giovedì 21 luglio 2016

Desideri Infiniti

San Vincenzo Pallotti, mi ha ispirato questa canzone. Confluita nel CD "In fondo all'anima" (2015),
 esprime davvero la mia anima in questo superamento dei "cinquanta". La continua scoperta di Dio Amore e delle sue carezze o delle sue strigliatine, rendono le mie giornate vive, piene, senza cedimenti. Ascoltiamo la canzone:





Il testo di San Vincenzo Pallotti da cui ho preso spunto è il seguente:
 
Dio mio,  amore infinito
dilata le pareti del mio cuore.
Entra Tu nell’anima mia
e spazza via ciò che è  male
opera Tu,  guidami Tu,
usami Tu   e agisci  Tu attraverso me.
Voglio amarti, conoscerti e  abbandonarmi a Te,
come Tu mi ami , mi conosci e hai fiducia in me.
Mio Dio più ti amo, più mi sento nulla e,
per tuo volere, più mi sento tutto in Te.
Mio Dio, Padre mio, tutto mio,
questa è la  vera Sapienza e questa è la pienezza della vita: Amarti.
Mio Dio, non Ti voglio più lasciare.
Il tuo Amore infinito e la tua Misericordia infinita
ti hanno incatenato a me: sei tutto mio!
Dio mio, misericordia mia infinita riempimi di Te.
Immergimi nel mare della Tua infinita Misericordia.
Dio mio amore infinito dell’anima mia
fa che  diffonda intorno a  me il tuo amore
e che ogni tua creatura ti conosca e ami in eterno.
Dio mio, tutto mio,  attirami e fondimi in Te.
Dio mio, amore mio infinito, io mi perdo  in Te.




Questo testo proprio così come l'ho riportato mi fu dato da Suor Stella Marotta, suora della famiglia di San Vincenzo Pallotti, col desiderio di inventare un musical dedicato a San Vincenzo, loro fondatore. Come sappiamo la storia la scrive Dio e per vari motivi la cosa non si concretizzò, ma la canzone è rimasta come prima pietra del progetto. Perché rispecchia nettamente la mia anima, ho voluto farla arrangiare e poi inserirla nel progetto: "In fondo all'anima".


Dallo scritto del Santo alla canzone che ne è scaturita: Desideri infiniti

Dilata il cuore mio, amore infinito.
Dimora dentro me, amore mio.
Dall’anima mia, spazza via,
tutto quello che non è Te.



Opera, guidami, agisci in me
Amarti, conoscerti è Vita-Vera
Abbandonarmi in Te, per esserTi
Riavermi in Te, Amore infinito.


Più Ti amo, e più son nulla d’amore,
Vera Sapienza è amarti
Chi non ti gode qui, non potrà di là…
Pienezza di Vita, amore-amore, mio.



Nell’Uno e Trino Amore,
agape…misericordia,
viene e va, dentro e fuori,
pericoresi… kenosi infinita…
Croce, dono di sé eterno Amore.

Se ci stai dentro sai e non da fuori
Entra e capirai, chi è l’AMORE.
Se ci stai dentro sai e non da fuori
Entra e capirai, vedrai l’AMORE.



Non dire mai, che tu non puoi,
è misericordia pura che innalza già,
dal fango della storia, per vette da vertigini…
per cuori impavidi, senza barriere…



Ci attira già, nel noi divino,

ci fonde già, nell’Uno e Trino,
infinito, indicibile, perdersi
è ritrovarsi in Dio.


Dilata il cuore mio all’ infinito
incatenato a me, amore mio
nell’anima mia Tu prigioniero

profondità d’amore in cui mi perdo



Nell’Uno e Trino Amore,
agape…misericordia,
viene e va, dentro e fuori,
pericoresi… kenosi infinita…Croce,
dono di sé eterno Amore.


Se ci stai dentro sai e non da fuori
Entra e capirai, chi è l’AMORE.
Se ci stai dentro sai e non da fuori
Entra e capirai, vedrai l’AMORE.




Certamente qualcuno mi dirà che c'è una forte personalizzazione. Credo che sia inevitabile. Gli scritti mi danno un input, poi l'estro, il talento, decide cosa deve venir fuori. Ho cercato di incanalare i passaggi decisivi, le profondità spirituali che mi erano più consone ed venuta fuori una struttura circolare, che avanza e poi arretra (con le tonalità) per arrivare sempre al centro del messaggio ritornello. Le strofe si dividono in due parti. La prima parte con un giro armonico do7+ la- si-7, e la seconda parte della strofa che sembrerebbe un ritornello ma non lo è, tra sol e re. Con la seconda strofa la melodia aumento di un tono. Poi si aggancia il reale ritornello che è al centro della canzone proprio per significare che Dio ci abita, ci sta dentro. La canzone, poi, musicalmente si ripete come dall'inizio... e il cerchio si richiude con un sassofono struggente.


Primo step. Chi era San Vincenzo Pallotti?
Da Santi e beati: http://www.santiebeati.it/dettaglio/31050


Va bene, è un buon prete. Ottima preparazione, confessore al Seminario Romano e al Collegio Urbano di Propaganda Fide, attivo in molte opere di carità. Ma perché fondare una “società per l’apostolato cattolico”, come se per questo non ci fossero già le strutture della Chiesa? E, per di più con laici, uomini e donne? Vincenzo Pallotti, romano, nato nel 1795 e prete dal 1818, va incontro a diffidenze e ostacoli nel mondo ecclesiastico perché come pochi altri (don Nicola Mazza a Verona, per esempio) capisce ciò che il tempo esige dai cattolici.
Dopo il tornado della Rivoluzione francese e di Napoleone, vescovi, preti, religiosi, studiosi, si spendono generosamente in difesa della fede. E lui vede e apprezza. Ma dice che non basta, non basta più: il problema vero non è proteggere il recinto dei credenti. No, ora bisogna conquistare altri credenti ancora, dappertutto, abbattendo i recinti. E aggiunge: questo è compito di tutti, perché ogni singolo cristiano ha il dovere di custodire la fede e di diffonderla dove non c’è ancora o non c’è più. Questo è un programma di attacco. Vincenzo rispetta il mandato apostolico peculiare del Papa, dei vescovi, del clero; ma parla poi di “apostolato cattolico” come dovere e competenza di ogni credente, perché "a ciascuno ha comandato Iddio di procurare la salute eterna del suo prossimo". Su questa base sorge nel 1835 l’Opera dell’Apostolato Cattolico, associazione di laici che avrà come “parte interna e motrice” una comunità di sacerdoti, seguita dalla congregazione delle suore dell’Apostolato Cattolico (chiamati comunemente Pallottini e Pallottine). Scopo: far conoscere Cristo con la parola, l’insegnamento, le opere di carità spirituale e materiale.
Gregorio XVI approva l’Opera e a Roma tutti hanno grande stima per don Vincenzo. Ma la sua società d’apostolato, dopo un buon inizio, passa da un ostacolo all’altro, e vede sempre rinviata l’approvazione delle sue regole (fino al 1904). Vincenzo muore con la fama di sant’uomo che ha fatto uno sbaglio. Quello sbaglio che però andrà avanti, trovando i Pallottini sempre vivi e operosi alla fine del XX secolo. Quello sbaglio che ha portato aria nuova nella Chiesa, ma che rallenterà la causa della sua canonizzazione, sempre con malintesi e miopie intorno all’iniziativa. Ci vorrà papa Pio XI a spazzare riserve e diffidenza, proclamando Vincenzo "operaio vero delle missioni", "provvido e prezioso antesignano e collaboratore dell’Azione Cattolica". Giovanni XXIII lo proclamerà santo nel 1963. Due anni dopo, il decreto “Apostolicam actuositatem” del Vaticano II dirà solennemente: "I laici derivano il dovere e il diritto all’apostolato dalla loro stessa unione con Cristo Capo". Le parole di Vincenzo Pallotti risuoneranno così, dopo 130 anni, nella Chiesa universale con la voce di Paolo VI e dei vescovi di tutto il mondo.

Proprio così i Santi sono sempre antesignani, forieri di novità, e vengono spesso riconosciuti dopo tempo. Come capitò a Padre Pio, di ricevere anche tanti dolori dalla stessa Santa Madre Chiesa, ma poi inesorabilmente innalzati sugli altari. Credo che se la Chiesa ascoltasse più attentamente lo Spirito Santo ed escogitasse un metodo per capire più in fretta chi sono i Santi, ne ricaverebbe in bellezza e in santità...


