venerdì 18 dicembre 2015

Vulesse (vorrei)

Dal CD "Vegliando le stelle" la canzone "Vulesse" (vorrei). 







... scritta in napoletano  in tempi non sospetti, quasi commissionata da un'amica, Rossella, che allora voleva dedicarsi alla politica. 
Un giorno mi disse: "Scrivi una canzone dedicandola al nostro mondo sangenarellese". Erano gli anni in cui, fine anni settanta inizio ottanta, speravamo nell'autonomia da Ottaviano NA. Ma le votazioni ci diedero buca, sfiduciati, bisognava ricominciare. Anche il parroco (oramai a miglior vita) era sceso in campo e ricordo ancora un incontro nella casa comunale, con un politico allora affermato, buon'anima, anch'egli passato a miglior vita, entrambi cercarono di calmare i bollori soprattutto dei giovani che speravano nel "rinnovamento".  Quest'ultimo annunciato da chiunque, di destra o di sinistra. In realtà entrati nella "casta" tutti si sono rivelati uguali: anti-popolo e pro-banche.

Col senno di poi mi sono reso conto che destra e sinistra ci hanno taciuto troppi misfatti. E anche molti prelati in Italia, si sono accodati alla mala politica, da tempo memorabile ottenendo privilegi che mettono a tacere le coscienze. Costoro hanno dimenticato la Parola di Dio che nel Salmo 15, ci fa sapere: 

Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sul tuo santo monte?

Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia
e parla lealmente,

chi non dice calunnia con la sua lingua,
non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulto al suo vicino.

Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Anche se giura a suo danno,
non cambia;

chi presta denaro senza fare usura,
e non accetta doni contro l'innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.

Papa Francesco cerca di scuoterci e quasi ogni giorno si viene a conoscenza di qualche monsignore arricchitosi oltre misura e che deve fare i conti con la giustizia, ma è scritto: "Non c'è niente di nascosto che non debba essere messo alla luce" (cfr Lc 12, 2). Sono parole di Gesù, ma qualcuno abbagliato dal luccichio falso del demone del possesso, dimentica... ma "Dio è lungariell e nun è scurdariell" dice un veccio detto... oppure: "Tutti i nodi vengono al pettine"... poverini quelli che dovranno vedersela col barbiere per eccellenza che sa fare barbe e capelli in modo impeccabile...

"Vulesse" allora diventa attuale, come non mai. 

La prima parte della canzone è rivolta al "mondo" politico, ma la seconda al "mondo" ecclesiale. 
Le speranza di rinnovamento mai assopito sembra faccia capolino ogni tanto nel primo "mondo", e oggi, forse, coi grillini? Per il secondo sarà Papa Francesco?

Analisi del testo della canzone o tentativo di spiegarne qualcosa...

Schema abbondante di strofe con ritornello che si ripete musicalmente ma che ha delle varianti nel testo. Dal punto di vista dell'arrangiamento, fatto solo con chitarre, c'è da dire che la semplicità fa risaltare il testo che è molto denso, direi duro. Non ci sono variazioni di tonalità. Il mio chitarrista non le ama, altrimenti sarebbe costretto a prendere accordi con posizioni scomode... Qualcuno ascoltandola ha sentito lontanamente qualche accenno a Pino Daniele. Niki Saggiomo è un patito di Pino.

Prima strofa

Vulesse truvà a uno me capesse e me ricesse 
(vorrei trovar qualcuno che mi capisse e mi dicesse)
sò pur’ì chine e speranze nata via c’ha ddà stà 
(sono anch'io pieno di speranze, un'altra strada ci dovrá essere)
miezo a gente perze rinda a sta realtà
(Tra la gente, perso dentro a questa realtà)

