venerdì 27 ottobre 2017

Come mi vorrei come mi vuoi tu

Ancora una canzone dal mio primo lavoro discografico. Un titolo che è un programma di vita: "Come mi vorrei come mi vuoi tu".
Quando ci si innamora di Dio Amore, si soffre per la sua assenza, si gioisce per la sua presenza, ma l'amore a Dio dev'essere costante nell'una e nell'altra circostanza. Anzi quando gioca a "nascondino" è proprio allora che si deve amarlo con tutte le proprie forze e la propria volontà:

"Lo Spirito di Dio può, se vuole, tuonare e scuotere come folgore e terremoto anche lo spirito più ottuso. Lo può. Ma generalmente, poiché è Spirito di ordine come è ordine Dio in ogni sua Persona e modo di agire, Esso si effonde e parla non dico dove è merito sufficiente a ricevere la sua effusione – allora ben poche volte si effonderebbe, e tu pure non ne conosceresti le luci - ma là dove vede la "buona volontà" di meritare la sua effusione.
 Come si esplica questa buona volontà? Con una vita fatta, per quanto vi è possibile, tutta di Dio. Nella fede, nell'ubbidienza, nella purezza, nella carità, nella generosità, nella preghiera. Non nelle pratiche, nella preghiera. Vi è differenza minore fra la notte e il giorno che non fra le pratiche e la preghiera. Questa è comunione di spirito con Dio, dalla quale uscite rinvigoriti e decisi a sempre più essere di Dio. L'altra è una abitudine qualunque, fatta per scopi diversi ma sempre egoisti, la quale vi lascia quelli che siete, anzi vi aggrava di una colpa di menzogna e di accidia."
(Gesù dice: nell'Evangelo come mi è stato rivelato di M. Valtorta cap. 32.7).

Sforziamoci con la buona volontà a salire l'umano per arrivare alle vette dello Spirito.

Ascoltiamo la canzone...



Il testo della canzone

Il titolo: Come mi vorrei come mi vuoi Tu

Ricordo ancora l'attimo in cui l'ho scritta, perché certe cose non si possono dimenticare. Stavo studiando durante l'estate l'esame di diritto canonico e stavo nella stanza da letto di mio padre e mia madre era l'estate 1991. Mia madre da un anno aveva avuto un ictus e per metà non si poteva muovere. Mio padre viveva la sua penultima estate. Nei pomeriggi caldi mettersi a studiare era una tragedia ma dovevo fare quegli esami per non restare troppo indietro e così a ogni pagina mi dicevo: "Per Te Gesù". Ricordo che la pazienza mi veniva meno e qualche volta mi distraevo. Un giorno ne ho fatta una delle mie e la coscienza mi rimordeva fortemente. Volevo la pace nel cuore che quel peccato mi aveva levato e nello stesso tempo sentii un amore grande che mi riavvolgeva e mi faceva sentire la Misericordia di Dio. Fu allora che presi la chitarra mia fedele compagna e cominciai a scrivere la canzone col rammarico di avere l'anima annebbiata ma con un desiderio grande di emendarmi da quella caduta. Ecco allora cosa ha significato per me la frase: Come mi vorrei come mi vuoi tu.

Lo dice San Paolo con Parole molto più dure: "Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato." (Rm 7, 14-25).

Quante volte anche lui, San Paolo, avrà gridato: "Non ce la faccio più, come si fa ad essere come tu ci vuoi?". Sembra davvero avere una spina nella carne da cui non sai come liberartene: "Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia" (2Cor 12, 7). Ma io non sono San Paolo e la mia condizione dunque è certamente peggiore. Certamente per fede so che le tentazioni esistono ed esiste anche chi ci tenta, so che non si deve peccare per non far morire l'anima. So che il Signore ci ha dato tutti i mezzi per resistere e combattere eppure... quante volte si cade e non ci si sa rialzare. Un'altra cosa ci dice San Paolo molto bella: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2, 20). Dunque, quando siamo crocifissi, non dobbiamo disperare, proprio allora siamo ancor più Gesù. Nel momento in cui ci accorgiamo di aver peccato, dobbiamo riconoscerlo e fare ritorno a casa come il "figliuol prodigo". Proprio allora siamo come LUI ci vuole: figli bisognosi di Amore, di perdono, di salvezza.

La canzone si snoda in tre strofe di cui due sono in Sol, e l'ultima un tono sopra, in La.

Prima strofa

Quando sto con Te
mi guardo coi miei occhi
e sono un po' così
come mi vorrei
come mi vuoi Tu.
Più in alto mi fai vivere
volare come mi vuoi Tu.
Come mi vorrei come mi vuoi Tu
per non deluderti mai più.