Secondo step: La poesia "Desideri infiniti"
di San Vincenzo Pallotti

Più la rileggo e più mi piace. E' la descrizione di un'immersione nell'Amore infinito e Misericordioso di Dio-Amore. I grandi Santi arrivano a queste altezze. Il sentirsi "nulla" nell'immenso Amore, è una nota comune a tutti loro. Dio scava nei cuori dei Santi, e toglie ogni impurità, ogni attaccamento ogni lordura conseguenza del peccato. A questo dovremmo puntare tutti, ma pochi aprono il cuore alle beatitudini eterne. Si è piuttosto presi dai propri talenti, dai propri desideri, dalle proprie mete e magari non ci si chiede se esse coincidano con quelle di Dio. Meditare questa pagina per me è fare un esame di coscienza. Dove sono? Mi chiedo. So fare spazio a questa possibilità? So spazzare la mia esistenza e la mia anima da ogni orpello nefasto?
San Giovanni della Croce per illustrare l'ascesa al Monte della Perfezione, oltre che nella Salita del Monte Carmelo scrive:

« Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei. »

Ma la purificazione è opera divina: "Mio Dio più ti amo, più mi sento nulla e, per tuo volere, più mi sento tutto in Te". Nella canzone questa relazione cerco di renderla con tre parole chiave: Agape, Kenosi, Pericoresi. Sembrano difficili, ma capendole fanno capire l'Amore intra-trinitario, e l'amore tra noi e tra ognuno di noi e Dio. Credo che nel capirle e poi saperle vivere, vi è tutto il cristianesimo. Agape: l'more che da senza pretendere; Kenosi: offrirsi totalmente senza tenersi nulla per se; Pericoresi: Le persone trinitarie si amano totalmente e si donano totalmente come in una danza ritmica che scandisce il dare e il ricevere. Così dice Gesù: ”Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17, 21). Siamo chiamati a danzare in Dio al ritmo dell'Amore. Occorre solo un "cuore puro" e "Buona volontà". Ognuno con la sua misura entrerà e saprà cosa è, e chi è l'Amore: Se ci stai dentro sai e non da fuori, entra e capirai, chi è l’AMORE. Se ci stai dentro sai e non da fuori, entra e capirai, vedrai l’AMORE.

Terzo step: ascoltiamo la canzone solo con chitarra

Quarto step: entriamo nel testo
Prima strofa

Dilata il cuore mio, amore infinito.
Dimora dentro me, amore mio.
Dall’anima mia, spazza via,
tutto quello che non è Te.




Opera, guidami, agisci in me
Amarti, conoscerti è Vita-Vera
Abbandonarmi in Te, per esserTi
Riavermi in Te, Amore infinito.


Il desiderio infinito di essere abitati dall’infinito Amore, è solo dei Santi? E noi comuni fedeli non potremmo aspirare a tanto? E’ ovvio che sì, Dio è per tutti, anzi, Egli “sarà tutto in tutti” (1 Cor 15, 28) dice San Paolo. E se di qua non ci riusciremo ad aprirci, certamente il Purgatorio servirà ad allargare l’anima all’infinito. Conviene secondo me, sforzarsi già di qua ad allargare il cuore e l’anima.

Seconda strofa



Più Ti amo, e più son nulla d’amore,
Vera Sapienza è amarti
Chi non ti gode qui, non potrà di là…
Pienezza di Vita, amore-amore, mio.




Nell’Uno e Trino Amore,
agape…misericordia,
viene e va, dentro e fuori,
pericoresi… kenosi infinita…
Croce, dono di sé eterno Amore.


Davvero l’amore allarga il cuore in automatico. Provare per credere e credere per provare. E in cosa consiste tutta la Sapienza? Nell’amare il Signore. E chi lo ama? “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui” Gv 14, 21. Chi non lo ama qui certamente non lo farà di là… Dunque occhio al tempo che scorre e allo spazio che si restringe. Non ci rimane che l’oggi per amare Dio. E ci si ritrova nel seno del Padre…nel circolo d’Amore dei TRE.


Centro della canzone: Ritornello

Se ci stai dentro sai e non da fuori
Entra e capirai, chi è l’AMORE.
Se ci stai dentro sai e non da fuori
Entra e capirai, vedrai l’AMORE.


Quando scrivevo questo ritornello avevo in mente quanto Chiara Lubich descrive della sua esperienza mistica del 16 Luglio 1949 a Fiera di Primiero, davanti al tabernacolo della Chiesetta dei frati francescani. La Ascoltiamo.
Il Patto del luglio 1949 from CChL on Vimeo.



Terza strofa

Non dire mai, che tu non puoi,
misericordia pura che innalza già,
dal fango della storia, per vette da vertigini…
per cuori impavidi, senza barriere…



Ci attira già, nel noi divino,

ci fonde già, nell’Uno e Trino,
infinito, indicibile, perdersi
è ritrovarsi in Dio.

Quante volte ci tiriamo indietro perché non ci sentiamo all’altezza della situazione, come se tutto dipendesse da noi. Invece dovremmo fidarci solo del Signore e lasciare che Lui agisca in Noi e ci porti dove la Sua Magnanimità vuole portarci.

Quarta strofa

Dilata il cuore mio all’ infinito
incatenato a me, amore mio
nell’anima mia Tu prigioniero

profondità d’amore in cui mi perdo



Nell’Uno e Trino Amore,
agape…misericordia,
viene e va, dentro e fuori,
pericoresi… kenosi infinita…Croce,
dono di sé eterno Amore.

E’ Lui nostro prigioniero? L’infinito che si fa piccolo è un mistero d’amore infinito, non lo comprenderemo mai abbastanza. Si è fatto piccolo nell’Incarnazione e si fa piccolo nelle continue visite alle nostre anime. Miracolo d’Amore Eterno e perciò infinito.


Centro della canzone: Ritornello

Se ci stai dentro sai e non da fuori
Entra e capirai, chi è l’AMORE.
Se ci stai dentro sai e non da fuori
Entra e capirai, vedrai l’AMORE.

Di nuovo il centro della canzone per chiudere il cerchio e per poi aprirlo all’infinito amore di Dio. I Desideri così si allargano all’infinito. Guai a noi a non avere grandi sogni, grandi desideri, soprattutto il desiderio di ritornare in seno al Padre, da dove siamo usciti per amore e solo per amore e per amore vi faremo ritorno. Vi voglio far ascoltare una testimonianza di un sacerdote che trivellato dai colpi miracolosamente rinsavito, racconta di essere stato nel seno del Padre… era in una trasmissione di Porta a Porta… di qualche anno fa…

"Siamo gocce di luce..."

La canzone si chiude con il sassofono a far da apripista alla meditazione sui desideri infiniti…sull’Amore infinito di Dio…

Alla prossima canzone per "Dare e Cantare Dio" ...




giovedì 16 giugno 2016

Eccomi, eccoci, siamo tuoi

Si, questa canzone, Eccomi, eccoci, siamo tuoi, l'ho cantata l'anno scorso, il 4 agsto 2015, in piazza San Pietro per il raduno europeo dei ministranti con Papa Francesco. Fu scelta come inno della manifestazione. Certo sarebbe stato bello poterla cantare col Papa presente, ma il gruppo di musicisti tedeschi che aveva in mano la situazione si accaparrò tutti gli spazi, credo anche in modo molto egoistico. Devo dire che sono stati anche un pò presuntuosi, ci ho messo una pietra sopra: qun san pietrino.

La canzone l'ho scritta intorno al 1995. Ero sacerdote da poco e con essa volevo raccontare la mia storia personale. Poi la accantonai e non me ne sono ricordato per anni. In quegli anni, per non dimenticarmi le canzoni me le registravo con un semplice "walkman" o con qualche altro mezzo e poi le conservavo. Ho ancora diverse cassette con tanti inediti che stanno lì nel dimenticatoio. Nell'estate del 2014, mi chiama don Tony un sacerdote di Lecce, per dirmi se avevo una canzone ispirata da Isaia 6, 8: "Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!»".

Mi ricordai subito di averla scritta, ma dovevo ricordarmi dove stava ficcata, su quale supporto... don Tony mi diede qualche giorno di tempo e così mi misi alla ricerca. Trovai la cassetta su cui l'avevo incisa e ne ricavai un mp3 e lo inviai col testo all'organizzazione dell'evento. Piacque e mi spinsero a far fare anche l'arrangiamento che Niki Saggiomo organizzò in brevissimo tempo. Ci costruii un video e lo passai agli organizzatori. E' ancora visibile sul sito www.ministrantiok.com: http://www.ministrantiok.com/video/.  


