lunedì 30 maggio 2016

Perchè io lo so

Questa canzone l'ho scritta tra il 2003 e il 2004. Esiste in tre versioni tutte pubblicate: quella del 2005 nel Cd "Attimi di Cielo"; quella del 2011 nel Cd "Vegliando le stelle"; quella del 2015 nel Cd "In fondo all'anima".

Su youtube esiste ancora la prima versione con un video creato da una nonnina, Graziella Ranieri, che vive tra Italia e Germania. Questo primo arrangiamento è di Franco Cleopatra, grande musicista di Pomigliano d'Arco (NA).


Questa canzone è uno sfogo dell'anima, quando arranca e non riesce a prendere il volo. Sa dov'è la meta ma sente tutto il peso della materia con le complicanze delle tentazioni con gli annessi e connessi. Voler volare ma poi constatare che le ali sono di cera, è terribile. Ma nonostante tutto si tenta di dare un volto al dolore, all'Amore che non è amato. Una luce, dalle ceneri, sorge a darti speranza è sempre Lui, che fa capolino quando meno te lo aspetti e ti reindirizza.

Ricordo la sensazione e le emozioni che me la ispirarono. Avevo l'essere in subbuglio, non mi sentivo capito, amato, voluto bene, e vivevo una sorte di isolamento esistenziale, nonostante stessi in comunità con altri sacerdoti coi quali si va d'accordo, ma a volte diventa una vera e propria passione il rimanere. Ero poi a Roma per gli studi e quando gli esami incombevano, le tensioni aumentavano paurosamente e controllarle era un'impresa. Quando il selfcontrol parte per me si profilano due strade: scappare o scassare. Quando me ne viene bene, scappo e mi rifugio davanti a Gesù Eucaristia, o ad un bel panorama, o prendo la chitarra e canto fino allo stemperamento della tensione. Ma nel caso in cui non riesco a scappare, sono dolori. Rompo dapprima in me l'armonia, la pace, l'anima e poi la rompo a chi mi sta attorno: è terribile.

Poi ti trovi a fare meditazione dall'Ufficio delle letture e vi leggi:

"Dio è dappertutto; egli è immenso e dovunque presente, secondo quanto egli ha detto di se stesso: Io sono un Dio vicino e non un Dio lontano (cfr. Ger 23, 23). Non cerchiamo dunque Dio come se stesse lontano da noi, perché lo possiamo avere dentro di noi. Egli dimora in noi come l'anima nel corpo, purché siamo suoi membri sani, siamo morti al peccato e immuni dalla corruzione di una volontà perversa. Allora abita veramente in noi, perché lo ha detto egli stesso: abiterò in essi e camminerò fra loro (cfr. Lv 26, 12). Se noi siamo degni che egli abiti in noi, allora siamo vivificati da lui nella verità, come sue membra vive. «In lui, come dice l'Apostolo, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17, 28). (Dalle «Istruzioni» di san Colombano, abate -Istr. 1 sulla fede, 3-5; Opera, Dublino, 1957, pp. 62-66), L'immensa profondità di Dio).

 Se sei immerso in Dio, quando l'anima non sente più la pace, ma un'enorme divisione interiore, Dio dov'è?


Ancora San Colombano: "... nella santità di una buona vita; non nel parlare, ma nella fede che sgorga dalla semplicità del cuore".

Occorre fare allora come la Madonna, quando smarrì Gesù e lo andò a cercare nel tempio. Anche noi dobbiamo ricomporre quanto rotto, raccogliere i frammenti e andare a saldarli con una bella confessione e una Eucaristia riparatrice. Mamma mia quante volte ho riparato e quante ancora ne dovrò celebrare per la mia salute spirituale...

Poi all'improvviso mi ritrovo con questa bella frase di San Gregorio Magno: "L'anima afflitta si fa tanto più vicina a Dio quanto più si fa estranea alla stima e al favore umano; si dà subito alla preghiera, e, sotto la pressione esteriore, diventa più pura e più limpida, per penetrare più facilmente nel mondo interiore".

Questa canzone, "perchè io lo so" è nata proprio dall'alchimia del dolore che è diventato preghiera e poi canzone...

Ascoltiamola nella versione del 2011 solo con chitarre arrangiate (ossia organizzate) da Niki Saggiomo...



Ora cerchiamo di spiegare il testo...

Prima strofa

Io lo so che questo è amore:
se non vivo più per me.
Spengo il cuore ai desideri,
per far posto solo a Te.

 Guardando alla Croce, ci si rende conto chi è l'Amore e in cosa consiste: è dono totale di sé. Lo capisci pure con la testa, ma nella realtà si fa fatica a diventare dono "totale di sè" se non si fanno dei passi indispensabili. Uno di questi, consiglia Sant'Agostino, è spegnere tutti i desideri cattivi, da cui partono tutti i pensieri cattivi, tutte le voglie cattive, e da lì poi partono tutti i gesti cattivi e dunque i peccati. Cosa fare allora? Bisogna fare esercizio di spegnimento, appena sorgono i "desideri cattivi", spegnerli, per amore di Gesù, per Amore del Padre e dello Spirito Santo; spegnerli nell'Amore e per l'Amore ai Tre: Dio uno nell'Amore. In questo modo ci si svuota del sé nefasto... Così si legge in due bellissime pagine del libro di Jean Lafrance, Dimorare in Dio:


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Seconda strofa

Io lo so che quest’amore,
chiede che sia tutto in Te.
E’ un morire per amore,
in ogni istante, qui, per Te.

Diciamocelo quant'è, il Paradiso è davvero un grande dono e il ritorno a casa, costa. E' costato a Gesù l'annichilimento: da Dio, che era, solo spirito, si è umanato, "non ha considerato con gelosia la sua uguaglianza con Dio ma spogliò se stesso assumendo la condizione umana" (cfr Fil 2, 7) e poi ha dato la sua stessa vita e il Suo Spirito... Ha dato tutto di sè: ecco l'Amore svelato. E se Gesù ha dato tutto, dandoci un esempio, anche noi dobbiamo dare tutto per Dio. Se non arriviamo alla sua misura, non siamo ancora cristani. "Essere totalmente in Dio" è una meta da raggiungere col "morire per amore in ogni istante..." alla propria volontà per fare solo quella di Dio. Proprio come ha fatto e insegnato Gesù. Infatti, nel fare ciò, ora è il Re dei Re. Anche noi per dono parteciperemo alla Sua Gloria nella "misura del Dono di Cristo" ricevuto e nella misura in cui noi aderiamo e portiamo frutti innestati in Lui "come tralci alla vite".


Special che precede il Ritornello

E’ stringerti di più tra il cuore e l’anima.
Nuda croce che è un”perché” senza risposta.
Ed è stringerti di più tra il cuore e l’essere,
mentre brucio per amore tutto il “sé”.


L'anima che trova l'amore, se ne innamora sempre più e non può fare  ameno di cercarlo e di innamorarsene sempre più. Benedetti mistici che ci insegnano questo amore, con la loro vita, con la loro testimonianza. Così scrive Chiara Lubich:





Dal diario di Chiara Lubich

del 15 novembre 1968

"Da quando si è approfondita la conoscenza del Cuore di Gesù che, vivo, batte in Cielo per noi, con la grazia di Dio si fanno nuove esperienze spirituali. Alla visita, in chiesa, ad esempio, davanti a Lui, quando gli si dice: ti amo, la parola contiene veramente la realtà; non solo la realtà della volontà, ma quella dell’affetto, quell’affetto infocato che è umano ed è divino. Grazie a Dio, in verità, questo si può provare. Che il Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, mantenga il nostro cuore al calore del suo ed esso sia lo scrigno che contiene questo unico prezioso nettare: l’amore. Sì, l’amore, quello di chi è da Dio innamorato di Dio. Proprio così. Allora la vita qui in terra è piena, non manca più nulla.
«Cuore per cuore». Così, sinché la fiamma è accesa. Poi, nella desolazione e nell’aridità, ancora cuore desolato per il Cuore abbandonato di Gesù. Ma sempre «Cuore per cuore». Adesso si comprende meglio – e si ripete come cosa nostra –: «Sacro Cuore di Gesù fa’ ch’io ti ami sempre più»".

E' stringerti allora, sempre di più... o meglio ... dando spazio a Lui, Lui ci stringe a sé.


Ritornello

Perché io, lo so e più non so.
Io lo so e più non so, quanto ti amo.
Vorrei dirtelo così:
senza parole, senza parole, senza parole, solo per amore,
senza parole, senza parole, senza parole, solo per amore.


 Per me è così. Più vado avanti e pur sembrandomi che mi stia innamorando sempre più, scopro altre falle, altri "perché" a cui non so dare risposta, ma che devo amare anche se mi addolora prendere coscienza della "distanza" che il peccato ha scavato o scava ancora e che Lui mi rivela, volta per volta. Ma quando mi abbadono alla sua volontà allora rimango senza parole per il gaudio che provo, per la luce che mi rischiara, per l'altro passettino fatto verso l'Eterno e allora il "Ti amo", magari non si dice, ma il cuore lo esprime, la Vita lo dice. 

