martedì 4 ottobre 2016

Geremia 6, 16 - Uomo del 2023

Due canzoni connesse e scritte verso la fine del secolo scorso fra il 95 e il 98. La prima confluita nel CD Buonenuove del 1999 e la seconda nel CD "In fondo all'anima" del 2015: una storia lunga 17 anni...

Ma adesso un piccolo feedback.
Questo fatto che racconto le unisce inesorabilmente.
Si tratta di un ricordo di quando ero ragazzino. Con mio padre Alfredo, ero andato a vedere il Film americano: "I dieci comandamenti", che a mio padre piaceva assai, ma durava un'eternità... e io a otto anni mi sono preso le tre ore del film tutte intere per due volte. Mi rimasero indelebili alcune scene. La prima quella che riguardava l'aspersione degli stipiti delle porte col sangue dell'agnello pasquale, che proteggeva dall'angelo della morte che faceva morire tutti i primogeniti. L'altra scena era il roveto che non si consumava. Alle elementari disegnavo spesso l'albero di luce e fuoco che non si consumava mai e da cui usciva la voce potente di Dio. E poi ancora i dieci comandamenti scritti con fiamme di fuoco sulla roccia. Insomma quel film, mi scavò nel cuore la storia di Mosè e di questo popolo schiavo che diventava libero.

Ritornato a casa mi preoccupai di scolpire una croce nello stipite della porta da dove entravamo e uscivamo più spesso. Pensavo tra me: "Da qui certo non entrerà l'angelo della morte". Mi sentivo protetto da quel segno che era piccolo e ben mimettizzato nel grigio dell'intonaco e difatti nessuno se ne è accorto ed è rimasto lì per anni fino a quando mia sorella qualche anno fa non ha fatto i lavori e quella porta ora è diventata finestra. Quel segno per me era anche l'invito a far sostare lì il Signore Gesù semmai fosse passato in via Giuseppe Di Prisco numero 129 (ora la numerazione è cambiata). Col senno del poi c'è da dire che l'invito non è stato rifiutato e che il Signore è passato veramente e che io lo abbia ascoltato. Almeno fino a questo momento.

Inoltre questo "viatore secolare atemporale", come dico in "Geremia 6, 16" un giorno dovrà ripassare di là e sarà certamente un giorno di questa prima metà del XXI secolo appunto il 2023, dove il 23 forse potrebbe essere il giorno della mia data di nascita: il 23 dicembre... O chissà forse solo per completare la metrica e la rima, al 2000 dovevo aggiungere qualcosa e venne proprio ventitre, che mi permetteva di chiudere bene testo e musica. Chissà forse tutte e due le opzioni si sono combinate... Così la canzone "Uomo del 2023", potrebbe quasi rappresentare un prosieguo di Geremia 6, 16.

Ascoltiamo Geremia 6, 16 in una versione live col gruppo "Bioritmo"... Ci sono due velocità: quella rock per dire il disagio e quella pop più lenta (col metronomo dimezzato) per dire la Parola di Dio, tratta dal libro del profeta Geremia capitolo sesto versetto sedici: il titolo della canzone.



Prima strofa

 

Da un silenzio spento,
questa vita non ha senso.
A quanta gente poi fa senso
rivedersi negli specchi
colorati della mente,
ritrovarsi solamente
con il niente.

 Il Silenzio è il luogo dove parla Dio, ma se è spento, Dio non c'è. Quanta gente ha paura di ascoltare la Voce di Dio, e soffoca ogni vigore al silenzio con tutti i rumori possibili. Che pace sarebbe per le anime ascoltare nel Silenzio la Voce delicata dello Spirito! Ma quando Dio scompare dal nostro orizzonte interiore, nasce la desolazione, la vita non ha più senso. E' proprio allora che si innazano altari ad altri dei: denaro, potere o sesso. Ma questi sono i tre morsi di Satana che portano, non a salvezza, ma verso il nulla, verso lo smarrimento: l'inferno.

Seconda strofa
Dagli abissi sconfinati
del tuo grande smarrimento.
Dal pensiero indebolito
non c’è posto per pensare,
ma solo per desiderare,
comprare luce buia, consumare.
Figli del nulla...