La speranza di trovare qualcuno capace di farsi carico delle attese della gente e non dei soliti soloni del potere, non muore. Finché c'è il Cristo che dalla croce da l'ultimo colpo alla morte e all'egoismo con la Risurrezione, possiamo sempre sperare... La speranza è data da Dio ma con la nostra collaborazione. Senza di noi non può nulla. Il cambiamento è frutto di un impegno finalizzato a svegliare le coscienze. Il comunismo ha fallito, il nazionalismo pure, e la Chiesa, fatta di popolo, che rimane nei millenni a testimoniare un Oltre che la permea negli uomini migliori, si ritrova con tanti altri che la infangano, ma non potranno affossarla perché a quelle forze avverse il Signore ha messo un limite: non potranno prevalere... Ma i reprobi non sono la Chiesa di Dio, il popolo lo è. In mezzo ad esso, se si prega, Dio suscita profeti, santi, sacerdoti santi...

 Seconda strofa
Vulesse truvà a n’ommo miezo a sta città
(Vorrei trovare un uomo tutto d'un pezzo in mezzo a questa città)
ca nun se venne pe nu voto e crere a verità

(Che non si vende per un voto elettorale e crede alla verità e all'onestà)
crede a libertà all’umanità.

(Crede alla libertà e all'umanità)

Vero, questi uomini tutti di un pezzo, non esisterebbero se non li suscitasse la Provvidenza, che per dirigere l'umanità, che in fretta si svia appresso al "dittatore" di turno,  ne suscita qualcuno di tanto in tanto per orientare, dare nuove possibilità, rinnovare l'esistente. Dopo la seconda guerra mondiale sembra che di uomini-mondo, sia di sesso maschile che di sesso femminile, ne abbia suscitati parecchi anche nella Chiesa Cattolica. Tanti Santi, che con la loro vita, hanno testimoniato l'amore per la Vita, l'umanità, soprattutto per quella sofferente. E anche nel mondo politico li ha suscitati, ma sono stati, mi sembra, come aghi in un pagliaio. Fari certamente, a tracciare dei cammini, ma aimè subito spenti dai mediocri, da quelli che tramano dietro le quinte... E il popolo invece di inferocirsi contro la mediocrità di certuni, spesso osanna proprio questi, usandoli per averne qualche beneficio, il più delle volte solo promesso. Basti pensare a quanti poveri cristi per pochi euro vendono il loro voto alla mafia, senza pensare che quel beneficio a breve termine porterà aun maleficio a lungo termine. A chi gridarlo tanto orrore ed errore?

Ritornello
Suonne, suonne, a suonne chine ruorme,
(Sogna, sogna a sonno pieno, dormi)
facimme e rrubbà Nun te scetete

(facciamoli rubare, non ti svegliare)
o vì comme è bello. Nun chiagnere tira a campà

vedi come è bello. Non piangere. Tira a campare
na preta pane nun pò addiventà. 

Una pietra non può diventare pane.

Suonne, suonne, a suonne chine, scetete,
Sogna, sogna, a sonno pieno, svegliati,
facimme e fuì. Mo te a scetà

facciamoli scappare. Adesso devi svegliarti,
o vì comme è forte nun chiagnere vire che a fà.

Vedi come è forte: non piangere, vedi cosa devi fare
Na preta terra e sole…rivoluzione po addiventà.

Una pietra terra e sole... rivoluzione, può diventare.

 Il ritornello si commenta da solo, ma comunque provo a dire cosa vorrei gridare al mondo intero, quando lo canto. 
Il sentore è proprio questo, che la gente sonnechia e lascia ai politici e ai ricchi, tutto il potere possibile. Si può dire che la maggior parte della gente se ha un tozzo di pane e un tetto, si accontenta. Eppure se si apre la mente, il cuore, c'è un'orizzonte possibile più ampio. Sembra, che quelli che stanno in alto vogliano di proposito far stare nell'ignoranza, perché con essa si manovrano le masse. Chi ha le televisioni può difatti manovrare il popolino. Chi sveglierà questo popolo italiano dal torpore in cui è caduto...? Sveglia è l'ora di capire, partecipare... e chi mi ascolta?
Col primo ritornello finisce la prima parte della canzone dedicata al "mondo" politico. 
Con la terza strofa comincia la parte della canzone dedicata al "mondo" ecclesiale.