Così Papa Francesco: "La fede è fare spazio a questo amore di Dio, è fare spazio alla potenza, al potere di Dio ma non al potere di uno che è molto potente, al potere di uno che mi ama, che è innamorato di me e che vuole la gioia con me. Questa è la fede. Questo è credere: è fare spazio al Signore perché venga e mi cambi" (Omelia a Santa Marta 16/03/2015)

Più si fa spazio e più Dio ci plasma, facendoci diventare, quello che Lui ha già pensato che noi siamo. Insomma ci realizziamo totalmente se ci mettiamo totalmente nelle mani di Dio. E solo allora, una volta realizzati, cantiamo il "Ti amo" di risposta a tanto amore che lo stesso Spirito Amore, riversa nei nostri cuori facendoci dire: "Abbà Padre". E' il Verbo che conclude la sua discesa e la sua scesa. Noi diventiamo il Grazie alla Parola detta nell'Eternità quando la nostra anima è stata creata anch'essa Parola del Verbo, e che ritornando a casa non può non dire che se stessa, ossia "Abbà Padre, Grazie".


Terza strofa

Io lo so, ma più non so…
E vorrei esserti vivo.
Quante volte è più dolore,
non sentirti vivo, qui.


Quando si esperimenta la Presenza di Dio, la sua assenza diventa dolore. Capisci un pò cosa patiscono le anime del Purgatorio.

Dai Quaderni di Maria Valtorta. 17 ottobre ’43: Il Purgatorio in cosa consiste...

Dice Gesù:
«Ti voglio spiegare cosa è e in cosa consiste il Purgatorio. E te lo spiego Io con forma che urterà tanti che si credono depositari della conoscenza dell’al di là e non lo sono.
Le anime immerse in quelle fiamme non soffrono che per l’amore.
Non immeritevoli di possedere la Luce, ma neppure degne di entrarvi subito nel Regno di Luce, esse, al loro presentarsi a Dio, vengono investite dalla Luce. È una breve, anticipata beatitudine, che le fa certe della loro salvezza e le fa cognite di cosa sarà la loro eternità ed esperte di ciò che commisero verso la loro anima, defraudandola di anni di beata possessione di Dio. Immerse poi nel luogo di purgazione, sono investite dalle fiamme espiatrici.
In questo, coloro che parlano del Purgatorio dicono giusto. Ma dove non sono nel giusto è nel volere applicare nomi diversi a quelle fiamme.
Esse sono incendio d’Amore. Esse purificano accendendo le anime d’amore. Esse danno l’Amore perché, quando l’anima ha raggiunto in esse quell’amore che non raggiunse in terra, ne viene liberata e si congiunge all’Amore in Cielo.
Ti pare dottrina diversa dalla cognita, vero? Ma rifletti.
Cosa vuole il Dio Uno e Trino per le anime da Lui create? Il Bene.
Chi vuole il Bene per una creatura, che sentimenti ha per la creatura? Sentimenti d’amore.
Quale è il comandamento primo e secondo, i due più importanti, quelli che Io ho detto non esservene più grandi ed essere in quelli la chiave per raggiungere la vita eterna? È il comandamento d’amore: “Ama Dio con tutte le tue forze, ama il prossimo come te stesso”.
Per bocca mia e dei profeti e dei santi, cosa vi ho detto infinite volte? Che la Carità è la più grande delle assoluzioni. La Carità consuma le colpe e le debolezze dell’uomo, perché chi ama vive in Dio, e vivendo in Dio poco pecca, e se pecca subito si pente, e per chi si pente vi è il perdono dell’Altissimo.
A cosa mancarono le anime? All’Amore. Se avessero molto amato, avrebbero commesso pochi e lievi peccati, connessi alla debolezza e imperfezione vostra. Ma non avrebbero mai raggiunto la pertinacia cosciente nella colpa anche veniale. Si sarebbero studiate di non addolorare il loro Amore, e l’Amore, vedendo la loro buona volontà, le avrebbe assolte anche delle venialità commesse.
Come si ripara, anche sulla terra, una colpa? Espiandola e, se appena si può attraverso il mezzo con cui si è commessa. Chi ha danneggiato, restituendo quanto ha levato con prepotenza. Chi ha calunniato, ritrattando la calunnia, e così via.
Ora, se questo vuole la povera giustizia umana, non lo vorrà la Giustizia santa di Dio? E quale mezzo userà Dio per ottenere riparazione? Se stesso, ossia l’Amore, ed esigendo amore. Questo Dio che avete offeso, e che vi ama paternamente, e che vuole congiungersi con le sue creature, vi porta ad ottenere questo congiungimento attraverso a Se stesso.
Tutto si impernia sull’Amore, Maria, fuorché per i “morti” veri: i dannati. Per essi “morti” è morto anche l’Amore.»

Beato chi ama già da quaggiù e si prefigge di meglio amare Dio e il prossimo e con l'aiuto di Dio cerca di riuscirvici sempre meglio e sempre di più.

Quarta strofa

Io lo so che quest’amore,
chiede tutto dalla vita,
chiede il vuoto più totale,
che fa male, perché è amore.



Ebbene sì l'amore esige il dono totale di sé fino a spodestare l'io egoista, cercando di estirparlo fin nella radice. Ricordo quando ad una scuola di psicopedagogia nei colloqui veniva fuori sempre Dio. Allora lo psicologo, mi disse con forza, lei ora Dio non lo deve pensare, deve pensare solo al suo io. Ma purtroppo pur sforzandomi non ci riuscivo a distinguere nettamente il mio io senza Dio. Se per certi versi quella scuola mi servì per mettere a fuoco tanti punti della mia personalità, mi è servita soprattutto per capire il ruolo che Dio ha avuto nella mia vita...

Nella canzone parlo di "vuoto più totale" e  lo esige l'amore, che è tale se fa posto all'Altro. Come Dio Padre fa posto al Verbo e viceversa e, in questo loro essere l'uno nell'altro, sono l'Amore: lo Spirito Santo. Dio Amore, che ha come legge il dono totale di sé e, chi non ama con questa misura non può entrarvici. Ecco che la breve vita diventa il luogo della prova dell'amore, e beato chi la supera. Se non si mette a fuoco la meta difficilmente si fatica per raggiungerla. Allora a tutti vorrei dire: risvegliamo il desiderio del Cielo, perché è lì la nostra Patria. E cerchiamo di abbeverarci a tutte le fonti che ne parlano, altrimenti ci si appiattisce in questa valle di lacrime facendo diventare tante cose idoli muti e falsi che con l'aiuto del "fetente" finiscono per rovinarci e farci cadere nell'abisso.

Dopo la quarta strofa c'è di nuovo lo special e il ritornello... 

Ascoltiamo la canzone nella versione del 2015 col nuovo video.





Alla prossima "canzone per dare e cantare Dio"...


mercoledì 27 aprile 2016

Sognando l'Italia

Dal Cd "Attimi di Cielo del 2005.
Quella mattina del 2002 dovevo vedermi con un amico a Sessa Aurunca (CE), per un concerto nella sua scuola. Infatti Carmine, insegnava alle elementari ma è anche pittore e disegnatore fine. La copertina del CD Buone Nuove fu inventata da lui.
All'uscita dalla A1 a Capua, per raggiungere Sessa Aurunca, ci sono diversi chilometri da percorrere sull'Appia o anche SS7. Quella mattina per tutti i 30 km sono rimasto impressionato dall'elevato numero di ragaze straniere che facevano capire che stavano lì per prostituirsi. Arrivato a Sessa ho chiesto se avevano mai denunciato il fenomeno alle autorità competenti. Mi hanno detto che erano ragazze albanesi per lo più e che le denunce c'erano state, ma inascoltate...

Intanto per televisione avevo visto in una trasmissione don Benzi, che faceva raccontare ad una ragazza albanese la sua triste storia. Lei si era rifiutata di prostituirsi ed era stata scaraventata dalla macchina dal suo aguzzino il quale poi l'aveva investita con la macchina volendola uccidere. Per fortuna venne soccorsa e segnalata ad una comunità Giovanni XXIII, che se ne prese cura.
Il dolore immenso di questa ragazza mi squartò il cuore. Soprattutto mi aveva colpito che lei era stata illusa dal suo ragazzo, che le aveva promesso "la luna" in Italia, ma arrivata qui aveva subìto l'inferno della violenza gratuita e senza risparmio di botte di ogni tipo. 

Ma come fanno a vivere uomini così disumani, senza scrupoli, senz'anima, senza sentimenti, senza vita? E come si fa a tradire un amore per denaro? E come si fa a non rendersi conto di essere incappati nelle grinfie di Satana? Quest'ultimo odia l'umanità e insegna a farsi del male. Chi uccide con un'arma o con le parole o, con l'astuzia tende a schiavizzare un suo simile, deve sapere che sta facendo il gioco del nemico. Immaginate poi che col peccato con cui si cade all'inferno lo si subirà per l'eternità. Chi è stato violento, subirà violenza di là, chi ha sporcato d'immondizia il mondo, la troverà a fargli da giaciglio, chi ha assassinato riceverà i colpi che ha dato...