Che bello riflettere su questo testo scritto 26 anni fa. L'anima già era attratta totalmente da Dio, ma arrancava per le ferite collezionate durante il tratto di vita senza Dio. Ho preso coscienza del peccato quando ho cominciato ad avvicinarmi alla fede e a rispolverare i dieci comandamenti che nemmeno ricordavo più. Quanta immondizia, quanto orrore s'era accumulato e ora bisognava con pazienza certosina, togliere e stare attento a non fare maggior danno. Ora ho 53 anni mentre scrivo e finalmente mi sento libero da certi veleni, che so che possono ritornare in un attimo e allora alla pazienza occorre la prudenza e la vigilanza continua. "Spegnere il cuore ai desideri" canto nella canzone "Perché io lo so", ma questa operazione non è semplice, almeno per me non è semplice, eppure è tutto qui. L'avevo letta da qualche parte e ricordo fosse di Sant'Agostino. Mi era entrata, ma è stata un'impresa metterla in pratica. A volte diciamo tante cose che ci sembrano scontate, ma vai a vedere sono davvero montagne da scalare, oceani da attraversare, incendi da spegnere senza sosta. Dopo queste imprese eroiche si giunge per un attimo all'unione con Dio, ti guardi coi suoi occhi e allora scompare l'orrore, e la vita sorride alla VITA e ti sembra di volare. "Come mi vorrei come mi vuoi tu!" Ma come può volerci Dio? Ci vuole tutti amore, immersi nell'amore, donanti amore.

In una bellissima meditazione ho letto quanto segue che mi pare anche una buona sintesi su cosa bisogna intendere per amore di Gesù.

"Sembra strano che un dottore della legge chieda a Gesù quale sia il comandamento più importante, ma come avviene anche nella nostra vita, possiamo essere persone corrette, ma non arrivare mai ad amare. Quel dottore della legge sa qual è il primo comandamento, ma probabilmente non lo ha mai vissuto. La Chiesa è piena di gente che conosce i precetti, ma non ha mai cominciato a metterli in pratica.
E Gesù individua dove sta il problema: amare è una questione di cuore! Ma il cuore, nel linguaggio biblico è la persona, è l’unità e la totalità della persona. Non si può amare a rate o a intervalli. Se uno ama, lo fa sempre con tutto se stesso. Il cuore, dice Gesù, è là dove l’anima e i pensieri trovano la loro sintesi, dove cioè quello che penso esprime veramente quello che sento. Noi invece siamo spesso persone scisse, frammentate, incoerenti.
Amare Dio non è solo il precetto numero uno da assolvere per passare al livello successivo. Amare Dio è il fondamento della possibilità di amare l’altro, semplicemente perché solo nella relazione con Dio mi sento fondamentalmente amato. Solo nella relazione con Dio posso sentirmi perdonato nonostante la mia fragilità. Solo se mi sento riconosciuto in questa relazione originaria, che scava nei luoghi più profondi del mio cuore, allora posso generare amore. Molta gente non riesce ad amare perché non è disponibile a fare questa esperienza profonda di riconoscersi peccatori, ma immeritatamente amati. Non siamo disposti a fare l’esperienza di una gratuità inspiegabile che ci sorprende. Proprio per questo motivo l’amore di cui ci parla Gesù non è un amore meramente umano, non è filantropia, non è un amore che si risolve nell’impegno sociale. L’amore di cui parla Gesù è un amore fondato. Un amore che trova le sue risorse in una relazione più profonda e originaria a cui ogni uomo è chiamato. Solo se siamo ancorati in questa relazione primaria con Dio possiamo vivere l’amore per l’altro in maniera sana, senza fusioni e senza opposizione: amare l’altro come se stessi non vuol dire fondersi o annullarsi con l’altro. Amare l’altro come se stessi vuol dire invece permettere all’altro di sperimentare quello che noi abbiamo vissuto nella nostra relazione fondamentale con Dio. Amare l’altro vuol dire vedere il suo reale bisogno, non proiettare su di lui il mio bisogno insoddisfatto. Amare l’altro vuol dire accoglierlo se è forestiero, dargli il mantello se è nudo, dargli un padre se è orfano. Se al centro ci sono io con il mio bisogno, non arriverò mai ad amare veramente. L’altro sarà l’ostacolo alla mia libertà, il limite alla mia espansione. È l’illusione della rosa che si condanna a vivere la vita in solitudine."
(Fonte: https://cajetanusparvus.com/2017/10/27/nelle-reti-della-mia-solitudine-quando-realizzi-che-hai-sbagliato-ad-amare/  commento a Mt 22,34-40)

E così spiega Papa Benedetto nella Enciclica Deus caritas est:

12 (...) Nella sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo — amore, questo, nella sua forma più radicale. Lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo, di cui parla Giovanni (cfr 19, 37), comprende ciò che è stato il punto di partenza di questa Lettera enciclica: « Dio è amore » (1 Gv 4, 8). È lì che questa verità può essere contemplata. E partendo da lì deve ora definirsi che cosa sia l'amore. A partire da questo sguardo il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare.
 

