venerdì 23 marzo 2018

C'è bisogno di Te - Hey Jesus

Queste due canzoni mi legano a Roberto Bignoli, che è passato a miglior vita il 13 marzo 2018.

1. C'è bisogno di Te, quando gliela feci ascoltare la prima volta, eravamo in Bulgaria, ospiti ad un festival organizzato da un frate francescano che si faceva chiamare don Kizu. C'erano solo le prime strofe della canzone e lui era rimasto colpito. Per la celebrazione della Messa col Vescovo del luogo, la cantammo nonostante mancassero ancora dei pezzi, come ringraziamento dopo la Comunione. In seguito volle che la completassi e che gliela donassi perché la sentiva molto sua. Non sono abituato a dare canzoni, ma in questo caso per me era un onore donare una mia canzone a uno dei più importanti cantautori di Christian Music in Italia. 
 

 Con Roberto ho condiviso anche un mese di gioie e dolori in una tournèe fra Stati Uniti e Canada dal 5 Novembre al 5 Dicembre 2001. Un mese davvero intenso dove abbiamo vissuto fianco a fianco, chilometro per chilometro, tra Toronto, New York e Washington D.C. in compagnia di un cantautore americano Danis Grady e Salvatore, figlio di mia cugina che viveva a Toronto e che ci faceva da interprete. E poi tantissimi concerti insieme per tutta l'Italia. Ultimo quello del 2010 a Reggio Calabria col gruppo Nuova Civiltà. Da Paola sua moglie ho saputo dei suoi malanni e ho cercato di fare la mia parte soprattutto come sacerdote, chiedendo all'Eterno Padre con preghiere e suppliche, la sua guarigione. Poi la notizia infausta, ma anche la certezza che quel Dio che lui ha cantato e testimoniato nel mondo, fino ai paesi più impensati, certamente l'avrà accolto tra le sue braccia e prima ancora Maria, che amava sopra ogni cosa. Infatti proprio a Medjugorje, la sua vita aveva preso una svolta, dalla droga, alla fede, e poi il matrimonio con Paola e le sue bellissime e amatissime figlie: Marichiara e Mariastella. A lui sono grato e con me tantissimi altri lo sono, della sua amicizia e della forza che aveva nel trascinarci nell'avventua della Musica Cristiana. Con lui mi sono ritrovato a Washington D.C. quando è stato insignito del premio Unity Awards per la Christian Music. A lui devo i miei primi passi nel mondo dei cantautori cristiani, e se non era per lui non nasceva "Jesus on line" e non ci sarebbero state tante altre esperienze che col senno di poi mi fanno dire solo: GRAZIE Roberto, e grazie anche a Paola, moglie davvero esemplare sempre a sostenerlo stando dietro alle quinte, come fa uno sfondo che si perde per far risaltare ciò che sta in primo piano.

Il testo di "C'è bisogno di Te"

Ritornello

Quando scende la sera c’è bisogno di Te,
quando manca la pace e qui non ci sei,
c’è bisogno, c’è bisogno di Te.
Quando scende la sera c’è bisogno di Te,
quando manca la pace e qui non ci sei,
c’è bisogno di Dio fra noi.


 È la prima e forse unica canzone mia che comincio col ritornello, non mi era mai successo prima e non so se succederà in seguito, di scriverne una così. Nel ritornello, poi, c'è tutto il messaggio della canzone: "Senza di Lui non possiamo fare nulla" (cfr Gv 15, 5). E chi lo ha sperimentato tante volte lo sa. Manca Dio, manca la Pace, manca "Gesù in mezzo ai "due o più" e si piomba nel caos spirituale, nell'assenza dello "Sposo", nella fragilità più piena, si rischia di piombare all'inferno. Ma una "chiave c'è per non soccombere nella prova: è chiamare per nome ogni dolore, ogni divisione, ogni peccato. Riporto un brano di una lectio magistralis tenuta da Emmaus, attuale presidente del Movimento dei Focolari, all'inaugurazione dell'anno accademico dell' Istituto Superiore di Scienze Religiose di Capua (CE) il 25 novembre 2013:

«Vorrei partire dallo stralcio di una lettera che Chiara scrive ad una amica ancora nel lontano 1946. Stralcio emblematico, dove si legge: 

 
“Vedi (…), io sono un’anima che passa per questo mondo.
 Ho visto tante cose belle e buone e son sempre stata attratta solo da quelle.
 Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. M’accorsi che era la Verità”.

