martedì 21 marzo 2017

Oltre il tempo

Dal CD "Attimi di cielo" 2005. Si tratta di una canzone dedicata ad un carissimo amico e mio collaboratore da sempre. L'arrangiatore di quasi tutte le mie canzoni e mio amico e compagno di tanti concerti in giro per l'Italia e anche oltre confine. Sto parlando di Niki Saggiomo. Ebbene le nostre storie si sono intrecciate attraverso l'Associazione Nazionale dei cantautori: "Il mio Dio canta giovane" fondata da Giosy Cento, Cionfoli ed altri che ora non ricordo... Io vi aderii solo verso il 1996 e qui vi incontrai un giovane tutto vestito di nero, con una capigliatura ricciuta, magro e già si affacciava al mondo degli arrangiamenti facendoli per il padre, anche lui cantautore, e per lo zio. Lo misi subito alla prova facendomi arrangiare un pezzo che poi non ho mai pubblicato, forse perché troppo rock, ma che nei concerti dal vivo attirava moltissimo e poi perché aveva un titolo altisonante, forse un pò esagerato: "E' necessario il mio martirio".


Ebbene la prova la superò e così cominciai la collaborazione, soprattutto andando a suonare insieme.
Dopo aver lavorato sodo per completare BuoneNuove e dato ormai alle Edizioni Paoline, si profilavano tantissimi concerti e il gruppo che io chiamavo "Bioritmo" ormai andava consolidandosi con una bella intesa basata sulla musica e il messaggio da tutti condiviso. Sembrava che oramai mancasse solo il passettino mediatico e mentre ci accingevamo a farlo nel novembre 1999 con la partecipazione alla manifestazione sulla canzone religiosa all'Ariston di Sanremo, e con altre uscite televisive, a marzo 2000 di ritorno da un cocerto in Puglia, Niki mi rivela che aveva un serio problema di salute. Qualche settimana prima mi aveva detto di avere dei problemi ed io subito lo invitai a farsi le analisi, che fece ma da cui non era risultato niente. Una sera era andato a cena con amici e tra questi vi era un ematologo che lo invitò a farsi degli esami più approfonditi. Quell'incontro fortuito e provvidenziale gli salvò la vita e gliela aggiustò anche. Infatti, cominciò le cure ed io andai con la madre e mentre lui era dentro, noi fuori pregavamo la Supplica alla Madonna di Pompei. Con le cure, si riuscì a debellare la malattia. Inoltre la dottoressa che lo seguiva è poi diventata sua moglie da cui ha avuto due figli bellissimi e intelligentissimi. A gennaio di quell'anno avevo perso mia madre, e ora avrei dovuto prepararmi a chissà quale evento? Verso la fine dell'estate di quell'anno, mentre ero con un altro sacerdote in Sila per qualche giorno di vacanza, pensando a quello che viveva Niki in quel periodo, mi uscì la canzone "Oltre il tempo". Ricordo che la feci ascoltare a don Mario Migliarese, un altro amico che in quel periodo stava attraversando una brutta prova e che rimase molto colpito. Quando la feci ascoltare a Niki, guardavo la sua faccia per carpirne qualche emozione, ma Niki, le emozioni se le vive tuttora tutte dentro, ma quando mise le chitarre al pezzo allora capii che gli era piaciuta e che aveva apprezzato il pensiero.
A volte è proprio strano come due amici non trovino le parole per dirsi quello che hanno in cuore, e che debbano ricorrere alla musica e al testo di una canzone... Ma ascoltiamola...




Entriamo nella canzone...

Il primo arrangiamento fu dei "bioritmo", avevamo nel frattempo dovuto chiamare un altro chitarrista, che subito si fece apprezzare per bravura e creatività. "Oltre il tempo" piacque a tutti e vollero suonarla e così ho una versione live indimenticabile, di un concerto ad Ascoli Piceno nell'ambito di una manifestazione che vedeva in rassegna diversi gruppi della città (se prossimamente avrò tempo realizzerò il video...). Un altro arrangiamento, di F. Cleopatra, con le chitarre di Niki, è quello nel video di Elena Rener, presente nel CD del 2005 "Attimi di cielo".

La prima strofa

Camminavo per la mia strada
quando a un tratto me ne sono andato
coi pensieri, navigando a sprazzi,
un cielo nuvoloso.


 Ho immaginato di stare nei panni di Niki, e rivivere l'attimo in cui gli dissero della malattia. La sua vita così serena, solare, ora si annuvolava. Si annuvolava anche la vita della sua famiglia che doveva adesso mettere mano a nuove energie per far fronte alla situazione. La Madre di Niki, una leonessa, con una fede davvero grande. Non dimenticherò mai la Supplica alla Madonna di Pompei, pregata con lei nel corridoio del Policlinico di Napoli. Il mio pensiero però non andava solo a NIki, ma a tutte quelle persone che stavano lì, e c'erano tantissimi ragazzi. Davvero un giorno in ospedale ti insegna a puntare all'essenziale, e l'essenziale non sono i giorni davanti a te, ma Dio e l'Eternità che bisogna meritarsi vivendo bene il dolore e la sofferenza. O Signore Gesù, tu che sai cosa è il dolore, fa comprendere a questa umanità smarrita il senso della vita e dell'esserci. Siamo di passaggio per una vita che non ha termine, non ha fine. Gesù nel Vangelo dice: "Non temete chi può uccidere il corpo, ma chi invece ha il potere di far perire il corpo e l'anima nella Geenna. Bisogna dunque vivere per un fine più alto e le malattie servono proprio a focalizzare questo obiettivo "Oltre".

