lunedì 6 novembre 2017

In Sintonia

Una canzone da questo CD che mi ha dato tante soddisfazioni è "In Sintonia". Il primo titolo che ebbe fu "Sintonizzati" e ha un arrangiamento datato e meno rockettaro e sta nel mio secondo lavoro "Fatti per essere" 1996. Tre anni dopo arrangiata nientepocodimeno che da Bungaro e Claudio Passavanti, diventa "In Sintonia". Ma il lavoro finale con le chitarre fu di Niki Saggiomo. Dovremmo così ascoltare la vecchia versione e poi quella nuova per farci un'idea più chiara. Intanto nacque perché cominciava a portarsi il rap (che ora impera), ed io concepii un ibrido tra melodia e rap. In realtà di rap c'è molto poco. E' un genere che a me non è sceso mai giù. Non me ne vogliano gli estimatori del genere. Ognuno la pensi come vuole. Per me una canzone è tale se ha una melodia, una poesia e non solo rime baciate e parlate ritmicamente con rif che si ripetono fino a romperti il cervello. Ritorniamo a "Sintonizzati". Nel CD Buonenuove era quella più brillante, ma dal messaggio non meno forte.

Ascoltiamola



 Il titolo: IN SINTONIA ne ho già parlato prima. Do qualche altra dritta. Per poter ascoltare una radio hai bisogno di sntonizzarti sulla sua frequenza, allora devi cercarla fra tante la tua radio preferita, o il tuo canale preferito in televisione. Il succo della canzone è questo: mettiti in cerca del canale giusto, quello che ti da vita e non morte.

Prima strofa

123456...
Bisogna far tacere tutte le altre voci
per poter sentire solo quella del cuore.
(Ma come fare in mezzo ad una giungla di rumori
ad ascoltare quella voce.) x 2

Le frequenze sono numeri e dunque bisogna cercare tra tante e tanti numeri fino a che non trovi e ascolti il mesaggio che ti aggrada. Ma c'è una frequenza, quella del cuore, che viene intercettata solo da Dio e allora lì devi saperti sintonizzare. Bisogna far tacere tutto quanto è rumore, distrazione, solo allora potrai "sentire" ed ascoltare, la "voce" di Dio in te.
"Il cardinale Robert Sarah ha dedicato il suo ultimo libro, pubblicato in Francia ed edito da Fayard, La forza del silenzio. Contro la dittatura del rumore, una conversazione con Nicolas Diat, con il quale aveva già firmato Dio o niente (2015). Il Dio silenzioso, che non parla né interviene nelle cose di questo mondo in modo palese è anche la più ovvia delle giustificazioni per quanti ne negano l’esistenza, professandosi banalmente agnostici o rifacendosi a dotte elucubrazioni kantiane.

Così si legge in un articolo di Matteo Matzuzzi sul Foglio on line (http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/10/09/news/il-silenzio-di-dio-105069/). E continua...

"Il silenzio è un tema complesso che ha scandagliato l’anima dei padri della chiesa fin dai primi tempi, che ha angustiato filosofi credenti e atei, posto interrogativi e indotto a pensare. Soren Kierkegaard – citato ampiamente nel volume – vi dedicò pagine stupende, basti pensare all’indagine sul silenzio di Abramo, angosciante e sofferente. “Devo umilmente riconoscere che ho balbettato di fronte a un così grande mistero”, scrive Sarah. “Chi potrebbe parlare del silenzio, e soprattutto di Dio, in una forma adeguata? Possiamo tentare di parlare di Dio solo a partire dalla nostra propria esperienza di silenzio. Perché Dio è avvolto nel silenzio e si rivela nel silenzio interiore del nostro cuore”. Nel cuore dell’uomo c’è “un silenzio innato, perché Dio abita nel profondo di ogni persona. Dio è silenzio, e questo silenzio divino abita l’uomo. In Dio, noi siamo inseparabilmente legati al silenzio. La chiesa può affermare che l’umanità è figlia di un Dio silenzioso”. Un silenzio che, scriveva Thomas Merton, può essere insopportabile ed è proprio qui che sta la più grande difficoltà dell’uomo: cercare Dio nel (e con il) silenzio. E’ qui che gioca un ruolo determinante la fede, perché “il silenzio divino è una rivelazione misteriosa”. Si torna al punto di partenza, al tentativo di comprendere quel silenzio nel dramma dell’umanità. Elie Wiesel scrisse che per lui Auschwitz non fu solo uno scandalo umano ma anche teologico: come è stato possibile, dov’era Dio mentre i treni piombati entravano nel campo polacco? Il filosofo tedesco di religione ebraica Hans Jonas ha tentato di rispondere con argomentazioni alte e sopraffini, concludendo che Dio non può essere onnipotente, avendo la libertà umana in fondo la possibilità di fermare la mano divina.

“Ma se Dio rinuncia alla potenza, allora non è Dio”, scrive Sarah. “L’infinito di Dio non è un infinito nello spazio, un oceano senza fondo e senza sponde”. Dio – osserva il cardinale – “non è indifferente al male. In primo luogo, possiamo credere che Dio permetta il male per distruggere gli uomini. Ma se Dio tace, soffre con noi per il male che ha lacerato e sfigurato la terra. Se cerchiamo di essere con Dio nel silenzio, si capisce la sua presenza e l’amore”. L’uomo è ansioso di dare una risposta alle difficoltà, alle sofferenze, ai disastri che si abbattono sull’umanità. Da sempre è così, fino dai tempi di Giobbe. “Ma ci dimentichiamo che l’origine dei nostri mali nasce dall’illusione che siamo qualcosa di diverso dalla polvere. L’uomo che si fa divinità non vuole riconoscere che è un mortale”. Giovanni Paolo II disse che “il silenzio divino è spesso motivo di perplessità e persino di scandalo, tuttavia non si tratta di un silenzio che indica un’assenza, quasi che la storia sia lasciata in mano ai perversi e il Signore rimanga indifferente e impassibile”. In realtà, chiosava Karol Wojtyla, “quel tacere sfocia in una reazione simile al travaglio di una partoriente che s’affanna, sbuffa e urla. E’ il giudizio divino sul male, raffigurato con immagini di aridità, distruzione, deserto, che ha come meta un risultato vivo e fecondo”.

Il fatto è che “molti dei nostri contemporanei non possono accettare il silenzio di Dio. Non ammettono che sia possibile entrare in comunicazione in modo diverso che non siano le parole, i gesti o le azioni concrete e visibili”. Ma “Dio parla attraverso il silenzio”. Il suo silenzio è una parola. Per comprenderlo, oggi, si deve salire su qualche eremo isolato o calpestare le pietre fredde di vecchi monasteri – sempre più rari – rimasti quasi uguali nei secoli. O ancora, scalare le vette montane, come suggeriva Giovanni Paolo II, per accorgersi che Dio effettivamente esiste, ché quella beltà non può che derivare dal disegno misterioso e affascinante del Creatore."... (conviene leggere tutto l'articolo)

Seconda strofa

Come alla radio cerchi la frequenza giusta,
così il tuo battito ha il suo ritmo, il suo numeretto.
Ritmare tu lo sai da Dio, t’ ha musicato
ascolta pure senza più paura.
Ebbene sì Dio ci ha creati a sua immagine e ha lasciato dentro di noi gli aneliti al sovrannaturale. In qualche modo Egli ci ha creati per poterlo incontrare. Ma qualcosa va storto quando l'anima creata dell'Eterno Padre si unisce alla carne. Un "rumore" determina una dimenticanza di Dio e quelle poche luci che rimangono, possono essere soffocate dalle tante ideologie che l'umanità si crea di tanto in tanto. Ma se avessimo la lucidità di cercare  "in fondo all'anima" troveremmo il senso dell'esserci, dell'essere e del vivere, ossia Dio.

Così Gesù spiega nell'Evangelo come mi è stato rivelato come l'anima veniente da Dio si sporca con l'innestarsi nella carne, ma come a Maria Santissima, anche tanti Santi, rimane il ricordo di Dio creatore...

Questa mirabile cosa che è l’anima, cosa da Dio creata per dare all’uomo la sua immagine e somiglianza come segno indiscutibile della sua Paternità Santissima, risente delle doti proprie di Colui che la crea. E’ dunque intelligente, spirituale, libera, immortale come il Padre  che l’ha creata.
Essa esce perfetta dal pensiero divino e nell’attimo della sua creazione essa è uguale, per un millesimo di attimo, a quella del primo uomo: una perfezione che comprende la Verità per dono gratis dato. Un millesimo di attimo. Poi, formata che sia, è lesionata dalla colpa di origine.
(cap. 129.9  “Evangelo come mi è stato Rivelato”)

Dice Gesù:
«Maria si ricordava di Dio. Sognava Dio. Credeva sognare. Non faceva che rivedere quanto il suo spirito aveva visto nel fulgore del Cielo di Dio, nell'attimo in cui era stata creata per essere unita alla carne concepita sulla terra. Condivideva con Dio, seppure in maniera molto minore, come giustizia voleva, una delle proprietà di Dio. Quella di ricordare, vedere e prevedere per l'attributo della intelligenza potente e perfetta, perché non lesa dalla Colpa.
L'uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Una delle somiglianze è nella possibilità, per lo spirito, di ricordare, vedere e prevedere. Questo spiega la facoltà di leggere nel futuro. Facoltà che viene, per volere di Dio, molte volte e direttamente, altre per ricordo che si alza come sole su un mattino, illuminando un dato punto dell'orizzonte dei secoli già visto dal seno di Dio. Sono misteri che sono troppo alti perché li possiate comprendere in pieno.
 
Ma riflettete. Quell'Intelligenza suprema, quel Pensiero che tutto sa, quella Vista che tutto vede, che vi crea con un moto del suo volere e con un alito del suo amore infinito, facendovi suoi figli per l'origine e suoi figli per la mèta vostra, può forse darvi cosa che sia diversa da Lui? Ve la dà in parte infinitesimale, perché non potrebbe la creatura contenere il Creatore. Ma quella parte è perfetta e completa nella sua infinitesimalità.
 