Gesù sulla croce. Venuto sulla terra per ricondurre gli uomini (che si erano allontanati da Dio con il peccato) nella piena comunione con Lui, prende su di sé ogni aspetto negativo dell’uomo: i suoi dolori, le sue angosce, la sua disperazione, le sue pene, i suoi peccati…, rendendosi Lui stesso, che era l’Innocente, simile all’uomo peccatore. “Per riportare all’uomo il volto del Padre, Gesù ha dovuto non soltanto assumere il volto dell’uomo, ma caricarsi persino del ‘volto’ del peccato” , dice Giovanni Paolo II.

Siamo agli inizi del Movimento, nel 1944, ancora in piena guerra mondiale. In una circostanza particolare un sacerdote dice a Chiara che, a suo parere, il dolore più grande di Gesù è stato quando in croce ha gridato: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27, 46). È immediata la conclusione di Chiara: se è stato il culmine del dolore, è stato anche certamente il vertice del suo amore per noi. Da allora si sente chiamata ad essere, insieme alle sue prime compagne e, poi, a quanti avrebbero seguito il suo Ideale, la “risposta d’amore” a quel grido.
Gesù Abbandonato le si manifesta, dunque, come “la viva dimostrazione dell’amore di Dio qui in terra”. 
Ben lo evidenzia un noto “canto” di lode e di gratitudine, sgorgato spontaneo dal suo cuore, dedicato proprio a Gesù Abbandonato:


“Perché avessimo la Luce Ti facesti cieco.

Perché avessimo l’unione provasti la separazione dal Padre.

Perché possedessimo la Sapienza Ti facesti ‘ignoranza’.

Perché ci rivestissimo dell’innocenza, divenisti ‘peccato’.

Perché sperassimo quasi Ti disperasti…

Perché Dio fosse in noi Lo provasti lontano da Te.

Perché fosse nostro il Cielo sentisti l’Inferno.

Per darci un lieto soggiorno sulla terra, tra cento fratelli e più, fosti estromesso dal Cielo e dalla terra, dagli uomini e dalla natura.

Sei Dio, sei il mio Dio, il nostro Dio di amore infinito”.

Per questo amore infinito, che Gesù nell’abbandono in croce ha avuto per ogni uomo sulla terra, ogni nostro dolore è stato trasformato, ogni vuoto riempito, ogni peccato redento. La nostra lontananza da Dio è stata superata nella ritrovata comunione con Lui e fra noi.
 In Gesù Abbandonato è racchiusa, quindi, la chiave per penetrare e dare risposta al mistero più profondo che avvolge la vita dell’uomo e dell’intera umanità: il mistero del dolore, della sofferenza.
E’ un grande mistero questo, che tocca profondamente il cuore di Chiara:
 

“Gesù sulla terra… – scrive con commozione palpabile – Gesù nostro fratello… Gesù che muore fra ladri per noi: Lui, il Figlio di Dio, accomunato con gli altri. ‘(…) Se sei venuto fra noi, è perché la nostra debolezza ti ha attirato, la nostra miseria t’ha ferito a compassione’. Certo non c’è madre o padre terreno che attendano un figlio perduto e facciano ogni cosa per il suo ritorno come il Padre celeste”.

Dal mistero vissuto da Gesù sulla croce, Chiara vede sprigionarsi una luce capace di illuminare e di dare senso ad ogni esperienza di dolore e di abbandono che l’uomo può vivere. E ne parla con semplicità, confidando che, da quando Gesù Abbandonato le si è manifestato, le è parso di scoprirlo dovunque:
 

Egli, il suo volto, il suo misterioso grido, sembrarono colorire ogni istante doloroso della nostra vita”.
“Il buio, il senso di fallimento, l’aridità scomparivano – annota Chiara -. E si cominciava a capire quant’è dinamicamente divina la vita cristiana che non conosce noia, croce, dolore, se non di passaggio, e fa gustare la pienezza della vita, che vuole dire risurrezione, luce, speranza pur in mezzo alle tribolazioni”». 



Prima strofa
E ti accorgi che senso non ha
camminare da soli, pensare solo a sé.
E lo senti che nasce così
mentre ami e ti doni a chi è accanto a te.

 Parte del Ritornello
Quando scende la sera c’è bisogno di Te,
quando manca la pace e qui non ci sei,
c’è bisogno di Dio fra noi.


Gesù Crocifisso e Abbandonato, ci da la chiave per ricomporre ogni disunità. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il credere, la fede in Lui. Credere e sperimentare la Presenza di Gesù fra due o più è una grazia enorme. Chi la desidera ha solo da sperimentare questa Parola: "Dove due o più sono uniti nel mio Nome Io Sono in mezzo a loro" (Mt 18, 20). Così si legge in un articolo uscito su Città Nuova che spiega questa realtà partendo da uno scritto di Chiara "La resurrezione di Roma": 

"I due diventano uno. Continua Chiara,
 
“È Dio che di due fa uno, ponendosi a terzo, come relazione di essi: Gesù fra noi. Così l’amore circola e porta naturalmente (per la legge di comunione che v’è insita), come un fiume infuocato, ogni altra cosa che i due posseggono per rendere comuni i beni dello spirito e quelli materiali. E ciò è testimonianza fattiva ed esterna d’un amore unitivo, il vero amore, quello della Trinità.”

