sabato 19 dicembre 2015

A Joy

La canzone "A Joy" è una bella canzone che tocca un tema particolare: la prostituzione. Si trova nel CD "In fondo all'anima" (luglio 2015).

Ascoltiamo la canzone...



La canzone nasce dall'esperienza condivisa con altri giovani della parrocchia, dove sono parroco. Ero appena arrivato nel 2000 e alcuni di loro mi invitarono ad andare a trovare sulla strada queste ragazze di colore. Portavamo loro biscotti, latte, thè ... Tra noi c'erano delle ragazze che volentieri venivano ed invitavano queste ragazze di colore a stare la domenica con noi. Sono venute anche a Messa una volta. Mi sembrava di cogliere un certo disagio. La prima volta che andai, mi fecero una grande impressione e le loro storie raccontatemi dagli altri, che già le conoscevano, mi prepararono a vivere un'esperienza di incontro con Gesù reso schiavo dall'ingordigia umana. I senza Dio sono demoni senza dignità. Quell'esperienza si stampò nel profondo e diventando canzone, voleva e vuole dare voce al grido di quelle povere ragazze.

Dal punto di vista musicale la bossanova, ritmo sudamericano, fa da sfondo al racconto doloroso nella canzone. Inoltre ho preferito tenermi su di una tonalità inusuale per me, Fa-, con cui l'estensione della mia voce non raggiunge picchi esagerati come solitamnte mi piace fare.


Prima strofa

Come la notte scura è nera la tua pelle
e mentre i tuoi capelli ridono con te
ripenso al tuo dolore che non ha più sapore.

Davvero dopo tante notti all'addiaccio, il dolore di queste persone diventa opaco, senza volto, o col volto dei tanti che non se ne fregano di usare un corpo per un piacere che non sarà mai amore. Anche il sapore del sesso lo sentono sempre più come schiavitù, slegato dai sentimenti, dalle emozioni. Subiscono "per forza" una condizione mai scelta e mai voluta. Sanno di non avere più dignità e fanno fatica a rientrare nella logica di una realtà più umana. Prima della strada, ci raccontavano, avevano subito ogni tipo di violenza, fisica, morale e spirituale. Basti pensare a come venivano ricattate: "Se non fai come ti diciamo noi, manderemo col woodo gli spiriti a sterminare la famiglia". Un dolore totale, che per viverlo ci vuole la forza del voler esistere a tutti i costi. Un dolore cupo, per poter vivere morte. La notte, dunque, è oscura come la loro pelle, se non di più...