Visione dell’inferno di Suor Faustina Kowalska
“Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell’Inferno.
É un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda ed indescrivibile.
Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall’altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l’onnipotenza di Dio.  
Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l’eternità.  

Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell’inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l’inferno c’è.  

Ora non posso parlare di questo. Ho l’ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l’inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la misericordia di Dio per loro.”

Nell'anno della Misericordia, bisognerebbe gridarlo ovunque a tutti, di ravvedersi, perché Dio è paziente, perdona, ma poi è giustizia infinita e chi non è veramente pentito ne subirà gli strali.


Ascoltiamo la canzone...

Spieghiamo il testo della canzone

Prima parte della prima strofa

Tra le mani il volto e il sogno infranto
di una vita spenta nel rogo di una lucciola.
Sognavi un mondo colorato di farfalle,
di fiori profumati dalla voglia di vivere.


Passando per l'Appia Antica, che dall'uscita del casello di Capua andava verso Sessa Aurunca, tra i volti di tante ragazze, che poi seppi erano albanesi, mi colpì una che era seduta vicino al suo fuoco con la faccia tra le mani. Così persa tra i pensieri. Ne contai decine lungo quei trenta chilometri e mi facevano più schifo quelli che che usavano il loro corpo senza chiedersi da dove venivano, che avevano nel cuore. Che schifo di umanità, quegli uomini che fanno sesso solo per dar sfogo al loro istinto animale e che tante volte poi ritornano dalle mogli assatanassati e violenti, spenti nell'anima, accesi solo dagli istinti bruti... Mi è capitato di vedere le lacrime di donne che si sono accorte che i mariti frequentano le donne di strada, e vorrebbero ricondurli a ragionare, ma come ci sono dipendenze dall'alcol, dal gioco, c'è pure la dipendenza dalla pornografia e dal sesso di strada.

Davvero non riesco a capire come si fare sesso con un'infelice, che sta lì perché sfortunata, schiavizzata...con un "sogno infranto", "una vita spenta nel rogo di una lucciola. Povere ragazze, povere famiglie che hanno sperato nella traversata dell'Adriatico per un futuro migliore e invece... lì a dare un corpo per la sete di peccato di uomini avidi di piacere. Chi è più colpevole chi le ha schiavizzate o chi le usa? Chi le usa è ancora più meschino, più Caino, più demonio. Quanta crudeltà grida al cospetto di Dio. E chi ne permette lo stazionamento, tanto che si da tempo alle mafie di far sostare e ai clienti di consumare, che colpa avrà? La nostra povera politica italiana che si è incartata nei bassifondi della disumanità e nel pantano delle infinite ingiustizie. La nazione più corrotta d'Europa seconda solo alla Bulgaria. Il popolo più derubato del globo... che primati!!! Derubati da leggi inique, da gente senza scrupoli, da ignoranti che fanno discorsi al parlamento senza sapere cosa dicono e si vantano della loro stupidità...

Anch'io, come la ragazza albanese della canzone, col viso tra le mani, sogno un mondo colorato di onestà, di orgoglio italiano, senza disprezzare nessun popolo... Spero davvero che la "piaga di Caino" si chiuda al più presto e ci sia una rinascita e una giustizia giusta, che per ora sembra impossibile.


Seconda parte della prima strofa


Sbarcare a Brindisi su spiagge ruvide,
luci lontane un miglio: ecco l’Italia e le speranze.
‘Ti amo’ – diceva – ‘vieni con me e la felicità sarà per noi’
Adesso, tradita, offesa... Su quella strada, il sogno

 
Da anni gli sbarchi dall'Albania sono terminati. Questa canzone forse, appartiene alla storia ormai, testimonia però lo spaccato di una vita "infranta" sulle spiagge ruvide del brindisino. Quella ragazza aveva creduto al suo fidanzato, ai suoi "ti amo" e invece...

Per ben due volte sono stato in Albania per concerti e lì ho potuto cantare questa canzone spiegandone la storia. Ho visto il volto di alcune ragazze, che capivano l'italiano, rigarsi di lacrime. Avrò causato dolore, ma ho aperto gli occhi su di una difficile realtà.

Il primo ritornello


“Albania, casa mia.
Alba mia, dove sei?
Sorgi ancora, ti prego,
fammi di nuovo respirare.

Albania casa mia.
Alba mia, dove sei?
Quanto cielo ho da arare,
quante nuvole da perdonare...

Quando spesso mi ritorna...
Sognando l’Italia che non ha niente...


Il ritornello si divide in tre parti, due uguali musicalmente e poi un finale che anche musicalmente da un arresto, diminuisce di tono, da Re va a Do per poi risalire...

Inoltre gioco sulle assonanze "Albania" "Alba mia" ... L'alba è sempre foriera di una novità. Novità che ho sperato per questa ragazza, mettendomi nei suoi panni e facendole dire le sue speranze per un futuro migliore. 

Anche l'immagine che è nella frase: "Quanto cielo ho da arare, quante nuvole da perdonare...", dicono il lavoro che ci vuole a rimuovere sofferenza, dolori, ferite, sia dall'anima che dalla vita. Davvero solo Dio potrà dire basta a tanto orrore, ed asciugare lacrime infinite. Così si legge nell'Apocalisse di Giovanni al Capitolo 21:
  
1 E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. 2E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:

"Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
4 E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate".
5E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose". E soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e vere". 6E mi disse:

"Ecco, sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell'acqua della vita.
7Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio .
8Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte".


L'Apocalisse ci dice chiaramente che il Paradiso c'è e ce lo dobbiamo meritare. Dobbiamo fare il nostro sforzo con la volontà che deve diventare "buona". Papa Francesco in una delle sue catechesi fa la differenza fra il peccatore e il corrotto. Il primo sente il dolore del suo peccato, mentre il secondo non sente più il richiamo della coscienza, e non sente il bisogno di chiedere perdono a Dio e non andrà neanche a confessarsi o se lo fa lo farà in modo superficiale... Insomma bisogna riflettere molto su queto brano dell'apocalisse e sulla inelluttabilità della seconda morte.

Prima e seconda parte della seconda strofa

Tra le mani, chiusa è la mia vita,
schiava, del dolore e di uomini-nulla.
Ho un corpo che non vive e non conosco più
mentre mi sta sopra il mondo che sognavo libero.

Schiavo anch’esso di sesso, di violenza
mi compra e mi riversa nel fiume scuro delle lucciole.
‘Ti amo’ – diceva – ‘vieni con me  e la felicità sarà per noi’
Adesso, tradita, offesa... Su quella strada, il sogno.


Ancora presto la mia voce al grido di questa povera ragazza infelice. Le faccio dire cose che penso io, ma che certamente stavano anche nel cuore della ragazza aiutata dalla Comunità Giovanni XXIII di don Benzi. Ci rimprovera d'essere collusi con quel mondo di bruti che consumando alimentano la prostituzione. "Un mondo" - dice - "che sognavo libero, invece mi sta sopra, perchè anch'esso schiavo di sesso e di violenza". Parole dure rivolte ai tanti uomini-nulla che con la loro bramosia sessuale uccidono due volte, fisicamente e psicologicamente; rivolte anche agli uomini di mafie che fanno affari dal dolore inferto a tante povere ragazze; inoltre, parole dure rivolte a tanti che non dovrebbero far accadere queste cose nelle nostre periferie... 

Come si fa a ricostruire una personalità distrutta da tanto dolore? 
Solo Dio potrà far risorgere dal baratro in cui tante donne cadono fidandosi dei loro aguzzini, creduti uomini veri... 

E solo a Dio rivolgiamo la nostra supplica affinché liberi al più presto l'umanità dalle strette del nemico numero uno: il serpente antico, da cui provengono tutte le aberrazioni...

 Ritornello ripetuto ma con delle variazioni nel testo


Albania, casa mia.
Alba mia, dove sei?
Sorgi ancora, ti prego,
fammi di nuovo respirare.

Albania casa mia.
Alba mia, dove sei?
Quanto cielo ho da arare,
quante nuvole da perdonare...”

Albania anche mia.
Alba mia anche per te,
sorgi ancora, ti prego,
asciuga i solchi della vita.

Albania anche mia.
Alba vera, tu ci sei
in ogni uomo, in ogni sguardo,
che ama sotto il Cielo...

Quando spesso mi ritorna l’altra Italia che mi sorprende,
un raggio mi riluce il senso e il vivere. 


Finisce la costruzione diretta, ossia le parole dette dalla ragazza e ricomincio a dire la mia nella canzone: "Albania anche mia. Alba mia anche per te...". Queste parole sono l'augurio che possa cambiare la sorte di una nazione che ha conosciuto la dittatura comunista (l'Albania) e che possa rialzarsi con l'aiuto di un occidente distratto dalle guerre, che alimenta per ricavarne solo denari sporchi di sangue. 
"Sorgi ancora, ti prego, asciuga i solchi della vita", i solchi sono le ferite profonde inferte nella terra per poter poi seminare. Sempre dovremmo imparare da Gesù a trasformare le ferite in "feritoie" (diceva don Tonino Bello), trasformare i solchi in opportunità, i dolori in offerte per la propria e altrui redenzione.