Seconda strofa

Camminando per la stessa strada
mi si disse: «Resta ancora a casa»,
ma cambiai il ritmo alle parole
del cielo nuvoloso.


 Quando sembra che non ci sia più speranza, essa affiora come un dono del Cielo. Così per Niki. Dopo il combattimento ecco la risurrezione e una nuova piega alla sua vita. Prima della malattia, non parlava mai di matrimonio. Perché carino, gli piaceva la vita e le ragazze, sembrava che mai dovesse accasarsi, costruirsi un nido da condividere con qualcuno. Inoltre i suoi discorsi sul futuro erano molto incerti, un pò per il lavoro che non arrivava, un pò per l'incognita della carriera da musicista e un pò per quella adolescenza, che gli artisti non amano scrollarsi di dosso. Sembra davvero che la malattia abbia avuto come effetto il superamento di quella fase e finalmente l'adultità si è affacciata con progetti e volti nuovi. Soprattutto la moglie, Silvia, e poi i due figli: Daniele ed Emanuele e poi anche il lavoro, come insegnante di musica in una scuola media. Davvero la Provvidenza l'ha baciato in lungo e in largo. Nel testo dico: "Resta ancora a casa", infatti non era ancora giunto per lui il momento di sciogliere le vele e così ha potuto mettere radici, costruirsi un futuro che ancora è lì a donargli tante gioie, ma a volte anche dolori, perché la vita è così...

Il ritornello

E m’affacciai per dire: «Ciao!
Ci rivedremo forse mai».
A denti stretti salutai
in un addio improvviso.

E m’affacciai per dire: «Ciao!».
Un altro mondo v’incontrai
in una luce intensa dove il cielo è vivo,
come il cielo estivo,
come il cielo estivo,
come il cielo…estivo…


 Prima delle cure, andammo in Svizzera per un concerto e lì Niki viveva dentro di sè il già e il non ancora. Quell'interrogativo che faceva essere incerto il futuro ed io glielo leggevo dentro: "Forse non ci rivedremo più". Era un concerto dove ci ritrovavamo in tanti amici cantautori, e lui senza dire niente a nessuno con la sua solita voglia di vivere che traspariva da una grande capacità di trasformare tutto in risata, non lasciava trasparire il dramma delle notti insonni e dei suoi tanti "perché?". Io ho voluto immaginare anche i suoi colloqui con quel Dio, che tante volte per Niki era nascosto, era in un: "forse non esiste" e poi si risvegliava una luce dentro di sé a dirgli il contrario. Il Cielo dunque è VIVO e si fa scorgere proprio nelle pieghe che la vita prende.

Terza strofa

Camminavo per la stessa strada,
l’asfalto lungo un viale albeggiato
da tanti sogni, alcuni avverati
e un cielo senza fine.


 La strada della vita come una grande strada asfaltata, che a volte sale, a volte scende, e a volte ci puoi trovare delle buche più o meno profonde, ma se la percorri nella luce, ossia dall'alba al tramonto, e non di notte, ti accorgi che tutto ha senso anche quei sogni che credevi irrealizzabili e che ora sono vivi e li stai vivendo e sogni più non sono perché c'è un Dio Amore, che ci ama e per noi ha dato la Vita, riempiendo di sé tutto il creato e solo dove vi è il peccato non c'è. Aimè quante anime che credono che il peccato non esista, rimangono al buio, e si perdono la gioia dell'incontro con Dio, di quel Cielo senza fine che è l'Eternità.

Quarta strofa

Camminando per la mia strada
mi si disse: «E’ ora di partire»,
ma cambiai il tono alle parole
del cielo senza fine.


La malattia di Niki ha significato così una svolta alla sua esistenza. Una nuova ripartenza, non per arrivare già di là, ma per tracciare un altro solco in questa vita, dove seminare ancora. Ecco allora spiegata la frase: "cambiai il tono alle parole del cielo senza fine". Quest'ultima parola la può dire solo Dio, ma quantunque la dicesse per questa vita, di là non c'è fine all'amore che troveremo.

Il secondo ritornello

E allora mi fermai così
raccogliendo il mio respiro,
nell’ultimo minuto
prima di partire.
E poi me ne andai così
con in cuore solo un sogno,
d’incontrare il senso della vita mia,
che va oltre il tempo.
… che va oltre il tempo,
che va oltre il tempo,
che va oltre il tempo.


 Tutta la canzone è un entrare in quello che Niki viveva durante quel periodo. Un fermarsi per poi andare, un arrestarsi per procedere di nuovo. Tutto per trovare il senso dell'esserci, dell'esistere, ma esso è "OLTRE IL TEMPO".

Mi piace completare questo commento con due frasi trovate su internet (fonte: http://aforisticamente.com/2015/04/09/frasi-citazioni-e-aforismi-sulla-consolazione/):

Una delle più gran consolazioni di questa vita è l’amicizia; e una delle consolazioni dell’amicizia è quell’avere a cui confidare un segreto.
(Alessandro Manzoni)

Un amico conosce la melodia del nostro cuore e la canta quando ne dimentichiamo le parole.
(C.S. Lewis)

Credo che queste due frasi possano dire il senso ultimo della mia canzone dedicata a Niki, ma anche a tutti i Niki della storia che fanno l'esperienza della malattia.

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...



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