Quale tesoro di intelligenza non ha dato Dio all'uomo, ad Adamo! La colpa l'ha menomato, ma il mio Sacrificio lo reintegra e vi apre i fulgori della Intelligenza, i suoi fiumi, la sua scienza. Oh! sublimità della mente umana, unita per la Grazia a Dio, compartecipe della capacità di Dio di conoscere!... Della mente umana unita per la Grazia a Dio.
Non c'è altro modo. Lo ricordino i curiosi di segreti ultra umani. Ogni cognizione che non venga da anima in grazia - e non è in grazia chi è contrario alla Legge di Dio, che è ben chiara nei suoi ordini - non può che venire da Satana, e difficilmente corrisponde a verità, per quanto si riferisce ad argomenti umani, mai risponde a verità per quanto si riferisce al sopraumano, perché il Demonio è padre di menzogna e seco trascina su sentiero di menzogna.
 
Non c’è nessun altro metodo, per conoscere il vero, che quello che viene da Dio, il quale parla e dice o richiama a memoria, così come un padre richiama a memoria un figlio sulla casa paterna, e dice: "Ricordi quando con Me facevi questo, vedevi quello, udivi quest'altro? Ricordi quando ricevevi il mio bacio di commiato? Ricordi quando mi vedesti per la prima volta, il folgorante sole del mio volto sulla tua vergine anima testé creata e ancora monda, perché appena da Me uscita, dalla tabe che ti ha poi menomata? Ricordi quando comprendesti in un palpito d'amore cosa è l'Amore? Quale è il mistero del nostro Essere e Procedere?". E, dove la capacità limitata dell'uomo in grazia non giunge, ecco lo Spirito di scienza che parla e ammaestra.
 
Ma, per possedere lo Spirito, occorre la Grazia. Ma, per possedere la Verità e Scienza, occorre la Grazia. Ma, per avere seco il Padre, occorre la Grazia. Tenda in cui le Tre Persone fanno dimora, Propiziatorio su cui posa l'Eterno e parla, non da dentro alla nube, ma svelando la sua Faccia al figlio fedele.
 
I santi si ricordano di Dio. Delle parole udite nella Mente creatrice e che la Bontà risuscita nel loro cuore per innalzarli come aquile nella contemplazione del Vero, nella conoscenza del Tempo.
Maria era la Piena di Grazia. Tutta la Grazia una e trina era in Lei. Tutta la Grazia una e trina la preparava come sposa alle nozze, come talamo alla prole, come Divina alla sua maternità e alla sua missione. Essa è Colei che conclude il ciclo delle profetesse dell'Antico Testamento e apre quello dei “portavoce di Dio” nel Nuovo Testamento.

 
Arca vera della Parola di Dio, guardando nel suo seno in eterno inviolate, scopriva, tracciate dal dito di Dio sul suo cuore immacolato, le parole di scienza eterna, e ricordava, come tutti i santi, di averle già udite nell'esser generata col suo spirito immortale da Dio Padre creatore di tutto quanto ha vita. E, se non tutto ricordava della sua futura missione, ciò era perché in ogni perfezione umana Dio lascia delle lacune, per legge di una divina prudenza, che è bontà e che è merito per e verso la creatura. 

Eva seconda, Maria ha dovuto conquistarsi la sua parte di merito nell'esser la Madre del Cristo con una fedele, buona volontà, che Dio ha voluto anche nel suo Cristo per farlo Redentore.
 
Lo spirito di Maria era nel Cielo. Il suo morale e la sua carne sulla Terra, e dovevano calpestare terra e carne per raggiungere lo spirito e congiungerlo allo Spirito nell'abbraccio fecondo». 
(I volume  cap. 10 “Evangelo come mi è stato Rivelato”)

Ritornello

Se ti sei sintonizzato proprio adesso
batti le mani, batti il cuore, batti te stesso.
Abbatti indifferenza e qualunquismo,
barriere secolari, muri d’ogni età...
Stiamo per diventare un’altra realtà:
uno...  123456
Quale gioia sapersi in Dio! E lo siamo realmente se siamo in Grazia.

Chiara Amirante e la gioia dell'incontro con Gesù.

Terza strofa

Quando son smorte, spente tutte le altre voci
puoi ascoltare bene solo quella del cuore,
che ti ricrea, ti solleva, ti sostiene, t’avvicina
a tutte le altre persone.
Quanta fatica liberarsi della zavorra umana. Quanti pesi inutili e a volte creduti indispensabili. Quanti libri inutili, quanta confusione, creata in nome di grandi valori, come la libertà, la giustizia, l'uguaglianza... abbiamo visto e constatato dove arriva l'uomo da solo col suo solo pensiero umano. Arriva ad Auschwitz, ai Gulag e agli sterminii di interi popoli ancora sotto ai nostri occhi e in nome di che? Come le vogliamo chiamare ideologie? Esse sono sataniche inutile girarci intorno, come prima detto, ogni pensiero che non nasce da Dio Amore, è non amore e conduce inevitabilmente alla morte. Il crudele nemico si fa amico degli uomini per renderli crudeli e poi goderseli nell'inferno, con tutto l'odio da lui creato. O umanità alla deriva, quando ti sveglierai dal torpore delle droghe, che salgono dall'inferno per strapparti all'Eterno Creatore? Quando rinsavirari e capirai che ogni corruzione viene dal demonio e che ci stai dentro quasi totalmente ormai, diventando nemica di te stessa e di tutti coloro che vogliono amare l'Amore? 

Oh Signore, liberaci dalle strette del nemico
rinvigorisci in noi fede, speranza e carità
Vieni in aiuto della nostra debolezza,
rendici forti nella testimonianza
fino a poterti rendere la stessa vita che tu cihai donato.

Quarta strofa

Quando hai deciso di camminare in quella direzione
con l’anima aperta come fosse un portone,
ti senti luccicare, illuminare, sollevare
verso quell’unico sole.


Bisogna decidersi per Dio
, con forza, senza tentennamenti, e fare in modo che la voce di Dio aplificata in noi, possa resistere agli assalti delle forze infernali. Per fare questo bisogna alimentarsi ogni giorno, ogni attimo alla GRAZIA. La preghiera deve diventare un "habitus", ossia qualcosa di cui non poterne fare a meno. Sia quella vocale, ma soprattutto quella mentale e poi fare tutto per Gesù e offrire infine i dolori, le incomprensioni, le sofferenze... E poi la meditazione della Parola, e soprattutto metterla in pratica. E poi i Sacramenti, che sono fonti vivaci della Grazia di Dio a cui bisogna accostarsi con amore, animo lieto, gioioso, trepidante, perché attraverso essi Dio viene in noi. Far funzionare molto la Confessione e la direzione spirituale. Insomma sempre vigilanti per non soccombere in un mondo tormentato dagli inferi:

"Le guerre vengono" da Satana che sa che i tempi stringono e che questa. [II guerra mondiale] è una delle lotte decisive che anticipano la mia venuta. Sì. Dietro il paravento delle razze, delle egemonie, dei diritti, dietro il movente delle necessità politiche, si celano, in realtà, Cielo e Inferno che combattono fra loro. E basterebbe che metà dei credenti nel Dio vero, ma che dico? meno di questo, meno di un quarto dei credenti,  fosse realmente credente nel mio Nome perché le armi di Satana venissero domate. Ma dove è la Fede?"
"I Quaderni del 1943", pagg. 24 - 25

Se ci decidiamo per Dio veniamo sollevati dal fango di questa valle di lacrime che è la terra. Potremo sperimentare la gioia dell'incontro come raccontano tanti santi e tanti convertiti.

Di nuovo il ritonello

Se ti sei sintonizzato proprio adesso
batti le mani, batti il cuore, batti te stesso.
Abbatti indifferenza e qualunquismo,
barriere secolari, muri d’ogni età...
Stiamo per diventare un’altra realtà:
uno...  123456

 
 Finalmente sintonizzati sull'unico canale possibile per il quale c'è salvezza potremo sperimentare la gioia di essere in Dio. Anche un famoso artista come Bocelli, testimonia la bellezza di essere credenti: 

"Il famoso tenore ha postato sul suo profilo Instagram una foto che lo ritrae sorridente, in maglia nera a maniche corte con il rosario al collo. Parole di gratitudine, impegno e fiducia accompagnano la bella immagine. Sì, Andrea Bocelli crede in Dio, ringrazia il Cielo per questo dono ed è felice di testimoniarlo.
Non è la prima volta che l’artista condivide pubblicamente la sua fede. Recentemente, a fine settembre, nella versione online de Il Mattino sono comparse le sue dichiarazioni alla prima del film «La musica del silenzio» – andato in onda da poco in televisione – liberamente tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso Bocelli e dove il tenore compare in un cameo.
In quell’occasione ha affermato:
«Il caso non fa parte della vita, questa è una illusione. Il mio è anche un messaggio di fede, anche dietro alla mia vita, come dietro alla vita di ciascuno, io penso che ci sia una regia precisa. Anche il talento non è un merito personale ma un dono. Ogni vita è una storia a sé che risponde ad una regia precisa». (Ilmattino.it)
E poi: «(…) la mia vita è servita se non altro a spiegare a me stesso che non c’è niente per caso nella vita. Il caso non esiste, è un’illusione di uomini superbi e senza legge che hanno sacrificato alla ragione le verità su cui tutto si regge». (Ilmattino.it)
“Senza la fede è difficile dare un senso alla vita”
Nel dicembre 2016 ha dichiarato su Credere che:
“Alcuni interrogativi esistenziali, con l’età adulta, sono tornati, impellenti… Anche perché obiettivamente senza la fede è diffi­cile dare un senso alla vita. Senza la fede il nostro transito terreno è una tragedia annunciata che, nel migliore dei casi, termina con la vecchiaia, la malattia e la morte. Ho iniziato allora una ricerca perfino spasmodica, che alla fine, grazie a Dio, ha dato buoni frutti” (Adnkronos.com)" 

Special e finale

Feel your beat (segui il tuo ritmo)
Jesus is your beat
(Gesù è il tuo battere)
God is our cuntry (Dio è la nostra Patria)
God almighty, Lord, (Dio onnipotente, Signore)
my joy, my life, my all…
(sei la mia gioia, la mia Vita, tutto sei)

Il finale è una preghiera di riconoscmento filiale. Senza Dio non c'è niente. Dio è la nostra Patria, è in Lui che trascorreremo il resto della nostra esistenza ultraterena. E' Lui la nostra vera Patria. Vale la pensa dedicare tutte le nostre forze per raggiungere tale meta.