Le notti spirituali sono ancora più dolorose come ci raccontano tanti mistici. E ce n'è una di tutta l'umanità che va superata con un radicamento a Gesù Crocifisso (cfr: http://www.indaco-torino.net/gens/34_07_03.htm articolo di Chiara Lubich). Così si legge nell'articolo di cui ho riportato il link:
"Notte collettiva e culturale
Se consideriamo come è oggi il mondo, vediamo che si presenta veramente come è stato descritto da Benedetto XVI, poco prima di essere eletto Papa.
Egli così si esprimeva: «Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie». Fin qui il cardinale Ratzinger.
Giovanni Paolo II non aveva esitato a fare un parallelo tra la notte oscura di Giovanni della Croce e le tenebre del nostro tempo, che, come una sorta di notte collettiva, sono calate sempre più sull’umanità.
Dio, infatti, non è più, soprattutto nell’Occidente, l’interlocutore a cui ci rivolgiamo per risolvere i problemi e i quesiti che ci stanno a cuore. Non condivide più il nostro vivere quotidiano.
(...) 
Gesù Crocifisso e abbandonato
E, sempre nella Novo millennio ineunte, Giovanni Paolo II ha indicato la stella per questo cammino: Gesù crocifisso e abbandonato. «Non finiremo mai – dice – di indagare l’abisso di questo mistero (…): “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15, 34)». E spiega: «“abbandonato” dal Padre, egli si “abbandona” nelle mani del Padre».
Ne ha parlato anche il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, nei testi per la Via crucis del 1994 al Colosseo: «Gesù, il Verbo incarnato, – scrive – ha percorso la distanza più grande che l’umanità perduta possa percorrere: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”».
Gesù abbandonato è stato, quindi, proposto da Giovanni Paolo II a tutta la Chiesa, ma non solo da lui.
Qualche santo antico e alcuni teologi moderni di varie Chiese l’hanno già offerto alla cristianità. E c’è il nostro Movimento, per il quale Gesù abbandonato è centrale.
Ed è proprio questo che oggi vorremmo proporre a tutti: Gesù che grida a gran voce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15, 34).
È la sua passione interiore, è la sua notte più nera, è il culmine dei suoi dolori. È il dramma di un Dio che grida: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
Infinito mistero, dolore abissale che Gesù ha provato come uomo e che dà la misura del suo amore per gli uomini, in quanto ha voluto prendere su di sé la separazione che li teneva lontani dal Padre e tra loro, colmandola. E così ci ha redenti.
Il Movimento dei focolari porta con sé una ricchissima esperienza, con la quale dimostra come i dolori degli uomini, specie quelli spirituali, siano riassunti in questo particolare dolore di Gesù.
Non è simile a lui forse l’angosciato, il solo, l’arido, il deluso, il fallito, il debole…? Non è immagine di lui ogni divisione dolorosa tra fratelli, fra Chiese, fra brani di umanità con ideologie contrastanti? Non è figura di Gesù che perde, per così dire, il senso di Dio, che s’è fatto “peccato” per noi – come dice Paolo (2Cor 5, 21) –, il mondo ateizzante, laicista, decaduto in ogni aberrazione?
Amando Gesù Abbandonato troviamo il motivo e la forza per non sfuggire questi mali, queste divisioni, ma per accettarli e consumarli e portarvi così il nostro personale rimedio.
Se riusciamo ad incontrare Lui in ogni dolore, se Lo amiamo, rivolgendoci al Padre come Gesù sulla croce: «Nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito» (Lc 23, 46), allora con Lui la notte sarà un passato, la luce ci illuminerà." 
La resurrezione passa dunque per la croce, amata, ben sofferta e ben offerta.

Seconda strofa

Da tanti giorni ormai dividi con le stelle
e uomini di stagno quell’angolo di strada,
ci siamo a volte noi a darti una speranza.

 Si, le stelle stanno lì e sembrano non ascoltare il dolore dell'umanità. Soprattutto non vedono quegli uomini di stagno o di pietra che consumano indifferenti il loro piacere di un attimo senza immaginare neanche un pò che stanno procurando un'altra ferita a queste donne disumanizzate da tanta violenza. Ma poi c'eravamo noi e forse non solo noi, chissà quanti altri a voler dare una speranza così difficile da far capire e accettare.
Una società che permette questo scempio agli angoli delle sue strade frequentatissime, è una non-società. Questo scempio grida al cospetto di Dio e accumula carboni ardenti sulla testa dell'intera Nazione, che non sa svincolarsi da mafie assassine e che sempre più la stanno ammazzando. Non lo sentite anche voi il grido dell'Italia intera, che delegando la democrazia a politici senza scrupoli e ricchi faccendieri, langue e arranca tra poveri pensionati che scavano tra i rifiuti, giovani disoccupati senza più speranza e futuro e, infine operai sempre più delegittimati, con sempre meno diritti: svenduti con la complicità di dirigenti sindacali senza scrupoli.
Dove vuole andare l'Italia?
Eppure c'è speranza perché c'è un popolo che vive, ma è ancra troppo piccolo. Ma come il seme muore e poi produce molto frutto, come il lievito che poi fermenta tutta la pasta, questi uomini nuovi attendono di portare il loro apporto, che finirà, con l'aiuto di Dio, a superare un'altra notte oscura dell'umanità...


