lunedì 14 dicembre 2015

Non mi arrenderò

06 Radio fra le Note - Non mi arrenderò (puoi ascoltare la trasmissione sulla mia webTv)

"Non mi arrenderò", presente nel CD "Attimi di cielo" 
è una di quelle canzoni che sono sempre attuali che richiamano le storie di tanti popoli alla ricerca di una pace che non arriva mai. L'ho dedicata ai tanti emigranti che nel 2004 erano soprattutto albanesi e oggi sono tutti i popoli mediorientali.




Passiamo subito all'analisi del testo.
La struttura sembra abbia strofa e ritornello, ma poi presenta alla fine due parti uguali che sono il reale ritornello o potremmo chiamarle ritornello speciale. Non è che mi sia imposto io che la canzone venisse fuori così.... è semplicemente uscita così. Diverse volte sforo le strutture "normali" di strofa-ritornello.

Prima strofa

Non ci sono anche per me.
Mi nascondo dentro te,
che mi stai scrutando ormai
da dietro quegli occhiali scuri.

La sensazione che cercavo di cogliere in me era l'enorme disagio nel vedere così tanta gente fuggire da qualcosa che doveva essere mostruoso, in cerca di una terra promessa che poi si rivelava il più delle volte poco accogliente e quel Paradiso agognato diventava Purgatorio se non addirittura inferno (penso alle ragazze che arrivate in Italia venivano e ancora vengono avviate poi alla prostituzione). Gli occhiali scuri sembrano essere indossati dalla nostra malapolitica, che ha fatto diventare il disagio dei migranti un affare d'oro aiutati dalle mafie di ogni tipo.
La voglia di nascondersi dietro o dentro qualcun altro dice il desiderio di trovare soluzioni ai problemi di tanto disagio, facendo leva sulla condivisione con tanti che la potrebbero pensano come te. L'unione fa la forza, dice un vecchio proverbio, e i grandi problemi trovano soluzione solo dalla condivisione e dalla volontà di risolverli. Un esempio concreto l'ho trovato nella Comunità "Giovanni XXIII" di don Benzi. Infatti, una volta, sono stato in Albania a fare dei concerti sempre per l'evangelizzazione, sono stato ospite di una delle comunità del santo sacerdote.

Un'esperienza davvero unica. Una famiglia faceva da perno a tante altre situazioni, la chiamerò famiglia-capo. Questa era il fondamento della comunità e attorno ad essa giravano altre famiglie, con disagi di ogni tipo: una ragazza madre, una famiglia poverissima che non aveva più risorse, bambini affidati perché o orfani o semplicemente affidati, provenienti da svariate situazioni di disagio. Un episodio mi fece capire lo spessore della spiritualità che le animava.

Un bambino ospite voleva un biscotto e così anche il figlio della famiglia-capo. La madre-capo (per capirci), non fece preferenze ma in modo giusto accontentò prima il bambino ospite e poi il proprio, senza far mancare amore all'uno e all'altro e senza discriminare nessuno. Per me fu un insegnamento esemplare. E faceva così anche il Padre-capo, che non faceva il padrone, ma con gli altri papà era pari, ma nello stesso tempo esercitava la sua autorevolezza con amore. Col senno di poi mi viene da ringraziare la Provvidenza per aver inventato don Benzi e dato vocazioni così speciali a tanti uomini e donne che costituiscono l'ossatura di queste splendidi comunità.

Don Benzi, come sappiamo, cercava di risolvere anche altri problemi, come quello di tante ragazze ingannate nei paesi di origine e che arrivate in Italia venivano e vengono gettate sulle strade a prostituirsi. Altre due canzoni parlano di questo problema come "Sognando l'Italia" (presente nel CD "Attimi di Cielo") e "A Joy" (presente nel Cd "In fondo all'anima").

Seconda strofa

Azzurro di mattina presto,
polmoni pieni di tristezza
per tanto mondo che si svende,
cercando un posto tra le sponde…

A volte svegliarsi e trovarsi ancora in questa realtà che non riuscirà mai a centrarsi su ciò che vale veramente, ti fa sentire estraneo e cominciare la giornata, con le no tizie dei telegiornali, non sempre è buono. Allora anche se il mattino è azzurro, nei polmoni ti ritrovi la tristezza di chi ancora arranca a trovare la sua collocazione nella civiltà delle telecomunicazioni intrise di pubblicità, dove tutto diventa prodotto da vendere o comprare. Ti senti manipolato, guidato, come un fiume tra le sue sponde, verso qualcosa che non sai neanche tu. Credo, sia verso la confusione più totale. Che cultura strana, dove si sanno tante cose, ma molte, se rifletti, non servono a niente. Certamente non ti aiutano a vivere centrato sull'essenziale, ma sempre più sul superfluo.
Allora bisogna svegliarsi dal torpore che l'ideologia nichilista ha iniettato in ogni settore dell'esistenza, e con fatica ritagliarsi spazi per riflettere, organizzarsi e insieme ad altri creare spazi alternativi dove far venir fuori una nuova cultura che disobbedisca al consumismo, che disobbedisca alla cultura dello scarto, che disobbedisca alla cultura del tutto e subito, che disobbedisca alla logica del successo a tutti i costi, che disobbedisca ad una logica che per ottenere cose, basta prostituirsi al politico di turno, al potente di turno, che sia pure camorrista, che disobbedisca a tutto ciò che è disumano. Occorre una nuova umanità che non è venuta fuori dalle ideologie, che non è venuta fuori da secoli di presunta rivoluzione sociale, ma potrà venire solo da Gesù che ha ristabilito l'uomo nelle sue due dimensioni: umana e spirituale. L'uomo nella storia, se la si studia bene, ogni volta che ha indugiato su di una o su di un'altra si è ritrovato fuori dalla volontà di Dio con conseguenze disastrose.
Le sponde giuste in cui incanalarsi non sono quelle ideologiche, ma quelle per cui l'umano viene innalzato dalla sua sola natura umana verso quella divina. Elevarsi dunque, e ciò può accadere se si ascolta la Parola, il Verbo di Dio. Chi più di Lui, avendoci creati, può dirci fin dove possiamo innalzarci?