La cultura di oggi è sintetizzata in pochi versi. Impera il "pensiero debole", "la società liquida" fatta solamente di cose da desiderare, comprare, consumare. Se ci pensate, i nuovi santuari strapieni di Domenica, sono i grandi centri commerciali. Chi è credente in questo fenomeno vi vede lo zampino del nemico, che fa "concorrenza" con tanti specchietti per le allodole. Che società scristianizzata e per la quale la Domenica non è giorno di riposo, né di festa. Sentite cosa dice Gesù a chi violava il sabato e credo che valga oggi per la Domenica:

«Hai fatto bene, Simon Pietro, a non pescare la notte scorsa. Ancor non era finito il sabato (allora valeva il Sabato - nell'era precristiana - ora la Domenica - nell'era cristiana -). Nehemia, nelle sue riforme, volle che in Giuda fosse rispettato il sabato. Anche ora troppa gente di sabato (pensate a quanta gente lavora di domenica) pigia agli strettoi, porta fasci, carica vino e frutta, e vende e compra pesci e agnelli. Avete sei giorni per questo. Il sabato è del Signore (la DOMENICA è il giorno del SIGNORE). Solo una cosa potete fare di sabato (di DOMENICA): bontà al prossimo vostro.
Ma il lucro deve essere assolutamente escluso da questo aiuto. Chi viola per lucro il sabato non può aver che castigo da Dio. Fa utile? Lo sconterà con perdite negli altri sei giorni. Non fa utile? Ha faticato invano il corpo, non concedendogli quel riposo che l'Intelligenza ha stabilito per esso, alterandosi con ira lo spirito per aver inutilmente faticato, giungendo a imprecare. Mentre il giorno di Dio va passato col cuore unito a Dio in dolce preghiera d'amore. Bisogna esser fedeli in tutto» (Dall' "Evangelo come mi è stato rivelato" di M.Valtorta (15 ottobre 1944).
Se ci guardiamo attorno, dopo aver meditato queste parole, dovremmo riuscire a vedere tanti datori di lavoro che si stanno automaledicendo, perché fanno lavorare anche di Domenica, e i loro lucri sono maledetti. Le conseguenze poi per i lavoratori: meno diritti, meno riposo, meno paga... Tutto questo è sotto ai nostri occhi ed è il frutto marcio del progressivo allontanamento di Dio dalle nostre storie. Frutto, credo, anche di un disegno massonico, che contribuisce a gettare discredito verso ogni religione, soprattutto contro quella cristiana.

Primo special
  

No, tu no,
non ti confondere, tu no,
anche se figlio sei,
di questo tempo nero.
Ho da proporti un altro viaggio;
ho da proporti un’altra storia.


In questa parte della canzone tento di proporre una risalita dalla crisi. Propongo "un altro viaggio". Solitamente chi si droga dice di fare un "viaggio". Io qui ne propongo un altro che farà certamente cambiare la storia personale. A questo punto segue il messaggio centrale della canzone con un ritmo meno incalzante... Arriva il ritornello.

Primo Ritornello

“Così dice il Signore:
fermatevi nelle strade e guardate,
informatevi circa i sentieri del passato,
dove sta la strada buona e prendetela,
così troverete pace per le vostre anime”
(Ger 6,16)


Questa frase di Geremia, risuona nei nostri breviari all'ora Sesta di ogni lunedì della IV settimana del Salterio. L'avevamo letta già chissà quante volte, ma agli esercizi spirituali, non ricordo di quale anno, il nostro Rettore, che ce li predicava, ci lesse questa frase e ce la commentò. A me rimase molto impressa. Quando ho scritto la canzone, ne è diventata il suo cuore. Importanti sono i verbi: fermatevi, informatevi, troverete... Insomma se non ti fermi, e ti sforzi di fare silenzio, un silenzio interiore, che sia fecondo e, se non ti sforzi di informarti e dunque di studiare come vuoi proseguire nel cammino della vita, non potrai distinguere il bene dal male e non potrai trovare pace per l'anima...

