giovedì 13 ottobre 2016

Vegliando le stelle

Un'altra canzone per "dare e cantare Dio"... Ha dato il titolo al CD omonimo uscito a Giugno 2011.
Questo CD lo feci arrangiare solo con chitarre da Niki Saggiomo, e forse è quello in cui i testi delle mie canzoni risaltano di più. Avendo a disposizione solo un piccolo budget, optai per le sole chitarre. Il risultato mi piacque tantissimo.
"Vegliando le stelle" e non "alle stelle" come avrei dovuto, dice tante cose. Dice che sono esse, le stelle, a vegliare su di noi, se per stelle si intendono, tutti i Santi del Paradiso; e che sono sempre esse a vegliare noi, se si intende per stelle quella volta celeste, che avvolge il nostro esserci, nelle notti d'estate, se ci mettiamo stesi a terra e con gli occhi a mirarle e non a contarle... Mi capitò una tale occasione durante un'esperienza scout: la route. Eravamo nel Grossetano e dovevamo percorrere una trentina di chilometri, col peso dei nostri zaini e delle nostre zavorre.  Era il 25 luglio 2006 festa di san Giacomo, e nel paesino dove approdammo c'era la festa e la processione. Questo Santo me lo trovavo di nuovo sul cammino. Infatti, all'inizio del mese avevo fatto il Cammino inglese di "Santiago de Compostela". Avevo percorso 120 Km nelle zone rurali del nod-ovest della Spagna con due colleghi di scienze della comunicazione: Mariutz e Cristina. San Giacomo o anche Santiago, mi era familiare e la cosa subito mi colpì molto. Sembrava che quel luglio 2006 l'avessi dedicato a lui. Dopo 120 Km in percorsi ameni della bellissima Spagna del nord-est, ora altri 30 tra gli appennini toscani.

La mia schiena già provata dal primo cammino, rischiava lo schiacciamento delle vertebre... Una esperienza davvero forte e molto formativa, ma per chi come me che negli scout non c'è cresciuto, ad una certa età diventa quasi una forzatura. Insomma sono stato al gioco finché ho potuto. La route è stata l'esperienza più dura. La prima notte la trascorremmo tra le scorribande degli scarafaggi che ci passavano sopra i sacchi a pelo senza chiedere permesso e non so se qualcuno che dormiva con la bocca aperta se ne è beccati uno... A me solo il pensiero è bastato per restare sveglio tutta la notte senza chiudere occhio. All'indomani stanco per la non dormita carichi di zaini superpieni, si va su per la montagna dove è poggiata Roccalbegna (GR) e là finalmente si montano le tende e si rimane per la notte. Tutto è ameno, meno che la mia schiena. L'avventura prosegue salendo ancora più su. Abbiamo il tempo di fissare le tende che le nuvole fanno cadere il cielo e rinfrescano l'aria. Non ho mai dormito così bene come quel pomeriggio fra lampi, tuoni e scrosci refrigeratori. L'acquazzone estivo si estinse in men che non si dica. Uscimmo dalle tende per cucinare e preparare la veglia di preghiera alle stelle. E qui vi fu l'in-canto. Che io ricordassi non avevo mai visto, se non in foto, una volta celeste così carica di stelle. Sono rimasto lì per ore tra la musica dei grilli, il tepore della sera e la Parola di Dio a rinfrescare il cuore. Ho sentito scendere in mè una pace meravigliosa, che so essere la Presenza di Dio. Non dovevo neanche dire "facciamo tre tende"... erano lì già pronte, ma ne stavamo fuori per goderci quell'aria sovrannaturale creata dalla preghiera e dall'odore della terra arida rinfrescata dalla pioggia pomeridiana. "Siamo fatti per te e il nostro cuore non ha pace se non riposa in te" e si esperisce il riposo dell'anima, accade che le parole non bastano più a descrivere e si vestono di sacro silenzio. Tornato a casa avevo custodito quel tesoro e una mattina dopo la Messa prendo la chitarra e nasce: Vegliando le stelle.
Ascoltiamo la canzone...



