venerdì 8 aprile 2016

Siamo tutti migranti - Inno ufficiale del "Festival dei diritti dei ragazzi" 2016

 E' tornato anche quest'anno l'atteso "Festival dei diritti dei ragazzi", l'appuntamento promosso dall'Ufficio Scuola della Diocesi di Nola (NA), l'Assessorato all'Istruzione e ai Beni culturali del Comune di Nola e la Cooperativa sociale "Irene '95" di Marigliano (NA), spazio annuale di confronto e riflessione sul tema dei diritti dei più giovani.
Centianaia i ragazzi toccati dall'evento, grazie al coinvolgimento di decine di scuole del territorio e di numerose associazioni e movimenti.
Tema scelto per quest'anno è "Siamo tutti migranti". "Negli ultimi mesi il corpicino di Aylan Kurdi - si legge nel documento di presentazione del Festival - morto su una spiaggia e quello del neonato nella tendopoli di Idomeni hanno dato uno scossone alle nostre coscienze, facendoci capire che tutti i migranti sono innanzitutto persone e non potenziali terroristi;[...] Di fronte a queste storie personali, siamo tutti migranti! Nel senso che comunemente diamo oggi a slogan come questo: siamo tutti con loro, ci sentiamo tutti uniti a loro. Ma, soprattutto, nel senso che siamo impegnati a riscoprici tutti migranti: migranti sono stati i nostri padri in cerca di “fortuna”, migranti siamo tutti oggi, in un mondo-villaggio globale dove la diversità come ricchezza e la pace come “convivialità delle differenze” (don Tonino Bello) dovranno avere ragione sui rigurgiti di nazionalismo egoista e sulle intolleranze di ogni tipo".
Il Programma come sempre ricco di appuntamenti eterogenei e interessanti. Brochure del Festival.

Coinvolto come ogni anno, ho messo a disposizione del Festival la mia vena creativa. Una sera ero già a letto e con gli occhi che stavano per chiudersi, don Virgilio, responsabile dell'Ufficio scuola della Diocesi di Nola, bussa alla mia porta, le nostre stanze sono sullo stesso pianerottolo, e mi comunica il tema scelto per quest'anno: Siamo tutti migranti. La morte del bambino, Alyan, su di una spiaggia nel mare Egeo aveva colpito tutti, e come tutta la segreteria del Festival fu concorde, così anch'io.

Non riuscivo più a chiudere occhio e subito incominciai a scrivere le prime frasi di quello che poi è diventato l'inno. Il giorno dopo afferrai la chitarra e la melodia cominciò a venire come dettata da qualcuno.


Le immagini del video mi sono state mandate col materiale del Festival, ci ho solo messo le parole e la canzone come sottofondo.

Il testo. Una poesia? Non so. Io so scrivere solo canzoni. A detta di tanti cantautori famosi come dal "principe", ossia Francesco De Gregori e tanti altri, non c'è da confondere tra poesia e canzoni. La poesia funziona da sola, il testo di una canzone ha bisogno inesorabilmente di una melodia e di un arrangiamento musicale. Così questo inno, qualcuno ci potrà vedere anche della poesia, ma per me è soprattutto una canzone d'autore.

L'intro musicale. Le note dell'introduzione le ho pensate immaginando le onde del mare e alle grida della madre e del padre di Alyan. Mettono tristezza e fanno subito pensare. Daltronde la musica non deve solo divertire, deve soprattutto emozionare e anche far pensare.

La prima strofa

Da che nasci a che muori
è un migrare nel tempo.
Non ti puoi più fermare
e con te la tua vita.

Sì, perché ognuno di noi nasce, vive, muore, è inesorabile questa parabola per ogni umano che apre gli occhi sotto al Cielo e, chi crede a un oltre, sa di essere un migrante su questa terra. Se si riflette bene si è migranti comunque anche se non si crede. Si entra nell'esistenza e chi non crede all'oltre dovrà credere almeno che si migra verso l'oblio del "sé". Siamo migranti nel tempo e una volta nati non ci si può fermare, si deve andare ovunque ti porta la vita, nel bene o nel male.

Per chi crede, la Vita ha un volto, il volto di un Dio. Per me cattolico cristiano, ha il volto di Gesù. Di Sé ha detto: "Io sono la via, la verità, la vita". Quanti credenti smarriscono questa vita! L'altro giorno ho incontrato un giovane papà con due bimbi, di cui il più piccolo in braccio, mi diceva: "Non posso credere più nella Chiesa, gli scandali, la pedofilia, lo Ior, il cardinale con l'attico di milioni di euro...". Oggi anche i credenti o presunti tali, non sanno bene distinguere tra uomini di chiesa e uomini di Dio. Forse che Gesù non lo sapeva di che pasta eravamo fatti? Eppure con questi uomini scassati porta avanti la barca della salvezza, la SUA CHIESA, il SUO POPOLO NUOVO, che è continuamente bastonato dal "nemico" che fa cadere, ricadere, ma che Dio non si stanca di rialzare in tutti i modi possibili... e a volte non con voci "ecclesiastiche" ma con voci fuori dal coro che accende dove vuole e come vuole. E' il caso di Nawal Soufi, marocchina che vive in Italia, che sta dando lezioni di umanità al mondo intero. Risentiamo quando ha detto in pochi minuti al Parlamento Europeo...

Ha solo 28 anni e certamente passerà alla storia per aver aperto occhi e cuore di un'Europa chiusa in se stessa e in balia di tutte le mafie possibili e immaginabili.

Davvero, come aveva già detto Gesù: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19, 40). Una Chiesa che si aggrappa al potere o al denaro presto viene abbandonata da Dio, ma se ritorna ad avere i poveri, gli ultimi, al centro, risorgerà e potrà ridiventare profetica, credibile. Papa Francesco sogna una chiesa povera tra i poveri (http://www.diocesi.torino.it/diocesitorino/allegati/50722/Relazione%20Mons.%20Marcello%20Semeraro%20%281%29.pdf). Quanta zavorra ancora da buttare in fondo al mare della storia!

Seconda strofa

Da che nasci a che muori,
è un migrare del cuore.

Non si può più fermare
se non batte, si muore. 

La vita si svolge tra una amore e un altro. Credo, infatti, che siamo attirati solo dall'amore, che spesso confondiamo con ciò che ci fa male. Infatti, un drogato si droga perchè ama quell'estasi, pur sapendo che si fa del male. Un giocatore accanito va a giocare perché l'adrenalina della possibilità di una vincita, lo seduce...e così via. Occorre allora distinguere con la Luce che il Signore ci ha dato abbondantemente, ciò che ci fa male e ciò che ci fa bene. I dieci comandamenti non sono semplicemente dei paletti, ma delle regole per farci stare nella VITA VERA, e Gesù con la sua stessa Vita, e con quanto ci ha lasciato, li ha portati a compimento. Ossia non li ha aboliti ma li ha perfezionati, e se i Dieci Comandamenti hanno sollevato dal fango l'umanità, il Signore Gesù ci ha elevati a "poco meno degli angeli"... o come si dovrebbe meglio tradurre il Salmo 8: Poco meo di un elohim, ossia di un dio.
Il cuore allora deve imparare a desiderare ciò che è buono e respingere la corruttela e le bugie del nemico dell'umanità: i sibili del serpente antico, sempre in agguato. Ma oggi sembra che la cultura ci dica piuttosto che l'uomo si sia nuovamente smarrito, perché ancora una volta il tentatore fortificato dall'enorme mole di peccati che l'umanità commette, e per la quale Dio si allontana, stia scegliendo di vivere senza Dio e all'orizzonte non sa che che c'è il vuoto. Suor Faustina Kowalska nel suo bellissimo Diario ebbe una visione che io riporto per cercare di aprire le orecchie e il cuore di tanti smarriti.

“Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria,
di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando
e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioé l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Diario, 153).


Il cuore dunque deve battere ma per qualcosa di grande e di bello, anzi per Qualcuno che per noi ha dato la Vita, per salvarci dalle grinfie del disgraziato senza tempo.


Prima parte del ritornello

Allora tutti bisogna migrare,
dall’aurora al tramonto del sole,
costruire una patria speciale,
che potremmo abitare domani.


Il verbo migrare non è inteso solo come uno spostarsi da un luogo ad un altro, ma come spazio-culturale in cui ogni essere vivente deve muoversi per poter vivere. Infatti, ognuno nasce in un contesto culturale suo proprio dove la globalizzazione suo malgrado, scardina tanti principi che per alcuni sono vitali, da qui le reazioni dell'Islam e i nuovi nazionalismi. Secondo me per superare la crisi culturale occorrerebbe guardare alla Trinità ove l'Unità e la distinzione sono sempre salvaguardate. Ho letto un libro che cerca di spiegare quello che sto dicendo, "La Trinità: modello sociale" di Enrique Cambon (per chi vuole approfondire: http://www.indaco-torino.net/gens/94_06_04.htm). Una società "trinitarizzata", dove le identità dei popoli non vengono meno, ma solo purificate dagli eccessi, mettendo al centro l'uomo e nessun altro interesse, porterebbe ad una nuova comprensione della realtà senza le tante paure, di cui si alimentano tutti i fondamentalismi. "Una patria speciale da abitare domani", la si costruisce giorno per giorno senza mai scendere a compromessi col male o con la corruttela... I Padri della Chiesa ci invitavano a fuggire il male e Papa Francesco recentemente ha detto: "Con Satana non si dialoga" (http://www.papafrancesco.net/inutile-parlare-con-satana-perche-e-astuto-la-parola-di-dio-ci-difende/).