Nel Cd che stavo producendo per me, per i miei 50 anni, il CD "In fondo all'anima", uscito a luglio 2015, non avevo previsto di inserirci questa canzone, ci è capitata per pura Volontà di Dio. Cantarla in piazza San Pietro con 42° sulla testa alle tre del pomeriggio non so se è stata un'occasione o una pazzia. Le cose di Dio sono davvero strane e straordinarie. Con me c'erano Niki e suo figlio Daniele, che vedeva Roma per la prima volta e con lui l'avventura romana è diventata ancora più intrigante. Volle fare il giro sul pullman panoramico col sole a picco sulla Capitale, andare a vedere le catacombe... Ero stato a Roma tantissime volte, ma mai l'ho visitata così, spinto dalla curiosità di Daniele appena dodicenne e curioso oltre ogni dire, ma soprattutto musicista promettente come il padre, imparò la sua parte e senza farsi prendere dall'emozione, la eseguì da vero professionista davanti a tantissima gente...
 Piazza San Pietro 4 agosto 2015...
  Piazza San Pietro 4 agosto 2015...
 Piazza San Pietro 4 agosto 2015...

E' stata una sfacchinata esagerata nel caldo più esagerato dell'estate 2015. Prima di cantare mi fecero anche due domande sulla mia vocazione. Ci fu anche una cosa assai simpatica. In mezzo a tanti chierichetti c'era uno striscione dedicato a me e cantavano "don Mimmo, don Mimmo, Niscemi, Niscemi". Capii subito che erano i ragazzi di Niscemi, un paese in provincia di Caltanissetta, dove ero andato a fare un concerto, ma Daniele, mi chiese: "Ma con chi ce l'hanno che gridano 'sti scemi'...",  credeva che volessero sfotterci. Gli chiarii subito le idee. 
Ascoltiamo ora la canzone e vediamone il video...


Dal Cd "In fondo all'anima" 2015

Spieghiamo un pò il testo...

Il titolo: Eccomi, eccoci, siamo tuoi, racchiude tutta la dinamica della mia storia personale e vocazionale: dall'Eccomi, manda me, all'eccoci manda noi, al siamo tutti tuoi, Maria. 
L'eccomi, sta per il "Sì", che ogni giorno rinnovo al Signore. L'eccoci, sta per il "Sì" che rinnovo ogni giorno nella comunità sacerdotale di cui faccio parte. Il "Siamo tuoi, Maria" è il Sì che rinnovo ogni anno e ogni giorno nell'Opera di Maria o meglio conosciuta come "Movimento dei Focolari".


Prima strofa
Mi passasti accanto
lungo la riva di quel lago spento:
la vita mia senza sorprese,
neanche la voglia di morire, di capire.

Mi strappasti a pensieri cattivi,
al vivere insano e senza mete,
ma ora che ho trovato il senso della vita,
perché ho creduto al tuo amore...


Davvero il Signore è passato nella mia vita, innamorandomi di Lui. I primi vagiti della mia vocazione sono nati mentre ero operaio in una fabbrica dove lavoravo a nero per 10, anche 12 ore al giorno. Mi è sempre piaciuto suonare e lo facevo in un complessino con altri amici. Ci chiamavamo i Suddance. Facevamo feste di piazza, matrimoni... ci divertivamo. A me già piaceva scrivere canzoni. Nonostante tutto quello che facevo avevo una brutta sensazione di vuoto e il futuro non mi appariva troppo roseo. Ho rischiato anche di cadere in brutti giri di persone che non rigavano troppo dritto e col loro esempio sarei potuto cadere in brutte buche. Col senno di poi credo proprio che il Signore mi abbia evitato buche paurose. Lo ringrazio ogni giorno per avermi mostrato la strada della consacrazione e del sacerdozio. Davvero, come dico nella canzone, "Mi ha strappato a pensieri cattivi... al vivere insano e senza mete...perché ho creduto al SUO AMORE".

Il primo ritornello che è anche ugale al secondo dice:
Eccomi! Manda me, eccomi! Manda me, eccomi! Manda me...
Ecco mi manda, ecco mi manda, manda me.

Isaia 6, 8 sintetizzata in un gioco di parole. Quando "eccomi" è tutta intera ha un signicato e quando "ecco" è staccata da "mi", ne ha un altro. "Eccomi" dice il "Sì", "ecco - mi manda", dice la missione, il mandato da parte del Signore. 

Collegandosi al ritornello parte la seconda strofa che risponde alla domanda: Il Signore mi manda, ma a fare cosa?

... per quell’annuncio: assurda novità,
rivoluzione senza precedenti.
La vita mia cambiò in vita nuova.
E c’è ancora la voglia di morire ma per Te.

Mi chiamasti perché fossi tuo
e in Te scoprire l’altra gente.
Ed ora che ho trovato Te in ogni fratello
perché ho creduto al tuo amore...

 Mi ha chiamato ad annunciare qualcosa di inaudito, una vera rivoluzione, altro che comunismo di sinistra o nazionalismo di destra, altro che ideologie sataniche... C'è la mia storia che è passata dalla morte alla vita, perchè ho creduto nella Parola di Gesù, che ha acceso in me la voglia di restituirglela santa, purificata da ogni sozzura... eccomi allora, manda me... E con tutto il cammino di preparazione durato per ben 8 lunghissimi anni, finalmente, mi ha mandato, per l'imposizione delle mani dell'allora, mio Vescovo Mons. Umberto Tramma.

Si ripete il ritornello.

Eccomi! Manda me, eccomi! Manda me, eccomi! Manda me...
Ecco mi manda, ecco mi manda, manda me.

Collegandosi al secondo ritornello parte la terza strofa che risponde alla stessa domanda di prima: Il Signore mi manda, ma a fare cosa?


a dire ad ogni uomo sotto al cielo,
che c’è un Dio che ci ama e ci sostiene
nel duro del cammino tra le nuvole.
Pellegrino diventai verso l’Eternità.

Fin dall’inizio non son stato solo
insieme ad altri, passi svelti:
gente assetata, assetata come me,
che davvero ha creduto all’amore...


Nella mia storia vocazionale il passaggio dall'io al noi è stato fondamentale. La spiritualità del Movimento dei Focolari mi ha aiutato moltissimo. La scoperta di Dio Amore da parte di Chiara, ha rischiarato anche me. Il pellegrinaggio verso l'Eternità è meno duro quando si percorre insieme ad altri fratelli che vivono con te la "reciprocità dell'amore" e ci credono veramente, perchè in tante occasioni te lo hanno dimostrato. Ma sentire Chiara Lubich su questo è una perla di rara bellezza.

 Il terzo ritornello non dice più la scoperta dell'io e la bellezza del Sì personale, ma si arricchisce di una nuova scoperta: il "Noi Trinitario" e dice:

Eccoci! Manda noi, eccoci! Manda noi, eccoci! Manda noi ...
Ecco ci manda, ecco ci manda, manda noi...

Collegandosi al secondo ritornello parte la quarta strofa che risponde alla nuova domanda: 
Il Signore ci manda, ma a fare cosa?

a far capire a tanti, anche se stanchi,
che la vita è un dono da scoprire:
un Dio che muore per far vivere;
dall’alto di una Croce: Resurrezione.

E con Maria Madre dell’Amore,
nell’imitarla un’altra via,
che porta al centro, al centro della Vita
chi ha creduto all’Amore...

La Vita è tutta spiegata, squadernata, dal Crocifisso: il Dio umanato e, Maria, sua Madre, è l'esempio che noi mortali dobbiamo "imitare", se vogliamo far ritorno a casa, in Paradiso. Imitarla e farsela compagna di viaggio è un'unica cosa. Maria amata e "fatta entrare a casa propria", come fece l'Apostolo Giovanni, è quanto bisogna fare per arrivare al centro dell'Amore: il seno della Trinità Santissima. A Lei diciamo con fede:

Eccoci! Siamo tuoi, eccoci! Siamo tuoi, eccoci! Siamo tuoi...
Ecco ci siamo, Ecco ci siamo, siamo tuoi...

... Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...

lunedì 30 maggio 2016

Perchè io lo so

Questa canzone l'ho scritta tra il 2003 e il 2004. Esiste in tre versioni tutte pubblicate: quella del 2005 nel Cd "Attimi di Cielo"; quella del 2011 nel Cd "Vegliando le stelle"; quella del 2015 nel Cd "In fondo all'anima".

