lunedì 24 ottobre 2016

Attimi di cielo

Dal CD omonimo, una canzone per dire grazie a Dio che mi sono dedicata per i 10 anni di Messa e 40 di età. Si era nel 2004. Per vari motivi il CD uscì con diversi mesi di ritardo. Questa canzone così l'ho scritta nella gioia ma l'ho cantata fra grandi sofferenze spirituali.
Volevo che questo lavoro fosse anche di corredo alla mia tesi in scienze della comunicazione, ma anche questo non andò a buon fine. Il mio relatore non volle il capitolo sulla canzone d'autore d'ispirazione cristiana per l'evangelizzazione, anche se io l'avevo preparato con cura e passione.
Partiamo dalla gioia. 
Attimi di cielo - il titolo. Ero in Costiera Amalfitana a fare qualche giorno di vacanza insieme ad altri sacerdoti. Sostituivamo il parroco e stavamo nella canonica. Dovevamo solo celebrare la Messa e accorrere per le emergenze. Dalla mattina fino al pomeriggio potevamo andare sulle spiaggette amene dei vari paesini o salire in montagna tra gli altri bellissimi e caratteristici paesaggi. La natura mi ricaricava l'anima e la preghiera sgorgava per dire il mio grazie a tanta bellezza. In uno di questi momenti di luce mi venne di ringraziare per quegli 'attimi di cielo'. Che cosa dev'essere il Cielo, il Paradiso, che è l'Attimo per eccellenza, la concentrazione di tutto il Bene, il Buono e il Vero possibile nel solo Attimo presente di Dio!
Quando scatta l'anima che coglie la Presenza di una finestra nel mondo interiore e le mani sulla chitarra afferrano i suoni giusti per dire quell'incontro, so che sta per nascere una canzone. È il modo che mi ha dato il Signore per farmi testimoniare il suo esserci per me. Quando il parto è avvenuto la gioia rimane imbrigliata nel testo e nella musica ma non daranno effetti uguali a chi la ascolta, ma a chi l'ha composta da molto di più. Da una paternità da cui poi bisogna distaccarsi perché, credo, che ogni distacco permette a quel "pezzo di te" di crescere e di seminare altrove quello che lo Spirito Santo, per Amore, ha impresso nella canzone che continua ad essere finestra sull'Oltre. Diventa un mistero. Ecco allora a cosa serve l'arte. Serve a rendere visibile la Bellezza di Dio, come la scienza rende visibile la sua Sapienza. Per contro c'è da riflettere. Ogni volta che l'arte e la scienza non manifestano Dio, producono orrore, sterilità nello spirito, diventano manifestazione di cose mefitiche.
Ascoltiamo la canzone.


Il dolore del parto di questo CD: Attimi di Cielo.
All'interno, oltre alle dodici canzoni c'è una traccia multimediale dove col Computer PC (e non Mac), si può vedere un video per ogni canzone, i testi con gli accordi e quelli senza e, la possibilità di stamparli. Questa traccia è stata progettata da suor Caterina Cangià, insegnante dell'UPS (Università Pontificia Salesiana), dove ho studiato Scienze della Comunicazione. Dapprima si voleva pervenire anche ad un contratto discografico, ma poi le cose andarono diversamente. Non ci siamo capiti e alla fine stavamo ai ferri corti. Ho sofferto molto perché mi sono sentito tradito, da chi credevo che avesse capito il fine del mio lavoro, che non era né avere successo, né vendere milioni di dischi, ma semplicemente fare una cosa che fosse bella, e desse Gloria a Dio e fosse la cieligina sulla torta della mia laurea in Scienze delle Comunicazioni. Insomma qualcosa non è andato e mi sono ritrovato solo a spendere molto più del badget previsto. Questa situazione mi ha fatto soffrire non poco. Non per le cose materiali, ma per la delusione di aver incontrato l'ennesima incomprensione. Oramai è un'esperienza che sta alle spalle. Da allora non ho voluto più saperne di "edizioni" varie, mi basta autoprodurmi con l'Associazione "Buone Nuove" di cui sono ancora presidente. Mi sento libero e non ho scrocconi sul groppone che approfittano per guadagnare a spese degli artisti.