Terza strofa
Ti do un appuntamento
nel ventunesimo secolo,
davanti all’uscio di casa mia,
si, lì ti aspetterò
viatore secolare, atemporale:
a quale porto approderò?
voglio esserti attraccato.

Ecco il riferimento al feedback iniziale, di quella croce scolpita nello stipite della porta di casa mia. Un appuntamento davanti all'uscio di casa mia. Proprio lì dove da bambino avevo scolpito incoscientemente quel segno divino. Ora che mi ricordo, usai un attrezzo che mio padre si era conservato e che durante una lite tra fratelli , che abitavano nello stesso cortile, gli era stato lanciato. Lo aveva lì come prova. Ancora più inconsapevolmente, usavo un attrezzo che aveva ferito la pace familiare, per far entrare il "Principe della Pace", "Il viatore secolare atemporale", che mi può condurre al porto sospirato dove riporre le vele dopo la traversata nel tempo e che si chiama Paradiso.

Quarta strofa

 

Mi hai cercato, ti cercherò.
Son l’uomo delle mani tue
caduto nelle trappole del tempo
e tra gl’inganni della mente.
L’acqua alla gola, lacrime
per questo nuovo smarrimento:
antica lontananza.

Mi rivedo di nuovo nell'umanità smarrita, ma adesso faccio affidamento a Colui che tutto può. Formulo una preghiera: "Tu mi hai plasmato, tu sai di cosa sono fatto, solo a Te si può ricorrere per una guarigione del pensiero, della cultura, dell'anima, del corpo... Aprici gli occhi Signore, sul marcio che "il fetente" ci ha buttato addosso. Quel marcio che sono i peccati e che ci tengono lontani da Te, Signore e Creatore nostro. Facci ritrovare la Strada. Tu sei la Via, la Verità, la Vita. Facci ritrovare Te. Amen".

Secondo special 


Si, sei qui,
e quella strada eccola lì
la presi tempo fa
e mi ha portato qui
in un altro secolo da viverti,
un altro secolo da crederti.
 


 Riconosco che l'incontro col Signore è stato davvero liberante. Egli è diventato la mia Strada e mi ha portato qui, tra i tanti volti da amare e provare di condurre sulla "strada buona" (cfr Ger 6, 16).

Secondo ritornello 

 

“Così dice il Signore:
fermatevi nelle strade e guardate,
informatevi circa i sentieri del passato,
dove sta la strada buona e prendetela,
così troverete pace per le vostre anime”
(Ger 6,16) 


 Questo secondo ritornello ha il sapore di un auspicio. Finchè siamo nel tempo, saremo sempre in divenire, e non possiamo riporre le armi della fede, né calare le vele. Sempre in viaggio verso la meta che sarà quando sarà.


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E ora il prosieguo della storia con "Uomo del 2023"
La ascoltiamo subito..



Riflettendoci, davvero questa canzone è un prosieguo di Ger 6, 16. In quest'ultima dico la fatica dell'incontro e dell'attesa del "mio Signore", di un discepolo che deve ancora cercare e trovare la "strada buona". In "Uomo del 2023 racchiudo la fatica di essere oramai sulla barca di Pietro che è sbattuta dai marosi della storia, con la fatica dello smarrimento del Signore Iddio. L'immagine di fondo è il racconto della "tempesta sedata" riportata nei vangeli sinottici.

Prima strofa

Su quella nave
sbattuta dal tempo,
col nero che c’è
non si vede una stella.


La Chiesa di Gesù, dall'evento sul lago di Tiberiade, non è più una barca, ma una nave. E' cresciuta e sono cresciute pure le burrasche a far temere il peggio, ma Gesù ha detto: "Gl'inferi non prevarranno su di essa", ma questi possono prevalere sui singoli. Qui bisogna stare attenti a non lasciare la cima, il timone, le vele, né farsi prendere dalla paura e dallo scoraggiamento. Sembra tutto nero, non si vede nulla? Bisogna saper attendere il SOLE (la stella del mattino), che sempre riappare dopo le prove della vita. Così leggiamo nella Seconda Lettera di Pietro:

"Egli (Gesù) ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte (il Tabor). E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori. Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio" (2Pt 1, 17-21). Gesù, dunque è la stella che sorgerà definitivamente a far luce su ogni tenebra.