"L’altra Italia che mi sorprende"... è in tanti veri uomini e vere donne che sull'esempio di Gesù e con l'aiuto della sua Grazia, sono diventati, sono divetate, speranza per tanti, che altrimenti si sarebbero disperati. Penso a don Benzi, a Chiara Lubich, a Madre Elvira... 
Daccene ancora, Signore, di uomini-mondo, che amando danno a te la visibilità perché tu hai detto: "Se la mia parola rimane in voi porterete molto frutto"; "A chi mi ama mi manifesterò" e, "chi vede Me, vede il Padre". Dunque, chi ama te, manifesta Te, il Padre e lo Spirito Santo, ossia Dio-Amore. In uomini così "riluce la speranza, il senso del vivere per QUALCUNO e il nichilismo è ben sepolto.

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...
 

venerdì 8 aprile 2016

Siamo tutti migranti - Inno ufficiale del "Festival dei diritti dei ragazzi" 2016

 E' tornato anche quest'anno l'atteso "Festival dei diritti dei ragazzi", l'appuntamento promosso dall'Ufficio Scuola della Diocesi di Nola (NA), l'Assessorato all'Istruzione e ai Beni culturali del Comune di Nola e la Cooperativa sociale "Irene '95" di Marigliano (NA), spazio annuale di confronto e riflessione sul tema dei diritti dei più giovani.
Centianaia i ragazzi toccati dall'evento, grazie al coinvolgimento di decine di scuole del territorio e di numerose associazioni e movimenti.
Tema scelto per quest'anno è "Siamo tutti migranti". "Negli ultimi mesi il corpicino di Aylan Kurdi - si legge nel documento di presentazione del Festival - morto su una spiaggia e quello del neonato nella tendopoli di Idomeni hanno dato uno scossone alle nostre coscienze, facendoci capire che tutti i migranti sono innanzitutto persone e non potenziali terroristi;[...] Di fronte a queste storie personali, siamo tutti migranti! Nel senso che comunemente diamo oggi a slogan come questo: siamo tutti con loro, ci sentiamo tutti uniti a loro. Ma, soprattutto, nel senso che siamo impegnati a riscoprici tutti migranti: migranti sono stati i nostri padri in cerca di “fortuna”, migranti siamo tutti oggi, in un mondo-villaggio globale dove la diversità come ricchezza e la pace come “convivialità delle differenze” (don Tonino Bello) dovranno avere ragione sui rigurgiti di nazionalismo egoista e sulle intolleranze di ogni tipo".
Il Programma come sempre ricco di appuntamenti eterogenei e interessanti. Brochure del Festival.

Coinvolto come ogni anno, ho messo a disposizione del Festival la mia vena creativa. Una sera ero già a letto e con gli occhi che stavano per chiudersi, don Virgilio, responsabile dell'Ufficio scuola della Diocesi di Nola, bussa alla mia porta, le nostre stanze sono sullo stesso pianerottolo, e mi comunica il tema scelto per quest'anno: Siamo tutti migranti. La morte del bambino, Alyan, su di una spiaggia nel mare Egeo aveva colpito tutti, e come tutta la segreteria del Festival fu concorde, così anch'io.

Non riuscivo più a chiudere occhio e subito incominciai a scrivere le prime frasi di quello che poi è diventato l'inno. Il giorno dopo afferrai la chitarra e la melodia cominciò a venire come dettata da qualcuno.


Le immagini del video mi sono state mandate col materiale del Festival, ci ho solo messo le parole e la canzone come sottofondo.

Il testo. Una poesia? Non so. Io so scrivere solo canzoni. A detta di tanti cantautori famosi come dal "principe", ossia Francesco De Gregori e tanti altri, non c'è da confondere tra poesia e canzoni. La poesia funziona da sola, il testo di una canzone ha bisogno inesorabilmente di una melodia e di un arrangiamento musicale. Così questo inno, qualcuno ci potrà vedere anche della poesia, ma per me è soprattutto una canzone d'autore.

L'intro musicale. Le note dell'introduzione le ho pensate immaginando le onde del mare e alle grida della madre e del padre di Alyan. Mettono tristezza e fanno subito pensare. Daltronde la musica non deve solo divertire, deve soprattutto emozionare e anche far pensare.

La prima strofa

Da che nasci a che muori
è un migrare nel tempo.
Non ti puoi più fermare
e con te la tua vita.

Sì, perché ognuno di noi nasce, vive, muore, è inesorabile questa parabola per ogni umano che apre gli occhi sotto al Cielo e, chi crede a un oltre, sa di essere un migrante su questa terra. Se si riflette bene si è migranti comunque anche se non si crede. Si entra nell'esistenza e chi non crede all'oltre dovrà credere almeno che si migra verso l'oblio del "sé". Siamo migranti nel tempo e una volta nati non ci si può fermare, si deve andare ovunque ti porta la vita, nel bene o nel male.

Per chi crede, la Vita ha un volto, il volto di un Dio. Per me cattolico cristiano, ha il volto di Gesù. Di Sé ha detto: "Io sono la via, la verità, la vita". Quanti credenti smarriscono questa vita! L'altro giorno ho incontrato un giovane papà con due bimbi, di cui il più piccolo in braccio, mi diceva: "Non posso credere più nella Chiesa, gli scandali, la pedofilia, lo Ior, il cardinale con l'attico di milioni di euro...". Oggi anche i credenti o presunti tali, non sanno bene distinguere tra uomini di chiesa e uomini di Dio. Forse che Gesù non lo sapeva di che pasta eravamo fatti? Eppure con questi uomini scassati porta avanti la barca della salvezza, la SUA CHIESA, il SUO POPOLO NUOVO, che è continuamente bastonato dal "nemico" che fa cadere, ricadere, ma che Dio non si stanca di rialzare in tutti i modi possibili... e a volte non con voci "ecclesiastiche" ma con voci fuori dal coro che accende dove vuole e come vuole. E' il caso di Nawal Soufi, marocchina che vive in Italia, che sta dando lezioni di umanità al mondo intero. Risentiamo quando ha detto in pochi minuti al Parlamento Europeo...

Ha solo 28 anni e certamente passerà alla storia per aver aperto occhi e cuore di un'Europa chiusa in se stessa e in balia di tutte le mafie possibili e immaginabili.

Davvero, come aveva già detto Gesù: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19, 40). Una Chiesa che si aggrappa al potere o al denaro presto viene abbandonata da Dio, ma se ritorna ad avere i poveri, gli ultimi, al centro, risorgerà e potrà ridiventare profetica, credibile. Papa Francesco sogna una chiesa povera tra i poveri (http://www.diocesi.torino.it/diocesitorino/allegati/50722/Relazione%20Mons.%20Marcello%20Semeraro%20%281%29.pdf). Quanta zavorra ancora da buttare in fondo al mare della storia!

Seconda strofa

Da che nasci a che muori,
è un migrare del cuore.

Non si può più fermare
se non batte, si muore. 

La vita si svolge tra una amore e un altro. Credo, infatti, che siamo attirati solo dall'amore, che spesso confondiamo con ciò che ci fa male. Infatti, un drogato si droga perchè ama quell'estasi, pur sapendo che si fa del male. Un giocatore accanito va a giocare perché l'adrenalina della possibilità di una vincita, lo seduce...e così via. Occorre allora distinguere con la Luce che il Signore ci ha dato abbondantemente, ciò che ci fa male e ciò che ci fa bene. I dieci comandamenti non sono semplicemente dei paletti, ma delle regole per farci stare nella VITA VERA, e Gesù con la sua stessa Vita, e con quanto ci ha lasciato, li ha portati a compimento. Ossia non li ha aboliti ma li ha perfezionati, e se i Dieci Comandamenti hanno sollevato dal fango l'umanità, il Signore Gesù ci ha elevati a "poco meno degli angeli"... o come si dovrebbe meglio tradurre il Salmo 8: Poco meo di un elohim, ossia di un dio.
Il cuore allora deve imparare a desiderare ciò che è buono e respingere la corruttela e le bugie del nemico dell'umanità: i sibili del serpente antico, sempre in agguato. Ma oggi sembra che la cultura ci dica piuttosto che l'uomo si sia nuovamente smarrito, perché ancora una volta il tentatore fortificato dall'enorme mole di peccati che l'umanità commette, e per la quale Dio si allontana, stia scegliendo di vivere senza Dio e all'orizzonte non sa che che c'è il vuoto. Suor Faustina Kowalska nel suo bellissimo Diario ebbe una visione che io riporto per cercare di aprire le orecchie e il cuore di tanti smarriti.

“Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria,
di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando
e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioé l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Diario, 153).


Il cuore dunque deve battere ma per qualcosa di grande e di bello, anzi per Qualcuno che per noi ha dato la Vita, per salvarci dalle grinfie del disgraziato senza tempo.


Prima parte del ritornello

Allora tutti bisogna migrare,
dall’aurora al tramonto del sole,
costruire una patria speciale,
che potremmo abitare domani.