13. A questo atto di offerta Gesù ha dato una presenza duratura attraverso l'istituzione dell'Eucaristia, durante l'Ultima Cena. Egli anticipa la sua morte e resurrezione donando già in quell'ora ai suoi discepoli nel pane e nel vino se stesso, il suo corpo e il suo sangue come nuova manna (cfr Gv 6, 31-33). Se il mondo antico aveva sognato che, in fondo, vero cibo dell'uomo — ciò di cui egli come uomo vive — fosse il Logos, la sapienza eterna, adesso questo Logos è diventato veramente per noi nutrimento — come amore. L'Eucaristia ci attira nell'atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo soltanto in modo statico il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione. L'immagine del matrimonio tra Dio e Israele diventa realtà in un modo prima inconcepibile: ciò che era lo stare di fronte a Dio diventa ora, attraverso la partecipazione alla donazione di Gesù, partecipazione al suo corpo e al suo sangue, diventa unione. La « mistica » del Sacramento che si fonda nell'abbassamento di Dio verso di noi è di ben altra portata e conduce ben più in alto di quanto qualsiasi mistico innalzamento dell'uomo potrebbe realizzare. (fonte: http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20051225_deus-caritas-est.html)

Seconda strofa

Quando sei con me
dipingi linee dritte
sui sentieri miei,
che vanno via
dove non vorrei, dove non vuoi Tu.
Ma sfiorami, ti prego,
il mio dolore ritorna ancora qui.
Resterò con Te, resterai con me,
per non lasciarmi mai più da solo.

Ebbene sì, per quanto ci sforziamo non riusciamo mai del tutto a superare l'umano inficiato dal peccato. Proprio quando ti ritrovi per terra dopo l'ennesima caduta, fai l'esperienza che hai bisogno della infinita misericordia di Dio, che è sempre lì a soccorrerti se tu lo vuoi. Così ci esorta Gesù attraverso suor Faustina Kovalska:

“Segretaria del Mio mistero più profondo, sappi che sei in confidenza esclusiva con Me. Il tuo compito è quello di scrivere tutto ciò che ti faccio conoscere sulla Mia Misericordia, per il bene delle anime che leggendo questi scritti proveranno un conforto interiore e saranno incoraggiate ad avvicinarsi a Me. E perciò desidero che tutti
i momenti liberi li dedichi a scrivere” (Diario, 1693).


“Attraverso te, come attraverso questa Ostia, passeranno i raggi della Misericordia sul mondo” (Diario, 441) .

“...Il Mio Cuore è stracolmo di tanta Misericordia per le anime (...) Oh! se riuscissero
a capire che Io sono per loro il migliore dei Padri; che per loro è scaturito dal Mio Cuore Sangue ed Acqua, come da una sorgente straripante di Misericordia; che per loro dimoro nel tabernacolo e come Re di Misericordia desidero colmare le anime di grazie, ma non vogliono accettarle (...) Oh! quanto è grande l’indifferenza delle anime per tanta bontà, per tante prove d’amore! (...) Hanno tempo per ogni cosa; per venire da Me a prendere le grazie non hanno tempo...” (Diario, 367).

“Infelici coloro che non approfittano di questo miracolo della Divina Misericordia!  Lo invocherete invano, quando sarà troppo tardi! (Diario, 1448).

“Dì ai peccatori che nessuno sfuggirà alle Mie mani. Se fuggono davanti al Mio Cuore misericordioso, cadranno nelle mani della Mia giustizia. Dì ai peccatori che li attendo sempre, sto in ascolto del battito del loro cuore per sapere quando batterà per Me. Scrivi che parlo loro con i rimorsi di coscienza, con gli insuccessi e le sofferenze, con le tempeste ed i fulmini; parlo con la voce della Chiesa, e, se rendono vane tutte le Mie grazie, comincio ad adirarMi  contro di essi, abbandonandoli a se stessi e dò loro quello che desiderano” (Diario, 1728).

“Il Signore non fa mai violenza alla nostra libera volontà. Dipende da noi se vogliamo accogliere la grazia di Dio oppure no, se collaboreremo con essa oppure se la sprecheremo” (Diario, 1107).

“Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria,
di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando
e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioé l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Diario, 153).


