv 5,11-12). La risposta che daremo risulterà decisiva per la nostra riuscita o per il nostro fallimento. A ognuno di noi il Signore Gesù ripete l’appello rivolto al giovane ricco: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti... Se vuoi essere perfetto,... vieni e seguimi» (Mt 19,1721). Se vuoi vivere, devi fare il bene. L’urgenza della salvezza fonda l’obbligazione morale."
(Fonte: http://www.educat.it/catechismo_degli_adulti/&iduib=3_1_21_1)

"I panni sporchi" sono quelli della condizione di peccato. Quando si incontra Gesù ci facciamo subito doccia e shampo, e ci dona "il vestito nuovo" della festa.
"Soffrire per la morte" Oggi si tende a esorcizzare il dolore credendolo qualcosa di negativo e superfluo, ma Gesù con l'Incarnazione, ha preso in sé, nella natura divina, tutti i dolori umani e li ha riempiti della sua presenza tanto che San Paolo può dire: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2, 20). Essere disponibili "a bere al calice di Gesù" la propria goccia di sofferenza per la salvezza del mondo, ci fa co-redentori con Cristo. Il dolore dunque ha un valore enorme nell'economia della salvezza personale e dell'umanità intera. Certo costa lacrime e sangue, non è una passeggiata. Lo leggiamo nella vita di tutti i mistici. Dio chede la loro partecipazione alla sua passione ed è il più grande dono che Dio può farci, ma la mentalità della cultura nichilista ed edonista, ha svilito e smarrito il senso cristiano della sofferenza, giungendo a chiedere di morire prima, con la "morte assistita" che dicono: in un paese civile dovrebbe essere normale poterla ricevere. Ma se da una parte la stessa civiltà per avere figli sono disposti a surrogare donne infelici, dall'altra la vita la vogliono terminare come vogliono loro e quando vogliono loro e non parliamo poi di quanti omicidi-aborti si compiono in nome della libertà di mettere al mondo figli quando e come si vuole. Una società che esalta la cultura della morte quale futuro potrà avere?
Così Papa Francesco ai rappresentanti dell’associazione Scienza & Vita nel decennale della sua creazione (30 maggio 2015):
"Il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili, più che dalla diffusione di strumenti tecnologici. Quando parliamo dell’uomo, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità della vita umana. È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia. Amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente." (Fonte: https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/may/documents/papa-francesco_20150530_associazione-scienza-vita.html)

Insomma seguire la "chiamata di Dio" non è semplice e "cambiare casa" come dico nella canzone non è una passeggiata e neanche "cambiare volto", ossia farsi permeare così fortemente da Gesù da non avere più semplicemente il proprio volto, ma quello di Gesù. Daltronde Lui ci ha detto: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13, 35). L'amore dunque ci da un altro volto, quello di nostro Signore.


 Primo ritornello

E non vivrò per possedere, né per ingannare il tempo,
per accumulare sogni, né per altre infermità...
ma sarò per te; si sarò per te: uomo nuovo, uomo libero, uomo Dio per Dio.


 Quando si incontra Dio, in Gesù e si fa esperienza del suo amore, non si ha bisogno di altro. Non hai bisogno di possedere denaro, cose, sedie di potere... né hai bisogno di divertirti sballandoti, perché con lo sballo perdi la lucidità di amare, permettendo al "subdolo" di farti del male e farne... Quanti ragazzi dopo le sbornie perdono la vita in incidenti mortali, quanti muoiono per le droghe di ogni tipo... Con Gesù non hai bisogno di drogarti perché LUI È TUTTO. Non hai bisogno di sognare altro che la caparra di Paradiso qui e, il godimento completo di là. E tutto si risolve nell'amare Dio e il Prossimo. E qui vi invito a sentire e vedere l'intervista fatta da Monica Mondo a Giovanni Ramonda Presidente dell'Associazione Giovanni XXIII fondata da don Benzi:



"Aveva 18 anni Giovanni Ramonda quando arrivò per la prima volta nella comunità di don Oreste Benzi come obiettore di coscienza, perché pensava che servire la patria attraverso il servizio civile fosse più affine al Vangelo. La comunità poi non l’ha più lasciata, colpito com’era da quella dimensione di casa famiglia che portava amore e conforto agli ultimi: ragazze sfruttate nella prostituzione, disabili gravi, stranieri, carcerati…come insegnano le opere di misericordia. Decide così quale sarebbe stato il suo destino: apre la prima Casa Famiglia della Comunità di Don Oreste in Piemonte insieme a Tiziana, che poi diventerà sua moglie, e continua gli studi in pedagogia, per essere padre davvero, di figli suoi e accolti nell’amore. Oggi Giovanni Ramonda ricopre il ruolo di Responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, ed è il primo successore di don Oreste Benzi. A dieci dalla morte di don Oreste, il santo riminese con la tonaca sdrucita che per 50 anni ha testimoniato l’amore scandaloso di Gesù ai diseredati, Giovanni Ramonda a Soul lo racconta, lo fa rivivere nella sua disarmante e profonda semplicità. Parla di famiglia senza il peso delle ideologie, parla delle splendide e necessarie differenze tra padre e madre, parla dell’accoglienza, della Chiesa, di un movimento che oggi vive in tanti paesi del mondo." (fonte: https://www.youtube.com/watch?v=9ngD06m87NA&list=PL6AqvbxnE8H7PE-ApWXO_1LhfkTI0CuZt)