Così ci esorta Azaria, angelo custode di M. Valtorta:

Ricordatevi di possedere uno spirito. Ricordatevi che lo spirito è eterno. Ricordatevi che per il vostro spirito è morto un Dio. Avete tanta paura di un malanno che poco dura, e non temete l’orrore della dannazione i cui tormenti non hanno termine.(…)
Imitate  il Maestro in ogni cosa. Ecco il segreto che salva. Se Egli prega, pregare. Se Egli opera, operare. Se Egli si sacrifica, sacrificarsi. Nessun discepolo è da più del Maestro e diverso dal Maestro.
(Dal Libro di Azaria 13.10.43)


venerdì 27 ottobre 2017

Come mi vorrei come mi vuoi tu

Ancora una canzone dal mio primo lavoro discografico. Un titolo che è un programma di vita: "Come mi vorrei come mi vuoi tu".
Quando ci si innamora di Dio Amore, si soffre per la sua assenza, si gioisce per la sua presenza, ma l'amore a Dio dev'essere costante nell'una e nell'altra circostanza. Anzi quando gioca a "nascondino" è proprio allora che si deve amarlo con tutte le proprie forze e la propria volontà:

"Lo Spirito di Dio può, se vuole, tuonare e scuotere come folgore e terremoto anche lo spirito più ottuso. Lo può. Ma generalmente, poiché è Spirito di ordine come è ordine Dio in ogni sua Persona e modo di agire, Esso si effonde e parla non dico dove è merito sufficiente a ricevere la sua effusione – allora ben poche volte si effonderebbe, e tu pure non ne conosceresti le luci - ma là dove vede la "buona volontà" di meritare la sua effusione.
 Come si esplica questa buona volontà? Con una vita fatta, per quanto vi è possibile, tutta di Dio. Nella fede, nell'ubbidienza, nella purezza, nella carità, nella generosità, nella preghiera. Non nelle pratiche, nella preghiera. Vi è differenza minore fra la notte e il giorno che non fra le pratiche e la preghiera. Questa è comunione di spirito con Dio, dalla quale uscite rinvigoriti e decisi a sempre più essere di Dio. L'altra è una abitudine qualunque, fatta per scopi diversi ma sempre egoisti, la quale vi lascia quelli che siete, anzi vi aggrava di una colpa di menzogna e di accidia."
(Gesù dice: nell'Evangelo come mi è stato rivelato di M. Valtorta cap. 32.7).

Sforziamoci con la buona volontà a salire l'umano per arrivare alle vette dello Spirito.

Ascoltiamo la canzone...



Il testo della canzone

Il titolo: Come mi vorrei come mi vuoi Tu

Ricordo ancora l'attimo in cui l'ho scritta, perché certe cose non si possono dimenticare. Stavo studiando durante l'estate l'esame di diritto canonico e stavo nella stanza da letto di mio padre e mia madre era l'estate 1991. Mia madre da un anno aveva avuto un ictus e per metà non si poteva muovere. Mio padre viveva la sua penultima estate. Nei pomeriggi caldi mettersi a studiare era una tragedia ma dovevo fare quegli esami per non restare troppo indietro e così a ogni pagina mi dicevo: "Per Te Gesù". Ricordo che la pazienza mi veniva meno e qualche volta mi distraevo. Un giorno ne ho fatta una delle mie e la coscienza mi rimordeva fortemente. Volevo la pace nel cuore che quel peccato mi aveva levato e nello stesso tempo sentii un amore grande che mi riavvolgeva e mi faceva sentire la Misericordia di Dio. Fu allora che presi la chitarra mia fedele compagna e cominciai a scrivere la canzone col rammarico di avere l'anima annebbiata ma con un desiderio grande di emendarmi da quella caduta. Ecco allora cosa ha significato per me la frase: Come mi vorrei come mi vuoi tu.

Lo dice San Paolo con Parole molto più dure: "Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato." (Rm 7, 14-25).

Quante volte anche lui, San Paolo, avrà gridato: "Non ce la faccio più, come si fa ad essere come tu ci vuoi?". Sembra davvero avere una spina nella carne da cui non sai come liberartene: "Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia" (2Cor 12, 7). Ma io non sono San Paolo e la mia condizione dunque è certamente peggiore. Certamente per fede so che le tentazioni esistono ed esiste anche chi ci tenta, so che non si deve peccare per non far morire l'anima. So che il Signore ci ha dato tutti i mezzi per resistere e combattere eppure... quante volte si cade e non ci si sa rialzare. Un'altra cosa ci dice San Paolo molto bella: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2, 20). Dunque, quando siamo crocifissi, non dobbiamo disperare, proprio allora siamo ancor più Gesù. Nel momento in cui ci accorgiamo di aver peccato, dobbiamo riconoscerlo e fare ritorno a casa come il "figliuol prodigo". Proprio allora siamo come LUI ci vuole: figli bisognosi di Amore, di perdono, di salvezza.

La canzone si snoda in tre strofe di cui due sono in Sol, e l'ultima un tono sopra, in La.

Prima strofa

Quando sto con Te
mi guardo coi miei occhi
e sono un po' così
come mi vorrei
come mi vuoi Tu.
Più in alto mi fai vivere
volare come mi vuoi Tu.
Come mi vorrei come mi vuoi Tu
per non deluderti mai più.

Che bello riflettere su questo testo scritto 26 anni fa. L'anima già era attratta totalmente da Dio, ma arrancava per le ferite collezionate durante il tratto di vita senza Dio. Ho preso coscienza del peccato quando ho cominciato ad avvicinarmi alla fede e a rispolverare i dieci comandamenti che nemmeno ricordavo più. Quanta immondizia, quanto orrore s'era accumulato e ora bisognava con pazienza certosina, togliere e stare attento a non fare maggior danno. Ora ho 53 anni mentre scrivo e finalmente mi sento libero da certi veleni, che so che possono ritornare in un attimo e allora alla pazienza occorre la prudenza e la vigilanza continua. "Spegnere il cuore ai desideri" canto nella canzone "Perché io lo so", ma questa operazione non è semplice, almeno per me non è semplice, eppure è tutto qui. L'avevo letta da qualche parte e ricordo fosse di Sant'Agostino. Mi era entrata, ma è stata un'impresa metterla in pratica. A volte diciamo tante cose che ci sembrano scontate, ma vai a vedere sono davvero montagne da scalare, oceani da attraversare, incendi da spegnere senza sosta. Dopo queste imprese eroiche si giunge per un attimo all'unione con Dio, ti guardi coi suoi occhi e allora scompare l'orrore, e la vita sorride alla VITA e ti sembra di volare. "Come mi vorrei come mi vuoi tu!" Ma come può volerci Dio? Ci vuole tutti amore, immersi nell'amore, donanti amore.

In una bellissima meditazione ho letto quanto segue che mi pare anche una buona sintesi su cosa bisogna intendere per amore di Gesù.

"Sembra strano che un dottore della legge chieda a Gesù quale sia il comandamento più importante, ma come avviene anche nella nostra vita, possiamo essere persone corrette, ma non arrivare mai ad amare. Quel dottore della legge sa qual è il primo comandamento, ma probabilmente non lo ha mai vissuto. La Chiesa è piena di gente che conosce i precetti, ma non ha mai cominciato a metterli in pratica.
E Gesù individua dove sta il problema: amare è una questione di cuore! Ma il cuore, nel linguaggio biblico è la persona, è l’unità e la totalità della persona. Non si può amare a rate o a intervalli. Se uno ama, lo fa sempre con tutto se stesso. Il cuore, dice Gesù, è là dove l’anima e i pensieri trovano la loro sintesi, dove cioè quello che penso esprime veramente quello che sento. Noi invece siamo spesso persone scisse, frammentate, incoerenti.
Amare Dio non è solo il precetto numero uno da assolvere per passare al livello successivo. Amare Dio è il fondamento della possibilità di amare l’altro, semplicemente perché solo nella relazione con Dio mi sento fondamentalmente amato. Solo nella relazione con Dio posso sentirmi perdonato nonostante la mia fragilità. Solo se mi sento riconosciuto in questa relazione originaria, che scava nei luoghi più profondi del mio cuore, allora posso generare amore. Molta gente non riesce ad amare perché non è disponibile a fare questa esperienza profonda di riconoscersi peccatori, ma immeritatamente amati. Non siamo disposti a fare l’esperienza di una gratuità inspiegabile che ci sorprende. Proprio per questo motivo l’amore di cui ci parla Gesù non è un amore meramente umano, non è filantropia, non è un amore che si risolve nell’impegno sociale. L’amore di cui parla Gesù è un amore fondato. Un amore che trova le sue risorse in una relazione più profonda e originaria a cui ogni uomo è chiamato. Solo se siamo ancorati in questa relazione primaria con Dio possiamo vivere l’amore per l’altro in maniera sana, senza fusioni e senza opposizione: amare l’altro come se stessi non vuol dire fondersi o annullarsi con l’altro. Amare l’altro come se stessi vuol dire invece permettere all’altro di sperimentare quello che noi abbiamo vissuto nella nostra relazione fondamentale con Dio. Amare l’altro vuol dire vedere il suo reale bisogno, non proiettare su di lui il mio bisogno insoddisfatto. Amare l’altro vuol dire accoglierlo se è forestiero, dargli il mantello se è nudo, dargli un padre se è orfano. Se al centro ci sono io con il mio bisogno, non arriverò mai ad amare veramente. L’altro sarà l’ostacolo alla mia libertà, il limite alla mia espansione. È l’illusione della rosa che si condanna a vivere la vita in solitudine."
(Fonte: https://cajetanusparvus.com/2017/10/27/nelle-reti-della-mia-solitudine-quando-realizzi-che-hai-sbagliato-ad-amare/  commento a Mt 22,34-40)

E così spiega Papa Benedetto nella Enciclica Deus caritas est:

12 (...) Nella sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo — amore, questo, nella sua forma più radicale. Lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo, di cui parla Giovanni (cfr 19, 37), comprende ciò che è stato il punto di partenza di questa Lettera enciclica: « Dio è amore » (1 Gv 4, 8). È lì che questa verità può essere contemplata. E partendo da lì deve ora definirsi che cosa sia l'amore. A partire da questo sguardo il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare.
 