Analizziamo il testo.

Prima strofa

Quanta acqua che è passata,
sotto ai ponti di questa vita,
colorata a tinte chiare
e quando il grigio arrivava
c’eri tu, accanto tu, ogni volta.


"Quanta acqua che è pasata sotto ai ponti di questa vita" è un modo di dire e una metafora per dire che il tempo passa, gli anni passano. La vita è uno scorrere tra alti e bassi, tra colori e grigiori, ma solo la vicinanza di Dio, dà senso a tutto l'esserci. Quando ho scritto questi versi pensavo ai primi dieci anni di Messa che sono volati, ma anche ai 40 della mia esistenza terrena. A 40 anni mi sono ritrovato tra i banchi universitari nuovamente. Tra il 2002 e il 2006 la trasferta romana all'UPS. Ricordo in quel settembre del 2002 quando andai a fare i test di ingresso. Credevo proprio di non essere idoneo. Mi dissi, vado a provare. Il verdetto fu positivo e cominciai. Mi trasferii a Roma e ho fatto grandi sacrifici. Il sabato e la domenica giù in parrocchia a dare una mano agli altri due parroci e dal lunedì al venerdì su e giù per il raccordo in direzione Firenze, per raggiungere l'Università Salesiana. Poi si doveva studiare, sostenere gli esami, fare le pulizie in casa e tante volte anche cucinarsi. Tre anni anche di tante soddisfazioni. Ora che scrivo ne sono passati altri 10 e posso continuare a dire: quanta acqua che è passata...

 Seconda strofa

Quanta brina s’è posata,
nei miei mattini d’inverno,
con il freddo lasciato fuori
e la pioggia scrosciante,
c’eri tu, accanto tu, ogni volta…


Ai Castelli romani, fa un pochino più freddo che giù Roma. Qualche volta nevica pure. Durante l'inverno si gelavano i vetri della mia Focus Station Wagon e ogni mattina con santa pazienza prima di partire dovevo pulirli dopo averci versato acqua tiepida.
Ma la brina  a cui mi riferisco nei versi della canzone, è anche quella che si posa sull'anima, facendoci diventare nostalgici di Dio, di cose profonde e se il freddo arrivava, la preghiera, la meditazione, fanno sempre riprendere di nuovo il cammino.
Questi versi, tra l'altro, quando li ho scritti, era d'estate, ma tante sensazioni, sono ritornate a riscaldare il cuore e a sentire il tepore della dolce Sua Presenza. Quante volte ripetevo gli esami davanti al tabernacolo, nella cappellina che avevamo in casa. Magari preso dalla preoccupazione non sentivo lì lì, quella Sua Presenza silenziosa, ma nello scrivere la canzone mi ritornavano sensazioni per cui dire grazie. Dalla cappellina lo sguardo andava fuori e d'inverno tutto era bianco di neve, mentre in primavera era un grido di gioia e di fiori. Un roseto si rivestiva di colori e si affacciava in quella finestra come per dire a Gesù nel tabernacolo: "Ti adoro, mio creatore". Davanti a Gesù nel tabernacolo, magari non dicevo parole. Col senno di poi sento come un dialogo mai concluso. Io gli consegnavo le ore di studio, e Lui mi donava la forza per andare avanti.