Seconda parte del ritornello

Tutti siamo migranti spaesati,
dal frastuono di tante parole,
ma ci basta guardare un bambino,
che muore tra le onde di un sogno…


per capire chi siamo, siamo tutti migranti
e la terra è la casa di tutti migranti 


Sì, siamo spaesati, senza più identità forti, ancora in fondo al tunnel. Eppure una luce c'è ed è sempre lì che attende. Gesù ha detto di sé: "Io sono la Luce"... O se lo lasciassimo entrare, invece di mediarlo male, creando reazioni anche nelle persone più semplici! Eppure quando si leggono le vite dei Santi, ti accorgi che non hanno fatto altro: farlo entrare. Non si sono costruiti un Dio a loro immagine e consumo: un'idea di Dio, ma si sono fatti modellare. Ricordo una frase nel film "Francesco" della Cavani: "Io ho potuto solo ascoltare". Francesco, il Santo di Assisi, interpretato da Mikey Rourke, era a faccia a terra, e aveva tra le mani la terra della sua Assisi. Intorno c'erano tanti fraticelli venuti da ogni parte che volevano una regola più accomodante. Con forza il Serafico diceva, che la regola era il Vangelo. La storia la conosciamo, se si vive il Vangelo sorgono cose meravigliose, anche oltre quello che possiamo immaginare.
C'è un frastuono di parole, in questa cultura del tutto contro tutto, manca quella che mette ordine. Un sacerdote amico mi ripeteva: "Metti Dio al primo posto e tutto il resto andrà al suo posto", ritenendola di Sant'Agostino. L'ho sperimentato tante volte. Dio vorrebbe esercitare la sua Paternità, ma senza violentarci la coscienza. Solo chi vuole potrà sperimentarne la Presenza, la Bontà, l'Amore e il riordino della propria esistenza.
Nel frastuono di parole, ci sono poi le notizie che ti spaccano il cuore come la morte del piccolo Alyan. A distanza di mesi nulla è cambiato. Anzi l'Europa è legalmente impermeabile, ma le mafie la traforano da parte a parte come vogliono. Il Mediterraneo non è più blu, è rosso diceva Nawal al Parlamento Europeo. Proprio così, come si fa a dormire notti tranquille pensando che popoli interi sono alla ricerca di un pò di pace, destabilizzata da affaristi senza scrupolo e tra questi c'è pure l'Italia, che vende armi alla Turchia, ai paesi arabi... un film già visto: l'Italia che si alleava con Hitler... e noi italiani?

Chi siamo dunque? I soliti traditori del Bene?
"Ma ci basta guardare quel bambino che muore tra le onde di un sogno per capire chi siamo: siamo tutti migranti".

Una preghiera mi viene dal cuore.

Carissimo Signore Iddio, 
che mi hai amato immensamente e mi ami, 
e come ami me, ami tutta l'umanità, persona per persona, 
accendi i cuori di tanti, risvegliali al tuo amore, 
facci rinsavire dal torpore di coscienze 
disumanizzate dai falsi idoli, e dalle false ideologie. 
Pronuncia il tuo "basta", come lo hai pronunciato tante volte nella storia, 
aprici le orecchie e il cuore alle tue Sante Parole 
ed erudiscici sulle infinite bugie di Satana. 
Riumanizzaci, solo Tu puoi farlo. Amen

Terza strofa

Ogni uomo che nasce e poi muore,
ha diritto alla vita nel mondo,
ha diritto a un approdo sicuro,
a una patria di pace comune.


Un epilogo che sembra scontato, ma è ancora un sogno da realizzare. Quante guerre, quanti morti inutili, quante ideologie che magari avevano a cuore una finalità umanizzante, ma oggi cosa c'è di umanizzante, nell'accumulare denaro, per poi veder morire tanti?
Davvero questa umanità non ha una bussola, è alla deriva. Pochi personaggi strapagati, per raggiungere un nuovo ordine diabolico.

Carissimi popoli, bisogna svegliarsi e dar luogo a un nuova umanizzazione, che non perda di vista il soggetto principale: l'umanità. Se tutti hanno diritto a una patria di pace comune, i primi ad essere debellati devono essere i guerrafondai. Finché avremo la possibilità di esprimerci democraticamente, dobbiamo farlo per il BENE COMUNE. Dopo sarà troppo tardi.

Quante cose si possono dire in pochi versi!  Mi meraviglio io stesso, quando li rileggo e vi scopro profondità che nemmeno avevo pensato o immaginato, mentre li scrivevo.
La melodia poi accompagna i significati e quando si sposano bene le tre "componenti genetiche" (Paolo Jachia) di una canzone, ossia testo, musica e interpretazione, allora è segno che qualcosa ha funzionato nell'ispirazione, dando gioia prima a chi scrive e poi a chi ascolta.

Alla prossima canzone ... per dare e cantare Dio.




mercoledì 30 marzo 2016

Jesus on line

Un titolo che è tutto un programma. "Jesus on line": Gesù è on-line... Non solo "una canzone per dare Dio e cantarlo", ma anche per danzarlo... Ma come è venuta fuori?

Anno del Signore 2001, appena approdato nella nuova parrocchia di San Felice in Pincis. La gente ci ha visto come nemici fin dall'inizio, dispetti a non finire da parte dei giovani, dei filo-ex parroco... insomma resistenze e cattiverie di ogni sorta a rendere la mia allora precaria fede ancor più in bilico. Secondo il mio sentire: "Non mi vogliono, arrivederci". Invece don Peppino, l'altro sacerdote della comunità, con determinazione, voleva restarci a costo di avere tutti contro. Daltronde era stata sua l'idea di fare una comunità e unità pastorale sul territorio di Pomigliano. Avevo accettato per farlo contento anche se ancora ero scottato dalla perdita di mia mamma che mi aveva prostrato spiritualmente. Il Vescovo mi aveva dato qualche mese di "riposo", ero andato qualche settimana al Centro dei Sacerdoti del Movimento dei Focolari a Grottaferrata e lì mi ero ripreso abbastanza. A settembre 2000 eravamo approdati nella gabbia dei "tutti contro tutti". Non auguro a nessuno quello che abbiamo sopportato in quegli anni.

Col senno di poi, credo che sia valsa la pena soffrire e offrire ogni cosa per il Regno dei Cieli. Sono nate, dal dolore sofferto e offerto per Gesù, tantissime vocazioni all'Opera di Maria, ossia il Movimento dei Focolari e tra queste, Gina Sodano di cui ho già parlato nella canzone "Un mare per volare".
Ritorniamo alla canzone.
Una mattina ho afferrato la chitarra e ho cominciato a rimurginare dentro di me: "Ci sei o non ci sei?", allora cominciava l'era di internet e i modem per collegarsi facevano una musichetta che poi ho messo all'inizio della canzone... "Gesù sei on-line?"...
C'era anche l'esigenza di fare qualche canzone per l'animazione dei ragazzi del catechismo per svegliarli un pò e allora: "Jesus on line..."

www.mimmoiervolino.it

Presentazione della canzone nella trasmissione "Cristianità" su RAI International

A questa canzone se ne aggiunsero altre cinque e in più mi venne di di mettere sul CD che prende il nome dalla canzone che sto presentando, una traccia multimediale corredata del racconto della mia vocazione, con lo sfondo della bella Costiera Amalfitana, di un video con una scuola di danza con propria coreografia, testi e catechesi...insomma di tutto. L'esperienza della traccia multimediale fu una cosa innovativa. Forse sono stato il primo sacerdote cantautore a metterne una in un CD musicale.

Racconto della mia vocazione nella traccia multimediale del Cd "Jesus on line"

Nel 2001 avevo già pronto il CD ma non sapevo con chi produrlo. Nel 1999 le Paoline mi avevano aiutato, rifaccio la proposta, ma loro mi dicono che la musica dance non è musica, è rumore. E' vero concordo... ma la mia era più una proposta di evangelizzazione per i giovanissimi, un esperimento. Daltronde nei concerti queste canzoni divertivano e coinvolgevano tantissimi e proprio per esse mi hanno chiamato dappertutto persino in America.

Questa dell'America è una storia che vi devo raccontare. 

Da Radio Kolbe di Schio (Vicenza), mi arriva l'invito a partecipare al meeting dei giovani intorno al 14 agosto 2001. Mi invento un look giovanile, con il microfono senza fili ad archetto, con un gruppo di ragazzini del meeting per due giorni facciamo le prove dei movimenti per l'animazione del pubblico. Salgo sul palco, con la ciurma di bambini e ragazzi, e comincia la prima canzone Jesus on line... Il coinvolgimento è totale, la gente è divertita. A quelli di Radio Kolbe viene in mente di registrare e fare copie del concerto sulle famose cassettone VHS, che andranno a ruba. Io non avevo ancora il CD tra le mani. La produzione del Messaggero di Sant'Antonio, avverrà solo nel 2002. 

In quell'occasione c'era una produttrice americana sotto la palco, perché aveva accompagnato alcuni artisti americani al meeting. Quando scende anch'ella entusiasta, mi invita ad andare a Washington, come ospite di una grande manifestazione di musica cristiana. E' ovvio che dissi subito il mio "Sì". Intanto a settembre di quell'anno ci fu l'attentato alle torri gemelle, per cui sembrava che questo evento dovesse saltare, invece mi arriva l'invito della Wendy per il 5 dicembre 2001. La fifa di prendere l'ereo mi fece optare per una partenza insieme a Roberto Bignoli, che pure vi doveva partecipare, per ricevere un premio: gli Unity awards della musica cristiana. All'inizio di Novembre siamo in aereo alla volta di Toronto. Approfittai di questa opportunità per far visita a una mia cugina che da qualche anno si era trasferita con figlio in questa metropoli. La mia presenza in quel mese per Salvatore, il figlio di Lucia, fu un toccasana. Stando con lui tanto tempo lo potei ascoltare, e rimotivare e fargli fare un'esperienza che a dire suo: non dimenticherà mai. 