Eccoci finalmente a Gesù in mezzo: Egli qui appare come il “terzo”. Non “terzo” tra due distinti, ma “terzo” tra i due fatti uno. Tanto che c’è Gesù nell’io, nel tu (al quale l’io si è unito ritrovando se stesso, e dunque Gesù in entrambi) e Gesù tra loro.
«Allora veramente Cristo intero rivive in ambedue ed in ciascuno e fra noi».

Lo sforzo costante che deve fare ogni uomo per rimanere all’interno di queste dinamiche trinitarie è quello di “lasciarsi vivere” da Dio:
 
“E penso che, lasciando vivere Dio in me e lasciandoLo amarSi nei fratelli, scoprirebbe Se stesso in molti, e molti occhi s’illuminerebbero della sua Luce [...]. Bisogna far rinascere Dio in noi, tenerLo vivo e traboccarLo sugli altri come fiotti di Vita e risuscitare i morti. E tenerlo vivo fra noi amandoci.”
Ecco allora Chi è “Gesù in mezzo”: è sia una presenza (il terzo fra due), sia una realtà, perché egli è terzo lì dove i due sono uno, ed essendo Terzo continua a distinguere i due nell’unità raccogliendoli in se stesso." 


Seconda strofa
E lo senti che cresce con te
Mentre ami e cammini uscendo da te.
E lo vedi con gli occhi di chi
è ritornato da lì attirato da Dio fra noi.

Ripetizione della parte di ritornello
Quando scende la sera c’è bisogno di Te,
quando manca la pace e qui non ci sei,
c’è bisogno di Dio fra noi.


"Gesù abbandonato è colui che dà luce a chi spera contro ogni speranza. È il modello di colui che confida: Abbiate fiducia – aveva detto –: “Io ho vinto il mondo!” (Gv 16, 33). Infatti nessuno ebbe una fiducia più grande di lui che, abbandonato da Dio, si fidò di Dio; abbandonato dall’Amore si affidò all’Amore.
Gesù indica il significato della fede proprio nel suo abbandono: essa infatti non è l’atteggiamento di chi ha buone motivazioni per credere, ma di chi non ne ha affatto e a cui tutto sembra perduto.
Gesù abbandonato dunque è la fede, e proprio per questo non può non essere considerato l’altra faccia della medaglia (intendendo con questa “Gesù in mezzo”). Siamo così arrivati alla congiunzione “e” che lega i due termini del titolo: Gesù in mezzo “e” la fede. È Chiara stessa a sottolineare, in Risurrezione di Roma, la strettissima relazione tra i due termini.
Dopo aver affermato «Bisogna far rinascere Dio in noi, tenerLo vivo e traboccarLo sugli altri come fiotti di Vita e risuscitare i morti. E tenerlo vivo fra noi amandoci», Chiara spiega in cosa consista questo «tenerlo vivo fra noi amandoci»: «e per amarsi non occorre strepito: l’amore è morte a noi – e la morte è silenzio – e vita in Dio – e Dio è il silenzio che parla». "
(Fonte: https://www.cittanuova.it/cn-download/21449/21450)

Terza strofa
E’ Paradiso già in terra, già qui
se ci amiamo davvero fino a darci la vita.
E’ Paradiso ed è cielo quaggiù
se siamo pronti a morire per amore, per Dio


 Ritornello
Quando scende la sera c’è bisogno di Te,
quando manca la pace e qui non ci sei,
c’è bisogno, c’è bisogno di Te.
Quando scende la sera c’è bisogno di Te,
quando manca la pace e qui non ci sei,
c’è bisogno di Dio fra noi.

 
"Durante l’estate del 1949, Chiara Lubich, con i suoi 29 anni, vive un’esperienza di luce e di vita. Lasciare quel “paradiso” in montagna non è facile, ma avverte che Dio la vuole immersa nei dolori dell’umanità, “prosciugando l’acqua della tribolazione” in quelli che più soffrono. È con quello spirito che scrive di getto:

«Ho un solo Sposo sulla terra: Gesù Abbandonato: non ho altro Dio fuori di Lui.
In Lui è tutto il Paradiso con la Trinità e tutta la terra con l’Umanità.
Perciò il suo è mio e null’altro.
E suo è il Dolore universale e quindi mio.
Andrò per il mondo cercandolo in ogni attimo della mia vita.
Ciò che mi fa male è mio.
Mio il dolore che mi sfiora nel presente. Mio il dolore delle anime accanto (è quello il mio Gesù). Mio tutto ciò che non è pace, gaudio, bello, amabile, sereno…, in una parola: ciò che non è Paradiso. Poiché anch’io ho il mio Paradiso ma è quello nel cuore dello Sposo mio.
Non ne conosco altri.
Così per gli anni che mi rimangono: assetata di dolori, di angosce, di disperazioni, di malinconie, di distacchi, di esilio, di abbandoni, di strazi, di… tutto ciò che è lui e lui è il Peccato, l’Inferno.
Così prosciugherò l’acqua della tribolazione in molti cuori vicini e – per la comunione con lo Sposo mio onnipotente – lontani.
Passerò come Fuoco che consuma ciò che ha da cadere e lascia in piedi solo la Verità.
Ma occorre esser come Lui: esser Lui nel momento presente della vita»."

(fonte: http://www.focolare.org/news/2016/09/25/chiara-lubich-ho-un-solo-sposo-sulla-terra/)

In questa canzone dunque c'è tutto: Paradiso, Purgatorio e Inferno. Quest'ultimo non come luogo di perdizione, ma come risvolto in positivo di quel luogo. Se la terra senza salvezza operata da Gesù, sarebbe rimasta un pre-inferno, con la morte e risurrezione di Gesù, tutto il pre-inferno è stato assunto da Gesù e da allora tutto il negativo dell'umanità si è riempito della presenza divina. E come ci ha insegnato Chiara Lubich, posso amare il dolore, una divisione, qualsiasi altra cosa negativa e scorgerci Gesù Abbandonato. L'inferno definitivo è un'altra cosa ancora, ma finché siamo sotto al Cielo, possiamo sempre uscire dal buio e chiamarlo per nome: Gesù Abbandonato.


 Ecco svelato in pochi passaggi, tutto l'AMORE di Dio AMORE. La sua stessa essenza consiste nel DONO TOTALE di sè. E in questa dinamica del "dono" anche noi umani creati a immagine del Dono Totale di sè, siamo, esistiamo, nella misura in cui recuperiamo l'essenza di cui siamo plasmati. Se Dio è Amore, noi creati da Lui, non possiamo non essere amore... il fatto che la realtà ci dice tutt'altro, è perché grande è il danno che ha fatto il nemico, nel seminare zizzania, lì dove doveva crescere solo grano. E così sperimentiamo la distanza che si è creata tra l'origine originale, e la creatura fatta sua immagine, ma deturpata dal peccato. È necessario dunque, svegliarsi dal torpore e camminare verso la LUCE, Gesù, che per noi ha dato la VITA. Facciamoci toccare dall'AMORE, facciamoci guarire dal peccato.

Chissà caro Roberto Bignoli, se ascoltando questa canzone tu ti si sia mai reso conto delle profondità di questa canzone, che sottende una bellezza disarmante, di un Dio che si umana per farci Dio e darci le risposte a tutti i "perché". Ora che sei nelle Luce, caro amico mio, puoi vedere cose che neanch'io riesco a vedere nelle mie canzoni e, credo anche nelle tue e scorgervi quel gioco d'Amore, che occorre per metterle in essere e cavarle dal buoio dell'inesistenza. Quella LUCE che è nelle ispisrazioni e che noi cristiani chiamiamo Spirito Santo.

Continua a cantare in Cielo, ma prima riposati un poco, dalla salita al Calvario che hai fatto, e poi aiuta lo Spirito a ispirarci nuove canzoni e a farci scoprire strade nuove per la Christian Music italiana.

2. Hey Jesus è l'altra canzone che Roberto volle per sé. In relatà si doveva intitolare Hey Roby, ma lui la volle trasformare dedicandola a Gesù. Riporto il testo...



Hey Jesus, quanta strada da fare!
Dai non fermarti, proprio adesso,
che il sole, il sole già sale e la luna scompare
ma è ancora dietro alle nuvole.

Hey Jesus quanto cielo da volare,
ti aspettano per cantare, lodare,
imparare parole che sanno di sale,
per condire questa vita, questa vita da vivere.

Jesus sei un amico sincero come me.

Mi guardo allo specchio,
con quest’anima inquieta.
Sono io l’amico mio.
Mi dico che tutto va bene, va bene così.
E mi guardo nel cuore,
in quest’anima inquieta.
Ci sei anche tu e mi sostieni,
per i prossimi giorni di sole
di vento e di mare.
Ci son io, ci sei tu. Ci son io, ci sei tu…

Hey Jesus ce n’è ancora da cantare,
canzoni che fanno di nuovo, di nuovo sperare.
Non possiamo fermarci a pensare,
c’è da rifare le valigie per poi riandare.






Nessun commento:

Posta un commento