Così scriveva il fondatore dell'Opus Dei:
"Vi dirò che per me il tabernacolo è come Betania: il luogo tranquillo di pace dove c'è Cristo, dove possiamo raccontargli le nostre preoccupazioni e le nostre pene, le nostre aspirazioni e le nostre gioie, con la stessa semplicità, la stessa spontaneità con cui gli parlavano i suoi amici Marta, Maria e Lazzaro. Ecco perché mi rallegro percorrendo le strade di qualche città o paese, quando scopro, anche solo in lontananza, il profilo di una chiesa: è un altro tabernacolo, un'altra occasione perché l'anima fugga, con il desiderio, accanto al Signore nel Sacramento. È Gesù che passa (San Josè Maria Escrivà)

Primo ritornello

Ti facevi presente e il cuore
ascoltava sereno.
Senza dubbio eri tu,
che riempivi d’amore
quegli attimi di cielo…
(bis)

      Che riempivi d’amore
      quegli attimi di cielo.
(bis)


In quanti scritti di Mistici, famosi e non, ho potuto scorgere questo feeling tra l'anima e Gesù Eucaristia!

Dai Quaderni di M. Valtorta dalla stessa voce di Gesù lei scrive:
  • L’Eucaristia è il Cuore di Dio, è il mio Cuore. Vi ho dato il mio Cuore nell’Ultima Cena; ve lo do, purché lo vogliate, sempre. (…) Non darete il Cristo, se non formate in voi il suo Cuore amando l’Eucaristia che è Vita e Vita vera. 4.6.43
  • Vi sono i perfetti che mi cercano unicamente perché sanno che la mia gioia è di essere accolto nel cuore degli uomini e non hanno gioia più grande di questa di divenire una sola cosa con Me. In questi l’incontro eucaristico diviene fusione ed è tanto forte l’ardore che da Me emana e che da loro si sprigiona, che come due metalli in un crogiolo, noi si diventa una cosa sola. Naturalmente, quanto più la fusione è perfetta, tanto più la creatura prende l’impronta mia, le mie proprietà, le mie bellezze. (…)
    In tutte le anime che vengono a Me con vero trasporto e puro cuore, Io porto grazie indicibili e trasfondo la mia grazia, di modo che esse procedono sulla via della Vita e anche se non raggiungono una santità clamorosa, riconosciuta dal mondo, raggiungono sempre la vita eterna, perché chi sta in Me, ha vita eterna. (…)
    Il cielo più bello per Me è nel cuore delle creature che mi amano. Per loro, se la rabbia di Satana distruggesse tutte le chiese, Io saprei scendere, in forma eucaristica, dai Cieli. I miei angeli mi porterebbero alla anime affamate di Me, Pane vivo che dal Cielo discende. 10.6.43
  • Se realmente vi nutriste di Me col cuore, con l’anima, con la mente, con la volontà, con la forza, l’intelletto, con tutte le potenze vostre, cadrebbero gli odi e con gli odi le guerre, non vi sarebbero più le frodi, le calunnie, le passioni sregolate che creano gli adulteri e con questi gli omicidi, l’abbandono e la soppressione degli innocenti. Il perdono reciproco sarebbe non sulle labbra, ma nei cuori di tutti e sareste perdonati dal Padre mio. 10.6.43
  • Alla vostra povertà Io ho dato il Pane Eucaristico. Esso vi nutre le midolla dell’anima, dà vigore allo spirito, sostiene le forze spirituali, aumenta il potere di tutte le facoltà intellettuali, perché dove è vigore di vita, è anche vigore di mente.
    Cibo sano trasfonde sanità. Cibo vero infonde vita vera. Cibo santo suscita santità. Cibo divino dà Dio. (…) 
    Io nella mia Eucaristia, vi ho lasciato i due segni di quello che occorre alla vostra natura di uomini poveri e alla vostra debolezza di uomini ammalati. Pane che nutre, vino che corrobora. 18.6.43
Terza strofa

Quanti anni andati ormai.
Ti riconobbi a vent’anni
e da molti ti stringo al cuore
e se non fosse per te,
morirei ogni volta,
ma oggi stesso…