Roberto doveva tenere diversi concerti insieme ad un altro cantautore, Marco Tavola, che però ritornò in Italia perché sua moglie partorì anticipatamente. Inserirono me al posto suo. Avendo bisogno di uno che traducesse dall'italiano, con noi venne Salvatore che allora non lavorava perché s'era operato al ginocchio e stava facendo le fisioterapie. Da Toronto ci spostammo in diverse città degli Stati Uniti fino ad arrivare a New York dove incontrai alcune persone conosciute su internet. Mi invitarono infatti, a casa loro per il pranzo. E poi ci fu un'intervista a Radio Maria di New York, e sulla Radio degli italiani di New York. Davvero un'esperienza eccezionale. Dopo un girovagare di 20 giorni a portare in giro "Jesus on line", a Toronto fummo intervistati su un grosso network tenuto da italiani. Mi telefonarono per dirmi se volevo dare la musica di Jesus on line per una pubblicità... immediatamente replicai il mio "no". Invece fui preso per la GMG a Toronto che si tenne nell'estate 2002, con San Giovanni Paolo II Papa. Avrei dovuto cantare davanti a migliaia e migliaia di giovani che sarebbero venuti alla veglia col Papa. Il concerto si sarebbe svolto immediatamente prima. Ed infatti si realizzò a fine luglio 2002. Anche arrivare al palco fu un'avventura che non racconto...

Quell'inizio di dicembre 2001 a Washington lo vivemmo con tanta apprensione per la paura di attentati, l'antrace, e poi il nostro albergo era a un passo dalla Casa Bianca... Ma eravamo così stanchi dell'America e dei suoi Mc Donalds (mi veniva da vomitare appena sentivo l'odore da lontano), che quest'altra città americana non mi diceva nulla e tantomento la Casa Bianca e chi c'era dentro. Non vedevo l'ora di tornare a casa. La mia performance, ora che la rivedo dopo anni mi fa ridere a crepapelle. L'evento era il secondo Unity Awards della musica cristiana in america, andata in onda anche su EWTN (qualche settimana fa la fondatrice di questa Radio-Tv americana, Madre angelica si è spenta alla veneranda età di 92 anni).

Non so perché ho accettato in quegli anni di fare un pò il giullare, ma una cosa è certa ho accumulato tantissime esperienze e mi sono reso conto che la musica dance o techno, non mi apparteneva. E' stata una parentesi, e come tale sta lì. E' vero che non ho mai venduto tanti CD come per Jesus on line. A ogni concerto esaurivo le scorte.

E fu la canzone "Jesus on line"...

Ma ora mi sfogo un pò cercando di far capire cosa volevo dire con essa.

Innanzitutto è stato il tentativo di comunicare con le nuove generazioni che sembravano (negli anni dell'inizio del terzo millennio) prese da questo tipo di musica. Trovare un arrangiatore per questo tipo di musica non è stato facile. Un giorno chiesi ad un mio amico che creava pubblicità per le radio private e che si serviva spesso di basi dance, se ne conosceva uno. Mi disse che c'era un certo Franco e che stava a Pomigliano. Le mie antenne si drizzarono perché facendo il parroco a Pomigliano, non mi sarei neanche dovuto allontanare troppo e così subito lo contattai e gli spiegai il progetto. Franco dapprima titubante, poi mi aiutò perché si trattava di poche canzoni e così partimmo. La prima canzone ad uscire dalle sue mani fu appunto "Jesus on line" a cui volli aggiungere il suono del modem di quando si entrava in internet...

La prima strofa

E ti sorprendi quando ti prende.
E ti sospende tra cielo e mente.
Diventi anche un re,
per te si fa per tre,
è un amico, lo troverai


Il linguaggio, come si può notare è diretto, immediato, i verbi "sorprendi", "sospende" giocano sulle assonanze ma rendono l'idea di ciò che fa Gesù se entra nella tua vita. All'inizio di ogni vocazione, per chi ha ancora il ricordo delle emozioni della prima chiamata, è un sentirsi sospeso tra "cielo e mente". Ricordo nettamente questa sensazione, ciò che era terreno non aveva più il senso che ci davo prima, le cose del Cielo invece mi attiravano con molta forza. In famiglia si accorsero subito della "novità": non facevo più tardi con gli amici, certi spettacoli non mi dicevano più niente. ero attirato solo dalle cose che riguardavano Gesù.
"Diventi anche un re per te si fa per tre". Una frase che è uscita senza pensarci, ma che ha una grande profondità. Tutti i personaggi biblici, quando incontrano Gesù ritrovano la loro dignità perduta, vengono in un certo senso riabilitati. Così mi sentii io all'inizio della mia vocazione cristiana prima e, sacerdotale poi. Non che mi interessasse diventare re, ma sentirsi importante per qualcuno è una bellissima sensazione, ed io mi sentivo importante per Gesù che mi aveva guardato dal Cielo e pescato lì giù in una fabbrica di periferia dove si confezionavano finte pelli. E che Dio per noi si è "fatto per tre", è logico perché Dio è Uno e Trino, se ti guarda uno, ti guardano tutti e Tre.
Inoltre dire che Gesù è un amico, lo ha detto Lui stesso: "Vi ho chiamati amici" (Gv 15, 15) , e lo troviamo di sicuro, se solo apriamo il nostro cuore alle novità dello Spirito.


La seconda strofa

Non ti sorprendi se ci stai dentro.
Naviga bene e lo troverai.
Www. Heaven 

è il suo solo sito.
E’ un amico, lo troverai.
Giocare sul parallelo del navigare internet col navigare l'anima è un'intuizione molto bella. Spesso questo concetto lo dico e ridico perché sono convinto che l'anima è un oceano, un cielo dove si può navigare come volare. E chi ti permette tutto ciò è il Signore Iddio. Come entra si naviga, si vola. Provare per credere e credere per volare... o navigare...

www.heaven l'unico sito di Dio è fuori e dentro di noi: è in ogni luogo e ci siamo immersi dentro come anche nello stesso tempo ci abita. Direbbe qualche padre della Chiesa: fra il dentro e fuori si gioca la "Pericoresi"( Il termine pericoresi, dal greco περιχώρησις, pericóresis, "penetrazione", derivato di περιχωρέω, pericoréo, "ruotare", "movimento circolare", è specifico della Teologia Trinitaria, ed indica la compenetrazione reciproca e necessaria delle Tre Persone divine nella Trinità, sulla base dell'unità di essenza in Dio. Le tre ipostasi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo "si muovono l'una nell'altra", ossia si appartengono a vicenda. Il termine nasce in ambito cristologico, dove serve per spiegare la comunicazione degli idiomi (communicatio idiomatum). Con San Giovanni Damasceno ne inizia l'uso trinitario. http://it.cathopedia.org/wiki/Pericoresi ). Applicata a noi implica quanto detto da Gesù nel Vangelo di Giovanni: "Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi" Gv 17, 11.

Il ritornello

Jesus on line, cliccalo dentro te… (x 4)
Non perderlo mai. Non perderti mai.
Ricliccalo dentro te.


Cliccalo dentro te... ossia scopri la Sua presenza in Te. Il linguaggio è quello tecnico degli internauti, ma da l'idea di cosa bisogna fare per entrare in contatto col Dio che ci abita dal Battesimo. Prima di questo Sacramento vi siamo immersi dentro, anche se è ancora fuori di noi, poi con la sparizione del peccato originale, Egli nelle Tre Divine Persone, viene ad abitarci, a stare dentro di noi.

Capiamo bene cosa chiediamo col Battesimo e a quali altezze Egli, Dio, ci eleva?
Sembra invece che la gente voglia i Sacramenti per diritto acquisito, ma non vede i doveri che pure si acquisiscono col Battesimo, di cui il primo è: "Va e non peccare più"... Ma chi è cosciente di tanto?
E' vero forse il contrario, ossia che spessissimo ci mettiamo sotto i piedi la GRAZIA ricevuta e non pensiamo neanche lontanamnente al male che facciamo a noi stessi, soprattutto alla nostra anima, quando non corrispondiamo alla Santità che ci dovrebbe essere "Naturale... per Grazia".

Non perdelo mai. Non perderti mai.  Ecco allora il desiderio di fare sul serio con la VITA d Dio in noi, e puntare a concentrare tutte le nostre forze, fisiche, psichiche e spirituali, per trattenere in noi la Grazia di Dio, perché se andiamo di là col "vestito logoro" (cfr. La Parabola del convito. Mt 22, 11-14: "Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti"), ossia senza Grazia, non entreremo nell'Eternità. Dunque, bisogna prendere coscienza di cosa ci perdiamo quando pecchiamo, e correre ai ripari subito, con una buona confessione.

Terza strofa

Apri alla Vita la tua bella storia.
Giocati l’unico gioco da vincere.
Diventa anche un re,
navigando il tuo “te”
per quest’amico, lo troverai.


Aprirsi alla Vita, e chi è la Vita? Gesù di sé ha detto: "Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14, 6). Dunque o con Gesù o niente...
Giochiamo con tante cose che tante volte nascondono la presenza nefasta del nemico numero uno dell'umanità: Satana, e non ci accorgiamo che l'Unico per cui vale la pena giocarsi la vita è Gesù Cristo nostro Signore. Per noi ha dato la Vita, per poterci donare l'Eternità, per farci da uomini, "dei" (Gv 10, 34). Non come nei miti greci, metà uomini e metà dei, con sempre i capricci umani a farla da padrone, ma con quella Santità che è propria di Dio e che consiste nell'essere AMORE ossia donati al 100%. Sì, perché l'amare consiste nel dare la vita, che è il dono sommo che si può fare: "Non c'è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici"(Gv 15, 13), (ma soprattutto i nemici) .

E qui si capisce la differenza tra chi offre la vita per redimere e di chi la offre per sopprimere. Nel primo caso si è come Gesù nel secondo come Satana.

Tutta la violenza del presunto Daesh, o Isis, viene da Satana, diciamolo quant'è, si tratta di un contro-martirio che non da vita, redenzione, ma morte a chi lo compie.
Quanto bisogna imparare da Gesù, per saper distinguere la luce dalle tenebre! Più si diventa ignoranti nelle cose del Cristo e più le tenebre finiranno per farci soccombere.

Diventa anche un re, naviganto il tuo te.