Il verbo migrare non è inteso solo come uno spostarsi da un luogo ad un altro, ma come spazio-culturale in cui ogni essere vivente deve muoversi per poter vivere. Infatti, ognuno nasce in un contesto culturale suo proprio dove la globalizzazione suo malgrado, scardina tanti principi che per alcuni sono vitali, da qui le reazioni dell'Islam e i nuovi nazionalismi. Secondo me per superare la crisi culturale occorrerebbe guardare alla Trinità ove l'Unità e la distinzione sono sempre salvaguardate. Ho letto un libro che cerca di spiegare quello che sto dicendo, "La Trinità: modello sociale" di Enrique Cambon (per chi vuole approfondire: http://www.indaco-torino.net/gens/94_06_04.htm). Una società "trinitarizzata", dove le identità dei popoli non vengono meno, ma solo purificate dagli eccessi, mettendo al centro l'uomo e nessun altro interesse, porterebbe ad una nuova comprensione della realtà senza le tante paure, di cui si alimentano tutti i fondamentalismi. "Una patria speciale da abitare domani", la si costruisce giorno per giorno senza mai scendere a compromessi col male o con la corruttela... I Padri della Chiesa ci invitavano a fuggire il male e Papa Francesco recentemente ha detto: "Con Satana non si dialoga" (http://www.papafrancesco.net/inutile-parlare-con-satana-perche-e-astuto-la-parola-di-dio-ci-difende/).


Seconda parte del ritornello

Tutti siamo migranti spaesati,
dal frastuono di tante parole,
ma ci basta guardare un bambino,
che muore tra le onde di un sogno…


per capire chi siamo, siamo tutti migranti
e la terra è la casa di tutti migranti 


Sì, siamo spaesati, senza più identità forti, ancora in fondo al tunnel. Eppure una luce c'è ed è sempre lì che attende. Gesù ha detto di sé: "Io sono la Luce"... O se lo lasciassimo entrare, invece di mediarlo male, creando reazioni anche nelle persone più semplici! Eppure quando si leggono le vite dei Santi, ti accorgi che non hanno fatto altro: farlo entrare. Non si sono costruiti un Dio a loro immagine e consumo: un'idea di Dio, ma si sono fatti modellare. Ricordo una frase nel film "Francesco" della Cavani: "Io ho potuto solo ascoltare". Francesco, il Santo di Assisi, interpretato da Mikey Rourke, era a faccia a terra, e aveva tra le mani la terra della sua Assisi. Intorno c'erano tanti fraticelli venuti da ogni parte che volevano una regola più accomodante. Con forza il Serafico diceva, che la regola era il Vangelo. La storia la conosciamo, se si vive il Vangelo sorgono cose meravigliose, anche oltre quello che possiamo immaginare.
C'è un frastuono di parole, in questa cultura del tutto contro tutto, manca quella che mette ordine. Un sacerdote amico mi ripeteva: "Metti Dio al primo posto e tutto il resto andrà al suo posto", ritenendola di Sant'Agostino. L'ho sperimentato tante volte. Dio vorrebbe esercitare la sua Paternità, ma senza violentarci la coscienza. Solo chi vuole potrà sperimentarne la Presenza, la Bontà, l'Amore e il riordino della propria esistenza.
Nel frastuono di parole, ci sono poi le notizie che ti spaccano il cuore come la morte del piccolo Alyan. A distanza di mesi nulla è cambiato. Anzi l'Europa è legalmente impermeabile, ma le mafie la traforano da parte a parte come vogliono. Il Mediterraneo non è più blu, è rosso diceva Nawal al Parlamento Europeo. Proprio così, come si fa a dormire notti tranquille pensando che popoli interi sono alla ricerca di un pò di pace, destabilizzata da affaristi senza scrupolo e tra questi c'è pure l'Italia, che vende armi alla Turchia, ai paesi arabi... un film già visto: l'Italia che si alleava con Hitler... e noi italiani?

Chi siamo dunque? I soliti traditori del Bene?
"Ma ci basta guardare quel bambino che muore tra le onde di un sogno per capire chi siamo: siamo tutti migranti".

Una preghiera mi viene dal cuore.

Carissimo Signore Iddio, 
che mi hai amato immensamente e mi ami, 
e come ami me, ami tutta l'umanità, persona per persona, 
accendi i cuori di tanti, risvegliali al tuo amore, 
facci rinsavire dal torpore di coscienze 
disumanizzate dai falsi idoli, e dalle false ideologie. 
Pronuncia il tuo "basta", come lo hai pronunciato tante volte nella storia, 
aprici le orecchie e il cuore alle tue Sante Parole 
ed erudiscici sulle infinite bugie di Satana. 
Riumanizzaci, solo Tu puoi farlo. Amen

Terza strofa

Ogni uomo che nasce e poi muore,
ha diritto alla vita nel mondo,
ha diritto a un approdo sicuro,
a una patria di pace comune.


Un epilogo che sembra scontato, ma è ancora un sogno da realizzare. Quante guerre, quanti morti inutili, quante ideologie che magari avevano a cuore una finalità umanizzante, ma oggi cosa c'è di umanizzante, nell'accumulare denaro, per poi veder morire tanti?
Davvero questa umanità non ha una bussola, è alla deriva. Pochi personaggi strapagati, per raggiungere un nuovo ordine diabolico.

Carissimi popoli, bisogna svegliarsi e dar luogo a un nuova umanizzazione, che non perda di vista il soggetto principale: l'umanità. Se tutti hanno diritto a una patria di pace comune, i primi ad essere debellati devono essere i guerrafondai. Finché avremo la possibilità di esprimerci democraticamente, dobbiamo farlo per il BENE COMUNE. Dopo sarà troppo tardi.

Quante cose si possono dire in pochi versi!  Mi meraviglio io stesso, quando li rileggo e vi scopro profondità che nemmeno avevo pensato o immaginato, mentre li scrivevo.
La melodia poi accompagna i significati e quando si sposano bene le tre "componenti genetiche" (Paolo Jachia) di una canzone, ossia testo, musica e interpretazione, allora è segno che qualcosa ha funzionato nell'ispirazione, dando gioia prima a chi scrive e poi a chi ascolta.

Alla prossima canzone ... per dare e cantare Dio.




mercoledì 30 marzo 2016

Jesus on line

Un titolo che è tutto un programma. "Jesus on line": Gesù è on-line... Non solo "una canzone per dare Dio e cantarlo", ma anche per danzarlo... Ma come è venuta fuori?

Anno del Signore 2001, appena approdato nella nuova parrocchia di San Felice in Pincis. La gente ci ha visto come nemici fin dall'inizio, dispetti a non finire da parte dei giovani, dei filo-ex parroco... insomma resistenze e cattiverie di ogni sorta a rendere la mia allora precaria fede ancor più in bilico. Secondo il mio sentire: "Non mi vogliono, arrivederci". Invece don Peppino, l'altro sacerdote della comunità, con determinazione, voleva restarci a costo di avere tutti contro. Daltronde era stata sua l'idea di fare una comunità e unità pastorale sul territorio di Pomigliano. Avevo accettato per farlo contento anche se ancora ero scottato dalla perdita di mia mamma che mi aveva prostrato spiritualmente. Il Vescovo mi aveva dato qualche mese di "riposo", ero andato qualche settimana al Centro dei Sacerdoti del Movimento dei Focolari a Grottaferrata e lì mi ero ripreso abbastanza. A settembre 2000 eravamo approdati nella gabbia dei "tutti contro tutti". Non auguro a nessuno quello che abbiamo sopportato in quegli anni.

Col senno di poi, credo che sia valsa la pena soffrire e offrire ogni cosa per il Regno dei Cieli. Sono nate, dal dolore sofferto e offerto per Gesù, tantissime vocazioni all'Opera di Maria, ossia il Movimento dei Focolari e tra queste, Gina Sodano di cui ho già parlato nella canzone "Un mare per volare".
Ritorniamo alla canzone.
Una mattina ho afferrato la chitarra e ho cominciato a rimurginare dentro di me: "Ci sei o non ci sei?", allora cominciava l'era di internet e i modem per collegarsi facevano una musichetta che poi ho messo all'inizio della canzone... "Gesù sei on-line?"...
C'era anche l'esigenza di fare qualche canzone per l'animazione dei ragazzi del catechismo per svegliarli un pò e allora: "Jesus on line..."

www.mimmoiervolino.it

Presentazione della canzone nella trasmissione "Cristianità" su RAI International

A questa canzone se ne aggiunsero altre cinque e in più mi venne di di mettere sul CD che prende il nome dalla canzone che sto presentando, una traccia multimediale corredata del racconto della mia vocazione, con lo sfondo della bella Costiera Amalfitana, di un video con una scuola di danza con propria coreografia, testi e catechesi...insomma di tutto. L'esperienza della traccia multimediale fu una cosa innovativa. Forse sono stato il primo sacerdote cantautore a metterne una in un CD musicale.

Racconto della mia vocazione nella traccia multimediale del Cd "Jesus on line"

Nel 2001 avevo già pronto il CD ma non sapevo con chi produrlo. Nel 1999 le Paoline mi avevano aiutato, rifaccio la proposta, ma loro mi dicono che la musica dance non è musica, è rumore. E' vero concordo... ma la mia era più una proposta di evangelizzazione per i giovanissimi, un esperimento. Daltronde nei concerti queste canzoni divertivano e coinvolgevano tantissimi e proprio per esse mi hanno chiamato dappertutto persino in America.