13. A questo atto di offerta Gesù ha dato una presenza duratura attraverso l'istituzione dell'Eucaristia, durante l'Ultima Cena. Egli anticipa la sua morte e resurrezione donando già in quell'ora ai suoi discepoli nel pane e nel vino se stesso, il suo corpo e il suo sangue come nuova manna (cfr Gv 6, 31-33). Se il mondo antico aveva sognato che, in fondo, vero cibo dell'uomo — ciò di cui egli come uomo vive — fosse il Logos, la sapienza eterna, adesso questo Logos è diventato veramente per noi nutrimento — come amore. L'Eucaristia ci attira nell'atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo soltanto in modo statico il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione. L'immagine del matrimonio tra Dio e Israele diventa realtà in un modo prima inconcepibile: ciò che era lo stare di fronte a Dio diventa ora, attraverso la partecipazione alla donazione di Gesù, partecipazione al suo corpo e al suo sangue, diventa unione. La « mistica » del Sacramento che si fonda nell'abbassamento di Dio verso di noi è di ben altra portata e conduce ben più in alto di quanto qualsiasi mistico innalzamento dell'uomo potrebbe realizzare. (fonte: http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20051225_deus-caritas-est.html)

Seconda strofa

Quando sei con me
dipingi linee dritte
sui sentieri miei,
che vanno via
dove non vorrei, dove non vuoi Tu.
Ma sfiorami, ti prego,
il mio dolore ritorna ancora qui.
Resterò con Te, resterai con me,
per non lasciarmi mai più da solo.

Ebbene sì, per quanto ci sforziamo non riusciamo mai del tutto a superare l'umano inficiato dal peccato. Proprio quando ti ritrovi per terra dopo l'ennesima caduta, fai l'esperienza che hai bisogno della infinita misericordia di Dio, che è sempre lì a soccorrerti se tu lo vuoi. Così ci esorta Gesù attraverso suor Faustina Kovalska:

“Segretaria del Mio mistero più profondo, sappi che sei in confidenza esclusiva con Me. Il tuo compito è quello di scrivere tutto ciò che ti faccio conoscere sulla Mia Misericordia, per il bene delle anime che leggendo questi scritti proveranno un conforto interiore e saranno incoraggiate ad avvicinarsi a Me. E perciò desidero che tutti
i momenti liberi li dedichi a scrivere” (Diario, 1693).


“Attraverso te, come attraverso questa Ostia, passeranno i raggi della Misericordia sul mondo” (Diario, 441) .

“...Il Mio Cuore è stracolmo di tanta Misericordia per le anime (...) Oh! se riuscissero
a capire che Io sono per loro il migliore dei Padri; che per loro è scaturito dal Mio Cuore Sangue ed Acqua, come da una sorgente straripante di Misericordia; che per loro dimoro nel tabernacolo e come Re di Misericordia desidero colmare le anime di grazie, ma non vogliono accettarle (...) Oh! quanto è grande l’indifferenza delle anime per tanta bontà, per tante prove d’amore! (...) Hanno tempo per ogni cosa; per venire da Me a prendere le grazie non hanno tempo...” (Diario, 367).

“Infelici coloro che non approfittano di questo miracolo della Divina Misericordia!  Lo invocherete invano, quando sarà troppo tardi! (Diario, 1448).

“Dì ai peccatori che nessuno sfuggirà alle Mie mani. Se fuggono davanti al Mio Cuore misericordioso, cadranno nelle mani della Mia giustizia. Dì ai peccatori che li attendo sempre, sto in ascolto del battito del loro cuore per sapere quando batterà per Me. Scrivi che parlo loro con i rimorsi di coscienza, con gli insuccessi e le sofferenze, con le tempeste ed i fulmini; parlo con la voce della Chiesa, e, se rendono vane tutte le Mie grazie, comincio ad adirarMi  contro di essi, abbandonandoli a se stessi e dò loro quello che desiderano” (Diario, 1728).

“Il Signore non fa mai violenza alla nostra libera volontà. Dipende da noi se vogliamo accogliere la grazia di Dio oppure no, se collaboreremo con essa oppure se la sprecheremo” (Diario, 1107).

“Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria,
di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando
e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioé l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Diario, 153).


“Tutto ciò che è terreno dura poco. E tutto quello che sembra grande se ne va in fumo
e non dà libertà all’anima, ma stanchezza. Felice l’anima che comprende queste cose
e tocca la terra con un piede solo” (Diario, 1141).


Terza strofa.

Quando ci sei Tu
si ferma il tempo
e si fa vuoto fuori e dentro di me.
Solo per Te sarò con me.
Rimani non andare via
è bello stare qui insieme a Te.
Come mi vorrei come mi vuoi Tu,
per non sentirmi lontano mai più da Te.

Credere nell'Amore e nella Misericordia è credere nello stesso Dio-Amore Uno e Trino.

“Tutto ciò che è grande e bello, è in Dio. (...) O sapienti del mondo e grandi intelligenze, riconoscete che la vera grandezza consiste nell’amare Dio...” (Diario, 990).

“O Gesù, mi fai conoscere e comprendere in che cosa consiste la grandezza di un’anima; non nelle grandi azioni, ma in un grande amore. E’ l’amore che vale ed esso conferisce grandezza alle nostre azioni. Benché le nostre azioni siano piccole e ordinarie di per sé, in conseguenza dell’amore diventano grandi e potenti davanti a Dio...”
(Diario, 889).

 
“La vera grandezza di un’anima sta nell’amare Dio e nell’umiltà” (Diario, 427).

“...Quando l’anima si sprofonda nell’abisso della sua miseria, Dio fa uso della Sua onnipotenza per innalzarla. Se c’è sulla terra un’anima veramente felice, questa
è soltanto un’anima veramente umile. All’inizio l’amor proprio soffre molto per questo motivo, ma Iddio, dopo che l’anima ha affrontato valorosamente ripetuti combattimenti, le elargisce molta luce, con la quale essa viene a conoscere quanto tutto sia misero
e pieno di illusioni” (Diario, 593).


“Sopra un’anima umile sono aperte le cateratte del cielo e scende su di lei un mare
di grazie (...) Ad una tale anima Iddio non rifiuta nulla; una tale anima è onnipotente, essa influisce sul destino del mondo. Una simile anima Iddio l’innalza fino al Suo trono
e più essa si umilia, più Dio si china verso di lei, la insegue con le Sue grazie
e l’accompagna in ogni momento con la Sua onnipotenza” (Diario, 1306).


“...In un cuore puro ed umile abita Iddio che è la luce stessa e tutte le sofferenze
e le contrarietà esistono affinché sia manifestata la santità di un’anima...” (Diario, 573).


“...E l’umiltà è solo verità; nella vera umiltà non c’è servilismo. Benché mi consideri
la più piccola (...) d’altra parte sono lieta della dignità di sposa di Gesù” (Diario, 1502).


“O mio Gesù, Tu sai quanta fatica occorre per trattare sinceramente e con semplicità con coloro dai quali la nostra natura rifugge, oppure con coloro che consapevolmente od anche inconsapevolmente ci hanno fatto soffrire. Umanamente la cosa è impossibile.
In quei momenti più che in altre circostanze, cerco di scoprire Gesù in quelle date persone e per amore di Gesù faccio tutto per quelle persone. In queste azioni l’amore
è puro; questo esercitarsi nella carità tempra l’anima e la rafforza. Non m’aspetto nulla dalle creature. Per questo non provo alcuna delusione...” (Diario, 766).


“O Gesù, mio modello perfettissimo, andrò attraverso la vita con lo sguardo rivolto a Te, seguendo le Tue orme, adattando la natura alla grazia, secondo la Tua santissima volontà e la luce che illumina la mia anima, confidando pienamente nel Tuo aiuto”
(Diario, 1351)
.

Potremmo riportare altre frasi dal Diario di Suor Faustina ma ce le conserviamo per altri commenti...
Intanto "Come mi vorrei come mi vuoi Tu" racchiude questo bisogno dell'anima di sprofondare in Dio, anche quando sa che non può farlo, perché qualcosa l'ha sporcata. Benedetto sacramento della Confessione che rimette in Dio un'anima che altrimenti dispererebbe delle e nelle sue cadute. Benedetto Iddio Misercordioso, che si duole se un figlio si allontana, ma gioisce per il suo ritorno a casa. Benedetto il Signore Gesù Cristo che facendosi carne e poi pane, rinnovando la sua incarnazione, ci dona la possibilità di vivere di Lui, per Lui e con Lui. Benedetto lo Spirito Santo che ci dona l'Amore per rimanere nell'Amore. Insomma cosa possiamo desiderare di più se non stare in Dio e dunque essere santi? Davvero "tutto il resto è noia".

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio. 

mercoledì 18 ottobre 2017

Ed io dirò il mio "sì"

È una canzone che sta nel mio primo lavoro discografico uscito per la mia Ordinazione sacerdotale come dono a parenti ed amici. Onestamente non sono fiero degli arrangiamenti dei miei primi due lavori (l'altro è "Fatti per essere" 1996). Forse perché il giovane che li arrangiò non sapeva cosa era la "christian music" e pensava di doverla classificare fra le sigle dei cartoni animati... scherzo ma davvero non si possono ascoltare, tranne qualcuna come questa. L'ho composta negli anni di seminario, quando la chitarra sembrava potesse prestarsi alla Parola per dirsi in veste melodica, in canzone. Almeno io, ci ho sempre creduto all'Evangelizzazione con le canzoni e con la musica.  C'è stato un periodo in cui davvero credevo che Dio potesse farmi inventare la canzone perfetta, con la quale sarei potuto uscire dall'anonimato e scalare magari le classifiche mondiali. Che stupido che sono stato, chiedo perdono al Dio della Creazione e di tutte le creazioni anche quelle artistiche.