Analizziamo il testo...

Prima strofa

Stesi sul prato a guardare le stelle con
lo sguardo che andava lassù.
L’anima come la Via Lattea,
uno specchio dove Dio è di casa.
E Dio mi parlava del più e del meno,
all’improvviso il silenzio, diventava musica
Non c’erano più parole o pensieri,
ma solo amore, amore.


Lo sguardo andava su e si perdeva, in quella veglia sulla collina. L'anima naturalmente è portata ad andare in alto e a sentire la nostalgia di qualcosa che la può appagare, ma non sa, finché non incontra Colui che ci è stato Rivelato e che da senso al nostro esserci nel tempo, raccontandoci della caduta e della sua infinita Misercordia. Si può diventare consapevoli della Presenza di Dio nella bellezza di un tramonto, o di un fiore, e guardando in alto l'infinita volta celeste. Ricordo una canzone per bambini che diceva: Il cielo l'hai fatto tu? No, l'ha fatto Dio. Che razza di intelligenza è quella che dice che è il caso ad aver fatto tutto l'ordine che c'è? Mentre tra i mistici ci sono alcuni che sono stati trasportati in un punto di osservazione di tutto il creato e hanno contemplato lo Spirito Santo essere sotto a tutto ciò che si muove. Le stelle nascono e vengono lanciate nella loro orbita precisa che non deve squilibrare l'intero cosmo. Questo ci fa capire che tutto è connesso e niente esiste a caso.
Dunque il Silenzio, nella meditazione, diventava fecondo della Presenza dell'Oltre e dell'Altro. Lo stesso verso dei grilli sembrava una esecuzione, a loro modo, di una sinfonia al Creatore. E i pensieri, che magari si ingolfavano in mille domande ora tacciono e fanno sentire la Presenza di Dio Amore.

Seconda strofa

Amore riversato nel cielo “trapunto di stelle”.
Il cielo riversato in me “trapunto di Dio”,
nel noi di quella notte d’estate sulla collina, tra grilli canterini
le stoppie umide, le tende ancora vuote,
il tramonto appena spento, che già aveva acceso i cuori
e una buona e bella compagnia che vegliava le stelle, le stelle.


 Guardare nell'infinitamente grande o nell'infinitamente piccolo, ti fa capire che certamente non siamo stati noi a mettere un ordine che a volte a noi può sembrare anche disordine o caos. Ma Dio ha certamente la visione totale delle cose, mentre noi ne abbiamo sempre una molto, molto, molto parziale. Tutto è Amore, come Dio è Amore, tutto è in relazione di dono-amore. Così il Cielo con le stelle sono sorrette dall'Amore, e così la nostra esistenza e le nostre anime possono essere riempite dallo stesso amore.
Nel "noi" creato dalla belissima esperienza, cresceva anche la Presenza di Dio tra noi. Non solo Dio in noi, e fuori di noi (nella bellezza del creato), ma tra noi. Questa esperienza nella Spiritualità dell'Unità o anche del Movimento dei Focolari, veniva chiamata da Chiara, la fondatrice: Gesù in mezzo.


Ritornello

E pesca, pesca dentro al cuore
al centro del sé, di te.
E ci sarà, ci sarà un punto dove
s’incontrerà, t’incontrerà,
in quella notte stupenda,
fra stelle e vento, la Sua Presenza…
Vegliando le stelle il domani sarà …  più Cielo.



Chi ha camminato un pò tra e con le Parole di Dio, è finalmente riuscito a trovare Dio-Parola, il Verbo dentro di sé. Sentite cosa dice Teresa D'Avila:

"Se io avessi capito, come oggi,
quale grande Re abitava in quel piccolo palazzo della mia anima,
non l'avrei lasciato da solo così spesso;
sarei rimasta di tanto in tanto accanto a lui,
e avrei fatto il necessario affinché il palazzo fosse meno sporco.
Il punto capitale è fargliene un dono assoluto e vuotarsi completamente,
affinché egli possa riempire o svuotare a suo piacimento,
come in una dimora che gli appartiene.
Se riempiamo il palazzo con gente volgare e ogni sorta di ninnoli,
come il sovrano, con la sua corte, potrebbe trovarvi posto?
È già molto che si degni di fermarsi
qualche momento in mezzo a tanto ingombro" (
Il cammino di perfezione, ch. 28, 9-11).