Su youtube esiste ancora la prima versione con un video creato da una nonnina, Graziella Ranieri, che vive tra Italia e Germania. Questo primo arrangiamento è di Franco Cleopatra, grande musicista di Pomigliano d'Arco (NA).


Questa canzone è uno sfogo dell'anima, quando arranca e non riesce a prendere il volo. Sa dov'è la meta ma sente tutto il peso della materia con le complicanze delle tentazioni con gli annessi e connessi. Voler volare ma poi constatare che le ali sono di cera, è terribile. Ma nonostante tutto si tenta di dare un volto al dolore, all'Amore che non è amato. Una luce, dalle ceneri, sorge a darti speranza è sempre Lui, che fa capolino quando meno te lo aspetti e ti reindirizza.

Ricordo la sensazione e le emozioni che me la ispirarono. Avevo l'essere in subbuglio, non mi sentivo capito, amato, voluto bene, e vivevo una sorte di isolamento esistenziale, nonostante stessi in comunità con altri sacerdoti coi quali si va d'accordo, ma a volte diventa una vera e propria passione il rimanere. Ero poi a Roma per gli studi e quando gli esami incombevano, le tensioni aumentavano paurosamente e controllarle era un'impresa. Quando il selfcontrol parte per me si profilano due strade: scappare o scassare. Quando me ne viene bene, scappo e mi rifugio davanti a Gesù Eucaristia, o ad un bel panorama, o prendo la chitarra e canto fino allo stemperamento della tensione. Ma nel caso in cui non riesco a scappare, sono dolori. Rompo dapprima in me l'armonia, la pace, l'anima e poi la rompo a chi mi sta attorno: è terribile.

Poi ti trovi a fare meditazione dall'Ufficio delle letture e vi leggi:

"Dio è dappertutto; egli è immenso e dovunque presente, secondo quanto egli ha detto di se stesso: Io sono un Dio vicino e non un Dio lontano (cfr. Ger 23, 23). Non cerchiamo dunque Dio come se stesse lontano da noi, perché lo possiamo avere dentro di noi. Egli dimora in noi come l'anima nel corpo, purché siamo suoi membri sani, siamo morti al peccato e immuni dalla corruzione di una volontà perversa. Allora abita veramente in noi, perché lo ha detto egli stesso: abiterò in essi e camminerò fra loro (cfr. Lv 26, 12). Se noi siamo degni che egli abiti in noi, allora siamo vivificati da lui nella verità, come sue membra vive. «In lui, come dice l'Apostolo, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17, 28). (Dalle «Istruzioni» di san Colombano, abate -Istr. 1 sulla fede, 3-5; Opera, Dublino, 1957, pp. 62-66), L'immensa profondità di Dio).

 Se sei immerso in Dio, quando l'anima non sente più la pace, ma un'enorme divisione interiore, Dio dov'è?


Ancora San Colombano: "... nella santità di una buona vita; non nel parlare, ma nella fede che sgorga dalla semplicità del cuore".

Occorre fare allora come la Madonna, quando smarrì Gesù e lo andò a cercare nel tempio. Anche noi dobbiamo ricomporre quanto rotto, raccogliere i frammenti e andare a saldarli con una bella confessione e una Eucaristia riparatrice. Mamma mia quante volte ho riparato e quante ancora ne dovrò celebrare per la mia salute spirituale...

Poi all'improvviso mi ritrovo con questa bella frase di San Gregorio Magno: "L'anima afflitta si fa tanto più vicina a Dio quanto più si fa estranea alla stima e al favore umano; si dà subito alla preghiera, e, sotto la pressione esteriore, diventa più pura e più limpida, per penetrare più facilmente nel mondo interiore".

Questa canzone, "perchè io lo so" è nata proprio dall'alchimia del dolore che è diventato preghiera e poi canzone...

Ascoltiamola nella versione del 2011 solo con chitarre arrangiate (ossia organizzate) da Niki Saggiomo...



Ora cerchiamo di spiegare il testo...

Prima strofa

Io lo so che questo è amore:
se non vivo più per me.
Spengo il cuore ai desideri,
per far posto solo a Te.

 Guardando alla Croce, ci si rende conto chi è l'Amore e in cosa consiste: è dono totale di sé. Lo capisci pure con la testa, ma nella realtà si fa fatica a diventare dono "totale di sè" se non si fanno dei passi indispensabili. Uno di questi, consiglia Sant'Agostino, è spegnere tutti i desideri cattivi, da cui partono tutti i pensieri cattivi, tutte le voglie cattive, e da lì poi partono tutti i gesti cattivi e dunque i peccati. Cosa fare allora? Bisogna fare esercizio di spegnimento, appena sorgono i "desideri cattivi", spegnerli, per amore di Gesù, per Amore del Padre e dello Spirito Santo; spegnerli nell'Amore e per l'Amore ai Tre: Dio uno nell'Amore. In questo modo ci si svuota del sé nefasto... Così si legge in due bellissime pagine del libro di Jean Lafrance, Dimorare in Dio:


+


Seconda strofa

Io lo so che quest’amore,
chiede che sia tutto in Te.
E’ un morire per amore,
in ogni istante, qui, per Te.

Diciamocelo quant'è, il Paradiso è davvero un grande dono e il ritorno a casa, costa. E' costato a Gesù l'annichilimento: da Dio, che era, solo spirito, si è umanato, "non ha considerato con gelosia la sua uguaglianza con Dio ma spogliò se stesso assumendo la condizione umana" (cfr Fil 2, 7) e poi ha dato la sua stessa vita e il Suo Spirito... Ha dato tutto di sè: ecco l'Amore svelato. E se Gesù ha dato tutto, dandoci un esempio, anche noi dobbiamo dare tutto per Dio. Se non arriviamo alla sua misura, non siamo ancora cristani. "Essere totalmente in Dio" è una meta da raggiungere col "morire per amore in ogni istante..." alla propria volontà per fare solo quella di Dio. Proprio come ha fatto e insegnato Gesù. Infatti, nel fare ciò, ora è il Re dei Re. Anche noi per dono parteciperemo alla Sua Gloria nella "misura del Dono di Cristo" ricevuto e nella misura in cui noi aderiamo e portiamo frutti innestati in Lui "come tralci alla vite".


Special che precede il Ritornello

E’ stringerti di più tra il cuore e l’anima.
Nuda croce che è un”perché” senza risposta.
Ed è stringerti di più tra il cuore e l’essere,
mentre brucio per amore tutto il “sé”.


L'anima che trova l'amore, se ne innamora sempre più e non può fare  ameno di cercarlo e di innamorarsene sempre più. Benedetti mistici che ci insegnano questo amore, con la loro vita, con la loro testimonianza. Così scrive Chiara Lubich:





Dal diario di Chiara Lubich

del 15 novembre 1968

"Da quando si è approfondita la conoscenza del Cuore di Gesù che, vivo, batte in Cielo per noi, con la grazia di Dio si fanno nuove esperienze spirituali. Alla visita, in chiesa, ad esempio, davanti a Lui, quando gli si dice: ti amo, la parola contiene veramente la realtà; non solo la realtà della volontà, ma quella dell’affetto, quell’affetto infocato che è umano ed è divino. Grazie a Dio, in verità, questo si può provare. Che il Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, mantenga il nostro cuore al calore del suo ed esso sia lo scrigno che contiene questo unico prezioso nettare: l’amore. Sì, l’amore, quello di chi è da Dio innamorato di Dio. Proprio così. Allora la vita qui in terra è piena, non manca più nulla.
«Cuore per cuore». Così, sinché la fiamma è accesa. Poi, nella desolazione e nell’aridità, ancora cuore desolato per il Cuore abbandonato di Gesù. Ma sempre «Cuore per cuore». Adesso si comprende meglio – e si ripete come cosa nostra –: «Sacro Cuore di Gesù fa’ ch’io ti ami sempre più»".

E' stringerti allora, sempre di più... o meglio ... dando spazio a Lui, Lui ci stringe a sé.


Ritornello

Perché io, lo so e più non so.
Io lo so e più non so, quanto ti amo.
Vorrei dirtelo così:
senza parole, senza parole, senza parole, solo per amore,
senza parole, senza parole, senza parole, solo per amore.