Dio si è fatto uomo per farci diventare Dio, e se Gesù è Re anche noi parteciperemo con Lui e regneremo, per l'Amore, con L'Amore, e nell'Amore, ossia saremo Eterni in Dio. Occorre allora munirsi di mappe aeronautiche o marine o stellari, per navigare l'interiorità e scoprirvi il Cielo di Dio che desidera riempirci di Sè, tanto che noi immersi in Lui, possiamo esserne abitati. Che cosa sono i Vangeli se non le carte per la buona navigazione verso la meta? Allora viverlo è meglio che conoscerlo perché Gesù ha detto: "A chi mi ama mi manifesterò" (Gv 14, 12). Non perdiamoci quest'occasione.

Jesus on line, dunque,  per dire a tanti giovani, ma anche a tanti adulti, vecchi, bambini, che l'unica Luce vera è Gesù: "In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (Atti 4, 12).


lunedì 14 marzo 2016

A mà

È del 2000 ed è nata dall'esperienza di grande dolore della perdita della persona a me più cara: mia madre. Forse per noi sacerdoti è il legame umano più forte che abbiamo. Per me così è stato. Dopo mesi di ospedale, gli ultimi diciannove giorni sono stati come la salita all'Everest. L'impotenza, la croce nuda e cruda che ti visita, ti lacera... credo sia stato il dolore più grande che abbia dovuto metabolizzare in tutta la mia vita. Mia mamma Raffaela è partita il sette di Gennaio del 2000, ma questa canzone ha visto la luce verso marzo, dopo tre mesi di incubazione del dolore, del distacco, in cui è maturato il mio "Sì" alla Volontà di Dio.
Non è che non accettassi che dovesse morire, ma proprio non mi aspettavo un calvario del genere che non sto qui a raccontare. E arrivò "A mà", come sfogo, come liberazione, come catarsi. Ricordo che quando l'ebbi partorita del tutto telefonai a mia sorella Maria per fargliela ascoltare. Dall'altro capo del telefono prima silenzio, poi anche per lei lacrime liberatrici.

Una piccola parentesi. Questa canzone, l'ho voluta inserire nel Cd "Attimi di Cielo" del 2005.

 "Attimi di Cielo" volevo fosse la dimostrazione che la "canzone d'autore" potesse essere un valido strumento per l'evangelizzazione; coronamento della discussione della tesi in Scienze della Comunicazione Sociale, avrebbe dovuto corredare il mio lavoro finale alla Pontificia Università Salesiana, ma secondo il mio Relatore, avrebbe complicato le cose, così il capitolo finale e il CD, stanno ancora qui a galleggiare tra le cose che ho cercato di realizzare. Inoltre, contiene anche una traccia multimediale molto carina coi video per ogni canzone e tante altre cose. Chiusa parentesi.

Ascoltiamo la canzone. (Il video è stato realizzato da Rosaria, una ragazza che ha fatto sua la canzone e ha messo le foto di sua mamma, ma rende bene l'idea anche della mia)

versione dal CD "Attimi di Cielo"

Ritorniamo ad "A mà". 

Il titolo "A mia mamma" sarebbe stato troppo lungo e scontato e così ho optato per il troncamento.

La genesi dell'arrangiamento è da raccontare. Ad Alessandro Gallo, l'allora bassista del gruppo che mi accompagnava (gruppo che io avevo soprannominato "Bioritmo", nome che a loro non è mai piaciuto), la canzone piacque moltissimo e mi convinse di fargli provare a fare l'arrangiamento. Dopo qualche tempo mi fece ascoltare il provino, che non mi convinceva molto. Nel frattempo partecipai ad una selezione per una trasmissione televisiva per canzoni napoletane, la prima selezione andò bene per cui si profilava la possibilità di partecipare e occorreva una camzone inedita e "A mà" era inedita e in napoletano. Mi venne l'idea di far intervenire sull'arrangiamento, Niki Saggiomo, che effettivamente con le chitarre le diede davvero un sound più partenopeo. Alessandro (capatosta) non era contento del risultato e mi convinse a fare delle modifiche "a modo suo", facendomi pagare altri soldi di studio e di musicisti e al Festival di Napoli mandammo la sua versione. Capitò che alle selezioni finali venni escluso e la canzone rimase nel cassetto. Quando maturai la possibilità di autoprodurmi "Attimi di Cielo" volli metterla al centro del CD, fra le altre canzoni, ma nella versione in cui Niki Saggiomo aveva aggiunto le chitarre.

Un altro episodio va ricordato per far quadrare il cerchio. 

Nella seconda parte del ritornello c'è una frase che io prendo da una poesia scritta da un giovane che ad Ischia assistette ad un mio concerto e alla fine ci volle a cena a casa sua. Fu una cena improvvisata, ma molto bella per il clima di fraternità che si creò. Questo ragazzo era agli arresti domiciliari e il concerto l'aveva sentito da casa sua. Aveva mandato la mamma a dirci che ci voleva tutti da lui. Non potemmo dire di no. Durante la cena ci fece vedere che lui in carcere aveva scritto tante poesie e una in particolare me la volle dare perché ne ricavassi una canzone. Ebbene da quel testo ho estrapolato le frasi:

"Mamma mia, mamma mia bella  (Mamma mia, mamma mia bella)
si fa ‘o viento tu me parl’,            
(se c'è vento, tu mi parli)
si me serv’ nu cunziglio               
(se mi serve un consiglio)
dint’ ‘o suonn’ arrivi tu..."           
(dentro ai sogni arriverai tu)


 Le traduzioni purtroppo non rendono il patos del napoletano, sembra una violeza inaudita a un'emozione. Ma per far capire anche a chi il napoletano non lo conosce, facciamo l'orribile traduzione.

Analizziamo e spieghiamo ora il testo.

Intro del piano
Voluto da Alessandro perché diceva: "Altrimenti sarebbe somigliata a qualche canzone di Pino Daniele". A me non sarebbe dispiaciuto, ma lui diceva che aveva una sua originalità e che si doveva rispettare. Ok andiamo avanti.

Prima strofa

Mamma mia te tengo a dint’   (Mamma mia ti tengo dentro)
da matina ‘nfino a sera,         
(dal mattino fino alla sera)
da chill’ultimo respiro          
   (da quell'ultimo respiro)
primma ‘e te vede’ partì.        
(prima di vederti partire)


Mamma mia me manchi tanto:       (Mamma mi mi manchi tanto)
vas’, abbracci e parulelle:            
  (Baci, abbracci, piccole parole)
“M’ vuò bbene?” – rispunnive –   
("Mi vuoi bene?" Rispondevi)
“Te ne voglio ammore mio”.         
(Te ne voglio, amore mio)

Pensate all'incubazione del dolore per il distacco. Pensate all'esistenza a cui manca un aggancio col reale. Ora la vita andava in salita. Senza la mamma si è più soli, non c'è chi ti sostiene, colei  che con una carezza attutiva i colpi della tua storia personale, non sempre piena di soddisfazioni. Ora si era più soli con se stessi e sopravvivere a questa prova sembrava impossibile se il Signore non mi avesse dato la forza, il coraggio di andare avanti. "Quell'ultimo respiro", chi lo può dimenticare? Rimarrà come stigmata nella mia anima a ricordarmi che sono di passaggio anch'io e con quell'attimo dovrò fare i conti ogni volta che affiora il ricordo.

Manca la mamma, e come manca. Mancano gli abbracci, che tra l'altro mia mamma non poteva più fare per un ictus che l'aveva debilitata per metà, ma io prendevo quella mano e me la stringevo attorno insieme all'altra e le dicevo: Mi vuoi bene? E lei: manc nu poc (neanche un poco), ma i suoi occhi brillavano del contrario e ti faceva sentire importante, come nessuno sa fare, perché le mamme sanno amare e basta, non sanno fare altro. Quell'amore lo sentivi, caldo che ti rischiarava le nubi, scioglieva il freddo accumulato altrove. Grazie mamma.

Seconda strofa

Mamma mia ccà nun ce staje,  (Mamma mia qui non ci sei)
ma t’ trov’ a dint’ o core,          (ma ti trovo dentro al cuore)
‘mparavise mbracci’ a ‘Dio,    (in Paradiso, in braccio a Dio)
‘nsiem’ all’Angel’ e a Maria.   (insieme agli angeli e a Maria)

Mamma mia, che vita strana,    (Mamma mia che vita strana)
fatt’ sul’ e sacrifici!                   (fatta solo di sacrifici)
Ma te sacc’ mbracci’ a ‘Dio    
(ma ti so in braccio a Dio)
e me fa pace a nce pensà.          (mi da pace pensarlo)

 Se non ci fosse stata la fede, difficilmente avrei superato la prova, ma anche, se non ci fossero stati i sacerdoti della mia comunità. Quante volte don Peppino, don Virgilio, don Salvatore, mi sono stati vicino, per le notti in ospedale, nell'attesa prima dell'ingresso alla rianimazione e in tante altre occasioni. La fede dunque è l'orizzonte che si apre all'Oltre e che ti fa sperimentare che il Calvario non è l'ultima parola, esso è solo un passaggio. Sentire anche le carezze di Dio e quelle di Maria, la Mamma delle mamme, in queste dure occasioni, è davvero un dono speciale. Dopo una vita di sacrifici, l'unica pace viene dal convincermi che mia mamma era oramai in Paradiso tra le braccia di Dio e in compagnia degli Angeli e di Maria..

Il ritornello: prima parte

Mamma mia, mamma mia bella,  (Mamma mia mamma mia bella)
quanta vot’ pens’ a quann’          (Quante volte, penso a quando)
s’arapeva chella stanza               (si apriva quella stanza)
e tu pront’ a m’ capì,                   (e tu pronta a capirmi)
mò che nun ce staje cchiù,          (adesso che non ci sei più)
m’ fa mal’ a nce trasì.                 (mi fa dolore entrarci)


 È duro anche ritornare nei luoghi della presenza, il vuoto diventa insopportabile, ma di nuovo la fede riempie. Fa male, addolora il ricordo, ma la gioia del Paradiso, diventa sempre più certezza, quando si meditano pagine di mistici, che l'hanno visto e raccontato. C'è solo da attendere, perché noi andremo di là e non viceversa.