Questa dell'America è una storia che vi devo raccontare. 

Da Radio Kolbe di Schio (Vicenza), mi arriva l'invito a partecipare al meeting dei giovani intorno al 14 agosto 2001. Mi invento un look giovanile, con il microfono senza fili ad archetto, con un gruppo di ragazzini del meeting per due giorni facciamo le prove dei movimenti per l'animazione del pubblico. Salgo sul palco, con la ciurma di bambini e ragazzi, e comincia la prima canzone Jesus on line... Il coinvolgimento è totale, la gente è divertita. A quelli di Radio Kolbe viene in mente di registrare e fare copie del concerto sulle famose cassettone VHS, che andranno a ruba. Io non avevo ancora il CD tra le mani. La produzione del Messaggero di Sant'Antonio, avverrà solo nel 2002. 

In quell'occasione c'era una produttrice americana sotto la palco, perché aveva accompagnato alcuni artisti americani al meeting. Quando scende anch'ella entusiasta, mi invita ad andare a Washington, come ospite di una grande manifestazione di musica cristiana. E' ovvio che dissi subito il mio "Sì". Intanto a settembre di quell'anno ci fu l'attentato alle torri gemelle, per cui sembrava che questo evento dovesse saltare, invece mi arriva l'invito della Wendy per il 5 dicembre 2001. La fifa di prendere l'ereo mi fece optare per una partenza insieme a Roberto Bignoli, che pure vi doveva partecipare, per ricevere un premio: gli Unity awards della musica cristiana. All'inizio di Novembre siamo in aereo alla volta di Toronto. Approfittai di questa opportunità per far visita a una mia cugina che da qualche anno si era trasferita con figlio in questa metropoli. La mia presenza in quel mese per Salvatore, il figlio di Lucia, fu un toccasana. Stando con lui tanto tempo lo potei ascoltare, e rimotivare e fargli fare un'esperienza che a dire suo: non dimenticherà mai. 

Roberto doveva tenere diversi concerti insieme ad un altro cantautore, Marco Tavola, che però ritornò in Italia perché sua moglie partorì anticipatamente. Inserirono me al posto suo. Avendo bisogno di uno che traducesse dall'italiano, con noi venne Salvatore che allora non lavorava perché s'era operato al ginocchio e stava facendo le fisioterapie. Da Toronto ci spostammo in diverse città degli Stati Uniti fino ad arrivare a New York dove incontrai alcune persone conosciute su internet. Mi invitarono infatti, a casa loro per il pranzo. E poi ci fu un'intervista a Radio Maria di New York, e sulla Radio degli italiani di New York. Davvero un'esperienza eccezionale. Dopo un girovagare di 20 giorni a portare in giro "Jesus on line", a Toronto fummo intervistati su un grosso network tenuto da italiani. Mi telefonarono per dirmi se volevo dare la musica di Jesus on line per una pubblicità... immediatamente replicai il mio "no". Invece fui preso per la GMG a Toronto che si tenne nell'estate 2002, con San Giovanni Paolo II Papa. Avrei dovuto cantare davanti a migliaia e migliaia di giovani che sarebbero venuti alla veglia col Papa. Il concerto si sarebbe svolto immediatamente prima. Ed infatti si realizzò a fine luglio 2002. Anche arrivare al palco fu un'avventura che non racconto...

Quell'inizio di dicembre 2001 a Washington lo vivemmo con tanta apprensione per la paura di attentati, l'antrace, e poi il nostro albergo era a un passo dalla Casa Bianca... Ma eravamo così stanchi dell'America e dei suoi Mc Donalds (mi veniva da vomitare appena sentivo l'odore da lontano), che quest'altra città americana non mi diceva nulla e tantomento la Casa Bianca e chi c'era dentro. Non vedevo l'ora di tornare a casa. La mia performance, ora che la rivedo dopo anni mi fa ridere a crepapelle. L'evento era il secondo Unity Awards della musica cristiana in america, andata in onda anche su EWTN (qualche settimana fa la fondatrice di questa Radio-Tv americana, Madre angelica si è spenta alla veneranda età di 92 anni).

Non so perché ho accettato in quegli anni di fare un pò il giullare, ma una cosa è certa ho accumulato tantissime esperienze e mi sono reso conto che la musica dance o techno, non mi apparteneva. E' stata una parentesi, e come tale sta lì. E' vero che non ho mai venduto tanti CD come per Jesus on line. A ogni concerto esaurivo le scorte.

E fu la canzone "Jesus on line"...

Ma ora mi sfogo un pò cercando di far capire cosa volevo dire con essa.

Innanzitutto è stato il tentativo di comunicare con le nuove generazioni che sembravano (negli anni dell'inizio del terzo millennio) prese da questo tipo di musica. Trovare un arrangiatore per questo tipo di musica non è stato facile. Un giorno chiesi ad un mio amico che creava pubblicità per le radio private e che si serviva spesso di basi dance, se ne conosceva uno. Mi disse che c'era un certo Franco e che stava a Pomigliano. Le mie antenne si drizzarono perché facendo il parroco a Pomigliano, non mi sarei neanche dovuto allontanare troppo e così subito lo contattai e gli spiegai il progetto. Franco dapprima titubante, poi mi aiutò perché si trattava di poche canzoni e così partimmo. La prima canzone ad uscire dalle sue mani fu appunto "Jesus on line" a cui volli aggiungere il suono del modem di quando si entrava in internet...

La prima strofa

E ti sorprendi quando ti prende.
E ti sospende tra cielo e mente.
Diventi anche un re,
per te si fa per tre,
è un amico, lo troverai


Il linguaggio, come si può notare è diretto, immediato, i verbi "sorprendi", "sospende" giocano sulle assonanze ma rendono l'idea di ciò che fa Gesù se entra nella tua vita. All'inizio di ogni vocazione, per chi ha ancora il ricordo delle emozioni della prima chiamata, è un sentirsi sospeso tra "cielo e mente". Ricordo nettamente questa sensazione, ciò che era terreno non aveva più il senso che ci davo prima, le cose del Cielo invece mi attiravano con molta forza. In famiglia si accorsero subito della "novità": non facevo più tardi con gli amici, certi spettacoli non mi dicevano più niente. ero attirato solo dalle cose che riguardavano Gesù.
"Diventi anche un re per te si fa per tre". Una frase che è uscita senza pensarci, ma che ha una grande profondità. Tutti i personaggi biblici, quando incontrano Gesù ritrovano la loro dignità perduta, vengono in un certo senso riabilitati. Così mi sentii io all'inizio della mia vocazione cristiana prima e, sacerdotale poi. Non che mi interessasse diventare re, ma sentirsi importante per qualcuno è una bellissima sensazione, ed io mi sentivo importante per Gesù che mi aveva guardato dal Cielo e pescato lì giù in una fabbrica di periferia dove si confezionavano finte pelli. E che Dio per noi si è "fatto per tre", è logico perché Dio è Uno e Trino, se ti guarda uno, ti guardano tutti e Tre.
Inoltre dire che Gesù è un amico, lo ha detto Lui stesso: "Vi ho chiamati amici" (Gv 15, 15) , e lo troviamo di sicuro, se solo apriamo il nostro cuore alle novità dello Spirito.


La seconda strofa

Non ti sorprendi se ci stai dentro.
Naviga bene e lo troverai.
Www. Heaven 

è il suo solo sito.
E’ un amico, lo troverai.
Giocare sul parallelo del navigare internet col navigare l'anima è un'intuizione molto bella. Spesso questo concetto lo dico e ridico perché sono convinto che l'anima è un oceano, un cielo dove si può navigare come volare. E chi ti permette tutto ciò è il Signore Iddio. Come entra si naviga, si vola. Provare per credere e credere per volare... o navigare...

www.heaven l'unico sito di Dio è fuori e dentro di noi: è in ogni luogo e ci siamo immersi dentro come anche nello stesso tempo ci abita. Direbbe qualche padre della Chiesa: fra il dentro e fuori si gioca la "Pericoresi"( Il termine pericoresi, dal greco περιχώρησις, pericóresis, "penetrazione", derivato di περιχωρέω, pericoréo, "ruotare", "movimento circolare", è specifico della Teologia Trinitaria, ed indica la compenetrazione reciproca e necessaria delle Tre Persone divine nella Trinità, sulla base dell'unità di essenza in Dio. Le tre ipostasi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo "si muovono l'una nell'altra", ossia si appartengono a vicenda. Il termine nasce in ambito cristologico, dove serve per spiegare la comunicazione degli idiomi (communicatio idiomatum). Con San Giovanni Damasceno ne inizia l'uso trinitario. http://it.cathopedia.org/wiki/Pericoresi ). Applicata a noi implica quanto detto da Gesù nel Vangelo di Giovanni: "Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi" Gv 17, 11.

Il ritornello

Jesus on line, cliccalo dentro te… (x 4)
Non perderlo mai. Non perderti mai.
Ricliccalo dentro te.