 Per me è così. Più vado avanti e pur sembrandomi che mi stia innamorando sempre più, scopro altre falle, altri "perché" a cui non so dare risposta, ma che devo amare anche se mi addolora prendere coscienza della "distanza" che il peccato ha scavato o scava ancora e che Lui mi rivela, volta per volta. Ma quando mi abbadono alla sua volontà allora rimango senza parole per il gaudio che provo, per la luce che mi rischiara, per l'altro passettino fatto verso l'Eterno e allora il "Ti amo", magari non si dice, ma il cuore lo esprime, la Vita lo dice. 

Così Papa Francesco: "La fede è fare spazio a questo amore di Dio, è fare spazio alla potenza, al potere di Dio ma non al potere di uno che è molto potente, al potere di uno che mi ama, che è innamorato di me e che vuole la gioia con me. Questa è la fede. Questo è credere: è fare spazio al Signore perché venga e mi cambi" (Omelia a Santa Marta 16/03/2015)

Più si fa spazio e più Dio ci plasma, facendoci diventare, quello che Lui ha già pensato che noi siamo. Insomma ci realizziamo totalmente se ci mettiamo totalmente nelle mani di Dio. E solo allora, una volta realizzati, cantiamo il "Ti amo" di risposta a tanto amore che lo stesso Spirito Amore, riversa nei nostri cuori facendoci dire: "Abbà Padre". E' il Verbo che conclude la sua discesa e la sua scesa. Noi diventiamo il Grazie alla Parola detta nell'Eternità quando la nostra anima è stata creata anch'essa Parola del Verbo, e che ritornando a casa non può non dire che se stessa, ossia "Abbà Padre, Grazie".


Terza strofa

Io lo so, ma più non so…
E vorrei esserti vivo.
Quante volte è più dolore,
non sentirti vivo, qui.


Quando si esperimenta la Presenza di Dio, la sua assenza diventa dolore. Capisci un pò cosa patiscono le anime del Purgatorio.

Dai Quaderni di Maria Valtorta. 17 ottobre ’43: Il Purgatorio in cosa consiste...

Dice Gesù:
«Ti voglio spiegare cosa è e in cosa consiste il Purgatorio. E te lo spiego Io con forma che urterà tanti che si credono depositari della conoscenza dell’al di là e non lo sono.
Le anime immerse in quelle fiamme non soffrono che per l’amore.
Non immeritevoli di possedere la Luce, ma neppure degne di entrarvi subito nel Regno di Luce, esse, al loro presentarsi a Dio, vengono investite dalla Luce. È una breve, anticipata beatitudine, che le fa certe della loro salvezza e le fa cognite di cosa sarà la loro eternità ed esperte di ciò che commisero verso la loro anima, defraudandola di anni di beata possessione di Dio. Immerse poi nel luogo di purgazione, sono investite dalle fiamme espiatrici.
In questo, coloro che parlano del Purgatorio dicono giusto. Ma dove non sono nel giusto è nel volere applicare nomi diversi a quelle fiamme.
Esse sono incendio d’Amore. Esse purificano accendendo le anime d’amore. Esse danno l’Amore perché, quando l’anima ha raggiunto in esse quell’amore che non raggiunse in terra, ne viene liberata e si congiunge all’Amore in Cielo.
Ti pare dottrina diversa dalla cognita, vero? Ma rifletti.
Cosa vuole il Dio Uno e Trino per le anime da Lui create? Il Bene.
Chi vuole il Bene per una creatura, che sentimenti ha per la creatura? Sentimenti d’amore.
Quale è il comandamento primo e secondo, i due più importanti, quelli che Io ho detto non esservene più grandi ed essere in quelli la chiave per raggiungere la vita eterna? È il comandamento d’amore: “Ama Dio con tutte le tue forze, ama il prossimo come te stesso”.
Per bocca mia e dei profeti e dei santi, cosa vi ho detto infinite volte? Che la Carità è la più grande delle assoluzioni. La Carità consuma le colpe e le debolezze dell’uomo, perché chi ama vive in Dio, e vivendo in Dio poco pecca, e se pecca subito si pente, e per chi si pente vi è il perdono dell’Altissimo.
A cosa mancarono le anime? All’Amore. Se avessero molto amato, avrebbero commesso pochi e lievi peccati, connessi alla debolezza e imperfezione vostra. Ma non avrebbero mai raggiunto la pertinacia cosciente nella colpa anche veniale. Si sarebbero studiate di non addolorare il loro Amore, e l’Amore, vedendo la loro buona volontà, le avrebbe assolte anche delle venialità commesse.
Come si ripara, anche sulla terra, una colpa? Espiandola e, se appena si può attraverso il mezzo con cui si è commessa. Chi ha danneggiato, restituendo quanto ha levato con prepotenza. Chi ha calunniato, ritrattando la calunnia, e così via.
Ora, se questo vuole la povera giustizia umana, non lo vorrà la Giustizia santa di Dio? E quale mezzo userà Dio per ottenere riparazione? Se stesso, ossia l’Amore, ed esigendo amore. Questo Dio che avete offeso, e che vi ama paternamente, e che vuole congiungersi con le sue creature, vi porta ad ottenere questo congiungimento attraverso a Se stesso.
Tutto si impernia sull’Amore, Maria, fuorché per i “morti” veri: i dannati. Per essi “morti” è morto anche l’Amore.»

Beato chi ama già da quaggiù e si prefigge di meglio amare Dio e il prossimo e con l'aiuto di Dio cerca di riuscirvici sempre meglio e sempre di più.

Quarta strofa

Io lo so che quest’amore,
chiede tutto dalla vita,
chiede il vuoto più totale,
che fa male, perché è amore.



Ebbene sì l'amore esige il dono totale di sé fino a spodestare l'io egoista, cercando di estirparlo fin nella radice. Ricordo quando ad una scuola di psicopedagogia nei colloqui veniva fuori sempre Dio. Allora lo psicologo, mi disse con forza, lei ora Dio non lo deve pensare, deve pensare solo al suo io. Ma purtroppo pur sforzandomi non ci riuscivo a distinguere nettamente il mio io senza Dio. Se per certi versi quella scuola mi servì per mettere a fuoco tanti punti della mia personalità, mi è servita soprattutto per capire il ruolo che Dio ha avuto nella mia vita...

Nella canzone parlo di "vuoto più totale" e  lo esige l'amore, che è tale se fa posto all'Altro. Come Dio Padre fa posto al Verbo e viceversa e, in questo loro essere l'uno nell'altro, sono l'Amore: lo Spirito Santo. Dio Amore, che ha come legge il dono totale di sé e, chi non ama con questa misura non può entrarvici. Ecco che la breve vita diventa il luogo della prova dell'amore, e beato chi la supera. Se non si mette a fuoco la meta difficilmente si fatica per raggiungerla. Allora a tutti vorrei dire: risvegliamo il desiderio del Cielo, perché è lì la nostra Patria. E cerchiamo di abbeverarci a tutte le fonti che ne parlano, altrimenti ci si appiattisce in questa valle di lacrime facendo diventare tante cose idoli muti e falsi che con l'aiuto del "fetente" finiscono per rovinarci e farci cadere nell'abisso.

Dopo la quarta strofa c'è di nuovo lo special e il ritornello... 

Ascoltiamo la canzone nella versione del 2015 col nuovo video.





Alla prossima "canzone per dare e cantare Dio"...


mercoledì 27 aprile 2016

Sognando l'Italia

Dal Cd "Attimi di Cielo del 2005.
Quella mattina del 2002 dovevo vedermi con un amico a Sessa Aurunca (CE), per un concerto nella sua scuola. Infatti Carmine, insegnava alle elementari ma è anche pittore e disegnatore fine. La copertina del CD Buone Nuove fu inventata da lui.
All'uscita dalla A1 a Capua, per raggiungere Sessa Aurunca, ci sono diversi chilometri da percorrere sull'Appia o anche SS7. Quella mattina per tutti i 30 km sono rimasto impressionato dall'elevato numero di ragaze straniere che facevano capire che stavano lì per prostituirsi. Arrivato a Sessa ho chiesto se avevano mai denunciato il fenomeno alle autorità competenti. Mi hanno detto che erano ragazze albanesi per lo più e che le denunce c'erano state, ma inascoltate...

Intanto per televisione avevo visto in una trasmissione don Benzi, che faceva raccontare ad una ragazza albanese la sua triste storia. Lei si era rifiutata di prostituirsi ed era stata scaraventata dalla macchina dal suo aguzzino il quale poi l'aveva investita con la macchina volendola uccidere. Per fortuna venne soccorsa e segnalata ad una comunità Giovanni XXIII, che se ne prese cura.
Il dolore immenso di questa ragazza mi squartò il cuore. Soprattutto mi aveva colpito che lei era stata illusa dal suo ragazzo, che le aveva promesso "la luna" in Italia, ma arrivata qui aveva subìto l'inferno della violenza gratuita e senza risparmio di botte di ogni tipo. 