Torniamo alla mia canzone e ai suoi molteplici significati.
Ed io dirò il mio "sì", ad un primo ascolto si potrebbe pensare che sia rivolta al "sì" pronunciato alla mia Ordinazione diaconale prima e sacerdotale poi, ma io intendo il "sì" che bisogna dire in ogni istante per rimanere in Dio, ancorato alla roccia, con la propria barca ormeggiata nel porto della pace di Dio.

Ascoltiamola...

Così scrive Sant'Alfonso Maria dei Liguori nel libro intitolato: Uniformità alla volontà di Dio.

«Tutta la nostra perfezione consiste nell'amare il nostro amabilissimo Dio. Ma poi tutta la perfezione dell' amore a Dio consiste nell'unire la nostra alla sua santissima volontà... A Dio piacciono le mortificazioni, le meditazioni, le comunioni, le opere di carità verso il prossimo, ma quando? Quando sono secondo la sua volontà. Quando invece non sono secondo la volontà di Dio, non solamente egli non le gradisce, ma le detesta e le castiga» (158).

È quello che abbiamo imparato noi: a far il bene che Dio vuole. Far un bene che Dio non vuole è male. È il pensiero anche di Vincenzo de' Paoli: «Il bene è male quando lo si compie dove Dio non vuole» (159).

«Tutti i santi hanno sempre mirato a fare la volontà divina, ben intendendo che in questo consiste tutta la perfezione di un' anima. Diceva il beato Enrico Susone: "Dio non vuole che noi abbondiamo di lumi, ma che in tutto ci sottomettiamo alla sua volontà...". La beata Stefana da Soncino, domenicana, essendo un giorno - in visione - condotta in cielo, vide trovarsi tra i serafini alcune persone defunte che aveva conosciuto e le fu detto che erano state elevate a tanta gloria per 'la perfetta uniformità, che avevano avuto in terra, alla volontà di Dio» (160).

«Diceva san Vincenzo de' Paoli: "La conformità al divino volere è il tesoro del cristiano ed è il rimedio per tutti i mali, poiché essa contiene la rinuncia a se stessi, l'unione con Dio e tutte le virtù"...
Alcune anime d'orazione, leggendo le estasi e le pagine di santa Teresa, di san Filippo Neri e di altri santi, si invogliano di giungere ad avere queste unioni soprannaturali. Tali desideri debbono essere scacciati...; se vogliamo farci santi, dobbiamo desiderare la vera unione con Dio, che è l'unire totalmente la nostra volontà con quella di Dio» (161).

«In questa terra dobbiamo apprendere dai beati del cielo come dobbiamo amare. L'amore puro e perfetto, che i beati hanno in cielo per Iddio, sta nell'unirsi perfettamente alla sua volontà. Se i serafini capissero essere suo volere che si applichino per tutta l'eternità ad ammucchiare le arene dei lidi e a svellere le erbe dai giardini, volentieri lo farebbero con tutto il piacere... Proprio questo Gesù Cristo ci insegnò a chiedere, cioè di seguire la volontà divina in terra, come lo fanno i santi in cielo: "Sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra" (Mt 6)» (162).

«Un atto di perfetta uniformità al divino volere basta a fare un santo...» (163).
Ha poi una frase consolante per coloro che pensano d'avere poco da dare a Dio, poco ai poveri, poche forze per amarlo (perché sono ammalati) e sono tentati di invidiare i martiri, i missionari, gli eroi.
«Chi gli dà i beni con le elemosine, il sangue col flagellarsi, i cibi con i digiuni, dona a Dio parte di ciò che ha; ma chi gli dona la sua volontà gli dona tutto (perché gli dona se stesso); perciò può dirgli: "Signore, io sono povero, ma vi dono tutto quel che posso..."» (164).

«Se dunque vogliamo piacere pienamente al cuore di Dio, procuriamo di conformarci in tutto alla sua divina volontà; e non solo conformarci, ma uniformarci a quanto Dio dispone. La conformità comporta che noi congiungiamo la nostra volontà con la volontà di Dio; ma l'uniformità comporta di' più, cioè che noi, della volontà divina e della nostra, ne facciamo una sola, sì che non vogliamo altro se non quello che vuole Dio, e la sola volontà di Dio sia la nostra...» (165). 

(fonte. http://www.documenta-catholica.eu/d_1696-1787-%20Alphonsus%20de%20Liguori%20-%20Uniformit%C3%A0%20alla%20Volont%C3%A0%20di%20Dio%20-%20IT.pdf )

Nella mia canzone vorrei esprimere proprio questo "sì" a Dio, col quale ci uniformiamo alla Sua Volontà.

Adesso passiamo al testo.

Ed io dirò il mio "sì"

Al titolo non è che ci abbia pensato molto eppure contiene tutta la canzone. Il verbo è al futuro perché ero in seminario e cominciavo a smussare tanti angoli non necessari ed altri da correggere. Col senno di poi, davvero sono stato pescato dal fango, informe, come un pezzo di marmo grezzo e sono stato lavorato e spero di essere diventato almeno un pò come mi vorrebbe Dio. La mia vita è sta un continuo lavoro di scalpellinamento e ancora non sono pago... Credo infatti, che ad amare non si finisce mai di imparare.

Prima parte

Ho visto nascere il sole
in mattini calmi e freschi di rugiada.
Mentre respiro
l’aria di collina
ascolto nuovi suoni canti di stagione.

Abbinare lalba di un nuovo giorno alla rinascita o alla nascita spirituale fa ricordare le parole di San Paolo nel capitolo 5 della Lettera ai Tessalonicesi:

...voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii. Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte. Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza. Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate.

"L'aria di collina" invece era un riferimento a dove era posizionato il Seminario maggiore di Napoli, sulla collina di Capodimonte. Onestamente l'aria non era tanto tersa a causa del traffico che c'è proprio sotto al Semianario nel famoso serpentone di Capodimonte con aerei che scendevano e salivano da Capodichino, e le autombulanze che salivano e scandevano dagli ospedali immediatamente dopo il Seminario, dormire al pomeriggio era un'impresa e a volte anche di notte, almeno all'inizio. Poi ci siamo abituati e tutto è divenuto normale.
Ma al di là del riferimento geografico, c'è un riferimento spirituale. Quando si percorrono le vie dello Spirito, si va sempre più in alto e lì l'anima sente l'ebrezza delle purezze incontaminate dello Spirito di Dio. Rimango sempre abbagliato da quanto leggo nelle vite dei santi. Fanno ogni sacrificio pur di salire perché sanno per rivelazione privata, dove sono destinati. Conoscere la meta e conoscere il premio fa compiere ogni sforzo e ogni sacrificio. Gesù nei Vangeli ci esorta:

«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi» (Lc 13, 24-29).

Insomma bisogna sempre migliorarsi.

"I canti di stagione", "I nuovi suoni" di cui la canzone, non sono altro che un riferimento al fatto che prima di entrare in seminario, suonavo e cantavo canzoni profane, poi con la vocazione e l'entrata in semianrio, la svolta nei contenuti, nei testi delle mie canzoni. Non più amore profano, ma amore di Dio. Col mio primo "sì" a Dio, ho abbandonato un mondo per aprirmi a un altro. E così le canzoni pure hanno preso un'altra piega. Ho constatato che gli schemi delle canzoni che scrivevo imitando il mondo della musica leggera, sono rimasti uguali, solo i testi si sono rinnovati in qalche modo. Non sapevo a quei tempi che esisteva una christian music italiana e internazionale. Le mie canzoni infatti non sono liturgiche, almeno la maggior parte, ma sono canzoni pop con contenuti cristiani. Questa appartenenza alla christian music, l'ho scoperta allorquando ho conosciuto don Giosy Cento e Mario Migliarese rispettivamente fondatori delle associazioni "Il mio Dio canta giovane" e "Magnificat".

Seconda parte


Indosso la mia anima
volo coi pensieri
sopra un mondo che non è di qui:
Paradiso, che sta nascendo
dentro me.

"Indosso la mia anima" è un modo per dire che prima non ero cosciente di averla, poi diventato discepolo di Gesù, e diventato cosciente di avere un'anima, ho cominciato a curarla e ad amarla come il più grande dono che Dio mi poteva fare. E come la si cura?

Leggiamo un articolo che raccoglie quanto dice Gesù sull'anima nelle rivelazioni a M. Valtorta.

Estratti dai “Quaderni” della mistica italiana Maria Valtorta, 1940-1950.
 Gesù descrive alla mistica alcune caratteristiche dell’anima e del rapporto con Dio.
 
 


La vita del mondo leva quel candore di giglio che ha l’anima uscita dalle dimore del Cielo per scendere ad animare una carne nata da due amori fatti uno.
 È la terra, l’atmosfera della terra, non l’atmosfera astronomica creata dal Padre mio, ma l’atmosfera morale della terra – quella creata da voi, che per essere stati avvelenati all’origine dallo Spirito del Male portate nel sangue germi di male inoculato ai progenitori – quella che offusca lo splendente candore su cui è solo una macchia che il mio Battesimo lava.
 Oh! fulgore dell’anima dopo il lavacro battesimale! Se vi fosse dato vedere quel luminoso candore, vedreste qualcosa da rapire i vostri sentimenti. il giglio è opaco e la perla è grigia a confronto dell’anima avvolta nella luce battesimale.
 In verità l’anima rivestita dalla grazia battesimale è come uno specchio che riflette Dio, è un piccolo Dio che attende, amando, di tornare al Cielo dove il suo Amore creatore l’attende.
 Se l’uomo riflettesse – ed è per questo che la mia Bontà non calcola le colpe commesse avanti l’uso di ragione – se l’uomo, ormai capace di distinguere il Bene dal Male – e nota che gli istinti del senso si destano dopo l’uso di ragione; prima sono vivi solo gli istinti della vita che spingono il bambino a cercare la mammella o il cibo, il calore della madre o del sole, la mano della madre o il sostegno degli oggetti – se l’uomo riflettesse a ciò che fa, a ciò che perde facendo, a quale delitto a quale furto giunge levando alla sua anima il suo candore battesimale, quale sacrilegio compie profanando in sé la vera immagine di Dio: Spirito di Grazia, di Bellezza, di Bontà, di Purezza, di Carità infinita; se riflettesse al deicidio che compie uccidendo la sua anima, oh! no! l’uomo, essere dotato di ragione, non peccherebbe.
 