Cliccalo dentro te... ossia scopri la Sua presenza in Te. Il linguaggio è quello tecnico degli internauti, ma da l'idea di cosa bisogna fare per entrare in contatto col Dio che ci abita dal Battesimo. Prima di questo Sacramento vi siamo immersi dentro, anche se è ancora fuori di noi, poi con la sparizione del peccato originale, Egli nelle Tre Divine Persone, viene ad abitarci, a stare dentro di noi.

Capiamo bene cosa chiediamo col Battesimo e a quali altezze Egli, Dio, ci eleva?
Sembra invece che la gente voglia i Sacramenti per diritto acquisito, ma non vede i doveri che pure si acquisiscono col Battesimo, di cui il primo è: "Va e non peccare più"... Ma chi è cosciente di tanto?
E' vero forse il contrario, ossia che spessissimo ci mettiamo sotto i piedi la GRAZIA ricevuta e non pensiamo neanche lontanamnente al male che facciamo a noi stessi, soprattutto alla nostra anima, quando non corrispondiamo alla Santità che ci dovrebbe essere "Naturale... per Grazia".

Non perdelo mai. Non perderti mai.  Ecco allora il desiderio di fare sul serio con la VITA d Dio in noi, e puntare a concentrare tutte le nostre forze, fisiche, psichiche e spirituali, per trattenere in noi la Grazia di Dio, perché se andiamo di là col "vestito logoro" (cfr. La Parabola del convito. Mt 22, 11-14: "Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti"), ossia senza Grazia, non entreremo nell'Eternità. Dunque, bisogna prendere coscienza di cosa ci perdiamo quando pecchiamo, e correre ai ripari subito, con una buona confessione.

Terza strofa

Apri alla Vita la tua bella storia.
Giocati l’unico gioco da vincere.
Diventa anche un re,
navigando il tuo “te”
per quest’amico, lo troverai.


Aprirsi alla Vita, e chi è la Vita? Gesù di sé ha detto: "Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14, 6). Dunque o con Gesù o niente...
Giochiamo con tante cose che tante volte nascondono la presenza nefasta del nemico numero uno dell'umanità: Satana, e non ci accorgiamo che l'Unico per cui vale la pena giocarsi la vita è Gesù Cristo nostro Signore. Per noi ha dato la Vita, per poterci donare l'Eternità, per farci da uomini, "dei" (Gv 10, 34). Non come nei miti greci, metà uomini e metà dei, con sempre i capricci umani a farla da padrone, ma con quella Santità che è propria di Dio e che consiste nell'essere AMORE ossia donati al 100%. Sì, perché l'amare consiste nel dare la vita, che è il dono sommo che si può fare: "Non c'è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici"(Gv 15, 13), (ma soprattutto i nemici) .

E qui si capisce la differenza tra chi offre la vita per redimere e di chi la offre per sopprimere. Nel primo caso si è come Gesù nel secondo come Satana.

Tutta la violenza del presunto Daesh, o Isis, viene da Satana, diciamolo quant'è, si tratta di un contro-martirio che non da vita, redenzione, ma morte a chi lo compie.
Quanto bisogna imparare da Gesù, per saper distinguere la luce dalle tenebre! Più si diventa ignoranti nelle cose del Cristo e più le tenebre finiranno per farci soccombere.

Diventa anche un re, naviganto il tuo te.

Dio si è fatto uomo per farci diventare Dio, e se Gesù è Re anche noi parteciperemo con Lui e regneremo, per l'Amore, con L'Amore, e nell'Amore, ossia saremo Eterni in Dio. Occorre allora munirsi di mappe aeronautiche o marine o stellari, per navigare l'interiorità e scoprirvi il Cielo di Dio che desidera riempirci di Sè, tanto che noi immersi in Lui, possiamo esserne abitati. Che cosa sono i Vangeli se non le carte per la buona navigazione verso la meta? Allora viverlo è meglio che conoscerlo perché Gesù ha detto: "A chi mi ama mi manifesterò" (Gv 14, 12). Non perdiamoci quest'occasione.

Jesus on line, dunque,  per dire a tanti giovani, ma anche a tanti adulti, vecchi, bambini, che l'unica Luce vera è Gesù: "In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (Atti 4, 12).


lunedì 14 marzo 2016

A mà

È del 2000 ed è nata dall'esperienza di grande dolore della perdita della persona a me più cara: mia madre. Forse per noi sacerdoti è il legame umano più forte che abbiamo. Per me così è stato. Dopo mesi di ospedale, gli ultimi diciannove giorni sono stati come la salita all'Everest. L'impotenza, la croce nuda e cruda che ti visita, ti lacera... credo sia stato il dolore più grande che abbia dovuto metabolizzare in tutta la mia vita. Mia mamma Raffaela è partita il sette di Gennaio del 2000, ma questa canzone ha visto la luce verso marzo, dopo tre mesi di incubazione del dolore, del distacco, in cui è maturato il mio "Sì" alla Volontà di Dio.
Non è che non accettassi che dovesse morire, ma proprio non mi aspettavo un calvario del genere che non sto qui a raccontare. E arrivò "A mà", come sfogo, come liberazione, come catarsi. Ricordo che quando l'ebbi partorita del tutto telefonai a mia sorella Maria per fargliela ascoltare. Dall'altro capo del telefono prima silenzio, poi anche per lei lacrime liberatrici.

Una piccola parentesi. Questa canzone, l'ho voluta inserire nel Cd "Attimi di Cielo" del 2005.

 "Attimi di Cielo" volevo fosse la dimostrazione che la "canzone d'autore" potesse essere un valido strumento per l'evangelizzazione; coronamento della discussione della tesi in Scienze della Comunicazione Sociale, avrebbe dovuto corredare il mio lavoro finale alla Pontificia Università Salesiana, ma secondo il mio Relatore, avrebbe complicato le cose, così il capitolo finale e il CD, stanno ancora qui a galleggiare tra le cose che ho cercato di realizzare. Inoltre, contiene anche una traccia multimediale molto carina coi video per ogni canzone e tante altre cose. Chiusa parentesi.

Ascoltiamo la canzone. (Il video è stato realizzato da Rosaria, una ragazza che ha fatto sua la canzone e ha messo le foto di sua mamma, ma rende bene l'idea anche della mia)

versione dal CD "Attimi di Cielo"

Ritorniamo ad "A mà". 

Il titolo "A mia mamma" sarebbe stato troppo lungo e scontato e così ho optato per il troncamento.

La genesi dell'arrangiamento è da raccontare. Ad Alessandro Gallo, l'allora bassista del gruppo che mi accompagnava (gruppo che io avevo soprannominato "Bioritmo", nome che a loro non è mai piaciuto), la canzone piacque moltissimo e mi convinse di fargli provare a fare l'arrangiamento. Dopo qualche tempo mi fece ascoltare il provino, che non mi convinceva molto. Nel frattempo partecipai ad una selezione per una trasmissione televisiva per canzoni napoletane, la prima selezione andò bene per cui si profilava la possibilità di partecipare e occorreva una camzone inedita e "A mà" era inedita e in napoletano. Mi venne l'idea di far intervenire sull'arrangiamento, Niki Saggiomo, che effettivamente con le chitarre le diede davvero un sound più partenopeo. Alessandro (capatosta) non era contento del risultato e mi convinse a fare delle modifiche "a modo suo", facendomi pagare altri soldi di studio e di musicisti e al Festival di Napoli mandammo la sua versione. Capitò che alle selezioni finali venni escluso e la canzone rimase nel cassetto. Quando maturai la possibilità di autoprodurmi "Attimi di Cielo" volli metterla al centro del CD, fra le altre canzoni, ma nella versione in cui Niki Saggiomo aveva aggiunto le chitarre.

Un altro episodio va ricordato per far quadrare il cerchio. 

Nella seconda parte del ritornello c'è una frase che io prendo da una poesia scritta da un giovane che ad Ischia assistette ad un mio concerto e alla fine ci volle a cena a casa sua. Fu una cena improvvisata, ma molto bella per il clima di fraternità che si creò. Questo ragazzo era agli arresti domiciliari e il concerto l'aveva sentito da casa sua. Aveva mandato la mamma a dirci che ci voleva tutti da lui. Non potemmo dire di no. Durante la cena ci fece vedere che lui in carcere aveva scritto tante poesie e una in particolare me la volle dare perché ne ricavassi una canzone. Ebbene da quel testo ho estrapolato le frasi:

"Mamma mia, mamma mia bella  (Mamma mia, mamma mia bella)
si fa ‘o viento tu me parl’,            
(se c'è vento, tu mi parli)
si me serv’ nu cunziglio               
(se mi serve un consiglio)
dint’ ‘o suonn’ arrivi tu..."           
(dentro ai sogni arriverai tu)


 Le traduzioni purtroppo non rendono il patos del napoletano, sembra una violeza inaudita a un'emozione. Ma per far capire anche a chi il napoletano non lo conosce, facciamo l'orribile traduzione.

Analizziamo e spieghiamo ora il testo.

Intro del piano
Voluto da Alessandro perché diceva: "Altrimenti sarebbe somigliata a qualche canzone di Pino Daniele". A me non sarebbe dispiaciuto, ma lui diceva che aveva una sua originalità e che si doveva rispettare. Ok andiamo avanti.