 Terza strofa
Vulesse truvà frate ca nun se guardene e late
(Vorrei incontrare fratelli che ni si vogliano male)
ca se fanne e scarpe l’uno co l’ate

pronti a "farsi le scarpe" l'uno contro l'altro
e si putessero s’acciresseno.

e se potessero si ucciderebbero.
Con Caino e Abele, la storia del peccato si è radicata. Il cattivo fa soccombere il buono, ma nonostante tutto dai Caino nascono ancora tanti Abele, altrimenti Dio avrebbe già distrutto l'umanità con un solo "pensiero pensato". C'è qualcosa di buono in ognuno. Il bene, il male stanno lì, sono le nostre storie intrise di incontri, che fanno allargare l'uno o l'altro. Che fortuna hanno coloro che hanno incontrato o incontrano uomini tutti d'un pezzo da cui imparare l'arte del vivere bene, dell'amare gratuitamente e senza ricompense. Qui ci si gioca tutto l'esistere: trovare l'IDEALE, che ti realizza come persona. Nella mia vita ci sono stati tanti uomini tutti di un pezzo.

Uno di questi è una donna, Chiara Lubich (è nella nuova Vita), fondatrice del Movimento dei Focolari. Da Lei ho imparato e sto imparando (da quello che ci ha lasciato), l'arte di amare cristiano. Un suo modo di incarnare il Cristo. Sì, perchè ogni Santo ne ha incarnato uno. Francesco dalla povertà ha imparato a diventare Gesù; Sant'Ignazio fondatore dei Gesuiti, dall'obbedianza; Chiara dall'Unità: "Siate Uno come Io e il Padre...", "Siate Uno affinchè il mondo creda" aveva detto Gesù. Uno è ciò che diventano i TRE: Padre, Figlio e Spirito Santo. Per diventare Uno, sono Amore. L'amore che dona tutto di sè fa diventare Uno. Dunque, la Comunione più alta è l'Unità. Chiara, con la sua vita ha tracciato una strada possibile per raggiungere l'Uno anche quaggiù.

Quarta strofa
Vulesse rinda Chiesa chiù vita e chiù calore
(Vorrei nella Chiesa, più vita e più calore)
ma è vierne e fa fridde e ognuno appicce o fuoco

(ma sembra inverno, fa freddo e ognuno accende zizzanie)
invece e rà na mana a libertà

(invece di dare una mano alla libertà) 

La Chiesa è bella, quella che è già di là è già nella pienezza, ma noi, ancora in cammino facciamo i conti coi limiti, col peccato e col Nemico. Eppure i doni che il Signore Dio ci dona e ci ha donato, sono immensi, infiniti. Questa forza che ha il peccato in noi, ci deve far riflettere il danno che ha fatto e fa il Nemico, il Satan, alle nostre esistenze, alle nostre anime. Davvero solo l'AMORE può debellarlo. L'Amore ha milioni di sfumature. Chiediamo allo Spirito Santo che è l'AMORE, di aiutarci a comporre il puzzle della nostra esistenza, a colorare il dipinto della nostra vita, coi suoi colori e non coi nostri, che sono sbiaditi. Chiediamo la luce per illuminare il cammino e percorrere la VIA, che è Gesù. Chiediamo il risveglio delle nostre coscienze per non delegare più nessuno e impegnarci in primis alla costruzione della "casa comune" che è la Terra.

Ritornello
Suonne, suonne, a suonne chine ruorme,
facimme e rrubbà Nun te scetete
o vì comme è bello. Nun chiagnere tira a campà
na preta pane nun pò addiventà.
Suonne, suonne, a suonne chine, scetete,
facimme e fuì. Mo te a scetà
o vì comme è forte nun chiagnere vire che a fà.
Na preta terra e sole…rivoluzione po addiventà.


Finale musicale... 

 Da un articolo uscito su "Venerdì di Repubblica" il 18 Dicembre 2015...
Sarà Di Maio l'uomo tutto d'un pezzo della mia canzone?





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