Ecco una pagina che mi ha dato tanta consolazione:

Dai quaderni del '43 a Maria Valtorta.

 "Sappiate, sappiate, o voi tutti che piangete per il dolore di un lutto recente, che colui che piangete non è morto, ma vive in Me. Sappiate che il medesimo Pane che vi ha sfamato l’anima mentre eravate uniti sulla terra, mantiene la vita e la comunione fra i vostri spiriti viventi quaggiù ed i trasumanati viventi in Me. Nulla può fare la piccola morte di male agli spiriti immortali. È la grande morte quella da temersi, quella che veramente vi toglie in eterno un vostro parente, un vostro coniuge, un vostro amico. La grande morte, ossia la dannazione dell’anima, la quale separa realmente da Me cellule del mio mistico Corpo cadute in preda delle cancrene di Satana. Ma per coloro che sono morti nel mio Nome e che hanno nutrito in sé la vita dello spirito con il Cibo eucaristico, che non perisce e che è sempre preservazione dalla morte eterna, no, per essi non c’è da piangere, ma da giubilare, perché essi sono usciti dal pericolo di morire per entrare nella Vita. Pensa, pensate che ben difficilmente chi s’è nutrito di Me può essere fratello di Giuda, simile a lui al quale il mio Pane non fu Vita ma Morte. A seconda della loro capacità di assimilazione spirituale, il mio Pane, ossia Me stesso fatto cibo per dare agli uomini la forza di conquistare il Cielo e la moneta per entrarvi, darà ad essi una più o meno sollecita entrata nel Regno della gloria, ma nel 99 per 100 dei casi dà sempre la salvezza dell’anima. Non piangete, perciò, genitori senza più figli, coniugi senza più consorti orfani senza più genitori. Non piangete. Come alla madre del Vangelo, Io, che non mento mai, vi dico: “Non piangete”. Credete in Me: Io vi renderò l’essere che amate e ve lo renderò in un regno dove la triste morte della terra non ha accesso e dove l’orribile morte dello spirito non è più possibile. Non piangete. Su voi tutti scenda questa speranza che è fede e la mia benedizione."


 Il ritornello: seconda parte

Mamma mia, mamma mia bella  (Mamma mia mamma mia bella)
si fa ‘o viento tu me parl’,           (se c'è vento tu mi parli)
si me serv’ nu cunziglio               (se mi occorre un consiglio)
dint’ ‘o suonn’ arrivi tu,              (dentro ai sogni arrivi tu)
pecché sta vita è stran’                  (perché questa vita è strana)
mo’ t’ ‘o ‘lleve e mo’ t’ ‘o ddà.     (mentre lo toglie lo da)

Il vento qui è sinonimo di difficltà, di momenti in cui le cose non girano come dovrebbero. Proprio allora si ha bisogno di qualcuno a cui dire il proprio tormento, il proprio dolore, la difficoltà sopraggiunta. Le mamme (almeno quelle di una volta), erano capaci di portare pesi enormi di tutta una famiglia e di trovare per ognuno una parola, una esortazione e magari anche una soluzione al problema o ai problemi.
Nella vecchia cultura napoletana poi, c'era il ricorrere ai sogni per conoscere o interpretare eventi passati o futuri, quasi che Dio desse dei segni, da saper interpretare. 
Nella Bibbia in diversi episodi si parla dei sogni, come nel caso di Giuseppe il sognatore, figlio di Giacobbe (Israele), che diventa per questa sua propensione ad interpretare i sogni, secondo signore d'Egitto; o anche San Giuseppe, che in sogno riceve le dritte sugli eventi dell'incarnazione... Anche nella vecchia cultura napoletana i sogni avevano il loro posto. Si credeva infatti, che i trapassati potessero venire a visitarti e dirti qualcosa... Così mi auguro nella canzone, nel momento del bisogno vorrei che mia madre mi dicesse, magari in sogno, una parola, una esortazione...per meglio affrontare la realtà... Sì, perchè la vita è strana, mentre sta andando al massimo può avere un arresto improvviso e allora bisogna essere preparati.

"A mà" dunque, per dire un grazie a Dio per essere stato amato da qualcuno, mia madre Raffaela, che nella semplicità senza troppe filosofie ed elucubrazioni, mi ha voluto bene e messo al mondo, con un atto d'amore magari non troppo consapevole, ma che una volta ascoltato il primo vagito non ha lesinato lacrime, fatiche, abbracci e baci. Mia madre era di pochissime parole. Tutto quello che voleva dire lo diceva coi fatti. Anche alcuni miei vicini di casa ricordano proprio questo suo aspetto. Se c'era da lavorare, lei c'era, se c'era da aiutare anche, ma se c'era da perdere tempo, era già altrove.

(Versione video di "A mà" dalla traccia multimediale di "Attimi di cielo")



Alla prossima canzone...

venerdì 11 marzo 2016

Un mare per volare

Datata 1997 o 1998, questa canzone è nata da una sensazione molto forte mentre guardavo l'orizzonte del mare. Allora ero parroco a Torre Annunziata (vicino Pompei) e quando mi sentivo arrugginito correvo sulla spiaggia ad ascoltare le onde che si infrangevano sul bagnasciuga, e lo sguardo mi andava all'orizzonte e immaginavo di volare radente l'acqua come un gabbiano. Volando a pelo d'acqua. Una sensazione di grande libertà un pò per evadere dal caos, un pò per ricaricarmi spiritualmente. Come non vedere la bellezza di Dio nel creato, nell'azzurro del cielo, nel tepore di una giornata primaverile, nell'allegria dei gabbiani, nella brezza che ti accarezza il cuore. Ecco il mare per far volare l'anima, e la bellezza per far tremare il cuore alla Presenza del Creatore che sottende tutte le cose che sono. Non è forse vero che tutto passa in fretta e se non prendiamo al volo le decisioni fondamentali, la vita passa e ci si ritrova col niente?

Ma da cuore a cuore ti direi
l’estate se ne va e con lei la vita
se non ti sbrighi perderai il tuo treno,
perderai il tuo treno.

Ma da cuore a cuore ti direi
il fuoco accenderò per riscaldarti,
per rinfrescarti la memoria
un fiume ti darò da bere
e un mare per volare.  

Un mare per volare dunque...




La versione in video l'ho registrata con la mia telecamerina fissa in fondo al Teatro di Reggio Calabria a maggio 2012, dove insieme ai "Nuova Civiltà" e Roberto Bignoli, tenemmo un concerto che per me fu memorabile e unico. Ricordo che per fare le prove col gruppo mi recai fino a Reggio Emilia. Da una Reggia all'altra in giro per la Bella Italia.

La Canzone "Un mare per volare" è stata arrangiata da Niki Saggiomo mio collaboratore da sempre e finì nel Cd : "Buone Nuove" (1999), edito dalle Suore Paoline.


www.mimmoiervolino.it

Questa canzone mi lega a una persona speciale della mia attuale parrocchia, passata a miglior vita il 31 dicembre 2015. Era la sua canzone preferita e sembra che l'abbia vissuta in pieno, e che racconti della sua storia personale. Gina Sodano, così si chiamava questa donna di 48 anni che negli ultimi 10 anni ha dovuto dire tanti "Sì" a Dio, dal continuo cambiamento di prospettive di lavoro, dallo spostarsi da Pomigliano d'Arco (NA), a Loppiano vicino Firenze, dall'annuncio della malattia al suo passaggio in Cielo. La sua esperienza è stata raccontata da una sua collega di lavoro per una trasmissione andata in onda su radiotelepace all'inizio di marzo 2016. Di seguito il link per poterla ascoltare: Parola di vita Marzo 2016 RadioTelePace.  Come si può capire, il legame con Gina è profondo è sovrannaturale. Dalla madre ho ricevuto una lettera che lei aveva scritto per me, e che non mi aveva mai dato, dove mi indicava la strada per amare Dio nel suo "Abbandono". Una lezione alta, profonda... un altro mare per volare.

Pomigliano d’Arco 25 ottobre 2011

            Carissimo Mimmo, sento forte in questi giorni nella mia anima l'eco delle tue parole: "...la santificazione dei sacerdoti dipende anche dalle preghiere di ciascuno di voi...". (...)
Dio ti ha scelto, è Lui che riempie la tua anima: le tue canzoni lo testimoniano. (...)
Questa è la mia preghiera per te: che tu possa ogni giorno, Ogni ora, ogni attimo, essere testimone del suo amore.

Carissima Gina, ti rispondo con la tua canzone preferita.

Prima parte prima strofa

Ieri, un altro giorno era
sopra la collina verde chiaro.
Alberi, da frutta: melograni
castani, rosso sangue.


La vita è così, un susseguirsi di giorni. La immagini come un giardino fiorito e con alberi da frutta già maturi. Ma può diventare tutt'altro se non si sta attenti a colorarla, a intesserla di sementi che cadute nel terreno buono producono, ora il trenta, ora il sessanta, ora il cento per uno. Darsi da fare dunque, per cercare il vero senso che le dia sapore, spessore, continuità, e non la faccia planare negli abissi dell'esistere senza senso, nel vuoto delle ore a consumare droghe ed emozioni che col tempo imbrutiscono la mente, l'anima e il corpo.

Seconda parte prima strofa

E il cielo cadeva giù al tramonto,
un altro giorno andava
tra inferno e Paradiso,
tra l’acqua e il sale.


Quanti giorni cadono uguali, e quanti tramonti tristi di vite spezzate dal nulla! Di qua sarà sempre un susseguirsi di inferni e paradisi, di ferite curate con acqua e con sale.
La fede qui gioca un ruolo particolare, ha la capacità di dare senso al dolore, perché colui che per primo l'ha provato su di sé e riempito del nostro, nel Grido: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato, ha fatto sì che i nostri dolori, le nostre passioni, le nostre croci, prendessero colore, avessero senso, facendole diventare materia prima di purificazione e caparra per la salvezza. E da allora ogni nostro dolore canta, la Presenza di Dio Amore.