 Quanta gente vorrebbe vedere Dio, ma non rinuncia ai ninnoli, ai rumori, a tutto quello che ingombra. Invece il cammino di fede esige purificazione continua. 
"Beati i puri di cuore perché vedranno Dio" è una delle beatitudini e chi si incammina verso la purezza prima o poi lo trova, perché è Lui che brama di incontrarci. 
In quella notte di veglia alle stelle, dove le stelle vegliavano su noi, con la pace scesa nei cuori e con la Presenza di Gesù in mezzo a noi, abbiamo fatto l'esperienza di stare davanti a Dio Padre autore del creato. Noi fatti Gesù, dalla Parola vissuta e dall'Eucaristia celebrata e consumata, abbiamo un pò sperimentato il Cielo, e da lì in poi abbiamo sperato scendesse nei giorni e vi rimanesse. Ed è così che:

... fra stelle e vento, la Sua Presenza…
Vegliando le stelle il domani sarà …  più Cielo
 
Terza strofa

Amore riversato nel cielo “trapunto di stelle”.  
Il cielo riversato in me “trapunto di Dio”,
nel "noi" di quella notte d’estate sulla collina, tra grilli canterini…
E Dio ci parlava, lì nel profondo,
mentre il silenzio, diventava musica.
Non c’erano più parole o pensieri, ma solo amore, amore.

 Diverse volte adotto questo metodo di prendere dalla prima o dalla seconda strofa per poi completare la terza. Il motivo qui, in questa canzone, è perché la frase mi piace proprio assai e per questo la voglio ripetere...  Il seguito è il racconto dell'esperienza che andavamo facendo:  

Dio ci parlava lì nel profondo 
mentre il silenzio diventava musica 
non c'erano più parole, ma solo amore. 

 Da un articolo di Fabio Gabrielli  

“E’ soltanto nel silenzio che l’amore prende coscienza della sua essenza miracolosa. Le parole distruggono la sua delicatezza e la sua grazia nascente”.

Louis Lavelle, uno dei filosofi di maggior spicco dello
spiritualismo francese della prima metà del Novecento,
così scrive a proposito del fecondo rapporto tra amore e
silenzio:

“E’ soltanto nel silenzio che l’amore prende coscienza
della sua essenza miracolosa, della sua libertà e della sua
potenza d’intimità. Le parole distruggono la sua fragile
delicatezza e la sua grazia sempre nascente…. Se la parola
è come un fiume che porta la verità da un’anima verso
l’altra, il silenzio è come un lago che la riflette e nel
quale tutti gli sguardi vanno a incontrarsi.”

Lo splendido passo di Lavelle mostra in tutta la sua pienezza il
senso dell’equazione tra silenzio e amore: l’amore vive e matura,
nel suo quotidiano donarsi, non nel frastuono assordante della
parola, ma nel silenzio della carezza, nello stupore dello sguardo,
nella ricchezza del gesto premuroso.
La stessa parola amorosa può essere arricchita dal silenzio,
resa meno invadente, assordante.
Al contrario, se la parola è finalizzata a se stessa,
finisce per distruggere l’intimità dell’amore, “la sua
grazia sempre nascente”, diventando una superficie opaca dove gli
sguardi non possono incontrarsi. (fine articolo)


Ritornello

E pesca, pesca dentro al cuore
al centro del “sé”, di te.
E ci sarà, ci sarà un punto dove
s’incontrerà, t’incontrerà,
in quella notte stupenda,
fra stelle e vento, la Sua Presenza.
Vegliando le stelle il domani sarà …  più Cielo.