 Seconda strofa

Su e giù, le onde,
come montagne.
Il fondo, in fondo,
è solo più in là…


Il fondo della storia, non è forse quello che stiamo vivendo? C'è un ritorno di paganesimo impressionante. Come se 2000 anni di cristianesimo fossero passati invano. Certamente la colpa è anche di noi addetti ai lavori. Illanguiditi dalla estenuante attesa, abbiamo mollato le armi per adagiarci un poco, e "il nemico" - che non si stanca mai di attaccarci - ci ha sfiacchiti ancora di più. Prepariamo al Battesimo coppie di fatto, o conviventi, che chiedono il Sacramento, ma non credono nel Matrimonio; prepariamo bambini alla Prima Comunione, ma i cui genitori sono scristianizzati e li mandano al catechismo, sopportando le nostre prediche e lamentazioni, "perché si fa così"; prepariamo al Matrimonio coppie che si preparano non per incontrare Dio, ma per consumare un evento "simil-mediatico", come fosse una trasmissione televisiva con tanto di trouppe televisiva e fotografi ora anche col drone... a far riprese mozzafiato, col vestito scollato perché così è più trendy; prepariamo alla Cresima, ma nessun "Soldato di Cristo" rimane ad aiutare la baracca, la nave della Chiesa. A questi scristiani poi, tutto è dovuto, tranne di non dare niente. Allora ti viene lo "scoramento pastorale" e di gridare:

Primo special

Mi butto giù
da questo relitto
o sveglierò quel tizio,
che dorme lassù!?


Si Gesù svegliaci, e svegliati. Sembra che Tu stia sulla barca come quel giorno sul lago di Tiberiade, beatamente dormiente. Credo fermamente, che siamo noi gli assopiti. Perché la barca di Pietro tu la sostieni e come... Allora svegliaci da questa "notte oscura della cultura", rischiara le nostre anime, rendile degne della lotta contro "gli spiriti dell'aria". Fa che il sale del tuo Vangelo, ci dia il vero sapore nell'esserci e possa essere luce in noi e per tanti.

 Ritornello

Se mi butto dove mi troverò?
Nel cortile dell’inferno
o davanti al Re?
Ma se non mi butto
Ti sveglierò, Ti sveglierò, Ti sveglierò.

Se mi butto quale squalo m’inghiottirà?
O di quale ipocrisia mi rivestirò?
Non mi butterò – Ti sveglierò -
Voglio risorgere – esistere -
uomo del 2023, uomo del 2023.


La tentazione di scappare a volte è forte. Ma so, dai mistici che Tu Gesù, mi hai fatto leggere e meditare, che fuori dalla tua luce c'è solo l'inferno. In quel cortile di rettili proprio non vorrei caderci. Si, piuttosto voglio comparire tutto stramazzato, davanti a Te, Re, mio Signore. E se proprio devo rimanerci su questa nave, allora cercherò di svegliarti, ma soprattutto di svegliarmi. Svegliami Signore.

Terza strofa

Su quella nave
sbattuta dal niente
ci sei anche Tu,
che dormi tranquillo.


 Tu non dormi, Signore, sei oramai nell'Oltre dove la stanchezza non esiste più: "Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile" (Is 40, 28). Siamo noi che troppe volte non vogliamo aprirci al sovrannaturale, e ragioniamo con le nostre povere categorie umane e ci stanchaimo...inesorabilemente. Tu non dormi, semmai siamo noi ad assopirci sotto i colpi del nemico.

 Quarta strofa

E’ vero che non ho
più un briciolo di fede
per questo ho bisogno
che mi svegli e ti svegli.