Prima parte di ritornello 

Ma da cuore a cuore ti direi
l’estate se ne va e con lei la vita
se non ti sbrighi
perderai il tuo treno,
perderai il tuo treno. 


Carissima Gina, carissimi tutti che vi preparate al Cielo, la vita è proprio come l'estate, inesorabilmente passa con le sue spensieratezze, o con le sue lacune mai colmate. Dio ci offre una possibilità o anche infinite, ma alla fine conta il Sì che vale un'eternità. Bisogna sbrigarsi, fare in fretta, non c'è tempo ci attende l'OLTRE.


Seconda parte di ritornello

Ma da cuore a cuore ti direi
il fuoco accenderò per riscaldarti,
per rinfrescarti la memoria
un fiume ti darò da bere
e un mare per volare.

 Anche una canzone, che è poca cosa rispetto a tutto quello che occorre per vivere, può accendere l'anima a qualcosa di più importante, di più altro e di più oltre e di più alto. A qualcuno si accenderà un sogno, a qualche altro si rinfrescherà la memoria, e se entra Dio, un fiume rinverdirà le radici del cuore, e ci potrà anche essere un mare per volare.


Prima parte seconda strofa

Domani, che sarà domani?
Non più collina, solo case
Alberi, gente normale, tra le cose
da fare, da dire, da cercare.

Se il tran tran ci prende è finita. Non esiste più poesia, non esiste più festa, solo una catena di montaggio che ti fa desiderare di essere già altrove. E' qui che bisogna stare attenti a far diventare speciali le piccole cose, i piccoli gesti. Madre Teresa di Calcutta diceva alle sue suore: "Nell'amare non dimenticatevi di dare amore".

 Seconda parte seconda strofa

Lassù non cade più una nuvola
lacrime e pioggia a sera
tra inferno e Paradiso
gioia, dolore. 

 A volte sembra che il Cielo non abbia più occhi e non abbia più orecchie, ma bisogna ricordarsi che prima ci è passato Lui per l'abbandono, e che nelle sue orme anche noi dovremmo incamminarci verso la "porta stretta". Quando ci sentiamo abbandonati, allora siamo Lui crocifisso. A quel punto bisogna dire con Gesù: "Padre, Perdona loro perché non sanno quello che fanno".... "Padre nelle tue mani consegno il mio Spirito"... 


Ancora il ritornello arricchito dalle ultime tre frasi... perché per un mare per volare occorre volare un mare... e la vita è oltre che un mare...


Ma da cuore a cuore ti direi
il fuoco accenderò per riscaldarti,
per rinfrescarti la memoria
un fiume ti darò da bere
e un mare per volare,
per volare un mare,
un mare per volare.



Special...

Né ieri, né domani,
ho solo oggi tra le mani
col poco, nel poco, fedele ti sarò
per essere ora qui e per sempre...

Il messaggio centrale della canzone "Vivere l'attimo presente". Il passato non c'è più, non c'è ancora il domani, tra le mani abbiamo solo l'attimo presente in cui giocarci l'intera esistenza e prepararci così per l'Eternità.

Un mare per volare...


Un'altra versione live con Niki Saggiomo ed Elia Nunziata... amici di sconfinati concerti per tutta l'Italia...

domenica 14 febbraio 2016

Innamorami di Te

"Non so dire in quante versioni musicali esiste questa canzone... Certamente la prima versione è del 1994 ed entrò a far parte della cassetta (allora si usavano le cassette stereo 7) dal titolo "Innamorami di Te". Il mio primo lavoro discografico che uscì in occasione della mia Ordinazione Sacerdotale. Quella del CD "Buonenuove" è già la terza versione...



Così è nata.
Ero ancora al Seminario maggiore di Capodimonte, al quinto anno 1991-92. A Ottobre del 91 finalmente ricevo il ministero dell'Accolitato. Al seminario minore di Nola nella bella e nuova cappellina con tutti i seminaristi amici miei e quelli del seminario minore, si fa una bella Messa. Non mi ricordo che giorno era, i miei compagni di corso se ne ritornano a Capodimonte senza di me, convinti che fossi rimasto a Nola per il pranzo, invece scendo giù dopo aver salutato tutti e non trovo le macchine. A piedi raggiungo la stazione della Vesuviana e da lì Capodimonte, morto di fame e stanchissimo. Proprio nella bella e lunga camminata dal seminario alla Vesuviana comincia a girare nella testa il motivo e la frase "Innamorami di Te", in modo martellante. Seduto nel treno, con calma prendo l'unico posto dove potevo prendere appunti, una agendina

dove avevo tutti i numeri di telefono, e comincio a scrivere...


L'agendina era del 1991, ma portava dietro anche il 1992. Io comincio a scrivere sul primo Ottobre del '92. Il primo Ottobre è il giorno di Santa Teresina di Lisieux.
Fatto sta che la melodia che avevo nella testa mi sembrava simile a un'altra canzone e arrivato in Seminario me la sono addirittura dimenticata. Piuttosto mi precipitai dai miei amici per rimproverarli di avermi lasciato a piedi. Col senno di poi dico: "Benedetti ragazzi", perché mi avete permesso di incarnare una ispirazione, forse la più grande che ho avuto, per realizzare probabilmente la canzone più bella che ho preso in prestito dal Cielo.

Quell'anno è stato durissimo. Avevo diversi esami arretrati dagli anni precedenti e volevo finirli a tutti i costi a giugno, altrimenti il Vescovo non mi avrebbe dato il permesso per andare alla Scuola Sacerdotale di Loppiano (FI) dove ci si forma alla Spiritualità dell'Unità, del Movimento dei Focolari.

Riesco nell'impresa entro il 19 giugno. Mi presento dal Vescovo per chiedere di andare a Loppiano, ma mi da un'altra Volontà di Dio: compleatare il Baccalaureato. Dovevo superarlo o con una tesina scritta o con 30 tesi orali: 10 per la Sacra Scrittura, 10 per la teologia morale e 10 per la teologia dogmatica. Un'impresa che sembrava impossibile. 

Il 20 giugno del '92 sono ritornato a casa, vi avevo già portato tutti i libri. Quei cinque anni che sembravano infiniti erano finalmente terminati. Più che essere ordinato Sacerdote, desideravo approfondire la Spiritualità dell'Unità, per poter meglio entrare nel mondo presbiterale. Sembravo un marziano perché i miei compagni di seminario erano in fibrillazione per l'Ordinazione Diaconale con tanto di merletti, cotte e talari. Io viaggiavo su un altro binario: di queste cose non me ne fregava niente. In quel periodo mentre stavo a casa e mettevo assieme i pezzi delle 30 tesi, don Pasquale sacerdote "del Focolare", dove allora prestavo servizio come seminarista, mi chiede di aprire e chiudere la chiesa perché lui andava da qualche parte a riposarsi. 
Fu proprio in quei silenzi davanti al Santissimo in Chiesa, dove per ore sostavo e poi spostandomi in sagrestia dove avevo una chitarra, ho ripreso quel testo da quell'agendina che mi riaffiorava nel ricordo e mi faceva sentire il caldo della forte Presenza di Dio di quel viaggio in treno, dove avevo trasformato la rabbia d'essere stato lasciato a piedi in un'opportunità di incontro con Dio. 
Me la comincio a suonare e mi piace, mi attira, la smusso qui, là e comincia a uscire dall'indecifrato: "Innamorami di Te"... ma non era ancora finita...


Versione di Innamorami di Te del 2011 presente nel Cd "Vegliando le stelle"

A settembre del '92, il 28 di preciso, mentre piove a dirotto e Napoli è bloccata, per vie secondarie arrivo in facoltà per l'esame di baccalaureato. Anche i professori arrivano tardi, uno addirittura non viene e buon per me: proprio quello di morale. Siamo in tre: Io, un frate minore, un frate conventuale. Superiamo tutti e tre l'esame, ma a me non sembrava vero. Il lascia passare per Loppiano l'avevo ricevuto. 
Nella prima settimana di Ottobre '92, saluto mio padre che era ancora a letto che mi dice: "Chissà se ci vediamo più!". Ed io: "Papà sempre catastrofico, vado a Firenze (Loppiano si trova vicino Incisa Valdarno - FI) e sto lì fino a maggio, mica me ne vado per sempre". Bacio lui, mia madre, mia sorella Maria e salgo in macchina. Mi accompagnavano due fratelloni che ora sono in "Focolare" con me (la freternità sacedotale di cui faccio parte): Salvatore e Pellegrino. 
Comincio una settimana full immersion nella Spiritualità. Avevo un compito speciale: sbobinare le cassette registrate di un grande sacerdote che era passato da poco a miglior vita, per il quale bisognava scrivere un libro: Toni Weber. Più sbobino, più mi sento innalzare da terra. Sono in Cielo, il cuore mi scoppia d'amore: l'Ideale di Chiara, spiegato da Toni per quelli che erano alla scuola sacerdotale, mi faceva capire che stare a Loppiano significava per davvero scoprire qualcosa di veramente grande: la possibilità di vivere come in Paradiso già qui. E vi sono. Tutto è amore, anche quando dopo appena cinque giorni, che mi erano sembrati un'eternità, per quello che vivevo, mi arriva la telefonata da parte di mia sorella che mio padre era morto con un infarto.
Ritorno a Loppiano dopo il settimo a mio padre, con nel cuore non solo una canzone, con parole poetiche, ma con un'esperienza che mi apre alla comprensione di Gesù Crocifisso e "Abbandonato" come lo chiamava Chiara Lubich, fondatrice del Movimento. 

Sempre alla Scuola nel febbraio '93, c'è un incontro dove vi partecipa anche un mio amico sacerdote di Corato (BA), Nicola. Mentre sta per andare via mi dice: "Non venir via dalla scuola senza aver scritto una canzone a Gesù Abbandonato". Ed io: "Per il mistero delle relazioni trinitarie che qui ci sforziamo di vivere, la scriverò in te".