 


Poche sono le anime che non vengano a Dio un po’ brune, fatte brune dalle conseguenze della vita che non hanno saputo condurre con quella santa e attenta riflessione che ci vorrebbe per rispetto all’anima che ha diritti superiori alla carne.
Voi vi ricordate molto dei diritti della carne, cosa che muore e che solo essendo vissuta ancella dello spirito, e non padrona dello spirito, può divenire, a suo tempo, abitatrice nella reggia dei Cieli. Vi preoccupate della vostra estetica, della vostra salute fisica, di prolungare la vita sulla terra il più possibile.
 Ma non vi preoccupate della vostra anima, di conservarla bella, di renderla sempre più ornata per aggiungere alla sua bellezza creata da Dio le gemme conquistate dalla vostra volontà di figli pensosi del Padre, al quale vogliono tornare arricchiti di meriti: veri gioielli, vere ricchezze che non periscono in eterno.
(…) Ecco ciò che dà pregio al corpo, o uomini stolti.
 L’anima che è il dono di Dio lo spirito che è manifestazione di Dio, e che ha un pregio davanti al quale quelli della carne sono un nulla spregevole.
 Io, la Pietà perfetta, non guardo se venite a Me “un po’ bruni” dai riverberi del sole terreno delle tendenze vostre. Voglio solo che lottiate perché il sole bruciante della carnalità non vi renda irriconoscibili al mio sguardo e repellenti al mio occhio.
 Anima e Dio, Dio e anima: ecco i due perenni amatori. Perché defraudare Dio e l’anima del loro fine che è l’unirsi, oltre il giorno terreno, nella eterna dimora?
 


 
La vostra anima, se fosse un soggetto visibile, vi direbbe, essa che quando è in grazia è tenuta come un fiore fra le mani dell’angelo vostro, essa che quando è in grazia è come un fiore baciato dal sole e irrorato dalla rugiada per lo Spirito Santo che la scalda e illumina, che la irriga e la decora di celesti luci.
 Quante verità vi direbbe la vostra anima se sapeste conversare con essa, se l’amaste come quella che mette in voi la somiglianza con Dio, che è Spirito come spirito è la vostra anima.
 Quale grande amica avreste se amaste la vostra anima in luogo di odiarla sino ad ucciderla; quale grande, sublime amica con la quale parlare di cose di Cielo.
 L’anima in grazia possiede l’amore e possedendo l’amore possiede Dio, ossia il Padre che la conserva, il Figlio che l’ammaestra, lo Spirito che la illumina.
 Possiede quindi la Conoscenza, la Scienza, la Sapienza. Possiede la Luce.
 Se sapeste interrogare la vostra anima, vi spiegherebbe persino perchè Dio aveva proibito ad Adamo e Eva la conoscenza del Bene e del Male: perché il Bene lo aveva elargito alle sue creature gratuitamente, e il Male non voleva che lo conosceste perché è frutto dolce al palato ma che, sceso col suo succo nel sangue, ne desta una febbre che uccide e produce arsione, per cui più si beve di quel suo succo mendace e più se ne ha sete.
 Voi obbietterete: “E perché allora ha messo l’albero nel Giardino dell’Eden?”. E perché!
 Perché il Male è una forza che è nata da sola come certi mali mostruosi nel corpo più sano.
 Lucifero era angelo, il più bello degli angeli. Spirito perfetto inferiore a Dio soltanto. Eppure nel suo essere luminoso nacque un vapore di superbia che esso non disperse.
 Ma anzi condensò covandolo. E da questa incubazione è nato il Male.
 Esso era prima che l’uomo fosse. Dio l’aveva precipitato fuor dal Paradiso, l’incubatore maledetto del Male, questo insozzatore del Paradiso. Ma esso è rimasto l’eterno incubatore del Male, e non potendo più insozzare il Paradiso ha insozzato la Terra.
 
 


Nulla di più sano e di più santo di due che si amano onestamente e si uniscono per perpetuare la razza umana e dare anime al Cielo.
 La dignità dell’uomo e della donna divenuti genitori è la seconda dopo quella di Dio. Neppure la dignità regale è simile a questa. Perché il re, anche il più saggio, non fa che amministrare dei sudditi.
 Essi genitori attirano invece su loro lo sguardo di Dio e rapiscono a quello sguardo una nuova anima che chiudono nell’involucro della carne nata da loro.
 Direi quasi che hanno a suddito Dio, in quel momento, perché Dio, al loro retto amore che si unisce per dare alla Terra e al Cielo un nuovo cittadino, crea immediatamente una nuova anima.
 Dio è Padre buono, che giubila delle oneste gioie dei figli e che ai loro santi amplessi risponde con benedizioni celesti e con l’approvazione di cui è prova la creazione di un’anima nuova.
 
 


L’anima non muore col corpo, ma sopravvive ad esso in eterno. Idea del Creatore Iddio, che ha dato all’uomo l’anima, era che tutte le anime degli uomini si riunissero in un unico luogo: il Cielo, costituendo il Regno dei Cieli il cui monarca è Dio e i suoi sudditi sarebbero stati gli uomini dopo una vita santa e una placida dormizione.
 L’anima è creata di volta in volta e non mai più usata per successive incarnazioni.
 Le anime, superata la sosta sulla terra, non tornano mai più sulla terra in nessun corpo. Credere nella reincarnazione è errore e offesa verso Dio ammettere che Egli abbia potuto creare che un numero limitato di anime. Errore e offesa anche verso l’uomo, giudicandolo così corrotto che difficilmente meriti premio.
 L’uomo può ricordare, pur nascendo una volta sola, con la sua parte migliore che è l’anima. Essa viene da Dio Spirito intelligentissimo, potentissimo, perfetto.
 Quando parlo di “ricordare” intendo che l’anima, lucida, intelligente, spirituale, opera di Dio, “si ricorda” del Creatore. E soffre perché desidera Dio, il vero Dio da cui viene, e ha fame di Dio. Ecco perché pungola il corpo torpido a cercare di accostarsi a Dio.
 
 


 La differenza fra la separazione dell’anima dal corpo per la morte e momentanea separazione dello spirito dal corpo ed anima per l’estasi o il rapimento consiste che, mentre il distacco dell’anima dal corpo provoca morte, la contemplazione estatica, ossia la temporanea orazione dello spirito fuor dalle barriere dei sensi e della materia, non provoca morte.
 E questo perché l’anima non si stacca, ma con la sua parte migliore si immerge nei fuochi della contemplazione.
Per capire meglio questa cosa, è bene meditare che tutti gli uomini, finché sono in vita, hanno in sé l’anima (morta o viva che sia per peccato o per giustizia), ma solo i grandi amanti di Dio raggiungono la contemplazione vera.
 Questo sta a dimostrare che l’anima conservante l’esistenza sinché è unita al corpo – e in questa particolarità in tutti gli uomini uguale – ha in sé una parte eletta: l’anima dell’anima, dirò così, che col disamore a Dio e alla sua Legge, e anche con la tiepidezza e i peccati veniali, perde la grazia di poter contemplare e conoscere, quanto lo può creatura e a seconda della perfezione raggiunta, Dio e gli eterni veri.
 
 


Le anime cessano di animare un corpo e tornano a Dio per essere destinate a seconda dei loro meriti. Dio crea nuove anime per mantenere il numero di creature che devono popolare la terra. Prima operazione di divino ordine. La seconda è quella di creare, a seconda delle necessità che Egli vede, quella speciale categoria più numerosa dell’altra, onde tutto sia armonico nella razza e l’uno serva all’altro come i denti di un ingranaggio servono all’ingranaggio vicino, facendo muovere la gigantesca macchina senza attriti e lesioni.
 Così fa Dio.
 Dio provvede a creare col suo pensiero anime di diverse tendenze, allo scopo che la terra goda di un equilibrio giusto in tutte le sue necessità inferiori e superiori. Che se poi la ribellione dell’uomo altera questo equilibrio volendo andare sempre contro la Volontà divina che amorosamente lo guida per via giusta, non è di Dio la colpa.
 
 


Un’anima che perde la grazia perde tutto. Per lei inutilmente il Padre l’ha creata, per lei inutilmente il Figlio l’ha redenta, per lei inutilmente lo Spirito Santo l’ha infusa dei suoi doni, per lei inutilmente sono i Sacramenti. E’ morta. Ramo putrido che sotto l’azione corrosiva del peccato si stacca e cade dall’albero vitale e finisce di corrompersi nel fango.
Se un’anima sapesse conservarsi come è dopo il Battesimo e dopo la Confermazione, ossia quando essa è imbibita letteralmente dalla grazia, quell’anima sarebbe di poco minore a Dio. E questo vi dica tutto.
 
 


L’anima che lascia la carne che l’animava si trova immediatamente di fronte alla Divinità che la giudica, senza necessità di salire e presentarsi alle soglie del beato Regno. E’ catechismo che Dio è in Cielo, in terra e in ogni luogo. E perciò l’incontro avviene dovunque.
 Il giudizio è rapido come rapida è stata la creazione: meno di un millesimo della vostra più piccola unità di tempo. Ma come nell’atomo dell’attimo creativo l’anima ha tempo di intravedere la S.S. Origine che la crea e di seco portarne il ricordo, perché sia istintiva religione e guida nella ricerca della fede, della speranza, della carità, che se voi ben osservate, sono nebulosamente, come germi informi, anche nelle religioni più imperfette – la fede in una divinità, la speranza in un premio dato da questa divinità, l’amore a questa divinità – altrettanto nell’atomo dell’attimo del giudizio particolare lo spirito ha tempo di comprendere ciò che non ha voluto comprendere nella vita terrena, e ha odiato come nemico o schernito o negato come fola vana, o anche servito con tiepidezze che esigono riparazione e di seco portare, nel luogo espiativo o nell’eterna dannazione, il ricordo, a suscitare fiamme d’amore per l’eterna Bellezza o tortura di castigo col rovello del Bene perduto che la coscienza intelligente rimprovererà di aver voluto liberamente perdere. Perché lo ricorderanno, e terribile, senza poterlo contemplare, insieme ai loro peccati.
 La creazione dell’anima e il giudizio particolare, sono i due atomi di attimi in cui le anime dei figli dell’uomo, intellettualmente conoscono Dio, per quel tanto che è giusto e sufficiente a dar loro un agente per tendere al loro Bene appena intraveduto, ma rimasto impresso nella sostanza che, essendo intelligente, libera, semplice, spirituale, ha comprensioni pronte, volontà libere, desideri semplici e movimento o inclinazione o appetito, se più vi piace, a riunirsi con l’amore a Colui donde venne e a raggiungere il suo fine del quale ha già intuito la bellezza, o a staccarsene con un odio perfetto raggiungendo colui che è il loro dannato re, e avendo nel ricordo “di odio“ un tormento, il maggiore fra i tormenti infernali, una disperazione, una maledizione indescrivibili.
 