Ma come fanno a vivere uomini così disumani, senza scrupoli, senz'anima, senza sentimenti, senza vita? E come si fa a tradire un amore per denaro? E come si fa a non rendersi conto di essere incappati nelle grinfie di Satana? Quest'ultimo odia l'umanità e insegna a farsi del male. Chi uccide con un'arma o con le parole o, con l'astuzia tende a schiavizzare un suo simile, deve sapere che sta facendo il gioco del nemico. Immaginate poi che col peccato con cui si cade all'inferno lo si subirà per l'eternità. Chi è stato violento, subirà violenza di là, chi ha sporcato d'immondizia il mondo, la troverà a fargli da giaciglio, chi ha assassinato riceverà i colpi che ha dato...

Visione dell’inferno di Suor Faustina Kowalska
“Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell’Inferno.
É un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda ed indescrivibile.
Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall’altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l’onnipotenza di Dio.  
Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l’eternità.  

Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun’anima si giustifichi dicendo che l’inferno non c’è, oppure che nessuno c’è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell’inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l’inferno c’è.  

Ora non posso parlare di questo. Ho l’ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l’inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la misericordia di Dio per loro.”

Nell'anno della Misericordia, bisognerebbe gridarlo ovunque a tutti, di ravvedersi, perché Dio è paziente, perdona, ma poi è giustizia infinita e chi non è veramente pentito ne subirà gli strali.


Ascoltiamo la canzone...

Spieghiamo il testo della canzone

Prima parte della prima strofa

Tra le mani il volto e il sogno infranto
di una vita spenta nel rogo di una lucciola.
Sognavi un mondo colorato di farfalle,
di fiori profumati dalla voglia di vivere.


Passando per l'Appia Antica, che dall'uscita del casello di Capua andava verso Sessa Aurunca, tra i volti di tante ragazze, che poi seppi erano albanesi, mi colpì una che era seduta vicino al suo fuoco con la faccia tra le mani. Così persa tra i pensieri. Ne contai decine lungo quei trenta chilometri e mi facevano più schifo quelli che che usavano il loro corpo senza chiedersi da dove venivano, che avevano nel cuore. Che schifo di umanità, quegli uomini che fanno sesso solo per dar sfogo al loro istinto animale e che tante volte poi ritornano dalle mogli assatanassati e violenti, spenti nell'anima, accesi solo dagli istinti bruti... Mi è capitato di vedere le lacrime di donne che si sono accorte che i mariti frequentano le donne di strada, e vorrebbero ricondurli a ragionare, ma come ci sono dipendenze dall'alcol, dal gioco, c'è pure la dipendenza dalla pornografia e dal sesso di strada.

Davvero non riesco a capire come si fare sesso con un'infelice, che sta lì perché sfortunata, schiavizzata...con un "sogno infranto", "una vita spenta nel rogo di una lucciola. Povere ragazze, povere famiglie che hanno sperato nella traversata dell'Adriatico per un futuro migliore e invece... lì a dare un corpo per la sete di peccato di uomini avidi di piacere. Chi è più colpevole chi le ha schiavizzate o chi le usa? Chi le usa è ancora più meschino, più Caino, più demonio. Quanta crudeltà grida al cospetto di Dio. E chi ne permette lo stazionamento, tanto che si da tempo alle mafie di far sostare e ai clienti di consumare, che colpa avrà? La nostra povera politica italiana che si è incartata nei bassifondi della disumanità e nel pantano delle infinite ingiustizie. La nazione più corrotta d'Europa seconda solo alla Bulgaria. Il popolo più derubato del globo... che primati!!! Derubati da leggi inique, da gente senza scrupoli, da ignoranti che fanno discorsi al parlamento senza sapere cosa dicono e si vantano della loro stupidità...

Anch'io, come la ragazza albanese della canzone, col viso tra le mani, sogno un mondo colorato di onestà, di orgoglio italiano, senza disprezzare nessun popolo... Spero davvero che la "piaga di Caino" si chiuda al più presto e ci sia una rinascita e una giustizia giusta, che per ora sembra impossibile.


Seconda parte della prima strofa


Sbarcare a Brindisi su spiagge ruvide,
luci lontane un miglio: ecco l’Italia e le speranze.
‘Ti amo’ – diceva – ‘vieni con me e la felicità sarà per noi’
Adesso, tradita, offesa... Su quella strada, il sogno

 
Da anni gli sbarchi dall'Albania sono terminati. Questa canzone forse, appartiene alla storia ormai, testimonia però lo spaccato di una vita "infranta" sulle spiagge ruvide del brindisino. Quella ragazza aveva creduto al suo fidanzato, ai suoi "ti amo" e invece...

Per ben due volte sono stato in Albania per concerti e lì ho potuto cantare questa canzone spiegandone la storia. Ho visto il volto di alcune ragazze, che capivano l'italiano, rigarsi di lacrime. Avrò causato dolore, ma ho aperto gli occhi su di una difficile realtà.

Il primo ritornello


“Albania, casa mia.
Alba mia, dove sei?
Sorgi ancora, ti prego,
fammi di nuovo respirare.

Albania casa mia.
Alba mia, dove sei?
Quanto cielo ho da arare,
quante nuvole da perdonare...

Quando spesso mi ritorna...
Sognando l’Italia che non ha niente...


Il ritornello si divide in tre parti, due uguali musicalmente e poi un finale che anche musicalmente da un arresto, diminuisce di tono, da Re va a Do per poi risalire...

Inoltre gioco sulle assonanze "Albania" "Alba mia" ... L'alba è sempre foriera di una novità. Novità che ho sperato per questa ragazza, mettendomi nei suoi panni e facendole dire le sue speranze per un futuro migliore. 

Anche l'immagine che è nella frase: "Quanto cielo ho da arare, quante nuvole da perdonare...", dicono il lavoro che ci vuole a rimuovere sofferenza, dolori, ferite, sia dall'anima che dalla vita. Davvero solo Dio potrà dire basta a tanto orrore, ed asciugare lacrime infinite. Così si legge nell'Apocalisse di Giovanni al Capitolo 21:
  
1 E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. 2E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:

"Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
4 E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate".
5E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose". E soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e vere". 6E mi disse:

"Ecco, sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell'acqua della vita.
7Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio .
8Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte".


L'Apocalisse ci dice chiaramente che il Paradiso c'è e ce lo dobbiamo meritare. Dobbiamo fare il nostro sforzo con la volontà che deve diventare "buona". Papa Francesco in una delle sue catechesi fa la differenza fra il peccatore e il corrotto. Il primo sente il dolore del suo peccato, mentre il secondo non sente più il richiamo della coscienza, e non sente il bisogno di chiedere perdono a Dio e non andrà neanche a confessarsi o se lo fa lo farà in modo superficiale... Insomma bisogna riflettere molto su queto brano dell'apocalisse e sulla inelluttabilità della seconda morte.

Prima e seconda parte della seconda strofa

Tra le mani, chiusa è la mia vita,
schiava, del dolore e di uomini-nulla.
Ho un corpo che non vive e non conosco più
mentre mi sta sopra il mondo che sognavo libero.

Schiavo anch’esso di sesso, di violenza
mi compra e mi riversa nel fiume scuro delle lucciole.
‘Ti amo’ – diceva – ‘vieni con me  e la felicità sarà per noi’
Adesso, tradita, offesa... Su quella strada, il sogno.


Ancora presto la mia voce al grido di questa povera ragazza infelice. Le faccio dire cose che penso io, ma che certamente stavano anche nel cuore della ragazza aiutata dalla Comunità Giovanni XXIII di don Benzi. Ci rimprovera d'essere collusi con quel mondo di bruti che consumando alimentano la prostituzione. "Un mondo" - dice - "che sognavo libero, invece mi sta sopra, perchè anch'esso schiavo di sesso e di violenza". Parole dure rivolte ai tanti uomini-nulla che con la loro bramosia sessuale uccidono due volte, fisicamente e psicologicamente; rivolte anche agli uomini di mafie che fanno affari dal dolore inferto a tante povere ragazze; inoltre, parole dure rivolte a tanti che non dovrebbero far accadere queste cose nelle nostre periferie... 