Finisce la Scuola e ancora una volta il sacerdote, don Pasquale, che l'altro anno a Giugno mi aveva chiesto di sostituirlo per una settimana, mi fa la stessa richiesa. Accetto. Ancora nel silenzio e davanti al Santissimo riprendo la canzone e questa volta esce con strofe e ritornello preciso così come è adesso. Anche nel suo significato profondo assume nuove sfumature. E' un inno a Gesù Abbandonato: amore puro, all'amicizia pura, al dolore amato e offerto.
Mi preparo all'ordinazione Diaconale e a vivere un anno ricchissimo di esperienze. I miei amici erano già sacerdoti e quando matura anche per me l'Ordinazione Sacerdotale, uno di loro mi propone di registrare con l'aiuto di qualcuno almeno dieci canzoni e di realizzare una cassetta (allora non c'erano ancora i CD). Prendo il consiglio a volo e lo propongo ai miei amici sacerdoti del Movimento, che mi aiutano economicamente a realizzare l'impresa. Mi aiuta anche una vecchia signora dell'Azione Cattolica e qualcun altro che ora non ricordo: esce il mio primo lavoro discografico col titolo appunto "Innamorami di Te". Sarà il ricordo (la bomboniera) che diedi, per la mia Ordinazione Sacerdotale.

Questa canzone ha di speciale che ogni anno si arricchisce di gioie e dolori e ha un significato sempre più profondo perché racchiude tutti i miei "sì". Quando andrò di là sarò la stessa canzone? Non mi chiamerò soltanto Domenico Iervolino, ma "Innamorami di Te". Chiara Lubich a molti che glielo chiedevano, dava una Parola di Vita personale. A me ha dato: "Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta mettendola a servizio degli altri" 1Pt 4, 10. "Innamorami di Te" racchiude anche questa Parola. Volesse il Cielo che presentandomi di là Gesù mi dica: "Vieni 1Pt 4, 10". Che grande responsabilità. Dopo 22 anni di vita sacerdotale, mi sembra di aver dato così poco, e di aver sfruttato poco anche i tanti talenti ricevuti. E non so se è stata solo colpa mia o anche di una brutta contingenza...
Chiedo perdono a Dio per quello che mi riguarda... e gli ridico infinite volte: "Innamorami di te per gli altri giorni, altri perché...".

E ora passiamo al testo.

Prima strofa

Innamorami di Te
amore grande, amore puro, amore vero.
Innamorami di Te
per gli altri giorni,
altri domani, altri “perché?”
Innamorami di Te
perché son piccolo di fronte all’infinito.
Innamorami di Te
da non poter più vivere se non per Te.


Credevo di essere l'inventore di questo lessema, ma in realtà è il titolo di una canzone di un cantante degli anni 50 del vecchio secolo, Teddi Reno... La mia novità sta nel fatto che dedico la canzone  al Signore Gesù, all'Amore degli Amori. Il verbo Innamorarsi è intransitivo e renderlo transitivo è un errore grammaticale, una forzatura. A qualcuno non puoi dire "Innamorami di te", ma al massimo "mi sono innamorato di te". Ci ho riflettuto per anni ed ho concluso che Dio fa l'impossibile, perché essendo AMORE, può darti di innamorarti di Lui. Allora a Dio si può dire "Innamorami di Te", ma solo a Lui e a nessun altro. Egli nella Sua Trinità, è amore infinito, puro, vero... Gesù nell'umanarsi ci ha tracciato una strada per dare una risposta a tutti i nostri "Perchè?". Nel suo "...perché mi hai abbandonato?", detto al Padre sulla croce, riflette tutti i perché umani, tutte le divisioni, tutti i dolori, le incomprensioni. Tutta la distanza che separava gli uomini da Dio è in quel "Perché?" e attraverso Gesù crocifisso e Abbandonato ritroviamo la strada per Cielo da dove eravano usciti per il peccato. Sì, il peccato ha creato l'infinita distanza da Dio, e solo un Dio poteva colmarla coll'estremo sacrificio della sua stessa vita. Quando si entra in questo abisso d'AMORE, incominciando a capire quanto Dio ha fatto per questa umanità, allora dal profondo dell'anima sorge il grazie e il valore immenso del dolore e del suo potere di diradare le tenebre. Il dolore è l'unica cosa non sporcata dal SATAN e diventa l'unica "via" presa da Dio in Gesù, per riportarci in seno al Padre. Il dolore è stato riempito da Gesù tanto che nel soffrire non siamo più noi ma è Lui a soffrire in noi (cfr. Gal 2, 20).

Così spiega Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei Focolari


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Seconda strofa

Innamorami di Te
mentre guardo in alto e poi ti scopro dentro me.
Innamorami di Te
perché fatico a risalire la sorgente.
Quel mio sole che sei Tu
rischiari l’alba, la mia vita, la mia gioia.
Innamorami di Te
per riscoprirti sempre nuovo, amore vivo.

Dentro di me. Qui sei, mio Dio.
Così scrisse Sant'Agostino nelle Confessioni:
"Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace" (Confessioni, 10, 27, 38).

Ci abita, dunque, ed è una fatica risalire la Sorgente. In uno scritto della Valtorta Gesù descrive il valore della moneta che Dio da ad ognuno e che alla fine da essa dipende il prosieguo nell'Eternità:
 "... Solo una parte piccolissima sa apprezzare la mia moneta e farla fruttare al dieci per uno, sa tuffarsi nell’amore come pesce in limpida peschiera e risalire la corrente per giungere alla sorgente, al Dio suo, e dirgli: “Eccomi. Ho creduto, amato, sperato in Te. Tu sei stato la mia fede, il mio amore, la mia speranza. Ora vengo, e la mia fede e la mia speranza cessano e tutto diviene amore. Poiché ora non ho più bisogno di credere che Tu sei, ora non ho più bisogno di sperare in Te e in questa Vita. Ora ti ho, mio Dio. E l’amarti, unicamente l’amarti, è l’eterno compito di questa mia eterna Vita. Sii di queste, anima mia, e la mia pace sia con te per aiutarti a questa opera" (29 giugno 1944, Quaderni).

La fatica della continua ricerca di Dio verrà premiata con l'Eternità e la contemplazione dell'Eterna Bellezza che è sempre nuova. Così Sant'Agostino nelle confessioni: "Come ti cerco, dunque Signore? Cercando te, Dio mio, io cerco la felicità della vita. Ti cercherò perché l'anima mia viva. Il mio corpo vive della mia anima e la mia anima vive di te" (Confessioni, 10, 20, 29).

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Il ritornello

Innamorami di Te.
Innamorami di Te
Innamorami di Te

Perché sei tutto quel che può
entrare in tutta la mia vita.
Perché sei Tu l’unica pace
che può placare questo mare.
Sei Tu la forza dentro me
quando son nulla per amore come Te.


 La fatica del cercare esige la richiesta di continuo vigore spirituale e l'invocazione "Innamorami di Te", diventa allora richiesta dei doni dello Spirito: sapienza, scienza, intelletto, forza, consiglio, pietà e timor di Dio, richiesta dello Spirito Santo-Amore che può infondere amore per poter finalmente, corrispondere adeguatamente all'Amore di Dio.
Un'altra pagina della Valtorta dove Gesù detta cosa si deve intendere per vocazione così termina:
"... In alto una sola stella: Io. Io che devo essere luce, calore, voce, speranza, conforto, fede, guida per l’eroico camminatore. Io solo. Guai a non guardare continuamente Me. Ma chi persevera vede che ai sassi, ai rovi sussegue più liscia strada e qualche fiore si affaccia ai suoi bordi, vede che alle liane, che prima hanno straziato come funi di ferro spinoso, succedono morbidi festoni che non sono più costrizione ma aiuto, e più ampi si fanno i passaggi, meno paurosi i sentieri, più sicura la via, più ampia, più luminosa, più calda, più serena nel suo continuo salire. In ultimo l’anima vola, non cammina più. Vola. Penetra come strale d’amore nella terra che si è conquistata. Il Cielo è suo. Ma quanta generosità è necessaria! Dare tutto, Maria. E non avere nulla. “Neppure tanto da posarvi il piede” (v. 5) (At 7,5) (Gen 8,9). Non pretendere nulla perché non prometto nulla quando dico: “Vieni”. Nulla di umano. Prometto il sovrumano eterno. Ecco cosa ti devi sforzare di capire e di accettare, e con te tutti i tuoi uguali per la mia elezione che vi consacra nel chiostro o nel mondo, e anche coloro che per esser migliori, pur non essendo i chiamati a vie di perfezione speciale, non essendo militi della perfezione consigliata e non imposta, si chiedono il perché non sia placida di benessere anche terreno la loro vita. Io non mento e non ho mai mentito. Io ho promesso e prometto di darvi la Vita e le cose inerenti alla Vita. Questo è necessario e questo vi do. Il resto è il superfluo perché è destinato a ciò che perisce. E ve lo do perché sono buono anche con il moscerino al quale concedo per letto il calice di una mentuccia montana e per cibo la microscopica goccia di miele che essa contiene. Così do a voi, perituri, le cose necessarie a ciò che perisce: cibo, vesti, dimora. Ma vi invito a tendere a ciò che è più alto: allo spirito e a ciò che è dello spirito. Chi più mi ama più mi comprenda. E proceda nudo, affamato, misero di ciò che è di questa giornata terrena, ma sazio, ricco, in veste regale di ciò che è del Giorno eterno". 

"Nulla per Amore" è stato per primo Gesù. Cosa non ha dato? Così San Paolo nella lettera ai Filippesi al capitolo 2:  

6 Il quale (Gesù), pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10 perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

Ecco la strada per l'OLTRE, "la porta stretta", essere come Gesù: NULLA per AMORE.



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 Terza strofa

Innamorami di Te
amore grande, amore puro, amore vero.
Innamorami di Te
per gli altri giorni,
altri domani, altri “perché?”
Quel mio sole che sei Tu
rischiari l’alba, la mia vita, la mia gioia.
Innamorami di te
da non poter piu’ vivere se non per Te.