“Tutto ciò che è terreno dura poco. E tutto quello che sembra grande se ne va in fumo
e non dà libertà all’anima, ma stanchezza. Felice l’anima che comprende queste cose
e tocca la terra con un piede solo” (Diario, 1141).


Terza strofa.

Quando ci sei Tu
si ferma il tempo
e si fa vuoto fuori e dentro di me.
Solo per Te sarò con me.
Rimani non andare via
è bello stare qui insieme a Te.
Come mi vorrei come mi vuoi Tu,
per non sentirmi lontano mai più da Te.

Credere nell'Amore e nella Misericordia è credere nello stesso Dio-Amore Uno e Trino.

“Tutto ciò che è grande e bello, è in Dio. (...) O sapienti del mondo e grandi intelligenze, riconoscete che la vera grandezza consiste nell’amare Dio...” (Diario, 990).

“O Gesù, mi fai conoscere e comprendere in che cosa consiste la grandezza di un’anima; non nelle grandi azioni, ma in un grande amore. E’ l’amore che vale ed esso conferisce grandezza alle nostre azioni. Benché le nostre azioni siano piccole e ordinarie di per sé, in conseguenza dell’amore diventano grandi e potenti davanti a Dio...”
(Diario, 889).

 
“La vera grandezza di un’anima sta nell’amare Dio e nell’umiltà” (Diario, 427).

“...Quando l’anima si sprofonda nell’abisso della sua miseria, Dio fa uso della Sua onnipotenza per innalzarla. Se c’è sulla terra un’anima veramente felice, questa
è soltanto un’anima veramente umile. All’inizio l’amor proprio soffre molto per questo motivo, ma Iddio, dopo che l’anima ha affrontato valorosamente ripetuti combattimenti, le elargisce molta luce, con la quale essa viene a conoscere quanto tutto sia misero
e pieno di illusioni” (Diario, 593).


“Sopra un’anima umile sono aperte le cateratte del cielo e scende su di lei un mare
di grazie (...) Ad una tale anima Iddio non rifiuta nulla; una tale anima è onnipotente, essa influisce sul destino del mondo. Una simile anima Iddio l’innalza fino al Suo trono
e più essa si umilia, più Dio si china verso di lei, la insegue con le Sue grazie
e l’accompagna in ogni momento con la Sua onnipotenza” (Diario, 1306).


“...In un cuore puro ed umile abita Iddio che è la luce stessa e tutte le sofferenze
e le contrarietà esistono affinché sia manifestata la santità di un’anima...” (Diario, 573).


“...E l’umiltà è solo verità; nella vera umiltà non c’è servilismo. Benché mi consideri
la più piccola (...) d’altra parte sono lieta della dignità di sposa di Gesù” (Diario, 1502).


“O mio Gesù, Tu sai quanta fatica occorre per trattare sinceramente e con semplicità con coloro dai quali la nostra natura rifugge, oppure con coloro che consapevolmente od anche inconsapevolmente ci hanno fatto soffrire. Umanamente la cosa è impossibile.
In quei momenti più che in altre circostanze, cerco di scoprire Gesù in quelle date persone e per amore di Gesù faccio tutto per quelle persone. In queste azioni l’amore
è puro; questo esercitarsi nella carità tempra l’anima e la rafforza. Non m’aspetto nulla dalle creature. Per questo non provo alcuna delusione...” (Diario, 766).


“O Gesù, mio modello perfettissimo, andrò attraverso la vita con lo sguardo rivolto a Te, seguendo le Tue orme, adattando la natura alla grazia, secondo la Tua santissima volontà e la luce che illumina la mia anima, confidando pienamente nel Tuo aiuto”
(Diario, 1351)
.

Potremmo riportare altre frasi dal Diario di Suor Faustina ma ce le conserviamo per altri commenti...
Intanto "Come mi vorrei come mi vuoi Tu" racchiude questo bisogno dell'anima di sprofondare in Dio, anche quando sa che non può farlo, perché qualcosa l'ha sporcata. Benedetto sacramento della Confessione che rimette in Dio un'anima che altrimenti dispererebbe delle e nelle sue cadute. Benedetto Iddio Misercordioso, che si duole se un figlio si allontana, ma gioisce per il suo ritorno a casa. Benedetto il Signore Gesù Cristo che facendosi carne e poi pane, rinnovando la sua incarnazione, ci dona la possibilità di vivere di Lui, per Lui e con Lui. Benedetto lo Spirito Santo che ci dona l'Amore per rimanere nell'Amore. Insomma cosa possiamo desiderare di più se non stare in Dio e dunque essere santi? Davvero "tutto il resto è noia".

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio. 

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