Primo lancio del ritornello

(tra le sponde) di questo grande mare,
di questo grande cielo
navigato, levigato dal rasoio dei potenti
e da tutta quella gente
che non ce la fa più.

I potenti raschiano ogni cosa anche a discapito dei poveri e dei deboli che vengono sfruttati loro malgrado. Nel Siracide (libro biblico tra i sapienziali) al cap. 12, 1-3 si legge:

Se fai il bene, sappi a chi lo fai; così avrai una ricompensa per i tuoi benefici.
Fà il bene al pio e ne avrai il contraccambio, se non da lui, certo dall'Altissimo.
Nessun beneficio a chi si ostina nel male né a chi rifiuta di fare l'elemosina.

Invece viviamo in una società dove si cerca di fare qualcosa al potente di turno per averne contraccambio, ma come vediamo la società s'è bloccata, non va avanti, perché come dice il libro biblico a fare il bene al "ricco", si perde il tempo e le sostanze. Continuando a leggere il Siracide fino al capitolo 13, ci sono insegnamenti molto particolari che vanno però filtrati con la Rivelazione somma di nostro Signore Gesù Cristo. Insomma per i potenti bisogna pure pregare affinché si convertano e vivano anche se a pelle ci fanno rabbrividire per il male che riescono a concepire...

  
Terza strofa

Non ci sono anche per te.
Mi nascondo dentro me.
E mi sto facendo male
perché è dura da morire…

A volte succede, quando la realtà è troppo pesante da digerire, si tende a chiudersi a riccio, sentendone tutto il peso... "è dura da morire"...In realtà bisogna aprirsi e riuscire a dare l'SOS. Cercare, cercare sempre, perché qualcuno ascolterà il grido degli umili.

Salmo 5, 1-3  

Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
Ascolta la voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché ti prego, Signore.



Secondo lancio al ritornello

(è dura da morire) in questo grande mare,
in questo grande cielo
navigato, levigato dall’amaro che mi prende
e per tutta quella gente,
che non ce la fa più.

 Da parroco, mi rendo conto di quanta gente ha bisogno addirittura del necessario. In parrocchia ci facciamo in quattro per racimolare quanto è necessario, ma non è mai abbastanza. Quello che facciamo è solo una goccia nel grande mare e nel grande cielo dell'amara realtà. Come diceva Madre Teresa di Calcutta: "Quello che facciamo è soltanto una goccia nell'oceano. Ma se non ci fosse quella goccia all'oceano mancherebbe."

Ritornello

Crederci è difficile e solo Tu puoi dirmelo.
Non cerco soluzioni, né facili illusioni,
ma sento che mi sfuggi ed io mi arrenderò.

Ebbene sì davanti a tanta sofferenza la fede può barcollare, franare. "L'umanità ha imparato a dividere l'atomo (ha scritto qualcuno su facebook) ma non ha imparato a dividere il pane." L'immenso dolore è frutto anche dell'incapacità di condivisione, che a causa del peccato, alberga nell'umano dalla notte dei tempi. Se dapprima  c'è da arrendersi... alla fine c'è da rimboccarsi le maniche...

ripetizione del ritornello con variazione

Crederci è difficile e solo Tu puoi dirmelo.
Non cerco soluzioni, né facili illusioni,
E sento che mi sfuggi, ma non mi arrenderò.

La ripetizione è sottolineatura, rinforzo, ma anche volontà ad aprirsi quando c'è troppo dolore. Non bisogna mai arrendersi perché Qualcuno è morto, ma è soprattutto risorto e dunque non c'è situazione umana che non possa risorgere. Finché siamo di qua la Provvidenza ha disposto la Misericordia, dopo la giustizia farà il suo corso. Puntiamo dunque al perdono, perché se lo diamo a piene mani, a piene mani lo riceveremo.
Non arrendersi mai nel fare il bene, senza mai stancarsi, soprattutto quando non c'è contraccambio.

Alla prossima Canzone per dare e cantare Dio...

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