 


L’anima non può morire perché spirituale.
 L’anima soltanto da Dio potrebbe essere distrutta. Perché Dio padrone assoluto del creato, tutto può: creare come distruggere. Ma Dio non può volere distruggere ciò che Egli ha creato per fine d’amore col suo Divino Volere e col suo Divino Soffio. Se avesse voluto l’uomo dotato di un’anima intelligente e ragionevole, lo avrebbe potuto fare. Questo genere d’anima avrebbe servito a fare dell’uomo il re del creato. Ma non avrebbe servito a farne il figlio adottivo di Dio, fatto a sua immagine e somiglianza proprio per l’anima che è libera, immortale e che è tempio, o tal avrebbe dovuto essere, della Grazia.
 Dio ha voluto l’anima immortale per amore di questo suo capolavoro creativo che è parte di Sé stesso infusa nella creatura uomo, per avere a soddisfare il suo amore infinito e insaziabile con l’amore che i creati spiriti a Lui fedeli gli daranno nei secoli dei secoli, e quanto più numeroso sarà il popolo celeste degli spiriti a Lui fedeli, più ardente, gioioso, il suo amore.
 Nell’anima dell’uomo, anche inconsapevolmente dalla stessa, Dio ha scolpito le formule della Legge e la meta e il premio che l’ubbidienza ad esse ci procura. Legge naturale, legge morale, legge spirituale, voce della coscienza, anelito dello spirito è nell’uomo, per l’anima spirituale, una forza che grida “fa” o urla “non fare”, mentre dall’alto una Luce attira e indica il vero fine, la vera gioia nell’ordine, nella pace, nel possesso del Regno di Dio. 

(fonte: http://www.veniteadme.org/lezioni-gesu-riguardo-lanima-maria-valtorta/)

special

E per nuove strade mi condurrai mio Dio
ed io dirò il mio “sì”.

Dio con la Sua Provvidenza, ci traccia delle strade molto personalizzate e da quanto occorre per risalire la china e poi far rientro a "casa", in Paradiso, ossia in Dio. Mi sembra che tra risalite e cadute e poi raddrizzamenti, posso dire di essermi almeno alzato dal fango, almeno lo spero.
Ogni giorno così, c'è il mio "sì" da ripetere e rinforzare sempre più.

Ripetizione della seconda parte e lo special

Indosso la mia anima
volo coi pensieri
sopra un mondo che non è di qui:
Paradiso, che sta nascendo
dentro me.

E per nuove strade mi condurrai mio Dio
ed io dirò il mio “sì”.

Ogni "sì" ripetuto rinforza l'anima e la fede.

lunedì 5 giugno 2017

"Intendere in tenda" e "Legale, illegale"

Nel 2007 ebbi la possibilità di condurre un POR (Programma Operativo Regionale) in un Istituto della nostra città. Con 11 ragazzi di vari istituti, ho fatto fare un percorso educativo sulla comunicazione e la legalità. Insieme a loro abbiamo costruito e realizzato una trasmissione televisiva sulla legalità a cui abbiamo aggiunto la sigla iniziale e la sigla finale rispettivamente dal titolo: "Intendere in tenda" e "Legale illegale".
Sia la prima che la seconda sono nate dall'interazione coi ragazzi e dalle loro domande. Più facevamo capire loro le argomentazioni attorno alla legalità e  all'illegalità e più cresceva in loro la consapevolezza delle dinamiche sociali dei nostri contesti intrisi di corruttela. La corruzione è entrata a far parte del bagaglio culturale e la si subisce quasi con rassegnazione.
Ascoltiamo la canzone col video che riassume anche tutto il POR.

Video di "Intendere in tenda" canzone del 2007

Ricordo che, lavorare per questo POR, fu una bellissima esperienza che ci vedeva impegnati un pomeriggio a settimana in cui approfondivamo una serie di argomenti sulla legalità e sulla comunicazione massmediale. I ragazzi un poco alla volta diventarono coscienti delle opportunità che danno i mass media, ma anche dei loro limiti e difetti. Impararono le tecniche fotografiche e quelle video fino ad essere capaci col mio aiuto a metter su una trasmissione televisiva che realizzammo nello studio di un fotografo che ci collaborava per il POR, Salvatore Monticelli. 

Fu una bellissima avventura, perché dopo tanta teoria e pratica andammo a intervistare diverse personalità: Tano Grasso allora presidente della FAI, ora presidente onorario; il senatore Tommaso Sodano; il Sindaco di allora di Pomigliano D'Arco, Antonio Della Ratta ed altri di cui non ricordo il nome, ma soprattutto partimmo da una storia che allora si stava svolgendo davanti alla fabbrica della AVIO S.p. A. C'erano alcuni operai che vivevano in una tenda ubicata sul marciapiede difronte all'ingresso della fabbrica. Protestavano perché ingiustamente licenziati. Anche noi della parrocchia con don Peppino Gambardella, sempre a fianco degli operai delle fabbriche pomiglianesi, partecipavamo a tutte le manifestazioni. Vennero diversi artisti a fare un concerto; venne Dario Fò e Franca Rame a dare il loro contributo e tanti altri. Anche noi facemmo ruotare tutto il POR attorno alla "tenda della solidarietà" per questo la canzone iniziale, parafrasando le parole di Gesù: "Chi ha orecchie per intendere intenda" (Mc 4, 9), l'abbiamo chiamata "Intendere in tenda".

Ora entriamo nel testo della sigla iniziale: "Intendere in tenda" cantata dagli undici ragazzi del POR e dagli animatori che mi collaboravano: Giulia Romano e Daniele Luongo. L'arrangiamento venne realizzato per entrambe le canzoni da Franco Cleopatra, grande e importante musicista e arrangiatore pomiglianese.

Il titolo: Intendere in-tenda, l'abbiamo già spiegato. Aggiungo solo il doppio significato che può avere la parola "in-tenda", ossia: che tu possa capire; ma anche, entra nella tenda.

Oh, oh… Anche questo "oh oh" articolato ha un suo significato. Serve subito per coinvolgere, ma anche per far memorizzare il motivo del ritornello.

Prima strofa.

Intendo dire che la vita non è sempre facile,
si semina granturco e si raccoglie patate.
Intendo dire che la vita non è sempre stabile,
si semina in un modo e si raccoglie il "nada".

 
Oh, oh…

 Le strofe avevano una melodia, ma ai ragazzi piacque più cantarle a RAP. Vedemmo che davvero funzionavano di più, anzi, il messaggio in RAP era proprio più diretto. 
La prima strofa sottolinea il negativo dell'esistenza, proprio l'esperienza che stavano facendo quegli operai sotto la tenda. La vita non è facile e quante volte semini una cosa e ne raccogli un'altra, anzi a volte sembra di non raccogliere nulla, nemmeno un poco di solidarietà. Ma nel caso in questione di solidarietà ce ne fu tanta e tutti gli operai vennero riassunti. I diritti allora, dopo aver fatto bene il proprio dovere, vanno difesi a denti stretti.

Seconda strofa

Se Sali a far politica ricordati chi sei,
sei figlio della gente e non dell’egoista casta.
Se fai già politica, ricordati chi sei,
non fare l’arrogante, ché ti vomiteranno.

Fortissima la frase: "Se sali a far politica ricordati chi sei, sei figlio della gente e non dell'egoista casta". E' davvero impressionante come dei ragazzi tra i 15 e 17 anni, abbiamo potuto concepire una frase così pregnante e così vera, dopo aver certo ascoltato noi animatori, su tante questioni e su quanto si delineava in quello scorcio di estate 2007 in Italia. Il "Berlusconismo" era allo zenit e le bugie all'ordine del giono. La politica era scollata ancor più dalla realtà e GRILLO cominciava coi vari "VAFFA" (8 settembre 2007) a cui anch'io, stanco della malapolitica, guardavo con simpatia. Mi dicevo, dopotutto è l'unico che dice una verità.  Dopo 10 anni, siamo nel 2017, cosa è cambiato? Invece di avere il berlusconismo di destra, c'è quello di sinistra più bugiardo ancora e pappone e con Grillo che ha fondato un Movimento politico, che ancora non è ben definito. L'unica cosa positiva è che da Pomigliano è uscito l'on. Luigi Di Maio, mio parrocchiano, che è sempre molto gentile con noi suoi parroci, soprattutto con don Peppino.
Dunque per la maggior parte dei politici è vera la frase: "Se sali a far politica ricordati chi sei, sei figlio della gente e non dell'egoista casta".  
Spero vivamente in una conversione generale verso il "bene comune" di tutti i politici.
L'altra cosa che caratterizza i nostri politici, se non è il disinteresse verso "bene pubblico", è certamente l'arroganza. Certe posture da dittatori sono sotto ai nostri occhi tutti i giorni e così le caratteristiche deambulazioni o pseudocamminate, che fanno presagire arroganza e disprezzo per la verità e per gli interessi del popolo.

Il ritornello

Chi ha orecchie per intendere intenda…
intenda in tenda, entra in tenda.