La fede vacilla, ma sempre per colpa nostra. Il tuo braccio forse si è accorciato? Non è forse diminuita la nostra fede? Allora necessitiamo di scossoni. Ho trovato questo brano dall' "Evangelo come mi è stato rivelato" di M. Valtorta (1 settembre 1945), che può spiegare cosa voglio dire:

«Venite a Me, voi apostoli, e venite a Me voi tutti, uomini che soffrite per dolori materiali, per dolori morali, per dolori spirituali. Questi ultimi dati dal dolore di non sapervi santificare come vorreste per amore di Dio e con sollecitudine e senza ritorni al Male. La via della santificazione è lunga e misteriosa e talora si compie all’insaputa del camminatore, che procede fra le tenebre, col sapore del tossico in bocca, e crede di non procedere e di non bere liquido celeste, e non sa che anche questa cecità spirituale è un elemento di perfezione.
Beati quelli, tre volte beati quelli che continuano a procedere senza godimenti di luce e di dolcezze, e non si arrendono perché nulla vedono e sentono, e non si fermano dicendo: “Finché Dio non mi da delizie io non procedo”. Io ve lo dico: la strada più oscura diverrà luminosissima d’improvviso aprendosi su paesaggi celesti. Il tossico, dopo aver levato ogni gusto per le cose umane, si muterà in dolcezza di Paradiso per questi coraggiosi che stupiti diranno: “Come ciò? Perché a me tanta dolcezza e letizia?”. Perché avranno perseverato e Dio li farà esultanti dalla Terra di ciò che è il Cielo.
Ma intanto, per resistere, venite a Me voi tutti che siete affaticati e stanchi, voi, apostoli, e con voi tutti gli uomini che cercano Dio, che piangono per causa del dolore della Terra, che si sfiniscono da soli, ed Io vi ristorerò. Prendete su voi il mio giogo. Non è un peso. È sostegno. Abbracciate la mia dottrina come fosse una amata sposa. Imitate il Maestro vostro che non si limita a bandirla ma fa ciò che insegna. Imparate da Me che sono mite ed umile di cuore. Troverete il riposo delle vostre anime, perché mitezza e umiltà concedono il regno sulla Terra e nei Cieli. Già ve l’ho detto che i trionfatori veri fra gli uomini sono coloro che li conquistano con l’amore, e l’amore è sempre mite e umile. Io non vi darei mai da fare delle cose superiori alle vostre forze, perché vi amo e vi voglio con Me nel mio Regno. Prendete dunque la mia insegna e la mia assise, e sforzatevi ad essere simili a Me e quali la mia dottrina insegna. Non abbiate paura, perché il mio giogo è dolce e il suo peso è leggero, mentre infinitamente potente è la gloria di cui godrete se a Me fedeli. Infinita ed eterna...».

Secondo special 

Ti butto giù.
T’inquieto, ti scuoto.
Ti strazierò
con i miei occhi ti urlerò.


 Dovrei dire: "butto giù dalla nave il mio io pesante come zavorra, dal quale mi vorrei liberare. Esso rappresenta tutto l'umano che è peso inutile e perdita di tempo", ma il nostro mostro, l'io umano, vuole sempre dare la colpa a qualcun altro, e guarda caso sempre a Dio. Bisogna impare e diventare finalmente consapevoli che l'autore di tutti i nostri malesseri è solo il nemico numero uno: Satana.

 Ripetizione del ritornello

Se mi butto
dove mi troverò?
Nel cortile dell’inferno
o davanti al Re?
Ma se non mi butto
Ti sveglierò, Ti sveglierò, Ti sveglierò.

Se mi butto
quale squalo m’inghiottirà?
O di quale ipocrisia
mi rivestirò?
Non mi butterò – Ti sveglierò -
Voglio risorgere – esistere -
uomo del 2023,
uomo del 2023.


Il ritornello, dopo l'assolo, riprende con una variante che termina la canzone in positivo.

Se Ti svegli,
lo so, che si calmerà,
questa scena
di guerre si placherà
Si potrà scegliere – convincere -
riguardo al come – risorgere -
uomo del 2023


 Bisogna svegliarsi, è tutto lì il lavoro da fare, e accettare l'aiuto di Gesù che ha detto: "Senza di me non potete fare niente"; accettare di essere strumenti, che vanno accordati continuamente con la Grazia di Dio. Ogni guerra poi è assenza di pace, ossia del Dio della pace. E dove Dio non c'è, c'è la maledizione, perché è benedizione la Sua stessa Presenza e la sua assenza maledizione... Occorre dunque, stare sempre in Dio.


Alla prossima canzone per dare e cantare Dio.



 




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