 Abbiamo degli esempi di veri uomini realizzati eppure i giovani vanno in cerca di morti nell'anima che con qualche canzone e un pò di successo attirano, deviano, portano tante volte alla morte invece che verso la vita. La vera trasgressione non è andare contro Dio, ma come dice Giovanni nell'intervista, è amare senza misura chi ti passa accanto ed ha bisogno di te.

Terza strofa

Ci sto ad ascoltare la Parola da dove nascono le idee.
Ci sto a confrontarmi con gli onesti coi disonesti non ci sto.
Ci sto  a rispettare questo Cielo e la stagione che verrà, che verrà.

Ci sto a seminar prato e a creder che si può...
far nascere dei fiori in questa aridità.


Dopo aver rifiutato di ascoltare il mondo, l'unica cosa che si vorrà ascoltare è la PAROLA di DIO, ossia il Verbo incarnato che se ha lasciato le luci nella Sacra Scrittura, non lascia meno luci attraverso la vita di tanti santi. Ecco allora la passione per i mistici, i santi del quotidiano, piccoli e grandi, andarli a scovare, per bere le loro esperienze divine per poter continuare a credere e ad amare.
Quando ti apri a Dio, ti apri alla natura, non solo ne apprezzi la bellezza, ma dietro ne scorgi tutta l'Opera del Creatore e allora ti viene spontaneo partire per andare a seminare la Parola e convincere quante più persone che c'è un Dio per il quale vale la pena spendere la propria vita. E crederci che anche nel deserto di questa realtà, può fiorire un'anima a Dio.

Secondo ritornello

Ma vivrò per starti accanto, per non farti mancar nulla,
perché Dio fosse per te e per tutti quelli che, 

vogliono vivere, esistere, non per sé, coi perché, con Dio, e per Dio.

"L’appello di Dio risuona anche nel cuore dei non credenti. Anche loro infatti avvertono l’imperativo morale fondamentale: fà il bene, evita il male. Lo avvertono come obbligatorio e non solo come ragionevole. Anche quando non c’è un vantaggio personale verificabile, anche quando si tratta con uomini tutt’altro che amabili, si deve fare il bene e non il male. Implicitamente tutti intuiscono che i valori morali sono oggettivi e sono situati nella prospettiva del Bene assoluto che esige obbedienza. Se obbediscono, seguono la chiamata di Dio e accolgono la grazia di Cristo, anche senza saperlo, perché «la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina».
Il cristiano nutre sincera stima per tutti gli uomini di buona volontà; vede in loro dei compagni di viaggio verso la stessa mèta; è disposto a costruire con loro una convivenza giusta e fraterna. Egli rimane però sempre fedele alla propria identità; anzi sollecita con rispetto l’onestà morale a svilupparsi nella direzione della fede esplicita e consapevole.

Insieme a tutti gli uomini siamo chiamati alla vita eterna. Come cristiani siamo chiamati a camminare insieme verso di essa nella Chiesa e a pregustarne un anticipo. La risposta che daremo a Cristo è decisiva per la nostra salvezza." (Fonte: http://www.educat.it/catechismo_degli_adulti/&iduib=3_1_21_1)

Sentire dentro di sè quest'amore all'umanità, per la quale un Dio si è svenato per salvarla, è una conseguenza dell'aver incontrato Dio, che si fa presente a chi lo ama:

"Dice Charles de Foucauld: "Quando si ama qualcuno, si è molto realmente in lui, si è in lui con l'amore, si vive in lui con l'amore, non si vive più in sé, si è 'distaccati' da sé, 'fuori' di sé" .
Ed è per questo amore che si fa strada in noi la sua luce, la luce di Gesù, secondo la sua promessa: "A chi mi ama … mi manifesterò a lui" . L'amore è fonte di luce: amando si comprende di più Dio che è amore. E questo fa sì che si ami ancora di più e si approfondisca il rapporto con i prossimi.
 (..) Quando si va in bicicletta di notte, se ci si ferma si piomba nel buio, ma se ci si rimette a pedalare la dinamo darà la corrente necessaria per vedere la strada.
Così è nella vita: basta rimettere in moto l'amore, quello vero, quello che dà senza aspettarsi nulla, per riaccendere in noi la fede e la speranza."

(fonte: http://www.focolare.org/news/2010/05/01/parola-di-vita-di-maggio-2010/)



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