A vent'anni, la svolta, l'incontro col Dio che credevo, ma da cui ero lontano perché preso dal mondo. Mi riavvicinavo e poi mi riallontanavo. Un tira e molla che è finito quando una delle ragazze del gruppo giovani ci rivelò che voleva partire missionaria. Incominciò a scavarmi dentro il desiderio di consocere Gesù, di volerlo amare, incontrare. Così fu.
Stringerlo al cuore è sommo desiderio, ma i pantani del nemico, tante volte mi colgono all'improvviso e istintivo come sono, finisco per cadere nelle trappole, ma ho dalla mia l'Angelo Custode e sora Provvidenza, che spessissimo mi aiutano a rinsavire dalle cadute. Vorrei poter scorgere in anticipo le macchinazioni del nemico per non cadere ingenuamente nelle sue malefiche tele: parole di troppo, poca pazienza, poca intolleranza, mi causano non pochi problemi. Ho percorso parecchia strada e tante cose si sono smussate un poco, ma ancora c'è da camminare e migliorare. Ed è così che la frase di Gesù: "Senza di me non potete far nulla" diventa luminosa. La comprendo meglio ora, perchè "di acqua sotto ai ponti" ne è passata davvero tanta. Capisco che non si finisce mai di imparare e di meditare nelle profondità della Parola di Dio. Imparando a stare davanti a Lui Eucaristia e chiedere sempre senza stancarmi, che non mi lasci mai da solo, perché troppo fragile, troppo debole per stare in piedi da solo.
 
Secondo ritornello

Ti presenti di nuovo e il cuore,
ti riascolta sereno.
Senza dubbio sei tu,
che riempi d’amore
questi attimi di cielo…
(bis)

che riempi d’amore
questi attimi di cielo.
(bis)


Il cuore si riempie di pace davanti a Gesù Eucaristia:
Ancora dai Quaderni di M. Valtorta dalla stessa voce di Gesù lei scrive:
 (fonte: http://www.mariavaltorta.it/Eucaristia.html )
  • L’Eucaristia è il mio Cuore che Io distribuisco a voi. Dono più grande e amoroso non potevo farvi.  Se quando ricevete la Comunione sapeste vedere Me che vi do il mio cuore, non vi commuovereste? ma la fede dovrebbe essere tanto forte e tanto forte la carità, da farvi vedere questo.  (…)  Allora vedreste Me, udreste Me dire sul Pane e sul Vino le parole della consacrazione, spezzare e distribuire il Pane porgendovelo con le mie stesse Mani. (…)
    E alla luce dell’amore vedreste che io vi porgo lo stesso mio Cuore, la parte superperfetta del mio Corpo perfettissimo, quella dalla quale sgorga la Carità stessa. 20.6.43
  • L’Eucaristia è il mio Sangue e il mio Corpo, ma avete mai riflettuto che quel Sangue e quel Corpo sono stati formati col sangue e il latte di Maria?
    Ella, la purissima che accolse il Cielo nel suo grembo vestendo delle sue carni di candore immacolato il Verbo del Padre dopo le nozze divine con lo Spirito Santo, non s’è limitata a generare il Salvatore. L’ha nutrito del suo latte. Onde voi, uomini che di Me vi cibate, succhiate il latte di Maria che è divenuto sangue in Me. 4.7.43
  • Il Sacramento condensa corpo e Sangue, Anima e Divinità del tuo Gesù. Perciò pregando con spirito di riparazione  Me Eucaristia, si prega non solo il mio Corpo ma il mio Sangue oltre l’Anima e la Divinità. Perciò le riparazione al mio Sangue vengono assorbite da quelle date all’Eucaristia in cui Io sono “tutto”. Chiedo che il mio Sangue sia amato e usato per gli infiniti bisogni delle anime. Non lasciate infruttuoso questo oceano di potenza le cui onde sono date dal mio Sangue. Ma se sarebbe bene che il Sangue del Redentore avesse molto maggior culto di quanto non abbia, è anche vero che, data la sua santità, Io affido questo culto e questo ministero alle anime più dotate di doti spirituali. 12.7.43
  • Anche nel frammento più minuscolo, Io sono come in seno al Padre e intorno a Me sono gli angeli che adorano.  27.10.43
  • Infinite sono le chiese dove sono solo. Vieni col tuo spirito in esse. Supplisci alle altrui mancanze d’amore.  Impara da Me a dire:
    “Ho ardentemente desiderato. Ho ardentemente desiderato di venire a Te, Gesù che stai tutto solo su tanti altari, per dirti che ti amo con tutta me stessa. Ho ardentemente desiderato di vederti, o mio eucaristico Sole. Ho ardentemente desiderato di consumare il mio Pane che sei Te. Per tanto desiderio abbi pietà della tua serva, Signore: Lasciami venire al tuo celeste altare ad adorarti in eterno, o Agnello di Dio. Fa che io ti veda con l’anima rapita nella tua gloria, o mio divino Sole che ora mi appari velato per debolezza della mia condizione di vivente. Lascia che io ti ami, come ti vorrei amare, per la beata eternità. Aprimi le porte della vita, Gesù Vita mia. Vieni, Signore Gesù, vieni. Nella Comunione della Luce perisca ciò che è carne, e lo spirito conquisti Te, mio Unico e Trino Iddio, solo amore dell’anima mia”. 27.10.43
 Lo special della canzone e il terzo ritornello