Dopo tutto lo sfacelo che c'è e dopo aver capito che c'è poco da salvare a chi rivolgersi? Bisogna entrare nella tenda. La tenda degli operai licenziati? Nella tenda che è la povera Italia bistrattata da tutti i potenti? Ma quando questo popolo comincerà a essere popolo e a togliersi di dosso le piattole delle lobby e dei banchieri mangioni? 
Occorrono certamente uomini nuovi, che potrebbero nascere  dove ci sono comunità cristiane vive, ma abbiamo visto come essi pur standosi nei diversi schieramenti, hanno fatto il gioco dei "sempre gli stessi". Pochi volti nuovi, pochi politici con la "P" maiuscola. Insomma una tragedia itliana ma forse europea.
Gesù ripete ancora: "Chi ha orecchi per intendere intenda". Papa Francesco in visita a Genova ha fatto delle strigliatine... agli imprenditoi che diventano "speculatori" e agli operai che si arrendono accettando il "ricatto" e così conclude: 

"Se svendiamo il lavoro al consumo, con il lavoro presto svenderemo anche tutte queste sue parole sorelle: dignità, rispetto, onore, libertà. Non dobbiamo permetterlo, e dobbiamo continuare a chiedere il lavoro, a generarlo, a stimarlo, ad amarlo. Anche a pregarlo: molte delle preghiere più belle dei nostri genitori e nonni erano preghiere del lavoro, imparate e recitate prima, dopo e durante il lavoro. Il lavoro è amico della preghiera; il lavoro è presente tutti i giorni nell’Eucaristia, i cui doni sono frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Un mondo che non conosce più i valori e il valore del lavoro, non capisce più neanche l’Eucaristia, la preghiera vera e umile delle lavoratrici e dei lavoratori. I campi, il mare, le fabbriche sono sempre stati “altari” dai quali si sono alzate preghiere belle e pure, che Dio ha colto e raccolto. Preghiere dette e recitate da chi sapeva e voleva pregare ma anche preghiere dette con le mani, con il sudore, con la fatica del lavoro da chi non sapeva pregare con la bocca. Dio ha accolto anche queste e continua ad accoglierle anche oggi.
Per questo, vorrei terminare questo dialogo con una preghiera: è una preghiera antica, il “Vieni, Santo Spirito”, che è anche una preghiera del lavoro e per il lavoro.
“Vieni, Santo Spirito, 
manda a noi un raggio di luce.
Vieni, padre dei poveri,
Padre dei lavoratori e delle lavoratrici.
Vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
Lava ciò che è sporco, 
bagna ciò che arido, 
sana ciò che sanguina;
piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido, 
drizza ciò che è sviato.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Amen”."

Anche il Papa non trova altro che affidarsi a Dio, perché non c'è la materia prima: gli uomini nuovi, gli uomini veri, i veri credenti, i veri lottatori. Tra i vescovi, non si distingue nessuno, tra i preti qualcuno... ma come sappiamo un prete da solo non rappresenta tutta la Chiesa. Anche il Papa, se lasciato da solo, non può molto. Negli ultimi tempi, dove sono le voci coraggiose di chi denuncia il marcio nella società italiana? Non si è più spesso: "attacca o ciuccio addò vò a padron", per riceverne privilegi e sconti fiscali?
"Quando tornerò - dice Gesù - troverò la fede sulla terra?". Io parafraserei così: "Quando tornerò troverò una Chiesa a fianco degli ultimi e che creda ancora nella Resurrezione?".

Terza strofa

Entra pure in tenda, benvenuto a te e a i tuoi,
qui ci opponiamo a un mondo che si vende al dio profitto.
Le lobby di potere e i fondi monetari,
promettono lavoro, ma è solo precariato.

Oh, oh…

Nel discorso a Genova al mondo del lavoro, Papa Francesco parla proprio del mondo dell'economia e dell'imprenditoria che va verso la speculazione e non verso l'umanizzazione. 

"Una malattia dell’economia è la progressiva trasformazione degli imprenditori in speculatori. L’imprenditore non va assolutamente confuso con lo speculatore: sono due tipi diversi. L’imprenditore non deve confondersi con lo speculatore: lo speculatore è una figura simile a quella che Gesù nel Vangelo chiama “mercenario”, per contrapporlo al Buon Pastore. Lo speculatore non ama la sua azienda, non ama i lavoratori, ma vede azienda e lavoratori solo come mezzi per fare profitto. Usa, usa azienda e lavoratori per fare profitto. Licenziare, chiudere, spostare l’azienda non gli crea alcun problema, perché lo speculatore usa, strumentalizza, “mangia” persone e mezzi per i suoi obiettivi di profitto. Quando l’economia è abitata invece da buoni imprenditori, le imprese sono amiche della gente e anche dei poveri. Quando passa nelle mani degli speculatori, tutto si rovina. Con lo speculatore, l’economia perde volto e perde i volti. E’ un’economia senza volti. Un’economia astratta. Dietro le decisioni dello speculatore non ci sono persone e quindi non si vedono le persone da licenziare e da tagliare. Quando l’economia perde contatto con i volti delle persone concrete, essa stessa diventa un’economia senza volto e quindi un’economia spietata. Bisogna temere gli speculatori, non gli imprenditori; no, non temere gli imprenditori perché ce ne sono tanti bravi! No. Temere gli speculatori. Ma paradossalmente, qualche volte il sistema politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede nel lavoro. Perché? Perché crea burocrazia e controlli partendo dall’ipotesi che gli attori dell’economia siano speculatori, e così chi non lo è rimane svantaggiato e chi lo è riesce a trovare i mezzi per eludere i controlli e raggiungere i suoi obiettivi. Si sa che regolamenti e leggi pensati per i disonesti finiscono per penalizzare gli onesti. E oggi ci sono tanti veri imprenditori, imprenditori onesti che amano i loro lavoratori, che amano l’impresa, che lavorano accanto a loro per portare avanti l’impresa, e questi sono i più svantaggiati da queste politiche che favoriscono gli speculatori. Ma gli imprenditori onesti e virtuosi vanno avanti, alla fine, nonostante tutto. Mi piace citare a questo proposito una bella frase di Luigi Einaudi, economista e presidente della Repubblica Italiana. Scriveva: “Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. E’ la vocazione naturale che li spinge, non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con gli altri impegni”. Hanno quella mistica dell’amore…"

Credo anch'io, poi, che il consumismo nato in America ed esportato in modo globale, sia davvero l'idolo da abbattere, perché se non lo si fa finirà per farci soccombere tutti. I due estremi: consumismo e socialismo comunista (ipocrita anche questo), non hanno giovato e non giovano all'umanità. Dopo venti secoli, l'umanità ha smarrito di nuovo l'unica via possibile: Cristo Gesù. Chissà se adesso il Padreterno darà il tempo per un nuovo "riscatto"?
 
Quarta strofa

Entra pure in tenda, benvenuto a te e  ai tuoi,
formiamo un nuovo popolo di gente che già spera,
al centro la persona e la sua dignità
è giunto il tempo e l’ora di farglielo…

Lo auspichiamo da tanto questo "nuovo popolo" che nessuno ancora è riuscito a mettere insieme. Ogni volta che nasce qualcosa, quando arriva al Parlamento cambia natura. Adesso è il momento dei 5 stelle, che stanno già metamorfizzandosi rispetto a quanto predicavano all'inizio. Ma che palude è Montecitorio? Lì, prima o poi, tutti si beccano la "poterite", la "denarite", l'arroganzite...
Certo è che ogni volta che nasce un guru in Italia, viene subito demolito dalle circostanze... Credo perché non c'è nessuno che abbia a fondamento Dio. Non un'idea di Dio, che pure diverrebbe idolo, ma una fede radicata nella "mistica dell'amore" come la chiama Papa Francesco, radicata nell'esperienza dell'amore concreto e fattivo e non ideologico e ipocrita: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli." (Mt 7, 21).
 
Ritornello con intreccio con un detto napoletano.

Nun sputà cielo che nfaccia te torna…
Chi ha orecchie per intendere intenda

"Nun sputà cielo che nfaccia te torna" (traduzione: non sputare in cielo perché in faccia ti torna". E' un detto intriso di grande sapienza che si collega a un'altra frase del Vangelo: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40). Dunque se tratti male un tuo fratello ti dovrai attendere un ceffone dall'alto... e non potrai dire che non te l'aveva detto... per questo "chi ha orecchi per intendere, intenda".

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La canzone "Intendere in tenda", sigla della trasmissione televisiva creata coi ragazzi del PON sulla "Comunicazione mass mediale e la legalità", si ricollega alla sigla finale dal titolo: Legale illegale.
Ascoltiamola.
Video di "Legale illegale" 2007.

Allora confezionammo la trasmissione solo in alcuni DVD che consegnammo ai ragazzi e alla scuola come frutto del lavoro svolto. Riporto di seguito il testo della canzone: 

Rif iniziale

Legale, illegale…

Prima strofa

Quanto è difficile trovare
mani pulite e limpide:
i soliti furbetti, politici in cravatta,
pieni di “ecoballe”
inventate a tavolino
per calmare il popolino


Legale, illegale…

Seconda strofa

Quanto è difficile capire,
i discorsi dei politici corrotti.
Promettono paradisi,
ma solo per sé, quelli fiscali.
E noi tra tasse e munnezza,
e aria poco salubre…


Ritornello

Legale, illegale son gatte da pelare,
arance da sbucciare. Legale, illegale.
Legale, illegale. Son rogne da sanare,
cuori da reinventare. Legale, illegale.


Terza strofa

Quanto è difficile sapere
Cosa passa nel cappello della gente.
Oramai non spera più e non ce la fa più
a sopportare il peso,
delle corruttele dei faccendieri
e gl’indici di borsa
che fanno ricchi sempre i più ricchi.


Quarta strofa

Legale, illegale son gatte da pelare,
arance da sbucciare. Legale, illegale.
Legale, illegale Son rogne da sanare,
cuori da reinventare. Legale, illegale.
Legale, illegale… Legale, illegale.


Special

Legateli e buttateli
nella fornace… (dove sarà pianto e stridore di tenti…)

 Ecco la trasmisione...


Alla prossima canzone per riflettere sulla realtà scristianizzata...