Come si fa a ricostruire una personalità distrutta da tanto dolore? 
Solo Dio potrà far risorgere dal baratro in cui tante donne cadono fidandosi dei loro aguzzini, creduti uomini veri... 

E solo a Dio rivolgiamo la nostra supplica affinché liberi al più presto l'umanità dalle strette del nemico numero uno: il serpente antico, da cui provengono tutte le aberrazioni...

 Ritornello ripetuto ma con delle variazioni nel testo


Albania, casa mia.
Alba mia, dove sei?
Sorgi ancora, ti prego,
fammi di nuovo respirare.

Albania casa mia.
Alba mia, dove sei?
Quanto cielo ho da arare,
quante nuvole da perdonare...”

Albania anche mia.
Alba mia anche per te,
sorgi ancora, ti prego,
asciuga i solchi della vita.

Albania anche mia.
Alba vera, tu ci sei
in ogni uomo, in ogni sguardo,
che ama sotto il Cielo...

Quando spesso mi ritorna l’altra Italia che mi sorprende,
un raggio mi riluce il senso e il vivere. 


Finisce la costruzione diretta, ossia le parole dette dalla ragazza e ricomincio a dire la mia nella canzone: "Albania anche mia. Alba mia anche per te...". Queste parole sono l'augurio che possa cambiare la sorte di una nazione che ha conosciuto la dittatura comunista (l'Albania) e che possa rialzarsi con l'aiuto di un occidente distratto dalle guerre, che alimenta per ricavarne solo denari sporchi di sangue. 
"Sorgi ancora, ti prego, asciuga i solchi della vita", i solchi sono le ferite profonde inferte nella terra per poter poi seminare. Sempre dovremmo imparare da Gesù a trasformare le ferite in "feritoie" (diceva don Tonino Bello), trasformare i solchi in opportunità, i dolori in offerte per la propria e altrui redenzione.

"L’altra Italia che mi sorprende"... è in tanti veri uomini e vere donne che sull'esempio di Gesù e con l'aiuto della sua Grazia, sono diventati, sono divetate, speranza per tanti, che altrimenti si sarebbero disperati. Penso a don Benzi, a Chiara Lubich, a Madre Elvira... 
Daccene ancora, Signore, di uomini-mondo, che amando danno a te la visibilità perché tu hai detto: "Se la mia parola rimane in voi porterete molto frutto"; "A chi mi ama mi manifesterò" e, "chi vede Me, vede il Padre". Dunque, chi ama te, manifesta Te, il Padre e lo Spirito Santo, ossia Dio-Amore. In uomini così "riluce la speranza, il senso del vivere per QUALCUNO e il nichilismo è ben sepolto.

Alla prossima canzone per dare e cantare Dio...
 

venerdì 8 aprile 2016

Siamo tutti migranti - Inno ufficiale del "Festival dei diritti dei ragazzi" 2016

 E' tornato anche quest'anno l'atteso "Festival dei diritti dei ragazzi", l'appuntamento promosso dall'Ufficio Scuola della Diocesi di Nola (NA), l'Assessorato all'Istruzione e ai Beni culturali del Comune di Nola e la Cooperativa sociale "Irene '95" di Marigliano (NA), spazio annuale di confronto e riflessione sul tema dei diritti dei più giovani.
Centianaia i ragazzi toccati dall'evento, grazie al coinvolgimento di decine di scuole del territorio e di numerose associazioni e movimenti.
Tema scelto per quest'anno è "Siamo tutti migranti". "Negli ultimi mesi il corpicino di Aylan Kurdi - si legge nel documento di presentazione del Festival - morto su una spiaggia e quello del neonato nella tendopoli di Idomeni hanno dato uno scossone alle nostre coscienze, facendoci capire che tutti i migranti sono innanzitutto persone e non potenziali terroristi;[...] Di fronte a queste storie personali, siamo tutti migranti! Nel senso che comunemente diamo oggi a slogan come questo: siamo tutti con loro, ci sentiamo tutti uniti a loro. Ma, soprattutto, nel senso che siamo impegnati a riscoprici tutti migranti: migranti sono stati i nostri padri in cerca di “fortuna”, migranti siamo tutti oggi, in un mondo-villaggio globale dove la diversità come ricchezza e la pace come “convivialità delle differenze” (don Tonino Bello) dovranno avere ragione sui rigurgiti di nazionalismo egoista e sulle intolleranze di ogni tipo".
Il Programma come sempre ricco di appuntamenti eterogenei e interessanti. Brochure del Festival.

Coinvolto come ogni anno, ho messo a disposizione del Festival la mia vena creativa. Una sera ero già a letto e con gli occhi che stavano per chiudersi, don Virgilio, responsabile dell'Ufficio scuola della Diocesi di Nola, bussa alla mia porta, le nostre stanze sono sullo stesso pianerottolo, e mi comunica il tema scelto per quest'anno: Siamo tutti migranti. La morte del bambino, Alyan, su di una spiaggia nel mare Egeo aveva colpito tutti, e come tutta la segreteria del Festival fu concorde, così anch'io.

Non riuscivo più a chiudere occhio e subito incominciai a scrivere le prime frasi di quello che poi è diventato l'inno. Il giorno dopo afferrai la chitarra e la melodia cominciò a venire come dettata da qualcuno.


Le immagini del video mi sono state mandate col materiale del Festival, ci ho solo messo le parole e la canzone come sottofondo.

Il testo. Una poesia? Non so. Io so scrivere solo canzoni. A detta di tanti cantautori famosi come dal "principe", ossia Francesco De Gregori e tanti altri, non c'è da confondere tra poesia e canzoni. La poesia funziona da sola, il testo di una canzone ha bisogno inesorabilmente di una melodia e di un arrangiamento musicale. Così questo inno, qualcuno ci potrà vedere anche della poesia, ma per me è soprattutto una canzone d'autore.

L'intro musicale. Le note dell'introduzione le ho pensate immaginando le onde del mare e alle grida della madre e del padre di Alyan. Mettono tristezza e fanno subito pensare. Daltronde la musica non deve solo divertire, deve soprattutto emozionare e anche far pensare.

La prima strofa

Da che nasci a che muori
è un migrare nel tempo.
Non ti puoi più fermare
e con te la tua vita.

Sì, perché ognuno di noi nasce, vive, muore, è inesorabile questa parabola per ogni umano che apre gli occhi sotto al Cielo e, chi crede a un oltre, sa di essere un migrante su questa terra. Se si riflette bene si è migranti comunque anche se non si crede. Si entra nell'esistenza e chi non crede all'oltre dovrà credere almeno che si migra verso l'oblio del "sé". Siamo migranti nel tempo e una volta nati non ci si può fermare, si deve andare ovunque ti porta la vita, nel bene o nel male.

Per chi crede, la Vita ha un volto, il volto di un Dio. Per me cattolico cristiano, ha il volto di Gesù. Di Sé ha detto: "Io sono la via, la verità, la vita". Quanti credenti smarriscono questa vita! L'altro giorno ho incontrato un giovane papà con due bimbi, di cui il più piccolo in braccio, mi diceva: "Non posso credere più nella Chiesa, gli scandali, la pedofilia, lo Ior, il cardinale con l'attico di milioni di euro...". Oggi anche i credenti o presunti tali, non sanno bene distinguere tra uomini di chiesa e uomini di Dio. Forse che Gesù non lo sapeva di che pasta eravamo fatti? Eppure con questi uomini scassati porta avanti la barca della salvezza, la SUA CHIESA, il SUO POPOLO NUOVO, che è continuamente bastonato dal "nemico" che fa cadere, ricadere, ma che Dio non si stanca di rialzare in tutti i modi possibili... e a volte non con voci "ecclesiastiche" ma con voci fuori dal coro che accende dove vuole e come vuole. E' il caso di Nawal Soufi, marocchina che vive in Italia, che sta dando lezioni di umanità al mondo intero. Risentiamo quando ha detto in pochi minuti al Parlamento Europeo...

Ha solo 28 anni e certamente passerà alla storia per aver aperto occhi e cuore di un'Europa chiusa in se stessa e in balia di tutte le mafie possibili e immaginabili.

Davvero, come aveva già detto Gesù: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19, 40). Una Chiesa che si aggrappa al potere o al denaro presto viene abbandonata da Dio, ma se ritorna ad avere i poveri, gli ultimi, al centro, risorgerà e potrà ridiventare profetica, credibile. Papa Francesco sogna una chiesa povera tra i poveri (http://www.diocesi.torino.it/diocesitorino/allegati/50722/Relazione%20Mons.%20Marcello%20Semeraro%20%281%29.pdf). Quanta zavorra ancora da buttare in fondo al mare della storia!