Prima strofa

Mamma mia te tengo a dint’   (Mamma mia ti tengo dentro)
da matina ‘nfino a sera,         
(dal mattino fino alla sera)
da chill’ultimo respiro          
   (da quell'ultimo respiro)
primma ‘e te vede’ partì.        
(prima di vederti partire)


Mamma mia me manchi tanto:       (Mamma mi mi manchi tanto)
vas’, abbracci e parulelle:            
  (Baci, abbracci, piccole parole)
“M’ vuò bbene?” – rispunnive –   
("Mi vuoi bene?" Rispondevi)
“Te ne voglio ammore mio”.         
(Te ne voglio, amore mio)

Pensate all'incubazione del dolore per il distacco. Pensate all'esistenza a cui manca un aggancio col reale. Ora la vita andava in salita. Senza la mamma si è più soli, non c'è chi ti sostiene, colei  che con una carezza attutiva i colpi della tua storia personale, non sempre piena di soddisfazioni. Ora si era più soli con se stessi e sopravvivere a questa prova sembrava impossibile se il Signore non mi avesse dato la forza, il coraggio di andare avanti. "Quell'ultimo respiro", chi lo può dimenticare? Rimarrà come stigmata nella mia anima a ricordarmi che sono di passaggio anch'io e con quell'attimo dovrò fare i conti ogni volta che affiora il ricordo.

Manca la mamma, e come manca. Mancano gli abbracci, che tra l'altro mia mamma non poteva più fare per un ictus che l'aveva debilitata per metà, ma io prendevo quella mano e me la stringevo attorno insieme all'altra e le dicevo: Mi vuoi bene? E lei: manc nu poc (neanche un poco), ma i suoi occhi brillavano del contrario e ti faceva sentire importante, come nessuno sa fare, perché le mamme sanno amare e basta, non sanno fare altro. Quell'amore lo sentivi, caldo che ti rischiarava le nubi, scioglieva il freddo accumulato altrove. Grazie mamma.

Seconda strofa

Mamma mia ccà nun ce staje,  (Mamma mia qui non ci sei)
ma t’ trov’ a dint’ o core,          (ma ti trovo dentro al cuore)
‘mparavise mbracci’ a ‘Dio,    (in Paradiso, in braccio a Dio)
‘nsiem’ all’Angel’ e a Maria.   (insieme agli angeli e a Maria)

Mamma mia, che vita strana,    (Mamma mia che vita strana)
fatt’ sul’ e sacrifici!                   (fatta solo di sacrifici)
Ma te sacc’ mbracci’ a ‘Dio    
(ma ti so in braccio a Dio)
e me fa pace a nce pensà.          (mi da pace pensarlo)

 Se non ci fosse stata la fede, difficilmente avrei superato la prova, ma anche, se non ci fossero stati i sacerdoti della mia comunità. Quante volte don Peppino, don Virgilio, don Salvatore, mi sono stati vicino, per le notti in ospedale, nell'attesa prima dell'ingresso alla rianimazione e in tante altre occasioni. La fede dunque è l'orizzonte che si apre all'Oltre e che ti fa sperimentare che il Calvario non è l'ultima parola, esso è solo un passaggio. Sentire anche le carezze di Dio e quelle di Maria, la Mamma delle mamme, in queste dure occasioni, è davvero un dono speciale. Dopo una vita di sacrifici, l'unica pace viene dal convincermi che mia mamma era oramai in Paradiso tra le braccia di Dio e in compagnia degli Angeli e di Maria..

Il ritornello: prima parte

Mamma mia, mamma mia bella,  (Mamma mia mamma mia bella)
quanta vot’ pens’ a quann’          (Quante volte, penso a quando)
s’arapeva chella stanza               (si apriva quella stanza)
e tu pront’ a m’ capì,                   (e tu pronta a capirmi)
mò che nun ce staje cchiù,          (adesso che non ci sei più)
m’ fa mal’ a nce trasì.                 (mi fa dolore entrarci)


 È duro anche ritornare nei luoghi della presenza, il vuoto diventa insopportabile, ma di nuovo la fede riempie. Fa male, addolora il ricordo, ma la gioia del Paradiso, diventa sempre più certezza, quando si meditano pagine di mistici, che l'hanno visto e raccontato. C'è solo da attendere, perché noi andremo di là e non viceversa.

Ecco una pagina che mi ha dato tanta consolazione:

Dai quaderni del '43 a Maria Valtorta.

 "Sappiate, sappiate, o voi tutti che piangete per il dolore di un lutto recente, che colui che piangete non è morto, ma vive in Me. Sappiate che il medesimo Pane che vi ha sfamato l’anima mentre eravate uniti sulla terra, mantiene la vita e la comunione fra i vostri spiriti viventi quaggiù ed i trasumanati viventi in Me. Nulla può fare la piccola morte di male agli spiriti immortali. È la grande morte quella da temersi, quella che veramente vi toglie in eterno un vostro parente, un vostro coniuge, un vostro amico. La grande morte, ossia la dannazione dell’anima, la quale separa realmente da Me cellule del mio mistico Corpo cadute in preda delle cancrene di Satana. Ma per coloro che sono morti nel mio Nome e che hanno nutrito in sé la vita dello spirito con il Cibo eucaristico, che non perisce e che è sempre preservazione dalla morte eterna, no, per essi non c’è da piangere, ma da giubilare, perché essi sono usciti dal pericolo di morire per entrare nella Vita. Pensa, pensate che ben difficilmente chi s’è nutrito di Me può essere fratello di Giuda, simile a lui al quale il mio Pane non fu Vita ma Morte. A seconda della loro capacità di assimilazione spirituale, il mio Pane, ossia Me stesso fatto cibo per dare agli uomini la forza di conquistare il Cielo e la moneta per entrarvi, darà ad essi una più o meno sollecita entrata nel Regno della gloria, ma nel 99 per 100 dei casi dà sempre la salvezza dell’anima. Non piangete, perciò, genitori senza più figli, coniugi senza più consorti orfani senza più genitori. Non piangete. Come alla madre del Vangelo, Io, che non mento mai, vi dico: “Non piangete”. Credete in Me: Io vi renderò l’essere che amate e ve lo renderò in un regno dove la triste morte della terra non ha accesso e dove l’orribile morte dello spirito non è più possibile. Non piangete. Su voi tutti scenda questa speranza che è fede e la mia benedizione."


 Il ritornello: seconda parte

Mamma mia, mamma mia bella  (Mamma mia mamma mia bella)
si fa ‘o viento tu me parl’,           (se c'è vento tu mi parli)
si me serv’ nu cunziglio               (se mi occorre un consiglio)
dint’ ‘o suonn’ arrivi tu,              (dentro ai sogni arrivi tu)
pecché sta vita è stran’                  (perché questa vita è strana)
mo’ t’ ‘o ‘lleve e mo’ t’ ‘o ddà.     (mentre lo toglie lo da)

Il vento qui è sinonimo di difficltà, di momenti in cui le cose non girano come dovrebbero. Proprio allora si ha bisogno di qualcuno a cui dire il proprio tormento, il proprio dolore, la difficoltà sopraggiunta. Le mamme (almeno quelle di una volta), erano capaci di portare pesi enormi di tutta una famiglia e di trovare per ognuno una parola, una esortazione e magari anche una soluzione al problema o ai problemi.
Nella vecchia cultura napoletana poi, c'era il ricorrere ai sogni per conoscere o interpretare eventi passati o futuri, quasi che Dio desse dei segni, da saper interpretare. 
Nella Bibbia in diversi episodi si parla dei sogni, come nel caso di Giuseppe il sognatore, figlio di Giacobbe (Israele), che diventa per questa sua propensione ad interpretare i sogni, secondo signore d'Egitto; o anche San Giuseppe, che in sogno riceve le dritte sugli eventi dell'incarnazione... Anche nella vecchia cultura napoletana i sogni avevano il loro posto. Si credeva infatti, che i trapassati potessero venire a visitarti e dirti qualcosa... Così mi auguro nella canzone, nel momento del bisogno vorrei che mia madre mi dicesse, magari in sogno, una parola, una esortazione...per meglio affrontare la realtà... Sì, perchè la vita è strana, mentre sta andando al massimo può avere un arresto improvviso e allora bisogna essere preparati.

"A mà" dunque, per dire un grazie a Dio per essere stato amato da qualcuno, mia madre Raffaela, che nella semplicità senza troppe filosofie ed elucubrazioni, mi ha voluto bene e messo al mondo, con un atto d'amore magari non troppo consapevole, ma che una volta ascoltato il primo vagito non ha lesinato lacrime, fatiche, abbracci e baci. Mia madre era di pochissime parole. Tutto quello che voleva dire lo diceva coi fatti. Anche alcuni miei vicini di casa ricordano proprio questo suo aspetto. Se c'era da lavorare, lei c'era, se c'era da aiutare anche, ma se c'era da perdere tempo, era già altrove.

(Versione video di "A mà" dalla traccia multimediale di "Attimi di cielo")



Alla prossima canzone...