L'ho costruita prendendo metà della prima e metà della seconda. Non perché non avessi altre parole, ma per meglio sottolineare che Gesù Crocifisso e ABBANDONATO è la risposta a tutti i nostri perché. Lui è il sole (la stella) a cui bisogna guardare, farsi riscaldare e, farlo diventare TUTTO fino a non avere altro che Lui.

La seconda strofa comincia un tono più in alto e così sarà per il secondo ritornello, ma l'assolo è già un altro tono più su. L'ultimo ritornello è "il grido" di chi chiede tutto a Colui che tutto può.

Infine, molte sono state le versioni di questa canzone e gli arrangiamenti fatti. La prima di Peppe Sasso presente nella cassetta dal titolo "Innamorami di Te" del 1994; la seconda quella che entrò nella compilation: Magnificat '95; la terza quella nel Cd Buone Nuove del 1999; la quarta quella nel CD "Le mie canzoni più belle scelte per voi" 2003; la quinta quella nel Cd "Vegliando le stelle"(2011)... e poi le infinite versioni live...

Rimane per molti la mia canzone più bella. Io non saprei dire se è la più bella, ma certamente dice tutto il mio amore a Dio Amore.

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio.

sabato 2 gennaio 2016

All'ottavo giro

Dal CD "Vegliando le stelle", la canzone "All'ottavo giro" è una di quelle che raccontano una storia vera e non solo sentimenti. 


Quando si ascolta fa subito sorgere una domanda: perché l'ottavo giro?
Allora bisogna raccontare come è nata, cosa me l'ha ispirata.

Nel 2004 muore Eduardo, un nostro giovane papà di due bellissime ragazze e marito di Maria, una nostra catechista. Di ritorno da Lourdes il verdetto nefasto di un tumore che lo stroncò in pochi mesi. Egli aveva un diario, dove appuntava pensieri, paure, propositi... In una di queste pagine veniva descritto un fatto curioso. Una mattina era andato come al solito nella villa a correre o a passeggiare o per portare la cagnetta molly, a fare i suoi bisogni. La sua anima era in subbuglio perché era tra gli amministratori dell'Associazione per disabili AGVH. Si vede che qualcosa non lo convinceva e voleva mollarla. Mentre gira nella villa, parla dentro di sè con Dio e gli dice: "All'ottavo giro ho bisogno di un segno che mi faccia capire cosa devo fare: continuare nell'impegno o lasciare?". Conta e all'ottavo giro arriva il segno: incontra Vincenzo. Quest'ultimo era disabile egli stesso. Allora Eduardo chiede: "Dove vai?". Vincenzo risponde: "Vado all'AGVH ad aiutare gli altri". Poteva essere un incontro fortuito, ma per Eduardo fu il segno chiarissimo della presenza di Dio nella sua vita. Egli si manifestava in Vincenzo. Non è forse scritto: "Quello che fate al più piccolo dei fratelli lo fate a me"? Senza tentennamenti capì il da farsi.
Di seguito le foto delle pagine del Diario...






Prima  e seconda strofa con special
Giro e rigiro, la mia vita non va.
Un altro giro e la luna, scomparirà.
 
Giro e rigiro, risposta non ho:
perché gli ultimi non hanno più voce, chissà!

Ho chiesto a quel Dio, che esiste lassù,
 
di darmi un segno perché ne ho bisogno.

La vita é una ruota che gira, come la Terra e la Luna da tempo immemorabile e così la vita degli uomini. Quella di Eduardo quella mattina era un pò cigolante, aveva bisogno di 'manutenzione divina'. I giri nella villa di circa 800 passi cominciavano che l'alba ancora non c'era per poi protrarsi coi primi bagliori. La luna sbiancava e il sole dava il suo benvenuto. Riflettendo su questo scorrere del tempo e degli eventi della sua vita di padre e di impegnato nel sociale, Eduardo, giocava a nascondino con Dio, forse per una bella confidenza che aveva acquistato ultimamente o per un necessario bisogno di trovare sfogo nella sua anima ai tanti perché e per come. 
Gli "ultimi", i suoi amici disabili, quante lotte per loro. Una volontà ferrea a voler dare risposta agli infiniti "perché?", ma uno ne risolveva, cento ne ricomparivano. Umano allora il chiedersi: "Perché?". Se non altro, Egli stesso l'ha gridato dalla Croce: "Perché mi hai abbandonato". In quel grido, il grido dell'umanità sofferente.
Primo Ritornello 

All’ottavo giro lo voglio incontrare,
all’ottavo giro gli devo parlare
non posso aspettare.
C’è un muro che deve crollare.
All’ottavo giro lo voglio vedere,
all’ottavo giro lo voglio sentire
non posso aspettare,
che la vita ci viva e ci sfugga di mano.
 Arriva l'ottavo giro ecco Vincenzo, non deambula bene, né articola con chiarezza la parola, ma il suo esserci rende un servizio a Dio, che attraverso di lui, si fa presente alla coscienza di Eduardo.
In un mondo dove si costruiscono muri dopo averne fatto crollare uno, quello di Berlino, che divideva l' occidente dall'oriente è davvero un'amara constatazione dell'involuzione verso cui stiamo andando. L'Europa si chiude e innalza muri Per Eduardo il muro delle resistenze cade, si riapre un varco nel suo cuore dove Dio grida e si fa riconoscere in Vincenzo. L'attesa è finita solo dopo sette giri di villa comunale. Un tempo brevissimo se vogliamo che ha coinciso coi tempi di Eduardo. Non c'è tempo da perdere, perché la vita sfugge di mano come sabbia tra le dita... L'impegno per i disabili riprende. Quest'esperienza ci sprona a non chiudersi, ma aprirsi. Le novità di Dio sono davvero eccezionali se lasciamo che entrino, ma bisogna far cadere le tante paure che innescano chiusure che col tempo diventano trappole disumanizzanti, come i tanti campi profughi nelle periferie di zone dove ci sono conflitti per interessi economici, in nome dei quali l'umanità non ha nessun valore, le persone diventano solo numeri.
La vita dunque, bisogna viverla, la si vive se la si consuma per un ideale grande, viceversa diventiamo vittime e artefici di disumanizzazione. Voglio sperare che i popoli presto si sveglino e protestino contro tutte le politiche atte a disumanizzare. L'economia mondiale in mano a pochi, sta piegando verso la povertà intere nazioni. Così Papa Francesco, attraverso la spiegazione della parabola di Gesù, sul ricco Epulone, fa capire cosa sta accadendo nel mondo. Ascoltiamolo.

"Ignorare il povero è ignorare Dio"
 Terza strofa con special
Giro e rigiro, la mia strada dov’è?
Si apre a un cielo insperato, leggero, quaggiù.
Ha risposto quel Dio: “Non cercarmi lassù,
ma nel grido del mondo, dell’umanità.
Ecco dove trovarlo il Dio, che si nasconde e tace e parla solo dove e quando ce n'è bisogno, sul silenzio duro del dolore, per poter dire l'ultima parola di Resurrezione, che non udremo certo di qua... Bisogna fidarsi dei tanti che sono andati e ritornati e hanno visto e riportato visioni di Angeli, di persone care nella luce... Dio c'è e ci attende a braccia aperte o con uno sguardo di rimprovero...
Quanta fede occorre e allora bisogna chiederla: "Dammi più fede"; "Aiutami nella mia incredulità".  Eppure Lui ha detto: "A chi mi ama mi manifesterò", allora, avrà pensato Eduardo: "Fatti vedere..." e poi "Ma sì, in Vincenzo ci sei Tu..."; "Ho capito, così farò...". L'impegno per l'associazione per i disabili riprende a pieno ritmo coinvolgendo anche tutta la famiglia... 
Ha interpretato con la luce della fede, la presenza di Gesù in Vincenzo. Ha ascoltato bene, non ha cercato segni straordinari, ma ha interpretato un segno ordinario: in ogni fratello c'è Gesù, che ha detto: "Quello che fate al più piccolo dei miei fratelli l'avete fatto a me". I veri cristiani non vanno in cerca di fenomeni da baraccone, imparano a cogliere la presenza di Dio nell'ordinario. In fondo i fratelli che più hanno bisogno, li abbiamo sempre con noi. San Giovanni ancora ci esorta: "Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Gv 4, 20) e ancora: "Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello" (1Gv 3, 10). Che altro dobbiamo capire? Dove andare a cercare?

Secondo ritornello
All’ottavo giro ho capito chi eri,
all’ottavo giro mi hai parlato sul serio
e non hai aspettato.
Il muro è crollato davvero.
All’ottavo giro ti ho visto in Vincenzo,
all’ottavo giro ho sentito il tuo grido,
che non può aspettare, che la vita ci viva e ci sfugga di mano.
 La Vita quella con la "V" passa e ti da le occasioni per rivelarsi, incontrarti. Passa perché bussa e vuole un cenno di adesione, uno spiraglio, una finestra aperta per donarti la luce che rischiara il senso dell'esistenza. Ma se bussa e tu non apri, non ti fa violenza. Tu continuerai a rimanere al buio ed ESSA, la VITA, ti sfuggirà di mano... Riporto di seguito quanto detto da Papa Francesco durante l'angelus del 21 dicembre 2015: “Maria ci insegna a cogliere il momento favorevole in cui Gesù passa nella nostra vita e chiede una risposta pronta e generosa. E Gesù passa… Il Verbo, che trovò dimora nel grembo verginale di Maria, nella celebrazione del Natale viene a bussare nuovamente al cuore di ogni cristiano: passa e bussa. Ognuno di noi è chiamato a rispondere, come Maria, con un “sì” personale e sincero, mettendosi pienamente a disposizione di Dio e della sua misericordia, del suo amore“. (Papa Francesco Angelus 21 Dicembre 2015).
Proprio così, Dio passa, se perdi l'attimo ...  e puoi giocarti l'Eternità.
Alla prossima canzone per Dare e cantare Dio...