Dall'articolo: "Ritrovare sè stessi per trovare Dio" trovato su Zenit
(https://it.zenit.org/articles/ritrovare-se-stessi-per-trovare-dio/)


«E poi: si vive tanto, e la vita trabocca di esperienze. Eppure… si porta in se stessi, ovunque con sé, una grande e feconda solitudine. E talvolta, il momento fondamentale di una giornata è la quieta pausa tra due respiri profondi, quel tornare fino a se stessi in una preghiera di 5 minuti».

Non è necessario essere credenti per ritrovarsi nelle parole di Etty Hillesum ((Middelburg, 15 gennaio 1914Auschwitz, 30 novembre 1943), è stata una scrittrice olandese di origine ebraica, vittima della Shoah.)
 (...) Solo attraversando se stessi, nella verità di se stessi, ovvero nella luce e nelle ombre, si è capaci di aprirsi a un vero incontro di confronto e accettazione con gli altri. «Quando qualcuno ha imparato a “immergersi in se stesso”, allora sarà capace di immergersi senza riserve in un altro o nel suo lavoro, e si farà più quieto e meno frammentato». E altrove: «Non pensare, ma ascoltare ciò che è dentro di te. Se lo fai la mattina, prima di metterti al lavoro, ti donerà una quiete che risplenderà sull’intero giorno».
Da qui si rende necessario il movimento nell’altra direzione, un movimento di ascesi e di ascesa per inverare se stessi. In questo ambito tutto è richiamo e tutto è chiamato a diventare autentico. È un cammino necessario per sincerarsi e aprire gli occhi a cogliere il bene quotidiano* nei vari momenti e istanze del vissuto.
(...)
Scrive: «Vorrei che ogni parola che possa capitarmi di scrivere fosse una nascita, realmente una nascita, che nessuna fosse innaturale, che ogni parola fosse una necessità, altrimenti non ha alcun senso… Ogni parola deve nascere da una necessità interiore, scrivere non può essere qualcos’altro». E ancora: «Delle cose ultime e più serie della vita si dovrebbe parlare soltanto quando le parole ci sgorgano dentro in modo semplice e naturale come l’acqua da una fonte».
(...) «L’uomo, in se stesso, è il piccolo centro nel quale il mondo interiore e quello esteriore si incontrano». Se ci sentiamo spesso spezzati, ciò che è dovuto in gran parte all’estraneità al nostro paesaggio interiore e al contatto interrotto con «la corrente sotterranea» in noi stessi. Per uscire dallo stallo, si è invitati ad «appartenere al proprio vissuto». Questo incontro rinnovato ci apre a una meraviglia inaudita, quella della vastità dell’anima, della capacità dell’anima di accogliere e di intrattenersi con Dio.
La presenza di Dio nell’anima è costante ma fragile. Costante perché lui è lì, presente, non tramonta; ma è fragile, può essere «spezzata», rifiutata. Ritrovare Dio in sé, per la Hillesum, è sì, ritrovare l’ampiezza dell’orizzonte di senso e il garante della nostra apertura all’infinito, ma è anche diventare noi stessi «l’aiuto di Dio», e il garante della sopravvivenza di Dio nella coscienza umana!
Per questo sono di una profondità inaudita le sue parole del 12 luglio 1942: «Ti aiuterò, Dio, a non spezzarti in me […]. Una cosa mi si fa sempre più chiara: che tu non ci puoi aiutare, ma siamo noi che dobbiamo aiutare te e facendo questo, alla fine, aiutiamo noi stessi. E questa è l’unica cosa che in questo periodo possiamo salvare, questa, che davvero importi: un pezzo di te in noi stessi, Dio».

*Il libro è disponibile su questo link: Il bene quotidiano

"Vegliando le stelle", dunque, una piccola canzone, umile canzone, per dire una verità tanto grande, come la Presenza di Dio in noi, nel creato e in mezzo a noi e della fecondità del silenzio. Come al solito io stesso, rimango stupito da quello che si può dire e dare da una semplice canzone.
La riascoltiamo...


 ... Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...

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