Il ritornello

Vorremmo dire al mondo la tua infelicità,
il grido che ti è dentro e che nessuno sa.
Vorremmo dire a tanti che quella schiavitù
di sesso sulle strade non la fomenti tu...

Il grido di un Dio che sulla croce ha preso su di sé tutto il dolore umano per poterlo rendere "offerta" espiativa, è ora sulle labbra, ma ancor più nell'esistenza di ogni dolore umano e anche in quello di Joy e delle sue amiche. Quella schiavitù non l'ha voluta la povera Joy, certamente quelli del racket della prostituzione, ma dall'altra anche tutti quegli uomini di stagno, dal cuore di pietra, che consumano, sono anche loro i responsabili di questo scempio. Così ragionando più a largo, dovremmo dare la colpa anche a noi che non facciamo niente perché certe cose non accadano. Quando ci chiudiamo nel nostro piccolo abbiamo già peccato di omissione.


... ma ogni uomo a metà, uomo che non è,
disumano, animale, che consuma e non sa,
che fa planare un angelo.

Uomo a metà, ma io direi non-uomo, demonio, è ogni abietto consumatore.
Parlo a te proprio. Cosa ti muove a fare una scelleratezza del genere. Quale ideale pervade la tua esistenza che ti permette di non pensare, solo consumare. Tu sei già maledetto dal tuo stesso peccato che ti farà ereditare un inferno peggiore di quello che fai vivere a quelle ragazze. Puoi sempre pentirti e "...  non peccare più".
Quanti senza cervello stanno in giro in questa società senza più educatori. La televisione e la spazzatura televisiva hanno regnato e regnano da tanto tempo e il risultato è qui: una società di uomini senza cervello, manipolabili, confusi, senza mete... ignavi.
Ma tra questi c'è ancora il piccolo seme che dà speranza, ma che ci auguriamo presto diventi visibile...

  
Terza strofa

In questa notte scura vorremmo nascesse un’alba,
che illumini il tuo viso e tutta la tua vita,
e cancellasse il male, che ora è nei tuoi occhi.

 La speranza, un'alba nuova desiderata e desiderabile: da dove e a chi implorarla, se non al Dio che cambia e può cambiare le nostre storie se a Lui ci affidiamo. Quanti uomini-nuovi occorrono per cambiare il mondo? Forse ne basterebbe uno, ma bisognerebbe seguirlo fin sulla croce e con Lui dare la Vita e non prenderla come fa la maggior parte delle "persone dabbene"...


Il ritornello

Vorremmo dire al mondo la tua infelicità,
il grido che ti è dentro e che nessuno sa.
Vorremmo dire a tanti che quella schiavitù
di sesso sulle strade non la fomenti tu,

ma ogni uomo a metà, uomo che non è,
disumano, animale, che consuma e non sa,
che fa morire un angelo.                                        

 A questo punto della canzone c'è un pezzo musicale con un sassofono struggente che si alterna con la chitarra e con un clarinetto. Un'idea musicale di Niki Saggiomo originalissima. E poi di nuovo il ritornello a rimarcare il tutto...

Ritornello... ripetuto

Vorremmo dire al mondo la tua infelicità,
il grido che ti è dentro e che nessuno sa.
Vorremmo dire a tanti che quella schiavitù
di sesso sulle strade non la fomenti tu

ma ogni uomo a metà, uomo che non è,
disumano, animale, che consuma e non sa,
che fa planare un angelo.

Nel finale il colpo di grazia diretto ai non-uomini, che continuando a peccare e consumare, fanno morire la vita nelle loro "vittime". Dire loro "animali" è ancora troppo poco, perché gli animali non sanno essere così violenti. Questi senza Dio consumatori di sesso, stanno diventando demoni e non lo sanno...

Uomo a metà, uomo che non sei,
disumano, animale, tu consumi e non sai,
che fai morire un angelo.

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