Sono stati anni di fuoco che voglio ridonare a te
e ringraziarti, ritrovarti come allora, come ora…


Ti presenti di nuovo e il cuore,
ti riascolta sereno.
Senza dubbio sei tu,
che riempi d’amore
questi attimi di cielo…
(bis)

che riempi d’amore
questi attimi di cielo.
(bis)


 Erano dieci anni, poi sono diventati venti andiamo verso i venticinque. Sempre dirò Grazie Gesù, allora, come ora...

Tra il primo e il secondo ritornello è da notare il cambiamento dei verbi. Nel primo parlo al passato "...eri tu", nel secondo e nel terzo parlo al presente: "sei tu". Non è a caso che faccio questa differenza. Nel passato faccio memoria della Sua Presenza, che ridiventa Presente. Un pò come per le celebrazioni Eucaristiche dove si fa memoria, ma soprattutto esse sono "Memoriale", ossia una presentazione dell'UNICO SACRIFICIO del Cristo consumato 2000 anni fa ma che si ripresenta sempre unico.

 Un'ultimo scritto mi colpisce dalla pagina sull'eucaristia in M. Valtorta:
  • L’Eucaristia è “ il compendio dell’amore dei Tre”. Ora ti dico che l’Eucaristia è “il compendio dell’amore di Gesù in cui è già il compendio del Trino Amore Perfetto”. E questo tutto ti dica.   Azaria. 20.6.46
  • Molti, dimentichi dell’ammonimento di Paolo, vanno alla Mensa Santa senza “provare se stessi” e mangiano di quel Pane, si abbeverano di quel Sangue, con l’anima impura e Pane e Sangue, che sono Redenzione, condanna diventa, essendo sacrilegamente ricevuti dal peccatore. Non per questo, Egli, il Divino, si è fatto Uomo e si è dato, ma affinché l’uomo diventi dio. Non si è fatto Pane per darvi morte, ma per darvi Vita. (…)
    Guai a quelli che scientemente fanno del Pane del Cielo la loro condanna, il tossico che uccide, usando del Sacramento più sublime con sacrilega maniera. E male anche a chi ne limita la potenza trasformatrice ricevendolo con indifferenza e con tiepidezza, senza verace volontà di trasformarsi, in Dio e con l’aiuto di Dio, per essere sempre più degni di riceverlo. Azaria .20.6.46 (Azaria è l'angelo custode che spiega a Maria tante cose e se ne è ricavato per l'appunto: "Il libro di Azaria")
Riascoltiamo la canzone
(Questo video è mio... e di qualche anno fa...)

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...



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