Seconda strofa

Da che nasci a che muori,
è un migrare del cuore.

Non si può più fermare
se non batte, si muore. 

La vita si svolge tra una amore e un altro. Credo, infatti, che siamo attirati solo dall'amore, che spesso confondiamo con ciò che ci fa male. Infatti, un drogato si droga perchè ama quell'estasi, pur sapendo che si fa del male. Un giocatore accanito va a giocare perché l'adrenalina della possibilità di una vincita, lo seduce...e così via. Occorre allora distinguere con la Luce che il Signore ci ha dato abbondantemente, ciò che ci fa male e ciò che ci fa bene. I dieci comandamenti non sono semplicemente dei paletti, ma delle regole per farci stare nella VITA VERA, e Gesù con la sua stessa Vita, e con quanto ci ha lasciato, li ha portati a compimento. Ossia non li ha aboliti ma li ha perfezionati, e se i Dieci Comandamenti hanno sollevato dal fango l'umanità, il Signore Gesù ci ha elevati a "poco meno degli angeli"... o come si dovrebbe meglio tradurre il Salmo 8: Poco meo di un elohim, ossia di un dio.
Il cuore allora deve imparare a desiderare ciò che è buono e respingere la corruttela e le bugie del nemico dell'umanità: i sibili del serpente antico, sempre in agguato. Ma oggi sembra che la cultura ci dica piuttosto che l'uomo si sia nuovamente smarrito, perché ancora una volta il tentatore fortificato dall'enorme mole di peccati che l'umanità commette, e per la quale Dio si allontana, stia scegliendo di vivere senza Dio e all'orizzonte non sa che che c'è il vuoto. Suor Faustina Kowalska nel suo bellissimo Diario ebbe una visione che io riporto per cercare di aprire le orecchie e il cuore di tanti smarriti.

“Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria,
di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando
e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioé l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Diario, 153).


Il cuore dunque deve battere ma per qualcosa di grande e di bello, anzi per Qualcuno che per noi ha dato la Vita, per salvarci dalle grinfie del disgraziato senza tempo.


Prima parte del ritornello

Allora tutti bisogna migrare,
dall’aurora al tramonto del sole,
costruire una patria speciale,
che potremmo abitare domani.


Il verbo migrare non è inteso solo come uno spostarsi da un luogo ad un altro, ma come spazio-culturale in cui ogni essere vivente deve muoversi per poter vivere. Infatti, ognuno nasce in un contesto culturale suo proprio dove la globalizzazione suo malgrado, scardina tanti principi che per alcuni sono vitali, da qui le reazioni dell'Islam e i nuovi nazionalismi. Secondo me per superare la crisi culturale occorrerebbe guardare alla Trinità ove l'Unità e la distinzione sono sempre salvaguardate. Ho letto un libro che cerca di spiegare quello che sto dicendo, "La Trinità: modello sociale" di Enrique Cambon (per chi vuole approfondire: http://www.indaco-torino.net/gens/94_06_04.htm). Una società "trinitarizzata", dove le identità dei popoli non vengono meno, ma solo purificate dagli eccessi, mettendo al centro l'uomo e nessun altro interesse, porterebbe ad una nuova comprensione della realtà senza le tante paure, di cui si alimentano tutti i fondamentalismi. "Una patria speciale da abitare domani", la si costruisce giorno per giorno senza mai scendere a compromessi col male o con la corruttela... I Padri della Chiesa ci invitavano a fuggire il male e Papa Francesco recentemente ha detto: "Con Satana non si dialoga" (http://www.papafrancesco.net/inutile-parlare-con-satana-perche-e-astuto-la-parola-di-dio-ci-difende/).


Seconda parte del ritornello

Tutti siamo migranti spaesati,
dal frastuono di tante parole,
ma ci basta guardare un bambino,
che muore tra le onde di un sogno…


per capire chi siamo, siamo tutti migranti
e la terra è la casa di tutti migranti 


Sì, siamo spaesati, senza più identità forti, ancora in fondo al tunnel. Eppure una luce c'è ed è sempre lì che attende. Gesù ha detto di sé: "Io sono la Luce"... O se lo lasciassimo entrare, invece di mediarlo male, creando reazioni anche nelle persone più semplici! Eppure quando si leggono le vite dei Santi, ti accorgi che non hanno fatto altro: farlo entrare. Non si sono costruiti un Dio a loro immagine e consumo: un'idea di Dio, ma si sono fatti modellare. Ricordo una frase nel film "Francesco" della Cavani: "Io ho potuto solo ascoltare". Francesco, il Santo di Assisi, interpretato da Mikey Rourke, era a faccia a terra, e aveva tra le mani la terra della sua Assisi. Intorno c'erano tanti fraticelli venuti da ogni parte che volevano una regola più accomodante. Con forza il Serafico diceva, che la regola era il Vangelo. La storia la conosciamo, se si vive il Vangelo sorgono cose meravigliose, anche oltre quello che possiamo immaginare.
C'è un frastuono di parole, in questa cultura del tutto contro tutto, manca quella che mette ordine. Un sacerdote amico mi ripeteva: "Metti Dio al primo posto e tutto il resto andrà al suo posto", ritenendola di Sant'Agostino. L'ho sperimentato tante volte. Dio vorrebbe esercitare la sua Paternità, ma senza violentarci la coscienza. Solo chi vuole potrà sperimentarne la Presenza, la Bontà, l'Amore e il riordino della propria esistenza.
Nel frastuono di parole, ci sono poi le notizie che ti spaccano il cuore come la morte del piccolo Alyan. A distanza di mesi nulla è cambiato. Anzi l'Europa è legalmente impermeabile, ma le mafie la traforano da parte a parte come vogliono. Il Mediterraneo non è più blu, è rosso diceva Nawal al Parlamento Europeo. Proprio così, come si fa a dormire notti tranquille pensando che popoli interi sono alla ricerca di un pò di pace, destabilizzata da affaristi senza scrupolo e tra questi c'è pure l'Italia, che vende armi alla Turchia, ai paesi arabi... un film già visto: l'Italia che si alleava con Hitler... e noi italiani?

Chi siamo dunque? I soliti traditori del Bene?
"Ma ci basta guardare quel bambino che muore tra le onde di un sogno per capire chi siamo: siamo tutti migranti".

Una preghiera mi viene dal cuore.

Carissimo Signore Iddio, 
che mi hai amato immensamente e mi ami, 
e come ami me, ami tutta l'umanità, persona per persona, 
accendi i cuori di tanti, risvegliali al tuo amore, 
facci rinsavire dal torpore di coscienze 
disumanizzate dai falsi idoli, e dalle false ideologie. 
Pronuncia il tuo "basta", come lo hai pronunciato tante volte nella storia, 
aprici le orecchie e il cuore alle tue Sante Parole 
ed erudiscici sulle infinite bugie di Satana. 
Riumanizzaci, solo Tu puoi farlo. Amen

Terza strofa

Ogni uomo che nasce e poi muore,
ha diritto alla vita nel mondo,
ha diritto a un approdo sicuro,
a una patria di pace comune.


Un epilogo che sembra scontato, ma è ancora un sogno da realizzare. Quante guerre, quanti morti inutili, quante ideologie che magari avevano a cuore una finalità umanizzante, ma oggi cosa c'è di umanizzante, nell'accumulare denaro, per poi veder morire tanti?
Davvero questa umanità non ha una bussola, è alla deriva. Pochi personaggi strapagati, per raggiungere un nuovo ordine diabolico.

Carissimi popoli, bisogna svegliarsi e dar luogo a un nuova umanizzazione, che non perda di vista il soggetto principale: l'umanità. Se tutti hanno diritto a una patria di pace comune, i primi ad essere debellati devono essere i guerrafondai. Finché avremo la possibilità di esprimerci democraticamente, dobbiamo farlo per il BENE COMUNE. Dopo sarà troppo tardi.

Quante cose si possono dire in pochi versi!  Mi meraviglio io stesso, quando li rileggo e vi scopro profondità che nemmeno avevo pensato o immaginato, mentre li scrivevo.
La melodia poi accompagna i significati e quando si sposano bene le tre "componenti genetiche" (Paolo Jachia) di una canzone, ossia testo, musica e interpretazione, allora è segno che qualcosa ha funzionato nell'ispirazione, dando gioia prima a chi scrive e poi a chi ascolta.

Alla prossima canzone ... per dare e cantare Dio.